9.

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Dopo aver salutato Spencer e Anita, scrivo a Valentine di vederci da Riley's, un pub irlandese non troppo distante dal mio appartamento. Metto in moto e guido fino a quando non trovo un parcheggio che mi soddisfi.

Valentine mi sta già aspettando, seduta a un tavolo all'esterno, un drink in mano e lo sguardo sul cellulare.

«Ehi» prendo posto di fronte a lei, mollando la borsa sulla sedia libera.

«Ehi. Ti ho ordinato una coca alla ciliegia» mi accoglie, facendomi notare la bottiglietta in vetro.

La ringrazio e verso il contenuto dentro il bicchiere dello stesso materiale, poi rilascio un sospiro e la guardo. «Non aspetti da molto, vero?»

«No, ma ti prego, lasciamo stare i convenevoli. Ora possiamo parlare liberamente e io voglio conoscere tutti i dettagli» va dritta al punto, come sempre, la nostra Valentine.

Me lo ricordo ancora quando facevamo tutti fatica a stare nella stessa stanza con le gemelle, quando gli zii soffrivano per la distanza che si era creata tra loro e i figli, Devon compreso. Per fortuna, le incomprensioni tra sorelle si sono sistemate e adesso Valentine ha più tratti di Valerie e viceversa. Ora sono equilibrate.

«Cosa vuoi sapere?» mi arrendo. È inutile girarci intorno con lei, otterrà comunque ciò che desidera.

«Quando è cominciata? E com'è che nessuno se n'è ancora accorto? Gli stai sotto completamente» asserisce guardandomi confusa e basita allo stesso tempo.

«Avevo quattordici anni» confesso, rossa in volto perché, insomma, quattordici anni... ero una bambina. «Ho fatto tutto il possibile per starmene sempre sulle mie e interagire il meno possibile con lui. Penso di essermi salvata per questo. Mi stupisce che tu te ne sia resa conto» passo la palla a lei, volendo sapere com'è riuscita a beccarmi.

«Quattordici anni... merda» biascica, sistemandosi meglio sulla sedia. «Io me ne sono resa conto al pranzo di domenica, quello in cui Luna ha sganciato la bomba. Sei diventata un cadavere e ho capito. Ho capito anche che avevi bisogno di supporto per qualunque cosa avrebbe detto e così... ti ho stretto la mano.»

«Non puoi parlarne con nessuno, lo sai, vero?»

Lei mi fissa ovvia. «Ci penserete voi quando sarà il momento, io mi faccio gli affari miei.»

Annuisco, più rilassata. «Non capisco perché si sia improvvisamente accorto della mia esistenza. E poi flirta, Val, flirta da morire e non... voglio fargli capire cosa si è perso prima di cedere a qualunque cosa si stia creando» scuoto il capo. «Magari mi sto immaginando tutto e non c'è proprio nulla da analizzare» sbuffo una risata per niente divertita prima di guardarla. «Sono patetica, eh?»

«No, io penso solo che tu sia perdutamente innamorata della facciata di un uomo che non conosci fino in fondo e dopo tutti questi anni, nonostante lui non abbia colpe, vuoi farlo penare un po' come lui ha fatto con te. Non c'è niente di male nel voler essere desiderata, Lay.»

Sospiro sollevata e prendo un altro sorso di coca, poi il cameriere si avvicina per richiedere le nostre ordinazioni. Optiamo entrambe per due tranci di pizza al salame e una porzione di patatine da dividere.

«Giuro che faccio ancora fatica a crederci» ridacchia divertita dai suoi stessi pensieri. «Voglio dire, non vi avrei mai accoppiato ma allo stesso tempo... siete perfetti l'uno per l'altra. È come se foste l'accoppiata vincente.»

«Perché?»

«Estetica a parte, lui non ti conosce affatto e quando scoprirà quanto sei energica... impazzirà. Farà fatica a starti dietro ma lo farà perché non potrà farne a meno, te lo garantisco. Non c'è modo che non ti stia sotto, sei magnifica» parla con tranquillità, come se non mi stesse riempiendo di complimenti.

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Where stories live. Discover now