28.

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Di solito la domenica è dedicata alla mia famiglia, al nostro bel pranzo, le risate e le notizie che ci sconquassano da cima a fondo. Per questa settimana, però, ho deciso di passare. Ho detto a mamma che non stavo molto bene a causa del ciclo ma che ci saremmo viste in settimana per recuperare. Lo so che si tratta di una bugia, ma avevo bisogno di capire come affrontare l'argomento con loro e di averli davanti fingendo che nella mia vita andasse tutto alla grande non mi andava proprio.

Inoltre, non c'è stata nessuna notizia scioccante a parte l'annuncio di Luna che per Natale Rafael conoscerà i Sullivan e poi partiranno insieme a metà gennaio. Un po' mi dispiace, siamo sempre state attaccate – a parte gli ultimi anni, in cui ho affrontato un po' di casini e mi è diventato più complicato nascondere il fastidio nei suoi confronti – però, dall'altro lato sono contenta che lei abbia trovato quello che definisce l'amore della sua vita.

«Darla, c'è tutto?» domando, sfogliando i fogli all'interno della cartellina.

«Sì. Ho aggiunto anche i posti a sedere per gli sponsor e il fotografo» risponde sporgendosi dalla porta.

«Perfetto. Allora vado. Ci vediamo domani? E per favore, non ti azzardare a lavorare oltre l'orario di chiusura o ti licenzio!» esclamo.

«Ma certo, come no» annuisce, ignorandomi del tutto.

«Lo stesso vale per te, Jack!» indico il ragazzo seduto alla scrivania opposta.

Lui solleva il pollice, non mi guarda perché troppo concentrato sullo schermo del laptop.

«Dannazione. E pensare che una volta pensavo di essere io il capo» borbotto afferrando la borsa.

Li sento sghignazzare mentre vado via e non posso far altro che sorridere anche io. Il fatto che i miei dipendenti siano sereni e appagati del loro lavoro rende me soddisfatta. Non avrei potuto chiedere di meglio.

Raggiungo la MFA dopo un quarto d'ora. Mi sconvolge realizzare che ci ho messo il tempo previsto e che il solito maledetto traffico non mi ha rallentata molto.

Passo una mano sul tessuto liscio della gonna che mi arriva un pelo sopra al ginocchio e lancio uno sguardo al top che mi stringe il seno. Adesso che ci faccio caso suppongo che questa sarà l'ultima volta che lo indosserò perché, ecco, il seno è davvero contenuto per miracolo. È solo che stamattina la sveglia non ha suonato – e non ho idea di come sia potuto succedere visto che la tengo sempre impostata – dunque, ho indossato il primo completo disponibile su cui ho puntato gli occhi, mi sono vestita e sono volata dritta in ufficio. Per fortuna ho fatto solo pochi minuti di ritardo perché l'orologio biologico è impostato sempre sulla stessa ora, ma mi ha comunque dato fastidio svegliarmi all'improvviso e non poter avere il tempo per sbrigare le mie faccende con calma. Non ho nemmeno potuto arricciare i capelli e volevo che lo fossero per l'incontro di oggi. Voglio dire, so che ci sarà anche Harry ma non sarebbe stato male fare una certa impressione al suo amichetto del cuore.

Percorro la strada verso l'ufficio di Harry, sono già stata qui un mucchio di volte e di conseguenza, non ho bisogno che qualcuno mi indichi la strada. Busso un paio di volte e dopo un singolo "avanti", apro la porta.

Ronan è seduto dietro l'ampia scrivania, la giacca sistemata sopra la sieda girevole e i primi due bottoni della camicia sbottonati. Rimango pietrificata per qualche secondo. Mi aspettavo Harry, non di certo lui nell'ufficio del suo amico.

«Morgana» sbatte le palpebre, come se volesse accettarsi davvero della mia presenza.

«Ehi. Che ci fai nello studio di Harry? O forse ho sbagliato io?» aggrotto la fronte.

È possibile che mi sia sbagliata? Sono certa che l'ufficio di Harry sia questo ma ora lui è qui... e io mi sono persa.

Non ci siamo lasciati nel migliore dei modi sabato pomeriggio, ma mi sono infastidita e i pensieri costanti della lettera e della conversazione che dovrò affrontare con la mia famiglia mi hanno davvero destabilizzata.

𝐋𝐀𝐘𝐋𝐀 [𝐁𝐨𝐬𝐭𝐨𝐧 𝐋𝐞𝐠𝐚𝐜𝐲 𝐒𝐞𝐫𝐢𝐞𝐬 𝐕𝐨𝐥.𝟒]Where stories live. Discover now