(Ri)trovarsi, quando da soli...

Oleh Alis_Wonder

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Alyssa è una ragazza che ha lasciato vincere le proprie paure e non si è più ritrovata. Alyssa è giovane ma h... Lebih Banyak

Parte 1.
Parte 2.
Parte 3.
Parte 4.
Parte 5.
Parte 6.
Parte 7.
Parte 8.
Parte 9.
Parte 10.
Parte 11.
Parte 12.
Parte 13.
Parte 14.
Parte 15.
Parte 16.
Parte 17.
Parte 18.
Parte 19.
Parte 20.
Parte 21.
Parte 22.
Parte 23.
Parte 24.
Parte 25.
Parte 26.
Parte 27.
Parte 28.
Parte 29.
Parte 30.
Parte 31.
Parte 32.
Parte 33.
Parte 34.
Parte 35.
Parte 36.
Parte 37.
Parte 38.
Parte 39.
Parte 40.
Parte 41.
Parte 42.
Parte 43.
Parte 44.
Parte 45.
Parte 47.
Parte 48.
Parte 49.
Parte 50.
Parte 51.
Parte 52.
!!

Parte 46.

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Oleh Alis_Wonder

Sono seduta all'interno dell'aeroporto in attesa che dai microfoni annunciano il mio volo mentre osservo la frenesia che mi circonda.
È mattino presto e nonostante il sole si stia ancora alzando, non c'è traccia di stanchezza nelle facce di chi incrocio.
C'è uno strano fascino in posti come questi, sembra di catapultarsi all'interno di una grande città dove non c'è spazio per l'attesa e il tempo sembra non essere mai abbastanza. Ovunque ti giri vedi persone rincorrere qualcosa o qualcuno, occhi pieni di aspettative e sogni, mani incrociate e mani riunite, mani appena divise.
Mai come adesso riesco a poter percepire gli stati d'animo di chi mi sta intorno, gli occhi sono così limpidi che rispecchiano le sensazioni dei loro padroni, i sentimenti diventano quasi amplificati e così difficili da mascherare.
Posso vedere l'emozione nella bambina che mi è appena passata davanti tenendo in mano una brioche e nell'altra la mano di suo padre, l'amore negli abbracci della coppia che si è appena seduta di fronte a me e la sicurezza delle occhiate nascoste che si stanno lanciando seguite da sorrisi imbarazzati. Nessuno sembra vedere però come mi sento, nessuno sembra accorgersi del mio cuore che sta urlando, perché la felicità che accomuna tutti loro è un sentimento così potente da oscurare tutto il resto intorno, da scacciare ogni nota negativa che potrebbero infettarli.

Ripenso a Blake, se fosse qui con me chissà se riuscirebbe a far trasparire qualcosa in più di sé o se la sua corazza talmente spessa respingerebbe ancora una volta le sue vere emozioni. Chissà se al suo risveglio non vedendomi si girerà dall'altro lato tirando un sospiro di sollievo oppure mi cercherà.

Scuoto la testa nella speranza che basti per scacciare i pensieri su di lui e sblocco il telefono per avvisare mio padre dell'imminente partenza. Ci sono delle sue chiamate perse ma non ho avuto il coraggio di rispondere dopo ciò che è successo. Non so cosa abbia spinto a riaprire una sentenza su mio fratello e come potrebbe mai cambiare la sua situazione, tutti i muscoli si mettono improvvisamente in allerta e gli scenari peggiori mi appaiono chiaramente davanti spingendomi a pensare che potrebbe solo peggiorare la sua condanna.
Prima di essere risucchiata da questo straziante tormento però chiamano il numero del mio volo che interrompe temporaneamente il flusso incessante dei pensieri e mi obbligo a tenere impegnata la mente fino all'arrivo. Fino a quando non rincontrerò gli occhi di Scott che mi daranno la forza per vedere uno spiraglio in tutto questo caos.

Allaccio le cinture e prendo il telefono per attivare la modalità aereo proprio mentre il display prende ad illuminarsi.
Le cinque lettere che compongono quel nome mi destabilizzano anche a distanza facendomi immobilizzare e accelerare il battito cardiaco. Fisso quel nome come se potesse parlarmi, come se potesse aiutarmi a tirarmi fuori da questa situazione.
Aspetto che scatti la segreteria per spegnere il telefono e guardo fuori dal finestrino con una consapevolezza nuova che rende questo momento ancora più duro: Blake mi sta cercando.
E mentre l'aereo prende il volo io lascio ancorata qui la persona che ho riscoperto in me, i sorrisi che ho dedicato e le ali che mi hanno portata a scoprire un universo nuovo, un pianeta fatto di occhi smeraldo, cuori inseguiti e appena sfiorati.
Angeli travestiti in anime dannate.

Quanto tocco nuovamente terra questa volta mi trovo in un luogo diverso, mi guardo attorno frastornata e non riconosco nessuna sensazione che speravo di conservare tornando qui.
Il mondo sta girando mentre io rimango ferma a lottare per sentire di nuovo qualcosa dentro, per sentire l'aria sfiorarmi la pelle o il calore del corpo, ma tutto sembra essersi fermato in quel letto che codardamente ho abbandonato stanotte. Penso al mio destino beffardo che qualche mese fa mi portava a lasciare questo posto accompagnata dalla paura di provare di nuovo quei brividi che non riuscivo più ad avere da tempo, col timore di trovarmi allacciata a legami che non potevo permettermi, con la speranza che niente potesse stravolgere quella sbagliata piattezza che ero riuscita a raggiungere tra me e il mondo esterno.
E ora che sono ritornata invece ho il terrore contrapposto di non riuscire più a sentire nulla.

Mentre sono all'interno del mio Uber mi sorprendo nel sentire anche i posti che hanno accompagnato tutta la mia vita così lontani da me, il parco dove venivamo ogni domenica con i nostri genitori, la scuola che ci ha visto crescere ed imparare a leggere, la libreria dove mi rifugiavo per evadere tra le pagine di qualche romanzo. La città mi attraversa negli occhi ma non riesco a vederci nulla se non la mia vita interrotta nuovamente.
Andare via da qui era tutto ciò che desideravo quando non riconoscevo più nel mio riflesso la bambina dagli occhi luminosi e dai sogni appesi che ero un tempo ed è ancora lo stesso desiderio che accomuna la ragazza che si trova ora a fissare il portone della propria abitazione con le gambe tremanti senza avere la forza di entrare.

Ispiro una boccata d'aria profonda e chiudo gli occhi prima di bussare titubante, dei passi pesanti vengono nella mia direzione e la figura di mio padre si materializza davanti ai miei occhi.
<<Bentornata Alyssa spero il viaggio sia andato bene>> dice prima di abbracciarmi freddamente.
Sembra un uomo più vecchio da come lo avevo lasciato, il suo sguardo è stanco come se non avesse chiuso occhi da giorni e la sua barba incolta gli dona un aspetto diverso.
Nulla è cambiato da quando me ne sono andata, la casa così silenziosa trasmette ancora lo stesso senso di vuoto a causa di legami anestetizzati che circonda le nostre vite e i colori spenti ne sono il contorno ideale. Le stesse sensazioni mi accompagnano ogni volta che entro, l'indifferenza e il distacco dei sentimenti da tutto ciò che mi sta circondando mi fa venire ancora i brividi e mi riempie i polmoni di un freddo glaciale.

Non sono più riuscita a riconoscere questo posto da quando sono rimasta sola, tutto improvvisamente ha smesso di funzionare quel giorno che non ho identificato nella parola "casa" il luogo che avevo intorno. Non sono più riuscita a percepire il calore che mi abbracciava ogni volta che varcavo l'ingresso accompagnato dall'odore delle cucine di nostra madre. Gli oggetti hanno iniziato così a perdere la loro bellezza e il profumo familiare dell'abitazione era diventato improvvisamente aria pesante e irrespirabile.
Tutto è ancora uguale, io mi sento ancora così e niente potrà mai cambiarlo.

<<Brianne non c'è?>> chiedo non ascoltando il rumore dei tacchi a spillo e il ronzio della sua voce stridula.
<<No, oggi aveva la lezione preparto>> risponde visibilmente a disagio mentre il silenzio riempie nuovamente l'ingresso.
Non ricordo neanche il termine di scadenza che mi aveva accennato in una delle nostre brevi telefonate e non me preoccupo adesso che mio fratello ha bisogno di me. So che dovrebbe essere un momento importante per lui ma non riesco più a compatire i suoi sentimenti da troppo tempo ormai.
Il nostro rapporto si è rotto in modo irreparabile quando quella sera non aveva creduto come tutti gli altri alle nostre parole, alle lacrime di una figlia traumatizzata che gridava di essere stata violata e alle giustificazioni di un figlio arrabbiato con sé stesso che cercava in suo padre un punto di riferimento e un ascolto sincero.
Aveva scelto di credere alle parole di sconosciuti piuttosto che al suo stesso sangue e non sono mai riuscita a perdonarlo per questo.
Non ha mai lottato per noi quando avevamo più bisogno di lui, ha scelto di gettare suo figlio in pasto a decisioni di giudici e avvocati senza opporsi, senza preoccuparsi delle conseguenze che avrebbe avuto su di noi.

Quando l'amore con mamma è finito all'inizio ero delusa e arrabbiata con lui, non riuscivo a guardarlo senza vedere tutte le colpe del suo atroce addio.
Sono cresciuta attribuendogli tutta la colpa fino a quando ho capito che non c'era nessun colpevole tra loro, che erano entrambi sbagliati ed egoisti in modo forse troppo ingenuo e bambinesco. Una donna che non è riuscita a far leva dell'amore dei propri figli per guarire delle proprie ferite ma che ha agito sulla base dell'amore perduto per un uomo per crearne di profonde e indelebili a loro. E un papà che ha preferito lasciare le vite dei propri familiari appese ad un filo fragile destinato a spezzarsi.
Ho capito così che i nostri genitori erano entrambi responsabili dei nostri mostri ma non avrei ripetuto lo stesso errore di mamma: io sarei riuscita a guarire.

Ho imparato così a perdonare, a non lasciare che il tempo incidesse la fine del mio unico rapporto rimasto. Ho capito a nove anni cos'è davvero il perdono, quel sentimento difficile da accettare e che non tutti possono permettersi perché significa anche accantonare una parte di sé.
Devi essere pronto per poter perdonare perché farà soffrire e devi soprattutto volerlo per te e non per gli altri, per questo non tutti lo sono.
Non è un sentimento che puoi importi o ricercare perché allora non lo stai facendo nel modo corretto. Perdonare non significa chiudere gli occhi e far finta di nulla, non significa pensare che il dolore o le ferite che hai addosso non siano mai esistite. Perdonare fa male perché significa accettare che qualcuno ti abbia ferito, ammettere a te stesso che hai fallito in quel rapporto. Significa rendersi conto che la realtà non è quello che pensavi fosse, rivalutare il presente e il passato senza filtri, guardare in faccia e accettare il dolore ma essere disposto a ricominciare.
Ci vuole coraggio a perdonare e devi essere pronto a rischiare che la tua fiducia venga di nuovo calpestata o rispettata, è un salto nel vuoto che può umiliarti o guarirti, ecco perché non devi farlo ma devi volerlo.

Se ti senti di avere delle colpe in tutto ciò che è successo, se senti di poter dare una possibilità all'amore che c'è stato e che proteggevi, se senti di volerlo fare soprattutto per te allora buttati. Solo così potrai davvero dire di aver fatto tutto il possibile e non sarà mai sbagliato.
Allora rischia.
Rischia di farti ancora male, rischia di soffrire, rischia di far la scelta giusta, rischia di bruciarti ma non guardarti indietro. Se hai scelto di perdonare non ritornare sui tuoi passi, non far riemergere il dolore perché stai tornando indietro e finirai col sopraffarti.
Se hai deciso di perdonare allora perdona davvero.
Guarda avanti e non più indietro, sei consapevole del dolore e degli sbagli, sono tutti lì e nessuno potrà mai cancellarli, ma hai deciso di non condannare quindi non continuare a rimuginare. Se ti stai accorgendo di non riuscire a farlo, se ogni volta che guardi al presente non vedi altro che il passato riapparire allora non sei pronta, non è un errore e non sei sbagliata, va bene così.
Perdonare non è una costrizione. Ricorda di rispettare sempre i tuoi sentimenti che se non riescono a lasciar andare il dolore allora è giusto così, ascolta ciò che dicono perché parleranno sempre con te e non potrai scampargli.

Io ce l'ho fatta a perdonare mio padre a differenza di Scott che non è mai riuscito a scorgere altro se non il suo odio.
Era già un adolescente quando ha dovuto affrontare tutto, viveva i sentimenti in maniera amplificata e aveva anche la responsabilità di proteggermi dal mondo, è cresciuto vedendo solo il cattivo delle cose perché nessuno si è mai preso cura di mostrargli altro nel suo, di mondo. Nessuno gli ha insegnato a vedere il buono in ciò che lo circondava.

È cresciuto da solo con la rabbia che le faceva da amica e un padre che anziché essere la sua spalla non faceva alto che spingerlo più lontano da lui con la sua indifferenza. Aveva avuto un'occasione importante, nostro padre, aveva avuto la possibilità di aggiustare il rapporto con suo figlio, di ricucire la ferita tra di loro e di rimediare a tutti quegli anni di distacco, la possibilità di essere e di fare da padre.
Ma non l'ha fatto, ancora una volta ha preferito mantenere le distanze da un figlio difficile lasciandolo solo. Ancora una volta non l'ha protetto dagli altri come avrebbe dovuto fare mandandolo in prigione senza sbattere ciglio, e io non potrò mai perdonarlo per questo.
Quando ha scelto di non credergli quel giorno non ha perso definitivamente solo Scott ma anche il mio perdono e dal modo in cui mi guarda ogni volta da allora lo sa anche lui, proprio come adesso.

<<Ho bisogno di una doccia.>> Mi limito a dire prima di salire le scale ed andare in camera.

——————-
Ciao ragazze🦋
Ho aggiornato prima del previsto perché la prossima settimana non potrò, ho deciso quindi di pubblicare due capitoli questa settimana.

Scopriamo qualcosa in più della vita di Alyssa, di tutto quello che ha vissuto e che l'ha portata a diventare quello che è oggi. Inevitabilmente si trova a confrontare quella che era la sua vita, con quello che ha vissuto in poco tempo al fianco di Blake e della nuova città.
Cosa ne pensate?

Venerdì ci sarà il nuovo aggiornamento, grazie per essere arrivate fin qui.

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