π‘ͺ𝒖𝒐𝒓𝒆 π’…π’Š 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 βœ“

By M_G_Writer

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Primo libro della serie:"Sangue di lupo" "Sai, si dice che un lupo se Γ© solo Γ© destinato a morire, poichΓ© la... More

Prologo
Capitolo I: Underveis
Capitolo II: Normalt liv
Capitolo IV : Brev
Capitolo V : TΔ—tis??
Capitolo VI : Sannhet
Capitolo VII: FΓΈlges
Capitolo VIII: Bare min
Capitolo IX: Reglex
Capitolo X: Jeg er veldig opptatt
Capitolo XI: Sjalusi
Capitolo XII: Familie middag
Capitolo XIII: Den ekte meg
Capitolo XIV: Jane
Capitolo XV: Ikke mulig
Capitolo XVI: Hva skjedde med deg??
Capitolo XVII: LΓΈfter....
Capitolo XVIII: SnΓΈstorm
Capitolo XIX: Skylder meg noe
Capitolo XX: Avtale
Capitolo XXI: Forsvinning
Capitolo XXII: Fortiden returnerer
Capitolo XXIII: Misjon
Capitolo XXIV: Mark
Capitolo XXV: Lett
Capitolo XXVI:Hvem kan du stole pΓ₯?
Capitolo XXVII: Fordi han gjorde det??
Capitolo XXVIII: Det er din skyld
Capitolo XXIX:RΓΈd mΓ₯ne.....
Capitolo XXX:... som blod
Capitolo XXXI: Smerte
Capitolo XXXII: Farvel
Epilogo
Ringraziamenti & Sequel
Cast
Extra-Speciale 200K
Extra-Dopo la guerra

Capitolo III: En ny venn

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By M_G_Writer


Jane

Jane si sentiva osservata.
Ed era una cosa che odiava.

Non le piacevano tutti quelli sguardi puntati addosso, non le piaceva essere al centro dell'attenzione.

Nello stesso momento in cui aveva varcato l'uscio della sua nuova scuola, si era trovata ad esserne il nuovo zimbello.

Sentiva, grazie a sui sensi amplificati, gli armadietti che sbattevano, le risate degli studenti, i commenti del gruppo, che aveva definito dei vip.

Camminava a testa alta in mezzo a quel mare di studenti, le gambe fasciate in jeans neri, gli anfibi che sbattevano sul pavimento di pietra ad ogni passo, una mano era posta sopra la tracolla, per non perderne il contenuto.

Spintonava un po'di gente, facendosi largo per riuscire a giungere in segreteria.

Quando ci riuscì si sporse verso la signora dietro al vetro, richiamando la sua attenzione picchiettando le dita su quest'ultimo.

La signora dall'altra parte sussultò e si portò le mani al petto dallo spavento.

La signora le si avvicinò mostrandole un caloroso sorriso.

-Salve desidera??-

Jane sorrise quando riconobbe un accento fortemente inglese, non era però un inglese britannico, ma americano.

-Salve sono J.... Isabelle Blow, sono qui per ritirare il mio orario-.

Si corresse appena in tempo, Min le aveva detto di utilizzare un nome falso; giurandole che avrebbe capito il motivo presto, molto presto.

Così lei aveva pensato di utilizzare il nome di sua nonna, ovviamente materna.

Anne parlava spesso di lei quando era più piccola, diceva che avevano rotto i rapporti quando il nonno era morto e la nonna era tornata in Scozia, la sua patria.

Infatti il suo nome Anne lo aveva scelto in onore della madre, in onore di una persona che, a parere di Jane, non meritava di fare ancora parte della famiglia.

La signora la guardò con un cipiglio alzato, squadrandola dalla testa ai piedi.

Probabilmente aveva percepito la sua incertezza quando aveva pronunciato il suo "nome".

Un sospetto si fece largo nella sua mente.

Quando la signora si girò, Jane chiuse gli occhi e inspirò profondamente il suo odore.

Fu lì che lo sentì, un piccolo, microscopio odore di terra calpestata e di fogliame, non era tanto percepibile perché era coperto da un abbondante dose di profumo alla pesca.

Comunque si sentiva lo stesso anche se in piccola parte.

E Jane sapeva bene chi era colui che aveva quell'odore, era lo stesso che aveva lei.

Licantropo

E di certo non sarà da sola.

I lupi si muovono in branco.
Sempre.

Lei era l'unica eccezione a quella strana e insensata legge della natura.

La segretaria si girò verso di lei, aprendosi in un sorriso, Jane la guardò con attenzione.

Avrà avuto quarant'anni all'incirca, alcune rughe le solcavano già il viso in maniera delicata, segno che era spesso crucciata e preoccupata per qualcosa.
O qualcuno.

Data la sua vera natura, non mi stupirei del contrario.

Degli occhi verdi erano contornati da un sottile accenno di Mascarella, mentre i capelli, scuri, erano raccolti in un accurato chignon, che lasciava cadere due ciocche a lati della faccia che incorniciavano il viso.

-Ecco a lei Isabelle, il suo orario e il suo numero di armadietto con la corrispondente combinazione.
Per qualsiasi cosa passi in segreteria, ah e chieda di me, il mio nome è Ashley.
E benvenuta-

Jane annuì e le rivolse un sorriso tanto smagliante quanto falso.

Prendendo i fogli che Ashley le porgeva, si allontanò salutandola con un cenno del capo.

Andò alla ricerca del proprio armadietto, spingendo e urtando il mare di studenti che andava dalla parte opposta rispetto alla sua.

Stava girando ormai da più di cinque minuti e incominciava a darsi per dispersa finché non vide, finalmente, il numero del proprio armadietto.

Si avvicinò a quel pezzo di ferro arrugginito e leggermente rigato e inserì la password nel lucchetto per sbloccarlo.

L'armadietto si aprì emettendo un fastidioso cigolio, tanto che Jane dovette portarsi la mano libera all'orecchio.

Stupidi sensi.

Si girò quando sentì l'armadietto vicino al proprio aprirsi e si ritrovò in faccia l'anta di ferro.

Jane imprecò a bassa voce, mentre si portava una mano a massaggiarsi il naso.

Alzò lo sguardo verso quell'inutile pezzo di ferro, desiderando poterlo distruggere.

Chi si accorgerà mai che l'anta numero 88 è sparita....

L'armadietto si chiuse con la stessa velocità con cui si era aperto, sbattendo sonoramente.

Una ragazza dai capelli neri e gli occhi scuri si girò nella sua direzione, appena vide che si stava massaggiando il naso spalancò la bocca e la coprì con una mano, stupita.

- O cielo, scusa, scusami tanto non ti avevo vista, ero talmente persa nei miei pensieri che.... l'avevo detto a Luke di non correre fino a scuola con i miei libri, tra l'altro in un giorno di pioggia, ma lui... ah ma lui non mi ascolta mai figurati, e guarda adesso cosa ti ho fatto-.

Jane stava trattenendo le risate.

La sua interlocutrice aveva emesso una parola dopo l'altra, con frenesia, impazienza, e con un tono di voce che passava dal dispiaciuto all'arrabbiato.

Anche adesso la guardava con uno sguardo pieno di preoccupazione.

Jane le rivolse un sorriso, il più vero, quello che nella sua vita aveva riservato solamente a poche persone.

-Tranquilla non è colpa tua, ero sovrappensiero anch'io e non ti ho notata. Ah e comunque di al tuo amico che è proprio un cretino, ma uno di quelli grossi-.

La ragazza la guardò sorpresa e poi scoppiò a ridere. La sua risata era talmente contagiosa che Jane si ritrovò a scherzare con lei.

Quando quel momento di ilarità finì, la ragazza si accorse che Jane aveva in mano un orario e senza chiedere glielo strappò dalle mani.

Jane la osservò con un cipiglio alzato.

No ma fai pure neh....

La ragazza alternò lo sguardo da lei al foglio.

-Oddio ma tu sei nuova, infatti non ti avevo mai vista, ora che ci penso l'armadietto 89 non apparteneva a nessuno, che bello avrò una vicina di armadietto!

È da tipo due anni che chiedo al preside di dare a qualcuno questo armadietto e finalmente lo ha fatto.

Mi piace un sacco la tua giacca, dove l'hai presa??
E da dove vieni??

Ma cosa dico non perdiamoci in chiacchere che abbiamo quell'arpia della Stike...Strike.... Smiley..... ah non imparerò mai il suo cognome.

Comunque se arriviamo in ritardo quella lega i nostri corpi a quattro cavalli diversi e ci spezza, nel vero termine della parola.

E prima che tu me lo chieda ho già controllato il tuo orario e facciamo gli stessi corsi, a parte il corso di chimica, il conseguente corso extra-curricolare di laboratorio e le lezioni di educazione fisica, ma questi sono solo dettagli-.

Poi senza dire niente la ragazza la prese per il polso e la trascinò per i corridoi.

Jane rimase scioccata, non solo quella ragazza parlava come un treno in corsa, ma la stava portando in giro come se si conoscessero.

Non si era neanche presentata.

La sconosciuta continuò a trascinarla, spingendo la gente per passare, colpendoli alla spalla con la propria senza chiedere scusa continuando a camminare con Jane dietro di lei.

Le lasciò il polso solo quando giunsero davanti ad una porta.

La sua vicina di armadietto, chiuse la mano in un pugno e batté le nocche sul legno, bussando.

Da dentro la stanza si sentì una voce, alquanto arrabbiata, gridare un avanti.

Aprirono la porta e videro una signora guardarle con un cipiglio alzato, con le mani incrociate sotto il seno.

La signora avrà avuto quarant' anni, ma ne dimostrava cinquanta, probabilmente per colpa delle molteplici rughe che le solcavano il viso.

Indossava una camicia blu a maniche lunghe, sopra la quale erano stampati fiori tropicali, abbinata ad una gonna di lana beige, ai piedi delle pantofole nere.

I capelli erano tenuti indietro da una complessa acconciatura, una montatura a punta era posizionata sopra il suo naso aquilino, conferendole un'espressione più paurosa.

-Andersen le sembra questo l'orario di arrivare??-

La professoressa l'aggredì subito e in quel momento fu come se Jane fosse diventata invisibile.

Almeno ora so il cognome della mia vicina di armadietto.

-Le voglio ricordare che quest'anno si trova in questa classe solamente grazie al contributo di suo fratello, però se anche quest'anno vuole ripetere quell'esperienza, io non..... -

-Prof. non si arrabbi, ho solamente accompagnato in classe la nostra nuova compagna di classe, che, se non se ne fosse resa conto, è appoggiata allo stipite della porta dietro di me.

Invece di rompere le cosiddette a me, pensi a fare bene il lavoro per cui è pagata e basta-.

L'intera classe scoppiò a ridere difronte alla faccia furiosa della professoressa.

Ancora un po' e le sarebbe uscito il fumo dalle orecchie.

Andersen si girò verso Jane, convinta di vederla ridere o sorridere, di fronte a quella buffa scenetta; quello che però incontrò la scosse nel profondo.

La sua nuova amica, infatti, non stava avvenendo un sorriso o ridendo, ma se ne stava seria, il viso ridotto a una lastra di marmo.

E, come colta da una forza superiore, non riuscì a tenere il contatto tra i loro occhi, abbassandoli l'istante dopo.

Jane vide lo stupore farsi largo negli occhi di Andersen.

Aveva imparato ormai da tempo a celare la sua parte da leader, da Alpha, ma a volte quella tendeva ad emergere nonostante gli sforzi.

Non capiva, però, come potesse influire sugli umani, dato che, di solito, era un legame che funzionava solamente tra due esseri soprannaturali.

Ma quello era impossibile.

Non percepiva il comune odore, di quelli come lei, provenire dalla ragazza.

Ora che ci rifletteva non percepiva niente, come se il suo odore fosse stato cancellato, oppure nascosto.

Jane sperò vivamente che si trattasse della prima opzione.

La professoressa spostò, finalmente, lo sguardo su di lei, fissandola con i suoi piccoli e socchiusi occhi verdi.

-La signorina Blow se non mi sbaglio,
sono la professoressa Smike, il preside mi aveva avvisato della sua presenza, tuttavia, avevo capito che avrebbe cominciato la settimana prossima.

Va be' come dice il detto prima è, meglio è... si sieda pure vicino alla signorina Andersen.

Ah, signorina Blow, anche se è nuova, non accetterò mai più un ritardo da parte sua, intesi??-

Jane annuì, non sapendo cosa dire, sapeva solamente che dovette stringersi forte le mani per evitare agli artigli di uscire.

Con calma si diresse dal posto che la prof. le aveva indicato.

Ancora una volta sentì su di sé gli sguardi di tutti i presenti, ancora sentì gli elogi e i bisbigli pochi generosi della gente e ancora una volta decise di ignorarli, segregandoli nella sua mente.

Quando si sedette al suo posto, gli sguardi scomparvero quasi per magia.

La prof le rivolse un ultimo lungo sguardo prima di incominciare a parlare.

-Come sapete sarò la vostra professoressa di storia per i vostri anni qui alla matematikk kunst fino alla vostra laurea-.

Jane vide Andersen sbuffare al proprio fianco.

Sarebbe stata una lunga mattinata.

*****

Quando la campanella suonò, Jane tirò un sospiro di sollievo, al pensiero che era finalmente giunta l'ora di pranzo.

Andersen l'aveva abbandonata dopo l'ora di storia, per dirigersi ad educazione fisica, mentre lei andava a chimica.

Per le ore seguenti non l'aveva più vista, non che la cosa le interessasse, ma le piaceva avere qualcuno che le rivolgeva la parola.

Jane si diresse verso il bancone, là dove molti studenti erano già pronti con i vassoi in mano, per attendere di ricevere del cibo.

Prese un vassoio e si mise in fila.
Con la coda dell'occhio poteva vedere qualcuno venire verso di lei.

Ispirò profondamente e una smorfia comparve sul suo volto quando non riconobbe il profumo.

Gemette dal fastidio.
Possibile che oggi non poteva essere lasciata in pace da nessuno??

Si girò appena in tempo, quando la persona indesiderata giunse davanti a lei.

Era un ragazzo alto, biondo e muscoloso.
Doveva fare parte di una delle squadre dell'istituto dato che sopra la felpa, grigia, erano raffigurate, in un rosso scuro, le iniziali della scuola.

La stava squadrando dalla testa ai piedi, con un sorriso malizioso sulle labbra.

- Ehy, dolcezza fatti un po' più in là così ci sto anch'io-

Vedendo che non si muoveva il ragazzo continuò.

- Dai piccola, che se fai la brava magari ti darò un bacio-.

E accompagnò le sue viscide parole con un occhiolino.

Jane roteò gli occhi al cielo, mentre cercava di reprimere una smorfia di disgusto.

Gli indicò, con un gesto della mano, la fila dietro di lei.
Il ragazzo la guardò confuso.

-Le vedi quell'ammasso di persone, una dietro l'altra, che aspettano il proprio turno per venire a mangiare??

Ecco, lo so che per i tuoi neuroni richiede molto sforzo, ma vedi quella è una fila e le persone la rispettano.

Se volevi mangiare, dovevi andare in fila.
Idiota-

E senza più degnarlo di uno sguardo gli diede le spalle e andò avanti.

Riuscì a sentire le risate da parte di altri, secondo lei, componenti della stessa squadra.

Alzò ancora una volta gli occhi al cielo e, dopo aver preso il pranzo, si girò per cercare un tavolo libero.

Ma non ne trovò.

Stava per girarsi e andare a mangiare sui gradini di ingresso, quando sentì una voce chiamarla.
Rimase stupita quando si ritrovò davanti Andersen, in tutta la sua bassezza.

Non era, oggettivamente, una ragazza bassa, ma per Jane, che era alta oltre il metro e settanta, lo era abbastanza.

La ragazza le sorrise calorosamente, dopodiché la bombardò di domande, mentre la prendeva per il polso, nuovamente e la portava verso un tavolo infondo alla sala che non aveva visto.

Ma è diventata una moda quella di trascinare la gente??

Le ragazze si sedettero sulla panchina e appoggiarono i vassoi sul tavolo.

-Che cosa hai preso??-

-Sinceramente non lo so, ho preso ciò che mi pareva più commestibile- rispose Jane con un alzata di spalle.

Andersen annuì.
-Devi solamente abituarti, ma nella tua vecchia scuola come era il cibo, visto che sei abituata a cibi più...come dire....raffinati??-

-Non andavo a scuola ho studiato come privato- Jane fece muovere lentamente l'acqua all'interno del suo bicchiere mentre rispondeva.

Pensare al maestro le faceva nascere una sorta di nostalgia, un sentimento che provava solamente verso di lui e sua madre.

Loro sarebbero stati i soli a sapere che lei un tempo provava emozioni.

Tutto quello che stava facendo adesso era solo una messa in scena, uno scherzo.

Devo solamente raggiungere il mio obbiettivo, e poi starò meglio.

Jane era così distratta che non sentì la voce della vicina che la chiamava.

-Ehy ci sei??-

Una mano venne mossa avanti e indietro davanti alla sua faccia, ripetutamente.

Batté gli occhi e alzò lo sguardo fino ad incrociare quelli della ragazza difronte a lei.

-Si, scusa ero solo sovrappensiero- Jane scosse la testa, come a fare uscire quei pensieri.

-Comunque sai se c'è un cinema in zona??
Esce Avengers e devo assolutamente andarlo a vedere-.

La ragazza rimase un attimo in silenzio.
- ti piacciono i supereroi??-

- perché no?? insomma, penso che chiunque nel corso della sua vita abbia avuto il proprio supereroe-

La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo, guardandola stranita.

Jane sospirò ridacchiando, mentre spostava dietro l'orecchio un ciuffo che le era uscito dalla coda.

-Pensi che sia una cosa stupida vero??-

Andersen sembrò svegliarsi da uno stato di trance.
Batté più volte le ciglia, mentre un ampio sorriso le andava ad illuminare il volto.

-No, non penso che sia una cosa stupida, tutto il contrario, credevo di essere l'unica a pensarla così-

Fece una pausa mangiando una patatina fritta e poi riprese.

-E tu sai cosa dice C. Lewis a proposito dell'amicizia??
Dice che l'amicizia nasce in qual momento in cui...- ma non riuscì a finire la frase perché Jane aveva già cominciato a parlare.

- in cui una persona dice ad un'altra:
"Cosa? Anche tu? Credevo di essere l'unica."

Lo so ho letto alcuni suoi libri-

Andersen rimase un attimo in silenzio, mentre stringeva nella mano le posate.

Un secondo dopo le sorrise calorosamente.

-Ok. Dopo di questo ho deciso, tu sei la mia nuova migliore amica-.

Jane alzò gli occhi al cielo e sorrise, mentre appoggiò il gomito sul tavolo, chiudendo la mano a pugno, poggiandogli sopra il mento.

-Stai cintando Teen Wolf non è vero??-

Andersen si aprì in un impressione stupita.

- Non mi dire che hai visto anche Harry Potter??

- Se è per questo ho anche letto i libri...-

Con uno stridio acuto e battendo le mani come una bambina, fece il giro del tavolo fino a sedersi di fianco a lei, sulla panchina.

Prima che Jane potesse avere una qualsiasi reazione, la ragazza le buttò le braccia intorno al collo e l'abbracciò.

Sul viso di Jane comparì una smorfia involontaria.

Mantieni il tuo spazio vitale.... grazie.

Solamente dopo qualche minuto Jane decise di ricambiare l'abbraccio e mise con molta calma e con un insolita insicurezza, le mani intorno alla vita di Andersen.

Qualche secondo dopo, Jane si staccò dall'abbraccio, scrollandosi di dosso la nuova amica.

-Si sì, tutto molto bello e spensierato, ma resta ancora una questione in sospeso....
Com'è che ti chiami??-

La ragazza rise davanti alla domanda di Jane che si chiedeva a cosa era dovuto quel momento di ilarità.

-Oddio non ci credo, come ho fatto ha essere così stupida, cioè abbiamo passato assieme tutta la mattina e io mi sono dimenticata di dirti il mio nome.

Chissà cosa avrai pensato di me...
Mi avrai considerato una pazza, sicuro. -

La ragazza si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mentre continuava a sorriderle.

Ma hai tipo una paralisi o cosa??

-no tranquilla, non ho pensato che fossi pazza.

Cioè forse sì in un primo momento ma poi, no ho solamente pensato che fossi un può distratta.

Non so, non ho mai avuto veri amici prima di ora-.

Andersen sorrise e le allungò la mano destra aspettando che Jane facesse lo stesso.

- Il mio nome è Asya, Asya Andersen, e sono onorata allora di essere la tua prima migliore amica. -

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