Il Segreto della Dinastia

By Miky03005

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{COMPLETA e IN REVISIONE} • Il Regno Dimenticato - Volume 1 • "Ecco, la giornata che mi ha cambiato la vita... More

Premessa
Prologo
1. Lo Specchio di un Incubo
2. Estirpare il Male
3. Visioni
4. Il Peso di Mille Menzogne
5. Ombre che Sussurrano
6. Cambiamento Radicale
7. Buio nelle Iridi
8. La Storia della Distruzione
9. Diamanti d'Oro nella Terra Bruna
10. Nuovi Incontri
11. Aspettative
12. È Lei
13. Anima Sgretolata
14. Punti Deboli
15. In Sintonia con gli Elementi
16. Attrazione Magnetica
17. Vulnerabilità
18. Il Terrore di Sognare
19. A Quattrocento Metri dal Mondo
20. Fino al Sorgere del Sole
21. Sotto un Cielo Stellato
22. Storia e Leggenda
23. Un Angelo Dannato
24. Scusarsi
25. Tessere di un Puzzle
26. Ogni Frammento al Proprio Posto
27. L'Ossessione di Ricordare
28. Conoscere la Verità
29. Emozioni in Tempesta
30. Sentirsi Liberi di Sbagliare
31. Il Riflesso di un Mostro
32. Faccia a Faccia con il Male
33. Abisso di Costernazione
34. Un Passato da cui Fuggire (I)
35. Un Passato da cui Fuggire (II)
36. Un Pezzo della Vera Me
37. Tra Mille Luci
38. Enigmi da Risolvere
39. Dove Tutto ebbe Fine e Inizio
40. Memorie di una Vita Sepolta
41. Soccombere
42. Pioggia sulla Pelle
43. Solo il Meglio
44. Lame di Spade d'Argento
45. Il Prezzo da Pagare
46. Dietro l'Apparenza
47. Cuori Infranti
48. Tagliare il Filo d'Intreccio
49. Un Vuoto che Logora
50. C'è Sempre una Ragione
51. Inafferrabile
52. Realizzare un Sogno
53. La Parte che Mancava
54. Ti Lascio Libero di Amare
56. Una Nuova Squadra
57. Semplicemente Perfetto
58. Cumulo di Bugie
59. Per Sempre
60. Situazioni di Cuore
61. L'Annuncio della Speranza
62. Tsunami
63. Caos Nero
64. Il Segreto dei Kelley
65. L'Unica Alternativa
66. Incompleto
Epilogo
Ringraziamenti & Sequel
Extra I - La Notte della Vigilia
Extra II - La Conseguenza di un Inganno
Extra III - Senza Etichette
Extra IV - Diventare una Guerriera
Extra V - Famiglia
Extra VI - Gelo Dentro
Extra VII - Il Principe e l'Ombra
Extra VIII - Solo una Bugia
Extra IX - Aprire gli Occhi
Pagina Instagram

55. Lettera per un Fantasma

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By Miky03005

Bridget

«Finito!» esclamo, soddisfatta, ammirando il capolavoro che ho realizzato.

Potrei essere un'artista, oltre che una principessa, penso tra me.

"Certo, sorellina. Continua a crederci."

Faccio la linguaccia a Ryan, che si è intrufolato nella mia testa, mentre lui sistema i pennelli sporchi in un contenitore di plastica. Poso le mani sui fianchi e inclino il viso verso l'alto, osservando attentamente i dettagli del murale.

Io e Ryan abbiamo dipinto la volta celeste, sul soffitto della mia camera.

L'idea è sfociata nel momento in cui mi sono accorta di quanto il soffitto fosse anonimo, sporco e bianco. Volevo qualcosa di particolare, di speciale. Così, ho chiesto l'aiuto di mio fratello, dato che ha una passione per il disegno, da quanto mi ha rivelato ieri sera. Stamattina siamo andati nel vecchio laboratorio artistico della scuola e abbiamo raccolto i materiali necessari per realizzare il progetto. Abbiamo appena concluso, ed è pomeriggio inoltrato.

È un universo di stelle bianche, rosse, dorate e blu, intrecciate in costellazioni su uno sfondo di galassie nere e viola, quello che abbiamo creato.

«È davvero bello» concorda, pulendosi le mani chiazzate di vernice sul grembiule rovinato.

«Grazie mille per il tuo aiuto.»

«Figurati. Questo e altro, per mia sorella» dice in tono canzonatorio, provocandomi un mezzo sorriso.

Chiudiamo i barattoli con i colori e li ammassiamo in un angolo, insieme ai rulli e ai pennelli. Ryan richiude le due scalette che abbiamo utilizzato, poggiandole sul pavimento ricoperto di carta strappata e fogli di giornale. A detta sua, avremmo potuto sfruttare i nostri poteri magici, ma preferisco metterli in mostra solo in occasioni fondamentali.

«Credi che riuscirai a dormire, ora?» mi chiede, in tono premuroso.

Gli ho raccontato degli incubi e delle notti insonni e lui mi ha ascoltato con attenzione, offrendomi più volte il suo aiuto.

«Avere un cielo stellato sopra la testa servirà a qualcosa, credo» lo rincuoro, accennando dolcemente un sorriso.

«Potresti avere la galassia sulla testa e tuo fratello accanto, lo sai?» mi ripropone.

«Ryan, non ho bisogno di una babysitter che dorma con me.»

Non dopo che ho riposto tutta la mia fiducia in Mason, nella sua protezione, e mi ha abbandonata così.

«Voglio solo assicurarmi che tu riesca a riposare in santa pace» insiste.

Se sapesse che Seth mi tormenta anche durante il giorno, starebbe in costante ansia. Ho scoperto che è iperprotettivo e che riesce a trasmettermi più agitazione di quanta io non ne abbia già.

Nascondo le mie riflessioni in qualche antro del mio cervello, in modo che Ryan non possa sentirle. Durante questa settimana, ci siamo esercitati a contenere i nostri pensieri e a comunicare telepaticamente. È ancora strano, ma mi ci sto pian piano abituando.

«Me la caverò, come sempre» minimizzo la questione.

D'un tratto, bussano alla porta.

Guardo Ryan e lui mi fa cenno di aprire. Ha ripreso a indossare le lenti a contatto, per camuffare il vero colore dei suoi occhi, quindi non c'è rischio che venga svelata la sua identità.

Mi avvicino alla porta e schiudo di pochi centimetri il battente, affacciandomi in corridoio. Riconosco all'istante le iridi azzurre e limpide e i capelli scurissimi della ragazza davanti a me.

«Yara!» squittisco, sorpresa. «Come mai sei qui?»

La figlia di Mark espone uno sguardo nervoso. «Posso entrare?»

«Certo. Ti avverto: c'è un po' di disordine»

Mi sposto di lato e la lascio passare. Yara si scruta intorno, disorientata da tutti i fogli che coprono i mobili, dalla pittura sparsa ovunque e dalla presenza di Ryan.

«Non sapevo fossi in compagnia. Se vi disturbo, me ne vado.»

«Tranquilla. Ryan mi ha solo aiutata a dipingere il soffitto» spiego, rispondendo alle silenziose domande che alleggiano nei suoi occhi cristallini.

Alza il viso e apre di poco la bocca, incantata dalla nostra creazione. «Ma... è meraviglioso!»

«Grazie, cara. Modestamente, sono un professionista» si pavoneggia mio fratello. «Comunque, mi chiamo Ryan Wood. Tu sei la figlia di Smith, vero?»

Lei annuisce. «Sì, sono io.»

«Hai bisogno di qualcosa, Yara?» le chiedo gentilmente.

«Mi potresti fare un favore?» chiede, titubante.

«Di cosa si tratta?»

«Ecco... ricordi quando ti ho chiesto di contattare mia madre Alyssa, dallo Specchio? Io vorrei... vorrei che tu le leggessi questa, da parte mia.»

Mi porge il pezzo di carta che tiene tra le mani. Lo spiego e do una veloce occhiata alle parole scribacchiate in una calligrafia curata. È una lettera.

Riporto lo sguardo su Yara, che ha un'espressione speranzosa e agitata. Le sorrido, per tranquillizzarla. «Non preoccuparti, ti aiuto io.»

«Lo faresti davvero?» domanda, con lo sguardo azzurro che brilla di emozione.

«Certo.»

Mi salta addosso, stringendomi in un abbraccio di gratitudine. «Grazie mille, Bridget! Grazie, grazie, grazie, grazie!»

«N-non c'è d-di... di che» balbetto affannata, intrappolata nella sua stretta che mi impedisce di respirare.

«Poi riferiscimi quello che ti dirà, okay?» si raccomanda, scrostandosi dal mio corpo.

Lo prometto e lei esce dalla mia stanza, non senza avermi prima ringraziata ancora una volta. Rigiro il foglietto spiegazzato tra le mie dita, consapevole di aver appena accettato di fare da tramite a una donna morta e sconosciuta e a sua figlia.

«Andiamo dalla mamma? Almeno, le chiediamo qualcosa su questa Alyssa» suggerisce Ryan.

«D'accordo. Diamo una sistemata e andiamo.»

«Io riporto il materiale nel laboratorio d'arte, tu sistema questo disastro.» Indica il perimetro della mia stanza, macchiato di vernice e carta stracciata. «E, poi, dobbiamo cambiarci. Vuoi andare dalla mamma conciata così?» sghignazza, alludendo al mio grembiule rattoppato e sporco di colori.

«Giusto» borbotto, rimproverandomi per essermene scordata. «Vediamoci tra un'ora davanti alla palestra.»

«Ai tuoi ordini, sorellina.» Finge il tono di un militare e si porta due dita alla fronte, per salutarmi.

Esce dalla mia camera, con gli utensili che ci sono serviti per dipingere.

«A dopo, fratellino.» Lo saluto con un sorrisetto.

Poi chiudo la porta, eclissando lui e gli oggetti dalla mia vista.

****

Un'ora e mezzo più tardi sto correndo come una furia per i corridoi accademici, cercando di non rendere il mio clamoroso ritardo ancora più clamoroso.

Ryan mi ucciderà, ne sono sicura.

Rischio di inciampare sugli scalini un paio di volte - l'ascensore era occupato - ma arrivo sana e salva davanti alla palestra. Adocchio mio fratello, che sbuffa e impreca tra sé, tirando continue occhiate all'orologio da polso che indossa. Probabilmente, mi sta mandando all'inferno.

«Scusa per... per il ritardo» annaspo, fermandomi e riprendendo fiato.

Si accorge della mia presenza e mi tira un'occhiata ardente. «Ti sto aspettando da più di venti minuti.»

«Mi dispiace. Ho perso la cognizione del tempo» mi giustifico, rimettendomi composta.

Ho i capelli ancora umidi, reduci di una doccia sotto la quale sono stata troppo tempo, e ho scordato il gilet in camera.

Ryan alza gli occhi al cielo e si avvicina a me. Mi sfila l'elastico nero che tengo intorno al polso, raccoglie i miei capelli in una coda bassa e li lega, lasciando due ciocche libere ai lati del mio viso. Chiude gli ultimi due bottoni della camicia bianca della mia divisa - mi sono sfuggiti per la fretta con cui mi sono vestita - e sistema il colletto.

«Adesso va meglio» dice soddisfatto, stampandomi un bacio sulla fronte.

«Grazie per avermi resa più presentabile» gli sorrido, chiudendo gli occhi quando le sue labbra mi sfiorano la pelle.

Se c'è qualcuno in grado di allievare un po' del dolore che mi consuma, quello è senz'altro Ryan. Riesce a scacciare i brutti pensieri che mi affollano la mente. Grazie alla sua presenza, questa settimana è stata meno tormentante delle precedenti.

Mi incammino in direzione dei sotterranei, imboccando una via casuale e superando mio fratello e l'entrata della palestra.

«La sai, la strada?» chiede Ryan, seguendomi.

«No» ammetto, scrollando e spalle. «L'ultima volta sono andata a caso.»

«Lasciami andare avanti, allora.»

«No, grazie. Preferisco seguire l'istinto» rifiuto, decisa.

Sbuffa. «Il tuo istinto ci porterà nelle prigioni.»

«Ci sono davvero delle prigioni, in questa scuola?» domando, interessata.

«I sotterranei sono vastissimi. Non hai idea di quante stanze segrete ci siano. Si trova anche qualche cella, ma non vengono utilizzate da secoli.»

«Sono stata solamente in una stanza che aveva un sacco di cose della mamma, finora» gli comunico, girando l'angolo del corridoio.

«Stiamo andando nella stanza degli specchi magici, ora.»

«Alexandra, la mia migliore amica, mi ha detto che nessun Guerriero sa dell'esistenza dei sotterranei. Lei l'ha scoperto per caso. Tu come mai lo sai?»

«Circa un anno fa, ho iniziato a fare dei sogni strani» inizia a raccontare. «C'era questa donna, e solo più tardi ho capito che era Selene, nostra madre. Mi stava mandando dei segnali. Poi, ha iniziato a parlarmi telepaticamente, e ho deciso di seguire le sue indicazioni. Mi ha condotto nei sotterranei, nella stanza degli specchi, così abbiamo avuto la nostra prima conversazione. Vado a trovarla quasi ogni giorno, da allora. L'unica altra persona a poter accedere ai sotterranei è Mark. E, ovviamente, tu.»

«Perché la mamma ha lasciato me in adozione e te in Accademia?» gli chiedo, con una punta di invidia. Avrei preferito crescere come una Guerriera, conscia del mio destino, piuttosto che essere strappata in modo tanto brusco da una realtà che non mi è mai appartenuta.

Mio fratello mi scocca un'occhiata triste. Deve aver ascoltato i miei pensieri. «Non lo so, Bree. La mamma voleva proteggerci e per farlo ci ha dovuti dividere. Tutte le sue azioni sono state compiute a fin di bene.»

«Sì, sì, lo so» borbotto.

Mi circonda le spalle con un braccio, tirandomi a sé. «Non offenderti, sorellina.»

«Io non mi offendo.» Mi fingo imbronciata, al contrario di ciò che ho appena affermato.

Mio fratello ridacchia davanti alla mia espressione.

"Non ridere, idiota" lo ammonisco telepaticamente.

«Siamo arrivati» annuncia all'improvviso.

Davanti a noi c'è il muro - la porta - che conduce ai sotterranei. Al centro della parete, la fessura a forma di fiocco di neve, corrispondente al mio ciondolo.

«Se la chiave ce l'ho io, come fai tu a passare?» lo interrogo.

Ghigna furbescamente. «Aspetta e vedrai, sorellina.»

Estrae dalla tasca dei pantaloni un cartoncino. Un piccolo pezzo di carta tagliato a forma di fiocco di neve. La stessa, identica forma della mia collana. Adagia il ritaglio marroncino sull'insenatura della parete, dove c'è la lettera "K" e la serratura. E questa si apre, riconoscendo la chiave.

«Non è difficile ingannare i sistemi del Settecento» proferisce, trionfante.

«Wow, fratellino. Sei un genio» dico, sarcastica, fingendomi stupita ed estasiata.

Lo sorpasso, rifilandogli un'occhiata che dice "Non sei un mago" e faccio il mio ingresso nei tetri e arcani sotterranei dell'Accademia.

«Guarda che è una trovata intelligentissima» si difende, urtato dalla mia mancanza di entusiasmo. «Sei tu che non sai apprezzare la scienza!»

«Quella la chiami "scienza"?»

«Naturalmente» si vanta.

«Va bene, Principe della Scienza, puoi portarci dagli specchi magici?»

Alza gli occhi, ancora coperti dalle lenti a contatto, al cielo. «Sono da questa parte. Seguimi.»

Attraversiamo un lungo cunicolo di roccia, illuminando la strada con la fiammella che Ryan ha creato. La svolta di sinistra conduce alla porta della stanza che custodisce gli oggetti personali della mamma, mentre, a destra, c'è un'altra galleria, che imbocchiamo. Andiamo avanti fino a giungere alla sommità del corridoio, dove una porta trasparente sbarra la strada.

«Perché è trasparente?»

Ryan prende di nuovo il cartoncino e lo inserisce nella fessura del battente di vetro. «È per distinguere la stanza dalle altre.»

«Ingegnoso» commento, osservando la porta che si sblocca.

«Il nonno era un tipo intelligente. Come me, del resto.»

«Sbruffone» borbotto tra me, entrando nella camera.

È uno spazio ristretto e quadrato, completamento vuoto. Solo l'enorme specchio alto fino al soffitto, posto al centro della parete di fondo, dà un senso all'ambiente.

«Mettiti di lato, in modo che non ti possa vedere subito. Voglio creare l'effetto sorpresa» mi ordina Ryan.

Mi posiziono a ridosso della parete di sinistra, fuori dal raggio visivo della lastra riflettente.

«Mamma, ci sei?» la chiama mio fratello, piazzandosi davanti allo specchio.

Come al solito, la figura di Selene è solo una macchia confusa, che diventa via via più nitida. Quando i suoi contorni e i suoi tratti sono perfettamente visibili, si scioglie in un caldo sorriso, alla vista di suo figlio.

«Ryan! È da un po' che non vieni a farmi visita» esclama, contenta.

«Non ho mai tempo, tra lezioni e Sentinelle» taglia corto lui. «Comunque, ho portato un ospite.»

Gli occhi della donna, iridi scure segnate da stelle dorate, si accendono di curiosità, che viene rapidamente sostituita dal panico.

«Chi? Sai che non può vedermi nessuno, vero? Solo tu e tua sore...» Si ferma di colpo, come se avesse compreso qualcosa.

«Esatto, mamma. Ho pensato bene di fare una piccola riunione di famiglia. Cioè, di tre quarti di famiglia.»

Mi faccio avanti ed esco allo scoperto, mostrandomi a mia madre. Il suo sguardo, inizialmente, è sorpreso, poi si riempie di gioia.

«Ciao, mamma» la saluto timidamente.

«Oh, cielo, Bridget! Ryan, le hai detto tutto?»

Lui assume una smorfia colpevole. «Abbiamo spezzato le barriere.»

Il sorriso di nostra madre si estende. «Ma è fantastico!»

«Perché non hai voluto che sapessi di Ryan fin da subito?» le chiedo immediatamente.

«Vedi, tesoro, non è facile come sembra. Serve tempo per assimilare notizie del genere. E tu eri ancora troppo sconvolta dal fatto che fossi la Principessa di Arcandida» spiega, premurosa. «Inoltre, sapevo che ti avrei esposta al pericolo delle Ombre, spezzando le barriere.»

«Beh, non hai tutti i torti» mi costringo a darle ragione.

«Siete venuti qui per un motivo in particolare?»

Prendo la lettera di Yara dalla tasca dei pantaloni. «Cosa sai dirci su Alyssa Smith?»

Selene sussulta sentendo il suo nome. Il suo sguardo si rabbuia, la sofferenza che nuota tra le scaglie dorate.

«La conosci, giusto?» incalza Ryan.

«Era la mia migliore amica. Eravamo unite come sorelle. Ma, poi, le Ombre me l'hanno portata via» ci informa, il tono rammaricato.

«Come è successo?» le domando.

«Tu e Yara, la figlia di Alyssa e Mark, nasceste nello stesso mese. Poche settimane dopo, scoppiò la guerra. Seth cominciò a trasformare gli abitanti del regno in quegli esseri mostruosi, e andò avanti così fino a quando non rimasero solo una decina di Arcandidi, ancora salvi. Le guardie reali, tra cui vostro padre, fecero di tutto per fermarlo, ma non riuscirono nemmeno a combattere. Seth schioccava le dita e loro cambiavano forma. Potevi nasconderti, ma non per sempre. Per me, invece, riservò un trattamento diverso: irruppe nel mio palazzo - dove eravamo rimasti solo io, Den e Alyssa - e ci fece fuori. Uno per uno. Io fui l'ultima, sapete? Fui costretta ad assistere alla morte della mia migliore amica e di mio marito. Non ci rese Ombre, ma ci uccise e basta. In modo che per noi non ci fosse un'altra possibilità di vita, seppur contorta, ma solo la morte.»

I tasselli che ho raccolto finora sulla storia di Arcandida e della guerra che l'ha distrutta combaciano tutti, creando un quadro di caos e dolore.

La rabbia mi monta dentro, sentendo le parole della mamma. Seth è un mostro. Sono sempre più disgustata da lui e dalle sue azioni.

Ecco a cosa porta la fame di vendetta, dico a me stessa.

«Ma qualcuno è sopravvissuto, giusto?» continuo a indagare.

«Quasi nessuno. Soltanto gli odierni studenti dell'Accademia e qualche famiglia arcandida che riuscì a fuggire fino a New York. Furono poche le coppie rimaste a mandare avanti le generazioni. Seth, però, risparmiò i bambini, che non gli sarebbero serviti per il suo esercito di Ombre. Quindi, c'erano una marea di orfani. Fu Mark, che era scappato in Accademia con Yara, a prendere in mano la situazione. Tra i numerosi neonati c'eri anche tu, Ryan. Ho detto a Mark che ti avevo trovato una famiglia terrestre, ma avevo bisogno di averti in Accademia, così che quando Bridget sarebbe arrivata avrebbe avuto te, al suo fianco.»

«È orribile, mamma» mormoro, rabbrividendo.

«Non pensiamoci più. Allora, perché cercate Alyssa?»

«Yara ci ha chiesto di leggerle una lettera scritta da lei» risponde Ryan, indicando il foglio che tengo tra le dita.

«Non dovete far altro che chiamarla. Ah, e ricordate che avete solo pochi minuti. Ci vediamo dopo, ragazzi.»

La sua figura sfoca, fino a sparire completamente.

«Bene, sappiamo che fare» dico a mio fratello.

Lui è già pronto. «Alyssa?»

La sua voce rimbomba tra le pareti spoglie. Passano dieci secondi, in cui non succede nulla, poi Alyssa Smith appare attraverso il vetro, giovane e stordita. Sia lei che la mamma sono rimaste le belle ventenni che erano un tempo, prima che le loro vite venissero spezzate malamente.

«Sel? Sei tu?» Assottiglia gli occhi azzurro limpido verso me, confusa e sconvolta allo stesso tempo.

«No, sono Bridget. E lui è Ryan, mio fratello.»

Una luce di comprensione le illumina il viso, piuttosto simile a quello di Yara. «Siete i figli di Selene? Miei dèi, perdonami, Bridget, ti ho confusa con Selene. Siete identiche.»

«Non fa niente» bofonchio, imbarazzata. «Non sei la prima che me lo dice.»

«Ryan, tu sei il ritratto di Den, invece» ridacchia Alyssa, amichevolmente.

«Già» conferma lui, fiero.

Adesso che le barriere sono state abbattute, posso notare chiaramente la somiglianza tra mio fratello e mio padre, prendendo come riferimento il dipinto che raffigura l'ex-Comandante, al piano terra dell'istituto. Hanno lo stesso sguardo sicuro e la posa decisa, insieme alla chioma castana.

«Alyssa, abbiamo un messaggio da parte di tua figlia» dichiara Ryan.

La risata della donna si spegne e ci guarda, seria, mesta, fiduciosa.

Apro la lettera, concentrandomi sulle parole scritte con la penna nera, sfumate in alcuni punti, probabilmente per le lacrime cadute.

«Vuole che ti leggiamo questa» spiego.

La donna annuisce più volte, pregandomi con il suo sguardo celestiale di iniziare. Respiro profondamente, preparandomi. Mi schiarisco la voce e comincio.

"Cara mamma,

Non sarai tu a leggere queste parole, ma poco importa. Ho un sacco di cose da chiederti e da dirti, così tante che non mi basterà una vita intera. Quindi, meglio cominciare. Come stai? È una domanda stupida, dal momento che non sei più in vita. Ma, comunque, sei felice? Pensi mai a me e papà? Lui ti pensa ogni singolo giorno. Anche io vorrei, ma il problema è che non mi ricordo niente di te. C'è una tua fotografia, in salotto, che osservo spesso. L'ho fissata così tante volte che ho imparato a memoria ogni dettaglio: il tuo taglio di capelli, le gradazioni dell'azzurro dei tuoi occhi, la forma del tuo sorriso. Papà dice che ci assomigliamo un sacco. Adesso non sono più una bambina di appena un mese, come lo ero l'ultima volta in cui ci siamo viste, ma una ragazza di sedici anni, che si sente terribilmente sola. Mi manchi da morire. Mi manca avere una mamma. Mi sento così inutile. È insopportabile vedere papà stare male, senza poter far nulla per aiutarlo a risanare il dolore. Sai che mi sono rifiutata di diventare una Guerriera? Non frequento lezioni, allenamenti o altro. Sono solo la figlia del direttore. Ho paura che papà possa perdere anche me. Dice che devo imparare a difendermi, ma io non voglio farlo vivere con l'ansia. Perché te ne sai andata? Perché hai rifiutato di seguirci in Accademia? Perché sei rimasta con Den e Selene? So che eravate molto amici, ma erano davvero più importanti della tua famiglia? Non voglio fartene una colpa, comunque. Ho riletto questa lettera venti volte, prima di convincermi a fartela recapitare dalla Principessa. E ho pianto venti volte. Non so nemmeno perché lo faccio. Spero tu sia felice, in paradiso, o ovunque ti trovi. Sarai sempre parte di noi. Ti amiamo tanto, anche se io ti conosco a malapena. Ma non importa, perché ti sento dentro di me, nel mio cuore.

Ti voglio bene.

Yara".

Quando termino di leggere, il volto di Alyssa è un grumo di lacrime, non capisco se di gioia o di dolore. Singhiozza e sorride contemporaneamente.

«C'è qualcosa che vuoi dirle?» le chiedo in tono delicato, ripiegando la lettera.

«Dille che mi dispiace un sacco.» La sua voce è spezzata e dagli occhi non smettono di colare lacrime. Inspira profondamente un paio di volte, prima di proseguire. «Amavo - e amo - sia lei che Mark, ma non sono riuscita ad abbandona Selene e Den. Sapevo che Seth avrebbe fatto loro del male, e non volevo scappare senza fare nessun tentativo per proteggerli. Ero sicura che Yara e suo padre sarebbero stati al sicuro, in Accademia, perciò li ho lasciati andare e sono rimasta al Palazzo con Selene. Il mio ultimo ricordo è Seth che mi uccide, e so che dopo ha fatto lo stesso con lei e Den.»

«Dev'essere stato orribile» osservo. «Nessuno merita una fine così.»

«Seth è spietato, Bridget» afferma. «Prima era diverso, davvero, ma il fatto di non poter avere Selene l'ha accecato di rabbia. Eravamo i suoi più cari amici, ma questo non l'ha fermato dall'ucciderci.»

«Lo distruggeremo» decreta Ryan.

Alyssa ci sorride. «Se c'è qualcuno che può farlo, siete voi.»

Lentamente, la sagoma di Alyssa sbiadisce dal vetro. Il tempo che abbiamo a disposizione sta finendo.

«Per favore, dite a Yara che le voglio bene anche io» ci fa un'ultima richiesta, in tono implorante e disperato.

«Certo» le assicura Ryan.

«Grazie, ragazzi, grazie davvero.»

Alyssa diventa sempre più sfocata, ma il sorriso che le si è cucito in faccia sembra rimanere, splendente e sincero. Una volta che la donna sparisce dallo specchio magico, la figura di Selene torna a occuparlo.

«Sono orgogliosa di voi» si complimenta la mamma.

«Non abbiamo fatto niente di che» ribatto modestamente.

«Forse credete di no, ma l'avete resa contentissima» ci fa notare.

«Ti ringraziamo, mamma» interviene Ryan, «ma si è fatta ora di andare.»

«Ci vediamo presto. Vi voglio bene.»

«Anche noi, mamma» rispondo.

Ryan le sorride - facendo comparire l'adorabile fossetta sulla guancia destra - e si incammina verso l'uscita della camera.

Io mi trattengo, volendo porre una domanda a mia madre. «Ryan, inizia ad andare. Ti raggiungo tra poco, okay? La chiudo io la porta.»

«Va bene» acconsente, per poi andarsene.

«Che vuoi chiedermi, tesoro?» domanda Selene, curiosa.

Soppeso bene le parole, mordicchiandomi le labbra. «Tu perdoneresti mai una persona che ti ha tradito?»

«Di che tradimento si tratta?»

«Tra fidanzati, più o meno» rispondo vagamente, dato che nemmeno io ne sono sicura.

Lo sguardo di mia madre, per un minuscolo attimo, si imbratta di tristezza tenebrosa, e non capisco perché. Però, l'istante dopo, l'oro torna a scintillare nei suoi occhi.

«Beh, se si tratta una storia seria è ovvio che il rapporto tra me e quella persona, d'ora in poi, sarà diverso. Non mi fiderò più, probabilmente. È difficile donare la nostra fiducia a qualcuno, ancora di più farlo due volte.»

«Grazie» biascico. «Adesso vado.»

Quando arrivo sull'uscio della porta, la voce soave di Selene mi richiama.

«Bridget.»

«Sì?» Mi volto di nuovo a guardarla.

«Ricorda che dietro ogni gesto si nasconde una ragione. Niente viene fatto per caso. Prima di trarre conclusioni affrettate, assicurati che ciò che hai visto sia ciò che pensi. Lui ti ama, e lo sai anche tu. Non buttate tutto all'aria. Parlatene» mi incoraggia dolcemente.

Ha capito tutto, solo guardandomi negli occhi.

«Hai visto male, mamma, lui non mi ama. Altrimenti, non mi avrebbe fatto questo» replico, amara.

«Questo lo dici tu.»

Mi fa un occhiolino e un sorrisetto furbo, prima di essere inghiottita dalle fauci di vetro dello specchio.

Spazio Autrice

Buonasera, readers!

Eccovi il nuovo capitolo, decisamente più lungo del solito. Spero che non sia risultato pesante. Comunque, spero che ne sia valsa la pena.

Scrivere la lettera di Yara è stato difficile, ma credo che sia venuta abbastanza bene. Fatemi sapere se avete percepito le emozioni che ho cercato di far trapelare dalle sue parole. Abbiamo anche qualche informazione in più sulla morte di Selene e di Alyssa, per aggiungere altri tasselli alla storia di Arcandida.

Sapete già cosa fare: stellinate e scrivetemi i vostri pareri!

Xoxo🧤

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