Enchanted ||VINCITRICE WATTYS...

By DK_Grimm

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Al prezzo di vivere un'esistenza tranquilla e soddisfacente, Blue Jones nasconde le sue passioni, i suoi desi... More

¤PROLOGO¤
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RINGRAZIAMENTI
PRESENTAZIONE!

Epilogo

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By DK_Grimm

Adam guarda attraverso una finestra la magra figura di Blue, seduta sulla vecchia altalena del giardino sul retro. Il gioco è una struttura semplice, resa sporca e instabile dal tempo. Un relitto dell'infanzia abbandonato in un mare di erbacce. Adam non guarda da anni quell'altalena, ma gli appare subito familiare, come una vecchia e polverosa ciabatta trovata per puro caso sotto al letto. Al ragazzo non sembra per niente strano vedere Blue - piedi nudi, sguardo vacuo - che si aggrappa alle corde logore che tengono il piccolo sedile rosso. È il luogo perfetto per lei. La ragazza si dondola lentamente, come se non se ne accorgesse, poi solleva qualche foglia morta con i piedi. Guarda ancora il nulla mentre muove le labbra secche a formare parole silenziose, le ciglia scure che provocano lunghe ombre sulla sua pelle. Tutto è avvolto dalla densa luce crepuscolare, il cielo è una tavolozza di colori caldi, di esplosivi rossi, di tenui rosa, di abbaglianti gialli. Blue è la nota scura presente nel capolavoro della Natura.

Sono passati due giorni dall'incendio e Ancestor's Hill è ancora profondamente scossa. I pompieri hanno spento il fuoco da un pezzo ma tutti ancora vedono il fumo nero oscurare il cielo, tutti ancora sentono l'insopportabile odore di bruciato appiccicato alla pelle e ai vestiti. Per una sonnacchiosa cittadina come questa dimenticare un fatto simile sarebbe difficile, soprattutto adesso che, passato lo shock, tutti si stanno chiedendo cosa sia realmente successo. Qualcuno afferma che si sia trattato di una fuga di gas, altri pensano che qualcuno abbia appiccato intenzionalmente il fuoco, altri ancora sono convinti che sia stato solo un grave incidente dettato dalla distrazione.

Qualcuno ha visto gente "strana" entrare e uscire dall'abitazione dei Jones.

Pochi stanno zitti. A un pugno di persone dispiace realmente e sente nel cuore la disperazione della perdita. Per quanto Cassie partecipasse a comitati, aiutasse a organizzare feste tradizionali e preparasse delle torte che erano la fine del mondo, le anziane e le figlie delle anziane, gente presente ad Ancestor's Hill da generazioni e attaccate alla tradizione quanto la testa è attaccata al loro collo rugoso, non l'hanno mai accettata. Cassie era una forestiera da viva e lo sarebbe stata anche da morta, così come Gerald.

Quindi, bisogna dare all'orfana lo stesso rispetto che si merita una forestiera, una sconosciuta, "probabilmente una yankees", suggerisce con voce sprezzante Miss Ashburn, una vegliarda che va per i cent'anni e confonde le immagini della guerra civile con quelle dell'ultima soap opera vista in televisione.

Solo dopo la morte dei coniugi Jones, comunque, il sonnecchiante paesino ha prestato grande attenzione a questa famiglia e all'ultima rimasta, una ragazza taciturna e cupa come un cielo prima della tempesta, per nulla cordiale e dagli occhi neri come i peggiori incubi; non passa giorno senza che qualcuno incroci lo sguardo di lei con l'intento di fare le condoglianze e rimanga inquietato dalla sua espressione torva, truce, un muro di ossidiana che respinge qualsiasi emozione esterna e che, allo stesso tempo, trattiene quelle interne, impedendo loro di strabordare fuori dal corpo di Blue. Quel corpo così magro e ossuto, scarno, piccolo. Fragile? Solo apparentemente.

Adam è segretamente convinto che in Blue stia avvenendo una specie di metamorfosi caratteriale, un cambiamento imposto dalla perdita. Un doloroso adattamento. Ora, è solo da vedere se elaborerà il lutto in maniera positiva oppure se si lascerà divorare dalla rabbia e dai sensi di colpa.

Il ragazzo si tamburella l'indice contro la punta del naso, unico gesto che compie senza rabbia o aggressività o stizza, un gesto che lo aiuta semplicemente a riflettere.

All'inizio il ragazzo pensa che la figura che si sta avvicinando a Blue sia un altro cittadino che vuole fare le condoglianze, ma poi si rende conto che si tratta solamente di Kevan. I capelli della fata, di un blu elettrico, catturano la luce crepuscolare che li schiarisce e li illumina, riempiendoli di mille bagliori. I piercing ammiccano luccicanti sul suo volto pallido e gli occhi, di un caldo e mieloso colore giallo, sono puntati verso il basso. Adam conosce veramente poco la strana creatura e proprio per questo non perde mai occasione di osservarla curioso; l'eleganza animalesca del suo corpo agile e snello colpisce ogni volta l'orgoglio maschile di Adam. Kevan è più forte. Kevan è più aggraziato. Kevan è più bello. Sicuramente più bello.

Reprimendo un moto di stizza, Adam si protende verso la finestra quasi schiacciando il viso contro il vetro freddo.

Blue continua a dondolarsi lentamente, persa nella sua metamorfosi, nelle profondità di se stessa. Kevan si ferma proprio di fronte a lei, il petto nudo e coperto di tatuaggi, il capo chino, la schiena dritta e colpita dal tramonto dorato. Sovrasta la ragazza e si piega su di lei oscurando il Sole infuocato.

La fata non fa che osservare, osservare in silenzio. Blue non fiata, ma si ferma. Che cosa vuole? Si chiede Adam attendendo ansiosamente.

Kevan prende le funi che collegano il sedile dell'altalena al tronco verticale dell'altalena, chinandosi fino a raggiungere il volto di lei, nascosto da una cortina di capelli dai riflessi ramati. Non parla ancora: guarda e basta. Poi si inginocchia. Potrebbe sembrare una mossa che gli toglie eleganza, che gli toglie dignità, invece, Adam nota con stupore e fastidio che sembra un comportamento onorevole, giusto e cavalleresco. La fata esita ancora. Le sue mani scivolano lungo le corde consunte congiungendosi con quelle di lei, stringendole tra le sue quasi a rassicurarla. Il vento soffia tra i capelli di Blue e scopre un volto senza emozioni, fermo. Tutto ciò che rimane di lei sono gli occhi.

Le mani di Kevan lasciano le sue per rimanere sospese in aria, nello spazio vibrante tra loro, poi si posano sul viso di lei e cominciano ad accarezzarne ogni particolare, ogni segno, curva, incavo. Le dita sfiorano le sue labbra. Percorrono la curva del collo e si fermano al petto.

Qualcosa cambia.

Le dita di Kevan si stringono in pugni esitanti e, alla fine, il ragazzo fa per allontanarsi, per alzarsi e andarsene. Blue afferra la fata per i capelli e la costringe ad inginocchiarsi nuovamente ai suoi piedi, guardandolo con quegli occhi neri come l'inchiostro, profondi e irosi, il volto digrignato in un'espressione furibonda. Ancora non parlano, ma, in fondo, le parole sono superflue in un momento dove bastano gli sguardi per capirsi. Momenti come questo. La ragazza artiglia la chioma blu anche con l'altra mano e stringe violentemente le ciocche finché Kevan non sporge il mento in avanti, mostrando i denti bianchi in un basso ringhio. I Blocchi cominciano a muoversi, a strisciare sottopelle per poi riemergere dolorosamente.

Adam si passa la punta della lingua sui denti mentre il suo respiro accelera incontrollabile. Si aggrappa con forza al telaio legnoso della finestra e continua a osservare in silenzio.

Una delle punture dei Blocchi fa sanguinare il labbro di Kevan e la ragazza non esita a leccare la ferita e poi a baciare la fata impetuosamente, quasi volesse aggredirla e divorarla, le dita ancora strette tra i suoi capelli. Non c'è nessun amore in questo bacio, nessun rispetto, solo rabbia e odio.

Blue si allontana di scatto e schiaffeggia Kevan, lasciando un segno scarlatto sulla sua pelle.

Il ragazzo si aggrappa al terreno con entrambe le mani, il viso chino, le labbra socchiuse in un'espressione di stupore. Adam corruga la fronte, terrorizzato e affascinato dalla scena. Il tramonto alle loro spalle sfuma lentamente in colori freddi, cupi azzurri e viola, sporadici rosa e un Sole che sembra si stia spegnendo definitivamente, per il resto dei suoi giorni.

Kevan solleva gli occhi e guarda Blue attraverso le ciocche di capelli. Pare una bestia ingabbiata che, infastidita, stia per scaraventarsi sulle sbarre; i muscoli sono tesi, i tatuaggi agitati, il corpo pronto a scattare.

Blue gli sibila contro e fa per attaccarlo di nuovo ma Kevan la ferma, bloccandola a terra e schiacciandola con il peso del suo corpo; le preme una mano contro la bocca per impedirle di urlare ma lei gliela morde con forza. Spazientito, lui le morsica il naso e, per ripicca, Blue gli sputa in faccia. Kevan non ci fa molto caso e le blocca la testa a terra, tra il fogliame secco e l'erba umida. La presa del ragazzo è salda e muoversi causa a Blue solo dolore, quindi, ansimante di rabbia decide di sopportare stoicamente la presenza della fata, il corpo percorso da spasmi nervosi. Adam è sorpreso dal fatto che potrebbe porre fine alla situazione semplicemente urlando... eppure, non lo fa. Non chiama aiuto e lui non capisce il perché. La ragazza tiene le labbra arricciate in un basso e costante ringhio, ma nient'altro.

Kevan appoggia i palmi sul terreno e il vento si solleva nuovamente. Le foglie secche volano e creano vortici rossi, gialli e marroni che danzano attorno alla figura della fata; questa si muove secondo un ritmo ben preciso dettato da tamburi che Adam non vede ma sente perfettamente. Questo suono marcato, profondo, potente e antico come il mondo stesso vibra dentro di lui e lo imprigiona in una trance che lo rende totalmente incapace di fare altro se non ascoltare, sia con il corpo che con l'anima. Kevan è percorso da spasmi sempre più forti, le unghie che affondano nella terra, che la stringono per attingere più potere possibile e, successivamente, per accogliere la creatura magica che si sta creando. I tamburi si arrestano per un attimo e la loro eco breve rimbomba nella testa di Adam.

Silenzio.

Riprendono il ritmo, più veloce e incalzante di prima, quando la pelle di entrambe le braccia di Kevan si allarga al passare di due sottili figure striscianti, che risalgono le sue spalle contratte e raggiungono il collo. La fata comincia ad avere dei forti e dolorosi conati di vomito finché non si china in avanti e un lungo e grosso serpente bianco, ricoperto da sangue e da una sostanza verde e viscosa, gli esce dalla bocca. La fata sputa a terra la sostanza verde e prende il rettile magico in mano, cercando di pulire le squame color perla. Avvicina il muso del serpente alle labbra di Blue.

La ragazza serra testardamente le labbra, impallidita dal terrore. Kevan si mette il l'animale insanguinato attorno al collo e si china a baciare Blue, un bacio lento, sensuale e incredibilmente dolce. Le sue mani si insinuano sotto l'abito nero e non smettono di accarezzare, di stringere e di giocare subdolamente con il corpo della ragazza fino al momento in cui lei ansima contro la bocca di lui, che, prontamente, sostituisce le proprie labbra con quelle eterne di Serpe, il Blocco più potente che conosca. Blue cerca di opporsi, di vomitare la creatura, soffocante e viscida nella sua gola.

Ma ormai è in lei.

Kevan si allontana dal corpo in convulsione, osservandolo trionfante con i cupi occhi dorati. Adam lo vede strofinarsi la mano contro la guancia ferita dallo schiaffo.

Non passa molto tempo prima che la fata abbassi lo sguardo, l'odio repentinamente sostituito dal senso di colpa. Si avvicina a Blue, rannicchiata in posizione fetale, e, un po' esitante, cerca di alleviare le sue pene. Alla fine la prende in braccio e la porta in casa.

Il Sole, finalmente, tramonta. Il mondo è di nuovo tranquillo.

-Anche la fata migliore del mondo in realtà è una bestia come tutte le altre- fa una voce cantilenante alle spalle di Adam. Il ragazzo si volta, pronto a tirare un pugno a chiunque abbia parlato. Nessuno può entrare nella sua stanza senza permesso.

La prima figura che nota è sicuramente quella di Nereus, in piedi al centro della stanza. I suoi capelli verdi e neri sembrano una criniera ancora più indomabile, gli occhi furbi scrutano socchiusi l'ibrido e un debole sorriso aleggia sulle sue labbra sottili. Indossa una giacca nera e, in mano, tiene stretto un guinzaglio collegato alla figura maschile inginocchiata ai suoi piedi. Questa ha la bocca coperta da una maschera e fissa Adam con un paio di spaventosi occhi rossi.

-Che ci fai qui?- chiede il ragazzo, calmo. Si ricorda di questa fata e sa poco e niente di cos'è accaduto tra lei e Kevan. Nulla di buono, probabilmente, se ora Nereus deve entrare nella sua stanza di soppiatto.

-Sono qui per te- risponde. -Per farti un'offerta. Ma, prima, lascia che ti chiarisca un po' le idee.- Il suo tono di voce è mellifluo, lento. Adam aggrotta la fronte e il sorriso di Nereus si amplia. La fata comincia a muoversi per la stanza trascinandosi dietro l'essere dagli occhi rossi come se fosse il suo cane. -Adam, hai mai fatto tanto male a qualcuno da renderlo incapace di respirare?

Al silenzio accigliato del ragazzo, la fata si siede sul bordo del letto e accarezza distrattamente la chioma bionda e arruffata del suo cane. -Suppongo sia un no.- Sospira. -Anche se... forse non ricordi.

Silenzio tombale.

Adam solleva entrambe le sopracciglia, passando lo sguardo da Nereus alla fata ai suoi piedi. C'è... qualcosa... negli occhi di quest'ultima. Lo fissa intensamente, senza battere ciglio, e ciò agita Adam in un modo che non ammetterebbe mai ad alta voce.

-Tutta questa frenesia nel cercare un assassino quando l'assassino sei tu, Adam- continua Nereus.

-Certo, sono proprio io.- Il ragazzo ridacchia sprezzante.

-Sei tu, la verità è innegabile.

Adam torna a fissare gli occhi rossi, stavolta sostenendo lo sguardo per qualche secondo in più. È convinto di non aver ucciso nessuno, o meglio... lo era. Più il tempo passa, più il ragazzo diventa dubbioso e un peso si forma nel suo petto. Il peso dell'omicidio. -Non è vero. Non ti credo.

-Sai anche tu che ho ragione. A quella festa c'eri, Adam, e io ti ho visto uscire di casa e dirigerti proprio su quella strada. Marcus Delley ti ha investito e ti sei vendicato.

Il ragazzo scuote la testa, come in trance. Non riesce a guardare altrove. -No.

-Vieni con me nel Valhalla.

Adam sbatte velocemente le palpebre, confuso, le parole che si accavallano una sopra l'altra insensate.

-Volevi andare dal tuo amico... beh, so dove si trova. Vieni con me- propone Nereus. -Qui non c'è posto per un ibrido potente come te, ma dall'altra parte . E ti assicuro che la compagnia in cui sei finito ti rallenterà e nient'altro.

-Stronzate- replica l'altro. -Non so bene cosa sia successo, ma non mi fido di te. Non mi fidavo nemmeno quando eri dalla parte dei buoni.

La fata si passa la punta della lingua sul labbro inferiore, quindi sorride. -E fai bene.- Si alza in piedi, tirando annoiato il guinzaglio. Il ragazzo dai capelli biondi lo segue senza alcuna esitazione, sempre mantenendo lo sguardo in quello di Adam. -Dovresti pensare alla mia offerta, ibrido. Ovviamente, essere dalla mia parte comporterebbe dei grandi privilegi. Pensaci.

E Adam obbedisce, non capendo neanche perché.

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