20 ¤BLUE¤

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Lo guardo muoversi e penso sia la cosa più bella che abbia mai visto. C'è una tale armonia tra la sua danza e la musica, che l'insieme mi ipnotizza. Marilyn ha sempre esercitato uno strano fascino su di me e Kevan ha ragione: ogni volta che lo ascolto desidero ballare. Ma non ci ho mai provato, a ballare. Ho sempre represso i miei istinti.
Quindi... chiudo gli occhi e provo a lasciarmi andare: il mio corpo si ferma ad ogni pausa, si muove, ancheggia, salta, gira, la sento, la sento, la musica. È dentro di me, attorno a me, è lei che guida i miei movimenti. Ho gli occhi chiusi ma nel buio scorgo lampi di luci colorati e sfuggenti. Le mie mani toccano una superficie dura e fredda e comincio a muovermi contro di essa, toccandola, sfiorandola, appoggiandomi ad essa. C'è un'altra canzone, adesso: non importa, è sempre Manson che canta. È lenta, mi avvicino a Kevan, anche lui è preso dalla musica, le nostre dita si intrecciano. Ondeggiamo, seguendo il ritmo. Siamo sempre più vicini, i nostri corpi si toccano. La mia schiena si poggia sul suo petto, ondeggiamo ancora... sono consapevole di ogni suo movimento, infatti sussulto quando le sue dita mi sfiorano il centro del petto. Apro gli occhi, sento le sue dita che mi sfiorano lo stomaco, fermandosi poi sull'ombelico.

Quello che sento dopo non è dolore: è di più. È qualcosa di inconcepibile, che mi leva il fiato. Le gambe mi cedono, cerco di urlare ma Kevan mi preme una mano sulla bocca. -Finirà presto,- sussurra, -per favore, stai calma.

Lacrime di dolore mi rigano le guance, scontrandosi poi sulla mano del ragazzo. Stringo i denti talmente tanto che temo si frantumino da un momento all'altro; non è un dolore che si limita a dove mi sta toccando, è diffuso in tutto il corpo. Alla fine... alla fine perdo i sensi.

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Kier si muove con agilità tra i giardini di Ancestor's Hill, fermandosi di tanto in tanto per annusare l'aria. È tutto così morto, le piante non respirano, l'ossigeno fa ribrezzo, queste macchine così inutili...
Kier sente la sua presenza ancora prima che lei si manifesti. Rallenta la sua corsa, quindi si ferma e sorride, lievemente ansimante, al tronco di un alberello rinsecchito. Il cielo è ancora scuro ma sta per arrivare l'alba e la timida luce solare gli illumina i capelli cinerei. -Dae,- dice, -so che sei qui.

-So che lo sai.- La ragazza gli cinge il collo con le braccia, appoggiandosi alla sua schiena. Kier alza gli occhi al cielo, poi si gira ed inclina la testa, pensieroso come al solito. -Perché sei qui?

Lei inarca un sopracciglio scuro, guardandosi un po' in giro con fare disinteressato. I suoi occhi sono dello stesso colore di un cielo privo di nuvole. -Perché, non posso? Questo posto fa schifo, comunque.

Kier si appoggia ad uno dei muretti che suddividono le case. Non dice niente. Vuole riprendere a braccare la fata dai capelli blu.

-Raven ci sta facendo solo perdere tempo, sono stufa di assecondarlo, di fare il doppio gioco- sbuffa Dae. Indossa un paio di pantaloni larghi ed una semplice fascia stretta attorno al seno, il petto coperto dai lisci capelli biondi. Ogni Changeling porta vestiti bianchi e la fata non fa differenza, tuttavia Dae è diversa da tutti gli altri confratelli... lei non è più fatta per essere comandata, si oppone a qualunque cosa, dice la sua ogni volta che capita, cerca sempre di scatenare faide nel gruppo. È una Changeling, ma è una di quelli anziani, sui quali è ormai difficile mantenere il controllo. -Devo riprendere la ricerca.

-Che importa della ricerca? Non è la tua vendetta, Kier!

Lui si passa le mani tra i capelli color cenere, arruffandoli ancora di più: questi sono pieni di terreno e foglie ed il suo viso è pallido è sporco di fango, così come il petto ed i pantaloni. -Se è la sua vendetta è anche la nostra.- Avvicina una mano ai capelli di Dae e le liscia un ciuffo ribelle, mentre lei cerca di pulirgli una guancia con il pollice. Siccome non ci riesce, decide di prendere Kier per il mento e leccargli via la macchia. Fa una smorfia disgustata. -Era il terreno di uno di questi giardini?

-Più o meno...- Il ragazzo si stropiccia gli occhi con il dorso delle mani, poi si guarda intorno, assonnato. -Devo cercare quella fata.

-Non sei tenuto a farlo- riprende la ragazza, poi esita. -Neanche io sono tenuta a cercare, vero, ma manca poco prima che mi ribelli.

Kier sta per chiederle chiarimenti riguardo quest'ultima frase ma lei lo interrompe: -Almeno riposati! Da quanto non dormi?

-Riesco ancora a fiutarlo...- mormora Kier, a cui si stanno chiudendo le palpebre. Dae alza gli occhi al cielo, lo afferra per il polso e lo trascina ai piedi di un albero. -Vai a dormire.

Kier la fissa per qualche secondo, poi chiude ancora gli occhi, appisolandosi in piedi. L'altra fata sbuffa e comincia a dargli piccoli, insistenti schiaffetti sulla guancia. -Vai a dormire!- gli ordina, indicando le fronde dell'albero. Lui sospira stancamente, arrampicandosi poi sul vegetale e sdraiandosi a pancia in giù sul ramo più alto e robusto.

-Dopo ne riparliamo!- gli urla Dae dal basso. -Non credere che sia finita qui! Non è la tua guerra, questa!

Non ricevendo risposta, stringe le labbra in un'espressione stizzita, si sistema i capelli già perfetti e si volta per continuare il tour solitario dello schifido paesino.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora