29 ¤ADAM¤

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Il ragazzo apre gli occhi e si guarda intorno, confuso e sbronzo. Ha la testa abbandonata sul seno di Chelsea Tennyson e una delle mani di un'asiatica a fianco ficcata nei suoi pantaloni. In bocca ha il sapore di birra e altro, qualcosa di più dolce e pungente, qualcosa che è anche nell'aria. La luce del mattino filtra pigramente attraverso le tende viola, tingendo tutto e tutti del medesimo colore. Ai piedi della finestra tre ragazze dormono beatamente; un'altra ragazza appoggiata al capezzale del letto mormora parole sconnesse ad occhi chiusi. Adam cerca di staccarsi da Chelsea, ma la rossa gli circonda il collo con un braccio e se lo preme ancora più forte contro il petto.

-Okay...- mormora Adam. Afferra il polso dell'altra ragazza, la asiatica, cercando delicatamente di togliere la sua mano dai propri gioielli di famiglia. Quando riesce nella sua opera, si libera anche dalla stretta di Chelsea e scende dal letto, ma non appena si alza in piedi lo coglie un violento capogiro e va a sbattere contro lo stipite della porta. -'Fanculo- sibila, tentando di rialzarsi. Con un po' di fatica riesce nel suo intento, percorrendo poi il piccolo corridoio che lo porta a scendere le scale. La casa è disseminata di persone che dormono come ghiri, tranne un ragazzo, che muove qualche passo verso una parete, ci sbatte addosso, mugola qualcosa e poi ripete tutto da capo. Adam fissa il ragazzo per un bel po', senza motivo, poi prende a scendere le scale, stringendo il poggiamano. Il pianerottolo gli sembra lontano anni luce finché improvvisamente non poggia la pianta del piede su di esso. -Le mie scarpe...- borbotta il ragazzo, muovendo le dita dei piedi e fissandole confuso. In salotto si sente ancora della musica, probabilmente nessuno si è preso la briga di spegnerla. Bene. Lui non sarà lo sfigato che interromperà la festa, anche se è mattina e nessuno tranne lui è sveglio, quindi tecnicamente nessuno se ne accorgerebbe.
Adam partecipa a qualunque festa di Ancestor's Hill e dintorni, conosce chiunque e sa le strade del posto a memoria, ma una cosa così non l'ha mai vista... riconosce le persone una ad una e stanno tutte inspiegabilmente dormendo. Si dirige in cucina, evitando per un pelo di cadere sopra una ragazza addormentata al centro del pavimento. Trova una bottiglia di Jack Daniel's e per un istante, un piccolo istante, pensa di prendere un bicchiere. -E 'fanculo anche i bicchieri- sbotta, quindi afferra la bottiglia e beve a canna, versandosi mezzo contenuto sul petto. Posa rumorosamente la bottiglia sul tavolo di legno, si pulisce la bocca con il dorso della mano e rivolge un'occhiataccia al frigo. Dovrebbe mangiare qualcosa, ma non ha voglia di ingerire qualcosa di non alcolico da più o meno un giorno e mezzo, da quando la depressione di sua madre si è aggravata. Il giorno prima aveva tentato il suicidio. Se succedesse un'altra volta Adam dovrebbe trasferirsi da suo padre e la sua nuova fidanzata, quella con il sedere rifatto e il chiuaua.
Con le gambe che quasi gli cedono, Adam si appoggia al freddo stipite della porta e scivola verso il basso, sedendosi per terra. Anche il pavimento è gelido sotto il suo corpo, che sembra febbricitante. Oggi deve andare per forza dalla madre, la conosciuta e stimata signora Georgiana Dale, chiusa in una stanza della sua grande villa da più o meno sei mesi per quella che sembra una grave depressione. Non vuole neanche vederlo e lui non vuole vedere lei, perché quella donna gli ha fatto solo il favore di partorirlo e mantenerlo economicamente. Nulla di più. Non è una madre, per Adam, ma una figura femminile a cui spilla soldi quando ne ha bisogno. Non ci può neanche litigare, dato che non le interessa niente di lui. Secondo lei Adam può fare qualunque cosa gli passi per la mente, tanto possiede abbastanza soldi da arginare il danno. Tuttavia, da quando le capacità mentali della donna stanno calando, Adam trova sempre più difficile ottenere altri soldi. Nessuno gli fa più piovere il cibo dal cielo e adesso sta morendo di fame, come un leone in cattività che improvvisamente viene gettato nella savana. Voleva un altro cazzo di tatuaggio. -Devo cercare Hector- biascica, quindi tenta di alzarsi, ma la stanza vortica e lui ripiomba a terra, stringendo i denti dalla rabbia. Si prende la testa rasata tra le mani e serra i piccoli occhi azzurri, sperando che il suo migliore amico non si sia cacciato nei guai. Ci tiene, a Hector, ci tiene come terrebbe ad un fratello, se solo ne avesse uno. È a casa sua che si rifugia quando vuole far finta che la sua vita sia diversa da come lo è in realtà, va da lui quando ha bisogno di un cenno di umanità nella sua vita, che è basicamente composta da persone di plastica con anime di silicone e un carattere di merda.
Deve trovarlo.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora