32 ¤BLUE¤

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Il giorno seguente purtroppo mi tocca andare a scuola e mi dirigo verso l'autobus, fermo a pochi metri da casa mia. Nello stesso istante, la decappottabile bianca di Dorothy rallenta e segue il mio stesso percorso, io sul marciapiede e lei sulla strada. Dorothy mi guarda attraverso dei grossi occhiali dalle lenti nere, pigiando debolmente con il piede sull'acceleratore. Ha un gomito poggiato allo sportello e si ravviva la chioma castana con movimenti distratti, mentre l'altra mano è ferma sul volante. Non c'è traccia delle altre ragazze ed è a questo punto che comincio a pormi delle domande. -Hey, Jones.- Mi saluta.

-Hey, Cohen- ricambio, continuando a camminare.

-Che ne dici di salire in macchina?

-Ti ringrazio, ma trovo l'autobus un luogo decisamente più piacevole.

-Dobbiamo parlare di quello che sta succedendo.- Il suo tono perde ogni traccia di dolcezza.

-Ah, sì?

-E dobbiamo trovare anche il modo di rintracciare Hector.

-Giusto. Senti, perché non ne parliamo a scuola... magari in mensa? Saremo piuttosto sole, dato che credo tu non abbia più alcuna ragazza al seguito dopo l'altra sera.- La guardo, aspettandomi che salga con la macchina sul marciapiede e che mi investa senza pietà... invece la ragazza stringe solo le labbra, sorridendomi amorevolmente. -Ma certo!

Un po' confusa ricambio il sorriso, affrettandomi verso l'autobus. Mentre entro guardo verso la macchina della ragazza e scopro che, attraverso le grandi lenti nere, Dorothy mi sta ancora fissando.
E sorride ancora.

Il lunedì mattina nessuno ha voglia di fare qualcosa, a scuola. Perfino le macchinette sono meno ricettive del solito, bloccando il cibo a metà del loro percorso verso la bocca di studenti mezzi addormentati.
Tuttavia, questo fine settimana ha turbato talmente tanto la noiosissima quiete di Ancestor's Hill, che perfino alla sonnolenta routine del lunedì sono stati apportati dei piccoli ma significativi cambiamenti. Noto, camminando per i corridoi, che la gente si ferma a guardarmi e subito dopo il mio passaggio commenta al vicino qualcosa tipo: 'è lei', 'così si fa, sorella', 'a morte la regina Cohen'.
Mi inebrio di questi commentini finché posso, dato che qui i pettegolezzi passano di moda a velocità pazzesche.

-Nè i ragazzi nè il resto della scuola vede Hector dalla sera della festa.- Mi si affianca Adam. Indossa una cravatta grigia, bianca e nera (gli allegri colori della St. Paul High School) sopra una camicia bianca mezza sbottonata, pantaloni al ginocchio neri - con affissa una catena argentata - e scarpe di tela nere. All'orecchio destro porta un brillante che non gli ho mai visto e si intravedono tatuaggi che il colletto, già sbottonato, non riesce a nascondere. Sembra uno studente della St. Paul tanto quanto io sembro un pellicano, ma, hey, almeno sa abbinare i colori!

-Eppure la fata se n'è andata in giro indisturbata, quella notte.- Mi fermo al mio armadietto, aprendolo e prendendo il libro di chimica. Adam si appoggia all'armadietto accanto, osservandomi con un po' di timore. Sbatto l'armadietto, sbuffo e riprendo a camminare. -Non ti legherò un'altra volta, okay? Ieri non pensavo nemmeno che funzionasse.

-Sapevo che le suore come te hanno fantasie perverse tutto il tempo, ma arrivare ad intrappolarmi a quel modo...- ridacchia. -Hai saltato tutti i preliminari possibili ed immaginabili!

Mi fermo in mezzo al corridoio, puntandogli lo sguardo addosso. -Chissà se posso fare in modo che le radici ti entrino in bocca impedendoti di parlare.

Adam sorride amorevolmente. -Tua madre è davvero carina, lo sai?

Sbuffando, riprendo a camminare. Forse quelle radici avrebbero dovuto semplicemente strozzarlo.

-È disponibile o è già di quello strano tizio con i capelli verdi?

A quel punto faccio cadere i libri, lo prendo dai baveri della camicia e lo sbatto contro gli armadietti, provocando un clangore metallico ed il silenzio in corridoio. -Mia madre è di mio padre!- sibilo. Adam alza un sopracciglio, composto, come se non si trovasse addosso a degli armadietti, come se non gli stessi per tirare un pugno, come se non gli fregasse nulla di tutto ciò che lo circonda. -Ne sei sicura, piccola fatina violenta?

-Sono un ibrido. E comunque sì, mia madre non tradirebbe mai mio padre.

-Anche mio padre non avrebbe mai tradito mia madre, e invece...- il ragazzo mi guarda, occhi azzurri socchiusi e sorriso impassibile sulle labbra. A quelle parole, mossa dalla pietà, stringo un po' meno la presa sulla sua camicia, ma non tolgo mai lo sguardo dal suo. -Mia madre è diversa.

-Siamo tutti diversi, speciali ed unici e ci teniamo per mano e balliamo il girotondo attorno al mondo. Certo, Blue!

-Lei non ha tradito papà con Nereus.

-Forse, se continui a pensarci, un giorno la cosa diverrà realtà.

già realtà.

-Mi sto chiedendo da un po' cosa sia realtà o fantasia, ma posso affermare, senza alcuna ombra di dubbio, che tua madre sia innegabilmente una Milf.

-Tua madre lo è!- gli urlo in faccia, furiosa.

-Già, lo è. Potrebbero diventare amiche, quelle due.

Sto per tirargli un pugno quando la campanella mi distrae. Devo sbrigarmi, sono in ritardo.
Tutta colpa di questo stronzetto impertinente. Mi allontano, lasciandolo libero. Adam si sistema la cravatta e con una tranquillità che mi manda solo più in bestia, mi volta le spalle e dice: -Mensa, io, te e Dot.

-Schifoso bastardo- ringhio.

-L'unico ed inimitabile!


Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora