26 ¤KEVAN¤

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La prima cosa che avverto è un peso sul mio stomaco. Un peso che respira profondamente.

La seconda cosa, che sono stretto in uno spazio quasi claustrofobico.

La terza, che è tutto bagnato.

Apro gli occhi e guardo il soffitto sopra la mia testa. Bianco di intonaco. Cerco di muovermi, ma riscontro più resistenza di quanta immagini; abbasso lo sguardo sul mio petto e vedo una zazzera di capelli scuri. Blue si è creata una specie di giaciglio tra le mie gambe e dorme profondamente. Sento il suo respiro caldo sulla pelle nuda del fianco. Mi accorgo di trovarmi in una vasca da bagno e che c'è dell'acqua... neanche poca! Ho una gamba appoggiata mollemente al bordo laccato e la tiro giù, posando il piede nell'acqua fredda. Blue sussulta. Trattengo il fiato, rimanendo immobile.
Riprende a dormire su di me, sospirando.

Bene. Che faccio, adesso?

Non riesco a ricordarmi come sia finito qui dentro. A giudicare dalla luce che filtra dalla finestra, è appena l'alba... dovrei trovarmi nel bagno della casa nella quale si è svolta la festa, ma ricordo poco e niente e non mi sento più il collo.
Non so altra gente, ma io non riesco a ragionare se non mi sento più il collo.

-Blue...- mormoro e la mia voce è impastata dal sonno, strascicata, come quando prendo una delle caramelle di Nereus.
È un caso che l'aria odori proprio di queste?
Cerco ancora una volta di muovermi, ma ormai ho capito che se non si toglie Blue io non posso alzarmi. Il fatto è che non mi va di svegliarla, quindi resto fermo per altri cinque minuti.
Quando comincio a non sentirmi più il sedere capisco che è ora di andarmene da questo posto. Stringo i bordi della vasca con le mani, mi metto a sedere e afferro Blue prima che la sua faccia si tuffi nell'acqua. Dorme ancora.
Il primo tentativo di uscire fallisce totalmente, il secondo va un po' meglio e riesco ad evadere dalla prigione smaltata di bianco, evitando di scivolare per terra. Poi tiro fuori Blue, adagiandola sul pavimento freddo. Lei si rannicchia in posizione fetale, continuando a respirare profondamente. Mi sento così dannatamente intorpidito che appoggio la schiena contro il lato della vasca, rovesciando la testa all'indietro fino a sbatterla contro il bordo. -Ahio- mormoro debolmente, poi mi addormento.

Sembrano passati pochi secondi da quando ho chiuso gli occhi. Blue è ancora rannicchiata, così come io sono ancora seduto con la schiena contro la vasca, non tanto da considerarmi bagnato fradicio, ma il termine si avvicina al contesto. Mi sento meno esausto di prima, forse ho dormito più di qualche secondo. Non importa, nessuno sembra essersi accorto della nostra presenza. O assenza. Con molta fatica mi alzo in piedi, reggendomi al lavandino e piegandomi perché ho le vertigini.
C'è uno specchio, ma non so se ho voglia di guardarmi. Non devo essere uno spettacolo magnifico.

Lo faccio. -Per... Dana- mormoro. I miei folti capelli blu non sono più lì! -Che cazzo...!- Mi passo le mani tra i corti capelli blu, capendo una volta per tutte che mi sono stati tagliati. Mi guardo intorno, confuso, poi punto nuovamente lo sguardo sullo specchio, fissando i miei occhi sgranati, i piercing che non sanno dove andare e si muovono sulla mia pelle, le mani sulla testa.
I. Miei. Capelli.

Faccio un profondo respiro cercando di calmarmi, dopodiché spalanco la porta del bagno e comincio a cercare Nereus. Tutta la casa è disseminata di corpi che dormono. Dormono appoggiati al muro, appoggiati ad altre persone, appoggiati a qualunque superficie consenta loro di dormire. Sembrano morti, ma non lo sono, purtroppo. Vorrei che lo fossero, anzi: vorrei che lo fosse il colpevole dell'omicidio dei miei capelli. Mi guardo attorno. Sono in sala e sono il solo con gli occhi aperti. Almeno sette corpi sono ammassati su un divano viola in un intrico di braccia, gambe e vestiti succinti e non mi va di controllare se lì sotto ci sia il mio migliore amico, anche se probabilmente è davvero lì. -Nereus!- lo chiamo, sperando che senta la mia voce. Niente. Guardo ancora il divano e mi assale il ricordo di me su di esso e di certe mani su di me, proprio dove ogni tanto voglio che mi tocchino. Non ricordo nemmeno di chi fossero, quelle mani, potrebbe essere stato chiunque... chiunque o nessuno, forse anche peggio.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora