4 ¤KEVAN¤

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-Che significa che non posso tornare da Nisa?- mormoro spaesato. Cassie stringe la tazza di tè fumante tra le mani per impedire loro di tremare... lo stanno facendo da un bel po', infatti. Dal momento in cui la donna ha capito che volevo ritornare a casa dalla mia maestra.

-Kevan, Nisa aveva ed ha tutt'ora dei nemici, tra le fate.- Anche la sua voce trema e la cosa mi preoccupa tantissimo.

-Questo lo so, infatti sono preoccupato che Nisa corra qualche rischio. Era così nel panico quando mi ha mandato via, non l'ho mai vista così. Devo andare da lei, non capisci? È la mia...

-Nisa è morta.

-... maestra, non posso abbandonarla così!- Mi fermo, fissando la donna. -Cosa?- mormoro. Cassie alza lo sguardo: ha gli occhi rossi e gonfi ed ogni suo sospiro sembra sofferente.
Io invece non sento più niente. Nessun suono. Nessun sapore. Nessun odore. Nessun pensiero. Ci vedo, ma il mio cervello non è più collegato a niente.

Non so come, i miei piedi nudi adesso toccano qualcosa di ruvido e caldo. Sento un suono assordante nelle orecchie, qualcuno che impreca e poi qualcun altro che mi strattona violentemente, facendomi cadere di schiena a terra.

-Ma ti si è fuso il cervello, per caso?- strilla Blue. Inaspettatamente, la sua voce mi dà la forza di riaprire gli occhi. Si sta alzando, controllandosi le ginocchia sbucciate; intanto mi urla addosso in modo folle: -Saremmo potuti morire, brutto pezzo di idiota! Ma sai che in strada passano delle cose pericolose di nome macchine? Fortuna che c'ero io, altrimenti quel decerebrato ti prendeva sotto come un piccione! Guarda le mie ginocchia, adesso come faccio? La prossima volta che avrai voglia di suicidarti, col cazzo che vengo a salvarti!- Detto questo si allontana a grandi falcate, mormorando maledizioni ed imprecazioni e allo stesso tempo tentando di controllare i propri vestiti per capire se si siano rovinati. Sento una porta sbattere. Rimango disteso a terra, ancora troppo sconvolto per muovermi.

Una porta si apre. Chiudo gli occhi.

-Mi dispiace,- dice Blue poco dopo, -non pensavo non lo sapessi.

Non riesco a dirle nulla, voglio solo rimanere su quel marciapiede freddo per il resto dei miei giorni.

-Non importa per le mie ginocchia,- mormora, -loro guariscono.

Continuo a tenere gli occhi chiusi anche quando sento che si siede vicino a me. Non sento niente.

-Lei ora non c'è più, ma se continui a mantenere il suo ricordo nel cuore, vedrai che non scomparirà mai. Sarà con te... non esattamente come lo era prima, ma ci sarà. Kevan...- Esita così tanto che apro gli occhi colmi di lacrime e la guardo, perché voglio sapere come finisce la frase, perché voglio sentire ancora la sua voce e la sensazione che mi provoca. Lei è al mio fianco come pensavo, le gambe piegate, il mento sulle ginocchia, gli occhi neri puntati dritti davanti a sé. Una folata di vento le scuote i capelli scuri, mandandoglieli davanti al viso... li sposta e poi mi guarda, sorridendo. -Le persone muoiono solo una volta dimenticate per sempre.

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Cassie mi porge una tazza di tisana alle erbe, guardandomi apprensiva. So che dovrei mangiare o almeno bere, ma non ci riesco, non ho voglia di fare niente. Scuoto la testa e mi stringo le numerose coperte al petto: fa troppo freddo, il mio corpo è scosso dai brividi. Mentre penso che sarebbe bello morire su questo divano, Blue scende le scale. Indossa la divisa della scuola, composta da una gonna a quadri bianca e grigia con sotto questo strano paio di calzini che le arrivano a metà coscia (devono avere un nome orrendo, come 'cravatta') e una camicia bianca; un fiocchetto grigio scuro le pende dal petto e sembra fatto dello stesso materiale della cravatta di Gerard. Vorrei toccarle quel pezzo di stoffa, poi strapparlo via, poi fare la stessa cosa con il resto dei vestiti ed infine sentire le sue labbra calde sulle mie, ma questo non posso dirglielo. Non sta bene. Quindi mi limito a guardarla e ad immaginare.

-Kevan,- mi ammonisce Cassie, -Sono due giorni che non tocchi cibo, mangia qualcosa... fallo per me, ti prego.

Blue si gira e per un attimo la preoccupazione fa breccia nei suoi occhi contornati di trucco nero... poi però non so che succede, sembra quasi arrabbiata. Io la fisso cercando di capire, ma non ci riesco. È veramente indecifrabile. -Mamma- dice infine. Cassie si gira, guardando la figlia. Si vede che è preoccupata anche per lei. Cassie si preoccupa per tutti, sempre, in ogni momento... mi domando quando trovi il tempo per pensare a sé stessa, forse non ce l'ha nemmeno, del tempo. -Vai a vestirti, o ritarderai alla riunione del comitato- le dice in tono più dolce. Cassie annuisce e si alza, salendo velocemente le scale. -La riunione... che mi metto per la riunione?

-Quel bel vestito verde che tieni nel cassetto!- le risponde Blue.

-Giusto, il vestito verde!- urla Cassie dalla camera. La figlia sorride, scuotendo mestamente la testa; i capelli le ricadono sul viso e li sposta dietro le orecchie in modo risoluto, guardandomi. Non dice niente, mi guarda e basta: è questo il problema. Cosa dovrei fare, adesso? -Stai andando a scuola?- chiedo nonostante sappia già la risposta.

-Anche- risponde criptica, poi si dirige al frigo e prende qualcosa. -Perché? Vorresti venire?

Alla prospettiva di incontrare altri umani dall'odore acre mi nascondo ancora di più nelle coperte e scuoto la testa. -No, grazie.

-Non puoi rimanere lì a vegetare e lo sai...- mi rivolge un'occhiataccia e finisce di bere il succo. -Quindi, tanto vale buttarsi. E poi non mi entusiasma l'idea che tu stia solo soletto a casa, mi... irrita.

-È logico,- dico, riferendomi alla gelosia tipica delle fate, -infatti mi aspettavo che tu mi accogliessi con un po' più di violenza... di solito avviene, quando non si è esplicitamente invitati da ogni membro fa...

-Fantastico!- strilla Cassie mentre scende precipitosamente le scale. È spettinata e ha il vestito non del tutto abbottonato, infatti, tra un passo e l'altro, se lo tiene stretto al petto cercando di abbottonarselo allo stesso tempo. I nostri sguardi si incrociano e capisco che devo stare zitto dopo un suo impercettibile segno del capo. Cassie sorride in modo tirato a Blue, la quale guarda la madre con un sopracciglio alzato. -Fantastico,- ripete la donna, -si è incastrata la cerniera. Blue, potresti aiutarmi per favore?

-Certo.- Un po' confusa, la figlia la raggiunge ed insieme cominciano ad armeggiare con la cerniera. Cos'è appena successo? Perché Cassie mi ha zittito in quel modo? Ha qualcosa da nascondere?
Giungo alla conclusione nello stesso momento in cui la fata, guardandomi disperata, si posa l'indice sulle labbra in una muta richiesta di silenzio. So che non è giusto, ma cedo ed annuisco. D'altronde, è il minimo che io possa fare... inoltre non sono affari miei. Spetta a Cassie.
Con un sospiro mi alzo, stiracchiandomi, poi guardo fuori dalla finestra. Mi assale una tristezza immensa, che mi fa accasciare nuovamente sul divano. Quella fata era come una madre per me, l'unica a cui mi sono affezionato in modo sincero.

-Allora Kevan... vieni oppure rimani a vegetare?- chiede Blue con sguardo di sfida.

-Tu cosa vuoi che faccia?-domando stancamente.

A questa domanda, la ragazza fa un mezzo sorriso, scuote la testa e sale silenziosamente le scale. -Mettiti qualcosa di decente, sfigato: facciamo un piccolo giro turistico.

Enchanted ||VINCITRICE WATTYS2017||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora