Overcome

By Blacksteel21

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Questo è lo spin-off di The Wayright, da leggere preferibilmente dopo aver letto la storia precedente. Berk... More

Capitolo uno
Capitolo 2
Capitolo 3
capitolo 4
capitolo 5
capitolo 6
capitolo 7
capitolo 8
capitolo 9
capitolo 10
capitolo 12
capitolo 13
capitolo 14
capitolo 15
capitolo 16
capitolo 17
capitolo 18
capitolo 19
capitolo 20
capitolo 21
capitolo 22
capitolo 23
capitolo 24
capitolo 25
capitolo 26
capitolo 27
capitolo 28
capitolo 29
capitolo 30
capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
capitolo 59
Capitolo 60
capitolo 61
capitolo 62. Epilogo

capitolo 11

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By Blacksteel21




MATT

" Fra me e Scott non c'è niente"

"Non avrei mai voluto lasciarti"

Smettila! Urlai dentro la mia testa e cancellai con violenza quei pensieri, non potevo permettermeli, non mi sarei lasciato coinvolgere ed imbrogliare di nuovo. Forse era vero, forse ormai con Dylan era finita, ma niente gli avrebbe più dato il diritto di avvicinarsi, di farmi del male. Mi strinsi nelle spalle, era una giornata soleggiata eppure mi sentivo gelare, non potevo andare avanti così, ero sopravvissuto un intero anno senza sapere niente, potevo farlo ancora. Potevo fare finta che lui non esistesse, anche se era complicato, temevo ogni incontro, il solo vedere la sua dannata faccia mi sfiniva, quegli occhi così ... disperati. Perché?

- Matt!!! – mi sentii chiamare.

Sollevai la testa, grato che qualcuno mi salvasse da quei pensieri e notai la figura di JJ corrermi in contro e sdraiarsi sul prato accanto a me, mi sorrise.

- Ciao – mormorai.

- Come stai Matt? – quella domanda diretta mi spiazzo un momento, si vedeva così tanto?

- Io ... sto bene tutto ok, credo – cercai di apparire più normale possibile.

Quello si rabbuiò – Mi dispiace ... - sussurrò – insomma per l'altro giorno ... non dovevo arrabbiarmi così e lasciarti da solo. Stai passando un momento di merda e non mi sono comportato da amico –

Si lanciò su di me e mi abbracciò forte, se c'era una cosa che avevo imparato di JJ era che a prescindere da qualunque cosa accadesse o facesse gli amici erano importanti per lui. Erano sempre al primo posto e JJ li difendeva ed affiancava con tenacia, aveva fatto tanto per me quando ero arrivato alla Berkeley. Ero distrutto, affogato in un magma di dolore da cui non credevo di poter mai riemergere e se lo avevo fatto era solo perché JJ mi era stato vicino. Occuparmi di lui, uscire, stare dietro ai numerosi incidenti legati alla sua vita fin troppo movimentata, tutto quel caos aveva tenuto i miei demoni lontani.

- Non scusarti – risposi – è anche colpa mia, sono scostante ultimamente –

- Hai litigato anche con Juri? –

Pensai un attimo al volto del mio amico e alla sua instancabile forza di vivere – Non credo si possa litigare davvero con Juri –

Quello parve più sereno adesso, il pensiero che potessi isolarmi di nuovo lo preoccupava e preoccupava anche me, non volevo crollare, non potevo permettermelo.

- Ehi, ti stavo cercando – la voce scura e profonda raggiunse entrambi con un tono annoiato.

Non potei fare a meno di osservare la schiena del mio amico drizzarsi ed i suoi occhi proiettarsi ammaliati verso la figura di Ren che stava in piedi a poca distanza da noi. Ci osservava con i suoi occhi scuri e le mani in tasca, non mi sembrava possibili poter aver paura di una persona eppure in presenza di Ren non potevo fare a meno di caricarmi di una sorta di aura inquietante. Lui era il migliore amico di JJ ma a mio avviso era tutto tranne quello, era il responsabile della condizione di quel ragazzo. JJ era una persona buona e gentile, incontrare Ren lo stava lentamente consumando.

- E' già ora di pranzo? – chiese il mio coinquilino fissando l'orologio.

- Come te la passi Reed? –

L'attenzione di Ren adesso era su di me, i suoi occhi scuri mi fissavano insistentemente come a volermi mettere paura, come se sperasse che mi sollevassi e fuggissi via. Si diceva di tutto sul suo conto, non credevo che ogni diceria fosse vera ma era chiaro che fosse pericoloso, di certo il più distruttivo del loro gruppo di amici.

- Non mi lamento Beumer – risposi cercando di non notare quel tono sarcastico.

- Davvero? – trattenne malamente una risata.

- Togliti dai piedi mi stai irritando – dissi poi distogliendo lo sguardo e sperando che andasse via presto, JJ doveva avergli detto del mio crollo.

- Wùxiào sto aspettando ...-

Fu come se mi sparasse in fronte, odiavo quel nomignolo, odiavo sentirlo rivolgersi a JJ in quel modo ... nullità, quale amico ne chiamerebbe così un altro? Forse solo qualcuno che in relatà non lo è.

Vidi JJ sollevarsi e affiancarsi subito a lui, mi fece un gesto con la mano ma prima che andassero via.

- Ti tengo d'occhio Beumer – ringhiai fissandolo.

Quello si girò, tendendo le labbra in quello che doveva essere un sorriso ma a che a me parve una smorfia sinistra – Mi sento allora di dover ricambiare il favore ... magari posso dare un occhiata a tuo cugino Chris – fece una pausa in cui mi fece scrutare il sadismo nei suoi occhi – sembra così triste ... dopotutto nella stessa camera avremo tanto tempo da passare insieme –

Restai fermo, pietrificato, Chris e Ren nella stessa camera, la serpe velenosa ed il topolino ferito, mi venne uno strano gorgoglio allo stomaco. Lo vidi passare un braccio sulle spalle di JJ e poi entrambi si allontanarono lungo il prato, io rimasi lì immobile ancora scosso.

Conoscevo bene le tecniche di Ren, le avevo capite dai racconti di JJ, lui lo idolatrava, lo aveva eletto a suo salvatore, ma la realtà era così diversa da spiazzare. Quando JJ me ne aveva parlato la prima volta lo aveva fatto con un tono di assoluta venerazione, mi aveva raccontato della sua infanzia, dei suoi genitori che lo ritenevano troppo strano in base ai canoni della famiglia. JJ indubbiamente non passava in osservato, anche se non faceva niente di particolare finivi comunque per notarlo e questo poteva essere un problema alle volta. Alle superiori non facevano che tormentarlo, mi aveva raccontato episodi orribili ed almeno due volte la settimana qualcuno finiva per pestarlo e rubargli i soldi dell'autobus o della mensa. Si sentiva solo ed aveva una cotta enorme per un suo compagno più grande. JJ aveva solo sedici anni quando aveva conosciuto Ren che frequentava l'ultimo anno nella sua scuola, lo avevano pestato ancora una volta e lui si sentiva solo e fragile. Era così che la serpe aveva attecchito, sfruttando le debolezze di quel ragazzino, lo aveva attirato nella sua rete, lo aveva ammaliato con le sue parole e lo aveva reso schiavo prendendosi la sua innocenza.

Mi vennero i brividi, il solo pensiero che potesse farlo a Chris mi terrorizzava, certo lui non era ingenuo ma Ren sapeva come imbrogliare anche i migliori. Sapeva rubare alla gente quello che aveva di buono e poi rilasciava la sua eredità, più arida di un deserto, vuota come la luce in fondo ai suoi occhi.

Ad un tratto mentre camminavo per il campus mi resi conto che mio cugino era proprio a qualche passo da me, così corsi per raggiungerlo.

- Chris! – chiamai e lui si voltò abbozzando un sorriso.

- Come va Matt? –

- Tutto bene, insomma, lo sai ... tu? –

- Al solito – ma c'era ben poco di solito nel suo tono.

- Senti Chris ... ho saputo una cosa oggi ... scusa se vengo a rompere – iniziai, quello mi ascoltava curioso - Ren ... è il tuo coinquilino –

Quello parve pensarci – Già, sono tipi un po' strani lui e JJ ... insoliti, direi –

- Sì, ecco – non sapevo come impostare il discorso – so che non sono affari miei ma ... per favore stagli alla larga ... è un tipo pericoloso e sa che sei mio cugino, non corre buon sangue fra noi –

- Beh stai tranquillo, non ho molta voglia di socializzare di recente – rispose – e poi anche l'altro mio coinquilino me lo ripete sempre, a quanto pare Ren non ha molti amici ... –

- Sì ... è un tipo abbastanza pericoloso, non chiedergli favori – lo ammonii – lo conosco già da un anno ... non c'è niente di buono in lui ... pensa che lo hanno trasferito già tre volte di stanza-

- Promesso Matt, starò in guardia – mi disse sorridendo.

Ricambiai il sorriso – Vuoi mangiare qualcosa? –

- No è ancora presto per me ... pensavo di andare a fare qualche giro di corsa – mi riferì – troppo stress da scaricare –

- Ti capisco – risposi – correre funziona ... allora ci becchiamo dopo –

Ci salutammo ed io mi diressi a mensa, la sala era stracolma come sempre, presi il mio vassoio e comincia a fare la fila. Adesso andava molto meglio con il cibo, sembravo quasi riuscire ad ingerirlo come prima. Quando ero arrivato mangiavo quasi sempre una mela al giorno, non riuscivo a mettere in bocca altro, le telefonate di mia madre e di Wes erano costanti. Mi vennero i brividi, non mi sarei mai ridotto così una seconda volta.

Mentre procedevo alla ricerca di un tavolo notai la mano sventolante di Juri, sospirai e mi diressi verso di lui sedendomi al suo fianco.

- Ho interessanti aggiornamenti – disse tutto sorridente fissandomi con i suoi grandi occhi neri cerchiati di matita verde.

- A me non interessa – replicai cominciando a mangiare.

- Non fare l'antipatico – mugolò poggiando la testa sulla mia spalla – lezioni private ... lezioni private Matty ... sarà mio ... quanto è vero che questi pantaloni mi stanno da Dio, Scott Fields sarà mio! -

- Juri ... davvero non capisco questo accanimento – dissi serio – è anche impegnato, capisco che ti piace tanto, ma ti stai solo incasinando inutilmente, è persino il tuo professore. –

- Non credo che le difficoltà ci abbiano mia fermati – c'era del tendenzioso in quelle parole .

- Juri non cominciare – sbottai – non sono dell'umore ... ti ho già detto di smettere di insistere ... è vero, ho osato, non mi sono arreso, non ho pensato alle conseguenze, ero pronto a tutto .... Ma ho sbagliato, mi sono fatto male i conti Juri –

- Ma il destino ...- cercò di aggiungere.

- Il destino non c'entra. Io scelgo il destino ... io ho scelto Kayle –

- Beh, allora io scelgo Scott – disse maliziosamente – e tu mi aiuterai, sii mio complice, Matty! –

- E cosa dovrei fare? – chiesi stremato.

- Voglio scoprire dove abita, voglio scoprire tutto di lui ... voglio conquistarlo! –

Sospirai nel vedere la determinazione nel suoi occhi, non si sarebbe arreso, il che significava che si sarebbe messo nei guai con tutta portabilità e sarebbe stato compito mio stargli accanto, curare le ferite che già vedevo all'orizzonte.

CHRIS

Correvo lungo il perimetro del grosso campo da football allestito per le partite più importanti della stagione. Avevo deciso di uscire e darmi da fare prima che la solita mancanza di interesse per qualsiasi cosa mi spingesse a starmene a letto com'era accaduto il giorno precedente. Mi ero rimesso in piedi, invogliato per forza di cose dalla chiamata ricevuta quella stessa mattina da Seth.

Avevo finito per sputare il rospo su tutto, Tyler era qui, gli avevo detto, anche Nikolaj insegnava qui ed io e Matt ci ritrovavamo, ancora una volta, nella merda. La voce di Seth si era incupita, mi aveva detto di non mollare, di tenere duro e non lasciare che questo cambiasse le cose. Avrei voluto accontentarlo, ma correre era tutto ciò che potevo fare al momento.

Avevo il fiatone, ma non mi importava. Il mio iPod passava le migliori canzoni in circolazione per allenamenti ed io mi sentivo finalmente carico e pronto alla battaglia come non era più successo da molto tempo. Aumentai la corsa quando improvvisamente una figura mi venne incontro, parandosi davanti e spingendomi a frenare all'ultimo secondo per non colpirla.

Alexey Romanov rise di quel sorriso per niente confortante, poi con un gesto veloce della mano mi tirò giù gli auricolari.

Era alto, da vicino lo era ancora di più. Il suo viso era asimmetrico, dagli zigomi alti e magri, contornati da capelli scuri e lisci. Aveva un tatuaggio che ricopriva il suo braccio per intero, cosa che non avevo ancora notato dal momento che quella era la prima volta che lo incontravo in divisa da football. Era un fiore o qualcosa di simile, risaliva lungo la spalla sfociando in colori sempre più decisi.

- Ma guarda un po' chi c'è qui ... il figlio di papà! Ti chiamo da almeno dieci minuti - iniziò quello dandomi subito i nervi.

- La prossima volta che ne diresti di usare il mio vero nome, genio? - ribattei con il fiato corto per la corsa.

Quello sorrise, la sua divisa venne scossa da un leggero venticello – Rampollo ti va bene? O preferiresti cocco di papà? - lo fulminai con lo sguardo – ti ho visto correre, sei veloce ... li vuoi fare questi allenamenti o no? -

- Non sono interessato, voglio concentrarmi sullo studio al momento ... -

- Tale e quale a quel fallito di mio fratello! Ma com'è che si dice? Chi si somiglia si piglia? - continuò quello con un tono provocatorio, peccato che non avessi alcuna voglia di perdere tempo anche con lui – forza, vieni in squadra ... soltanto qualche ora di allenamento, non è neanche certo che tu abbia delle possibilità per entrare. -

- Grazie, ma voglio evitare di cadere anch'io nel cliché del bel ragazzo capitano della squadra di football, è fin troppo abusato. -

Alexey rise di gusto ed io non ne capì il motivo – Mi hai appena dato del bel ragazzo? -

- No, ti ho appena dato del cliché vivente. - ribattei, sempre più incazzato – me ne vado. -

- Allora ci si vede in giro, cocco. -

- Spero proprio di no ... - commentai prima di voltare le spalle ed andare a sbattere direttamente contro il petto di un ragazzo. Alzai lo sguardo al suo viso, pronto a scusarmi, poi qualsiasi intenzione morì dentro di me, ancora prima di nascere. Tyler si scostò frettolosamente, mi stava fissando, aprì le labbra, poi le chiuse.

- Bradbury, sempre in ritardo, eh? Troppo impegnato a recitare la parte del bravo ragazzo per un po' di sana violenza da allenamento? - Alexey era ancora lì ed incredibilmente sembrava conoscere Tyler.

Ma certo, dovevano essere compagni di squadra, anche quello indossava la divisa blu e gialla dei Golden Bears. Mi voltai dall'altra parte, volevo andarmene, ma i miei piedi erano pesanti come due fottuti mattoni.

- Che ti prende? Lo conosci? - Alexey stava parlando con lui, ma Tyler era ammutolito.

- Emh, Wayright ... - mi salutò con un cenno veloce del capo.

- Bradbury ... -

- Che strano ... - Alexey era confuso e guardingo – quindi? Com'è che vi conoscete voi due? -

- Veniamo dalla stessa città. - si affrettò a dire Tyler – hai finito ora? o vuoi anche patente e libretto? Gli sbirri non piacciono a nessuno. -

Alexey rise, per nulla scoraggiato continuò – I bravi ragazzi invece sì, vero? Hai la vista lunga, Bradbury, peccato che io ce l'abbia ancora più lunga della tua. - rimasi a fissarli, perplesso. Quei due si detestavano parecchio, lo capii dalla posizione rigida che aveva appena assunto Tyler.

- Quindi? Siete amici? - Alexey parlava con me adesso.

Guardai Tyler con freddezza – No, ci conosciamo solo di vista. -

Per un attimo mi sembrò di vedere qualcosa affiorare dal suo viso, un'espressione diversa dal solito ... un misto di sorpresa e rabbia che durò un istante esatto. Volevo infierire, avrei davvero voluto vedere Tyler stare di merda, ma io non avevo alcun potere su di lui.

- Chris!!! Ehi Chrisss!!! - mi voltai in direzione della voce, Vyech mi veniva intorno sbracciandosi, era la mia salvezza ... la mia fottuta ancora di salvezza – andiamo a vedere gli allenamenti dalla tribuna, ti va? -

- Certo! - me la diedi a gambe letteralmente, senza degnare di un ulteriore sguardo quei due che continuavano a battibeccare su chissà cos'altro.

- Giusto in tempo. Mi dispiace per mio fratello ... è una merda, ti stava infastidendo? - chiese Vyech quando fummo abbastanza lontani da loro.

- Non è lui il problema – mi lasciai sfuggire prima di rendermi conto di ciò che stavo dicendo.

Vyech sgranò appena i suoi occhi chiari e mi fissò – L'altro? Era il tipo con cui hai parlato il primo giorno, vero? Quello che hai rincorso ... chi è? Vi conoscete bene? -

- Sì, noi ... - noi cosa? Stavamo insieme? Facevamo sesso? Che cosa vorresti raccontare ad un perfetto estraneo? E poi perché raccontarlo? A che servirebbe? - noi ... eravamo vicini di casa. -

- Ah. Non andavate d'accordo? - chiese ancora lui.

- No ... - era così, in fin dei conti. Non eravamo mai andati d'accordo, neppure nei nostri rari momenti migliori – lui mi ha picchiato molte volte a scuola. -

Vyech era sorpreso – Davvero? Ad uno come te? E perché mai avrebbe dovuto? Sei figo, Chris! Non sei come me ... -

Mi venne da ridere – Io figo? Forse adesso ho messo un po' di peso, ma sono sempre stato gracile ... inoltre ho sempre avuto un temperamento fin troppo esuberante, perfino con i ragazzi più grossi e grandi. Ne ho prese tante. -

Lo sguardo di Vyech era attento – Non immaginavo. Credevo di essere l'unico sfigato qui ... sempre vessato da mio fratello e dai suoi amici ... -

- Non lo sei ... - i miei occhi si persero lungo il Memorial Stadium, gli allenamenti erano duri, tutti sembravano prendere la cosa fin troppo sul serio. Molti di loro speravano di diventare dei veri e proprio professionisti probabilmente, mi chiesi quale fossero i piani di Tyler, invece. Non credevo che puntasse molto sullo sport.

Che cosa stava studiando? Perché aveva deciso di frequentare la Berkeley?

Devi smetterla, Chris, non deve importarti un accidente. Basta pensare a lui, dannazione. Va avanti, guarda avanti e non voltarti più.

- Senti, l'altra volta quando hai dato il permesso a Ren di portare in stanza JJ ... hai almeno capito quello che hai combinato? -

Mi voltai verso Vyech di soprassalto, ero talmente perso nei miei pensieri da essermi dimenticato perfino della sua presenza – Emh, credo di sì. Sono amici, no? -

Vyech sbuffò, mi fissava come se fossi il primo idiota sulla terra – Non sono solo amici, quei due se la intendono. Hai appena dato loro il permesso di copulare allegramente nella nostra stanza ... -

Oh, quello mi era decisamente sfuggito – Beh, io ... non credevo che ... insomma, come si fa a dire di no a Ren? Non mi sembra poi molto saggio ... -

Quello annuì con espressione cupa – Hai ragione anche tu. Che Dio ce la mandi buona, Chris. Questo sarà un anno difficile ... -

Parole sante, vecchio Vyech, pensai, stropicciandomi gli occhi stanchi con le mani. Rimasi un attimo in quel modo, ero stanco, dormivo a malapena da quando avevo scoperto che Tyler frequentava la Berkeley come me. Durante il giorno ero sempre sul chi va là, non era facile rilassarsi ...

- Ehi Chris! - la sua voce.

Alzai gli occhi istintivamente in direzione della sua voce. Tyler stava salendo i gradini. Era sudato e ansimante, si stava liberando dalle protezioni mentre oltrepassava la mia postazione e si fermava a qualche metro da me. Era perfetto, era proprio come appariva nei miei ricordi, forse perfino più bello. Alto, muscoloso, quel viso duro dalle forme studiate ad arte e poi quegli occhi ... erano grigi come il cielo durante una tempesta.

Perché mi aveva chiamato?

- Chris? Ci senti? Puoi passarmi l'acqua? Ho dimenticato la mia bottiglietta in stanza. -

Chris non ero io, capii, Chris era una ragazza, la stessa con cui l'avevo visto a mensa. Era alta, piuttosto magra, un viso nella norma ... la cosa peggiore era rappresentata da quel dannato nome.

La sua ragazza si chiamava come me. Mi sollevai come se le mie gambe avessero avuto vita propria, fu il buonsenso a frenarmi dallo stenderlo a terra con un calcio sulle palle. Bradbury sorrise, lei lo baciò delicatamente sulle labbra, ero ancora in piedi, imbambolato come un idiota, quando quello riprese a scendere mi trovò lì, a bloccargli la strada pur non volendo.

Il suo viso cambiò espressione ancora una volta, non gli diedi il tempo di dire nulla, voltai le spalle, scuotendo il capo per l'indignazione. Fu Vyech ad affiancarmi e salvarmi ancora una volta, era preoccupato, i miei comportamenti dovevano essere sempre più incomprensibili per lui ormai.

- Chris, che ti prende? Che ti sta succedendo? -

- Me ne vado in stanza, Vyech, non ho voglia di continuare a vedere gli allenamenti, scusami. -

Quello mi seguì con ostinazione – Calmati un attimo! Ehi, fermati! - mi prese per un braccio e mi costrinse a voltarmi verso di lui – non me la bevo più ... sputa il rospo, che problemi hai con lui? -

- Non me ne importa! Non mettertici anche tu! Sei solo il mio coinquilino, nulla di più. Smettila di comportarti come se fossimo amici. - ero rabbioso, quelle parole uscirono fuori con terribile spietatezza. Me ne pentii immediatamente, ma non riuscii a tornare indietro. Correvo ancora una volta lontano dai miei guai, dai miei carnefici, dalle mie vittime. Mi illudevo di aver trovato un luogo sicuro nella Berkeley, lontano dai guai, dove avrei potuto provare a vivere di nuovo, ma non era stato così. La ferita era stata aperta di nuovo, sanguinava e bruciava come se fosse stata cosparsa di sale.

Entrai in stanza ma subito mi fermai sulla porta. Ren aveva compagnia, non ci volle molto per capire che si stesse dando da fare con JJ. Non mi sentirono o forse lo fecero ma non se ne preoccuparono, feci dietro front e richiusi la porta alle mie spalle.

Non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare. Berkeley non era un rifugio, ma un campo di guerra. Rimasi lì in piedi, incapace di decidere cosa fare.



ANGOLO AUTRICI:

Rieccoci con un nuovo aggiornamento, speriamo che anche questo capitolo vi piaccia! Si stanno delineando meglio certe situazioni e come sempre i nostri cari cugini non navigano mai in acque tranquille! Nonostante Chris abbia fatto la conoscenza di molti personaggi strambi e simpatici una nuvola regna ancora nel suo cielo! Tyler è una presenza sempre più ingombrante nella vita del ragazzo! Matt non vive certo giorni migliori! Fra il suo coinquilino che gli da motivo di preoccupazione e gli strani intrighi di Juri, sembra che la mente di Matt sia rivolta verso certi pensieri sgraditi anche a lui! Non ci resta che aspettare i vostri commenti! Sperando che il capitolo vi sia piaciuto ;) La prossima volta toccherà ad un bel biondo eccentrico ed un bruno parecchio irascibile! Indovinate! ;)
A presto

BLACKSTEEL

HBU1o

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