La ragazza alata

By -storieacapitoli-

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"Mi chiamo Aria. Lo so, è un nome molto strano, ma mia madre è un po' stramba, quindi sarebbe stato più stran... More

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Ricominciare- Parte 1

20.6K 1.2K 236
By -storieacapitoli-

E' passata una settimana, forse la settimana più brutta di tutta la mia vita. In accordo con Marcus abbiamo bruciato il taqquino e abbiamo buttato la cenere nel cestino della spazzatura. Non vedo Ariel da quando le ho dato la piuma per Lilia, lei, Jago e Lilia sono partiti per un viaggio non so dove per far rendere indimenticabili gli ultimi giorni umani di Lilia. Hanno rubato delle biglie per nascondere le ali dai laboratori e adesso sono una felice famiglia che fanno un viaggio. Ruben è ancora all'ospedale, ha una gamba rotta e deve riprendere le forze. Cat sta contattando tutte le streghe esistenti in questo mondo, anche se non ha ancora trovato niente. Marcus si dà da fare, mi aiuta psicologicamente e mi fa parlare moltissimo anche di cose stupide. Ha voluto raccontato ogni cosa che ricordassi della mia infanzia, dice che può aiutarmi, anche se molto probabilmente lui lo fa perchè p consapevole che molto presto mi perderà.

E io... beh, cerco di non pensare. Passo le mie giornate sulla poltrona accanto al letto di Ruben e in palestra, dove ogni giorno passo almeno un'ora per sciogliere la tensione. Ho rotto tre sacchi da boxe.

Adesso sono le dieci di mattina e sto andando all'ospedale dopo una rinfrescante doccia con un pacchetto con carta regalo tra le mani. Oggi sono due mesi che io e Ruben stiamo insieme, e questa occasione va festeggiata.

Appena mi avvicino al suo letto lo vedo dormire. Mi siedo vicino a lui e lo sveglio dolcemente, baciandogli le cicatrici ancora evidenti. Si sveglia brontolando, come ogni mattina.

<< Hai intenzione di svegliarti o no? >> sussurro al suo orecchio.

<< Ti arrabbi se dico di no? >>

<< Si, mi arrabbio, quindi apri gli occhi. >>

Lentamente apre gli occhi e mi sorride. Nonostante il suo viso è pieno di cicatrici, ai miei occhi è ancora bellissimo. I suoi occhi, marroni come il cioccolato, hanno quella luce che li rende unici, che li rende bellissimi.

<< Ho aperto gli occhi. E adesso? >>

Mi chino su di lui e lo bacio. Ancora non riesco a realizzare che lui non ha mai smesso di amarmi, è come se in questo momento sto sognando.

Mi stacco da lui, si mette seduto e gli do il regalo.

<< Oggi non è il mio compleanno. >> dice sorridendomi << Che sto dimenticando? >>

<< Oggi sono due mesi che stiamo insieme. Due mesi fa a quest'ora ci siamo conosciuti e stasera saranno due mesi dalla mia dichiarazione strampalata e con la puzza di vodka. Quindi buon mesiversario. >>

Prende il regalo e lo scarta. Non sapevo che regalargli e ho chiesto all'unica persona che lo conosce più di tutti. Ariel mi ha detto che, oltre al disegno, aveva la passione per gli orologi da polso. Mi ha raccontato che ha saputo che lui quando era ancora umano aveva più di venti orologi da polso e che l'orologio che mi ha regalato quando sono arrivata qui è il primo che ha avuto da quando era un angelo. Se volevo fargli un bel regalo, dovevo ridargli il bauletto dove teneva tutti i suoi orologi. È stato difficile trovarlo, perchè ho dovuto visitare in segreto i resti della vecchia casa dei Peterson a duecento chilometri fuori dalla città e sono dovuta entrare nel vecchio pozzo. A quanto pare quando Ruben si è trasformato hanno messo il suo baule lì dentro, come se fosse una tomba. Quando alla fine l'ho trovato, ho gridato al miracolo.

Ruben rimane estasiato quando riconosce il baule.

<< Ma come diamine hai fatto a trovarlo? >> mi chiede incredulo.

<< Il vecchio pozzo della famiglia Peterson è molto profondo, ma alla fine ci sono riuscita. >>

Apre il bauletto e esce tutti i suoi orologi. Alcuni sono molto antichi, altri più moderni. Ma quello che prende per ultimo è quello a cui Ruben tiene di più. Ha il cinturino di pelle marrone logorato dal tempo, il vetro del quadrante un po' ammaccato e le lancette non funzionano. Ha l'aspetto di un orologio molto antico.

<< Era di mio padre. >> dice << Me lo ha regalato per il mio diciottesimo compleanno, un mese prima della mia trasformazione. Mi ha detto che è un orologio che si passa al primogenito per il suo diciottesimo compleanno. Credo che questo lo regalerò ad Alaric. >>

<< Buona idea. >> dico sorridendogli << Però adesso vestiti, oggi finalmente metterai piede fuori da queste mura. >>

Prendo un ricambio di vestiti puliti da sopra il comodino e va a vestirsi nel piccolo bagnetto dell'ospedale. Zoppica un po' e per camminare deve usare le stampelle, ma è abbastanza in forza. Ieri sera, quando Marcus mi ha comunicato che questa mattina potevo portarlo via sono esplosa di gioia.

Sono curiosa di sapere quale sarà la sua reazione quando vedrà il suo secondo regalo. Gli orologi come regalo per il nostro mesiversario, mentre il secondo regalo come bentornato a casa.

Mentre aspetto, mi metto seduta comoda sul suo letto e prendo la sua carpetta dal primo cassetto del comodino. In questi giorni ha disegnato tantissimo, è stato un modo per combattere la noia. Per me è rilassante guardarlo per ore disegnare con le cuffiette nelle orecchie.

Ha riempito questa carpetta con tantissimi fogli. Ha disegnato cose successe veramente, paesaggi reali e di sua fantasia, ha fatto tanti ritratti. Un ritratto mi ha fatto ridere un po'. Sono io con addosso un vestito verde in stile anni ottocento, i capelli lunghi raccolti in uno chignon scompigliato e un ombrello abbinato al vestito tra le mani. Io non riesco a immaginarmi in questo modo, sarei troppo ridicola.

Appena Ruben è pronto prendiamo tutto. Mentre sistema in uno zaino i suoi colori lo osservo. Indossa una camicia bianca e un paio di jeanz blu. Dalla camicia si intravedono le varie cicatrici sulla schiena e sul petto di frustate e di morsi, le bruciature sono quasi invisibili. È come essere accoltellati vederlo in quel modo, con una fasciatura rigida nella gamba, due stampelle nere metalizzate sotto le braccia.

<< Sto bene. >> dice chiudendo la zip dello zaino << Non mi fanno male e fra qualche giorno anche la gamba sarà guarita. >>

Prendo lo zaino e me lo metto nelle spalle.

<< Non posso fare a meno di pensare che è colpa mia. >> dico abbracciandolo << I vampiri ti hanno rapito per farmi del male, e ci sono riusciti. >>

Ruben accarezza distrattamente il mio tatuaggio. Lui non se ne accorge, ma quando parliamo di questo argomento lo fa sempre. Non so perchè.

<< Basta parlare di questo. >> dice sorridendomi << Dobbiamo fare un giro prima di andare nel nostro appartamento. Voglio farti vedere la biblioteca, la videoteca, la sala del disegno e tutto il resto. >>

Sorrido e usciamo da quella enorme stanza bianca.

Mentre camminiamo per i corridoi vedo Ruben rimanere estasiato. Adesso l'unica cosa bianca è il pavimento. Le pareti sono piene di graffiti di tutti i tipi e il soffitto è azzurro pieno di nuvole. Non so chi ha fatto tutto questo, ma chiunque lo ha fatto è stato bravissimo. Quando arriviamo davanti la stanza d'atterraggio mostro a Ruben la bacheca che c'è vicino alla porta. È un muro intero completamente dedicato a delle foto che tutti gli angeli si sono scattati. Appoggiato al muro c'è un tavolo dove c'è una stampante per le foto, dove ognuno può collegare la propria macchina fotografica o il computer e appendere le foto in bacheca. In alto a sinistra c'è una mia foto con Ariel e Jago, più in basso c'è una mia foto con Cat e Marcus.

Rimaniamo qualche minuto ad osservare tutte le foto. Ci sono molti visi conosciuti e sconosciuti, foto di gruppo e foto singole. Addirittura ci sono alcune foto molto sdolcinate.

<< Ehi! >> esclama ad un tratto Ruben indicando una fotografia << Ma quelli siamo noi due! >>

Guardo la foto che sta indicando e vedo che è la prima foto che ci siamo scattati, nella nostra camera.

<< Sicuramente centra tua sorella in questa storia. >> dico sorridendo << Ha fatto bene a metterla.>>

Dopo un po' continuiamo a camminare nei corridoi dove ci sono le camere da letto.

Appena arriviamo nel corridoio "D" vedo che davanti la mia vecchia stanza ci sono due ragazze con dei vestiti tra le mani. Stanno sistemando la stanza.

Mi avvicino a loro e chiedo: << Chi verrà a vivere qui? >>

<< Dovresti saperlo. >> risponde la ragazza bionda << Ieri sera è arrivata una chiamata da Ariel Peterson dicendo che sua figlia arriverà molto presto e che sarà lei la sua tutrice. Ha detto che le hai dato una tua piuma per trasformarla. >>

<< Ariel ha trasformato Lilia? >> dice Ruben << Erano partiti per un viaggio e adesso è un angelo? Ha quindici anni! >>

<< Si Ruben. >> risponde la ragazza dai capelli rossi << Ha solo quindici anni ma adesso è un angelo, quindi è una di noi. Marcus è entusiasto, una ragazzina strega che si è trasformata in un angelo grazie alla ragazza alata, non succede tutti i giorni. >>

<< Sapete a che ora arriveranno? >> chiedo.

<< Alle cinque. >>

<< Grazie per averci dato queste informazioni. >> dico sorridendo.

Io e Ruben continuiamo a camminare per i corridoi e non posso fare a meno di immaginarmi Lilia con le ali. Sarà stupenda.

Quando arriviamo nei vecchi magazzini lo conduco subito nella biblioteca.

Appena entriamo rimango stupita anche io. Adesso che tutto è sistemato alla perfezione mi rendo conto che è venuta davvero bene. Una ragazza dai capelli biondi è dietro un bancone che registra al computer che un ragazzo sta prendendo in prestito un libro. Su alcune poltrone ci sono seduti degli angeli che leggono in assoluto silenzio. Questo è il posto dei miei sogni.

Dopo lo porto nella videoteca, dove una coppia di angeli è stesa su un divanetto, con le cuffie nelle orecchie e occhiali 3d.

Subito dopo andiamo alla musiteca, dove ci sono scaffali di libri e lettori cd ovunque.

<< Hanno fatto un bel lavoro. >> dice Ruben mentre camminiamo per raggiungere le altre aule <<Mi dispiace non aver potuto aiutare. >>

<< Tu hai aiutato invece, anche se non lo sai. >>

Ruben mi guarda senza capire e io dico: << Il finto Ruben ha aiutato a portare le scatole e ha aiutato a dipingere la musiteca. Hai aiutato, anche se non eri tu. >>

Sbuffa e io sorrido. Non sopporta parlare del finto Ruben, credo che sia la "persona" che più odia perchè è quello che mi ha lasciata, almeno lui dice così, però secondo me la cosa che più non sopporta è che qualcuno ha tentato di copiarlo.

Gli mostro tutte le stanze che hanno creato. La prima del corridoio è la sartoria, dove alcuni angeli che sanno cucire sono incaricati di cucire nuovi vestiti per gli angeli. Questa stanza è piena di tavoli per tutta la stanza, di macchine da cucire e c'è stoffa ovunque. Ariel ha fatto richiesta di lasciare il posto al centro di controllo per venire a lavorare qui. Subito dopo viene la stanza della musica. In questo momento è vuota perchè di solito gli angeli si uniscono qui di sera per suonare. Ci sono tutti gli strumenti musicali possibili immaginabili. Hanno già fatto una specie di concerto, la musica si è sentita fino all'ospedale. Continuiamo a camminare e gli mostro la stanza della fotografia, la stanza d'informatica, la cartolibreria, la tabaccheria e infine la stanza del disegno. In tutta la stanza sono sparsi tavoli, fogli, colori di tutti i tipi, manuali di disegno e cavalletti con delle tele sopra.

Inutile dire che ho dovuto trascinare via Ruben da lì.

<< Adesso dove andiamo? >> chiede mentre torniamo indietro.

<< A casa. >>

Quando arriviamo davanti all'appartamento Ruben è stanco di camminare e lo capisco, questo posto è davvero molto grande.

È come se fosse un enorme hotel fantasma di un'altra dimensione. Entriamo nel nostro appartamento e Ruben rimane senza parole.

<< Ho sistemato tutto. >> dico mettendo lo zaino sul divano << I tuoi vestiti sono già nell'armadio, tutte le tue cose del disegno invece... >>

Apro la porta dello studio e gli mostro quello che ho fatto.

In realtà non ho fatto niente, ho solo tolto tutti i mobili e messo tutta la sua attrezzatura da disegno in dei scatoloni. A terra ci sono dei fogli di giornale e delle latte di vernice di tanti colori aspettano di essere usate.

<< Questo era lo studio, ma a me non serve quindi ho pensato di far usare a te questa stanza. Volevo sistemare io le tue cose, ma ho pensato che tu volevi farti questo posto come volevi. Quindi ho lasciato tutto così. Questo è il tuo regalo di bentornato. >>

Lascia cadere a terra le stampelle, mi stringe tra le sue braccia e mi bacia. Era da tanto che non mi dava un bacio così caloroso e pieno di desiderio.

Mi stringe sempre più forte, le mie mani scorrono sulla sua schiena e i nostri corpi sono attratti come due calamite.

Si stacca da me e dice: << Dov'è la camera da letto? >>

Ha lo sguardo furbetto, scoppio a ridere.


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