La ragazza alata

By -storieacapitoli-

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"Mi chiamo Aria. Lo so, è un nome molto strano, ma mia madre è un po' stramba, quindi sarebbe stato più stran... More

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LIBRO CARTACEO
IL CARTACEO È ARRIVATO!!!

L'ora della verità- Parte 3

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By -storieacapitoli-

Mi sveglio di soprassalto. Per tutta la notte ho avuto incubi nonostante il potente sedativo che mi hanno dato ieri sera. Provo vergogna e paura di me stessa. Ho staccato la testa ad un vampiro! Si, lo so che noi combattiamo contro i vampiri eccetera, ma era comunque una persona! Da quando ho deciso di diventare protettore mi sono chiesta cosa avrei provato ad uccidere per la prima volta. E adesso lo so. E non ho ucciso solo un vampiro, ma quattro! Due sparati a sangue freddo, uno accoltellato e l'altro.... non voglio nemmeno pensarci.

E la cosa più grave è che adesso anche io sono un vampiro come loro, anche se solo in parte. Sono un mostro anche io.

Forse mi sentirei un po' meglio se Ruben fosse vicino a me, ma non c'è. Al mio risveglio sono sola. Forse è questo che merito, sono un mostro, la pena è stare da sola.

Sento qualcuno camminare nel corridoio. Mi metto seduta e asciugo le lacrime che mi bagnano il viso. Il dolore al fianco è sempre intenso, ma non è niente in confronto al dolore che sto provando psicologicamente.

Ripeto a me stessa che è solo un sogno, ma allora perchè la mia gola inizia a bruciare per la fame?

Jago entra nella stanza con una sacca di sangue tra le mani. Io cerco di non guardarlo.

Si siede vicino a me e io non lo guardo, non voglio vedere i suoi occhi pieni di terrore. Dolcemente con una mano gira il mio viso verso di lui e mi sorride. Non è terrorizzato, sembra stanco, molto stanco.

<< Non vuoi guardarmi? >> dice guardando i miei occhi << Che ti ho fatto di male? >>

<< Niente, non mi hai fatto niente. È che... >>

Mi blocco, non riesco a parlare. Cerco di trattenere le lacrime.

<< Che cosa? Parla Aria. >> dice con tono dolce.

<< Non volevo vedere i tuoi occhi. Ieri i tuoi occhi gridavano la parola terrore. Avevi paura di me, ed hai tutte le ragioni per esserlo. Hai un mostro come sorella. Niente male, no? >>

Adesso era impossibile trattenere le lacrime.

<< E cosa dirà la mamma? >> dico prima che possa aprir bocca << Le diremo che sua figlia ha ucciso una persona strappandole la testa a morsi? E magari, chissa, forse tra le quattro persone che ho ucciso c'era anche il padre di Lilia! >>

Jago posa la sacca di sangue sul comodino e mi abbraccia. Adesso lui non dice niente, mi stringe soltanto.

E quando sento il profumo del suo sangue caldo che gli scorre nelle vene mi rendo conto che non sono solo un mostro, sono una persona spregevole.

Lo spingo via e non lo guardo, cerco di togliere dalla mia mente il profumo inebriante del suo sangue.

Jago capisce quello che è successo e con dolcezza mette il tubicino alla sacca di sangue e me la porge. Mentre la prendo in mano lo guardo e in lui non c'è nemmeno un briciolo di terrore come avevo immaginato. C'è solo tristezza e affetto.

<< Forse sarebbe meglio non bere più sangue, chiudermi in una stanza e aspettare di morire. Sarebbe la cosa giusta da fare. >> dico guardando la sacca di sangue.

<< No! >> dice Jago con un po' di spavento << Non pensare una cosa del genere! Tu devi vivere! Non sei un mostro come credi, Marcus ti aiuterà sia con il problema del sangue e che con gli altri problemi. >>

<< Quali problemi? >> dico spaventata.

Adesso è lui che non mi guarda. Dice: << Tutti i tuoi sensi aumenteranno e per i primi tempi non saprai controllare la tua forza. Ma Marcus ti aiuterà, ti insegnerà ad eliminare questi problemi. >>

Chiudo gli occhi e ripeto a me stessa che tutto questo sta accadendo davvero. Dopo qualche secondo sento qualcuno camminare nel corridoio. Spalanco gli occhi.

<< Aria, che succede? >> mi chiede Jago stringendomi la mia mano.

<< Sta arrivando qualcuno. >>

Si gira verso la porta e dice: << Ma non c'è nessuno... ah, adesso non c'è nessuno. >>

Dopo qualche secondo Marcus entra dalla porta e Jago mi guarda stupefatto. Come se questa cosa fosse una dote invece che una maledizione.

Marcus arriva davanti al mio letto e si siede dall'altra parte. Prima di dire qualcosa Marcus prende la sacca di sangue e me la mette davanti al viso. Riesco a sentirne il profumo nonostante la plastica. La gola inizia ad infiammarsi e un dolore insopportabile si insinua dentro di me. Cerco di resistere, ma alla fine prendo tra le mani la sacca di sangue e inizio a bere.

Un forte senso di sollievo si insinua dentro di me e, anche se so che è sbagliato, adoro bere sangue.

Appena finisco di bere fino all'ultima goccia poso la sacca vuota sul comodino e guardo le mie mani. Non riesco a guardare nessuno dei due negli occhi.

Se ci fosse stato Ruben qui con me forse sarebbe stato diverso. Ma lui adesso dov'è? Proprio nel momento in cui ho bisogno di lui, lui non c'è.

<< Ehi, ehi, ehi. >> dice Marcus afferrando la mia mano << Calmati. >>

Non capisco perche mi sta dicendo di calmarmi. Guardo le mie mani e vedo che ho chiuso le mani a pugno così forte che le unghie si sono conficcate nella carne facendo sgorgare un po' di sangue.

Jago apre il cassetto del comodino, prende una pezza e pulisce il sangue dalle mie mani.

<< A che stavi pensando? >> mi chiede Marcus accarezzandomi una guancia.

<< Al fatto che quando ne ho più bisogno Ruben non è qui. >> dico con più rabbia di quanto pensassi.

<< Ascoltami Aria. >> dice prendendomi il viso con tutte e due le mani << Per un angelo normale le emozioni umane sono amplificate per cento volte. Tu sei umana, angelo e vampiro e quindi vuol dire che le tue emozioni sono amplificate duecento volte. Devi cercare di mantenere il controllo. Le emozioni potrebbero sommergerti e farti perdere anche la ragione. >>

Guardo Marcus negli occhi e piangendo dico: << Ma che ho fatto di male per meritare tutto questo! Io volevo vivere solo la mia vita! >>

Mi rendo conto solo dopo che avevo urlato. Marcus mi stringe forte fra le sue braccia e accarezza i miei capelli. Sussurra delle parole rassicuranti, ma io continuo a piangere.

Il dolore sta diventando troppo straziante, cresce ogni attimo sempre di più. A un certo punto mi metto ad urlare e piangere. Non ce la posso fare.

Jago si alza e corre via. Dopo un attimo torna con un'infermiera che mi fa una puntura.

Non mi addormenta, ma comunque mi immobilizza e mi infonde un po' di quiete.

Marcus dolcemente mi fa stendere e mi da un bacio sulla guancia.

Jago e Marcus si allontanano dal mio letto per parlare, ma io riesco a sentire tutto quello che dicono nonostante al sedativo.

<< Come dobbiamo fare? Così rischia di impazzire! >> dice Jago.

<< Dobbiamo aspettare che passi un po' di tempo, il tempo che accetti quello che è adesso. >>

<< Faceva già a fatica ad accettare di essere un angelo, figuriamoci adesso che è un angelo e un vampiro! >>

<< Dobbiamo fare in modo che tutte le persone che ama gli stiano accanto. >> dice Marcus con un po' di malinconia.

<< Marcus, ci siamo solo noi due. Ruben che non vuole uscire dalla sua maledetta stanza, Ariel che non so dov'è e sua madre che non può venire qui perchè è umana. >>

<< Forse c'è un modo per farla venire qui. Potrei lavorare a qualche intruglio per farla diventare angelo per qualche ora. >>

<< Non può! Quando l'ho abbracciata prima che bevesse la sacca di sangue ha avuto l'impulso di uccidermi! Se anche solo mordesse sua madre se ne pentirebbe per tutta la sua vita. >>

<< Dobbiamo fare in modo che più gente possibile le stia accanto per superare la cosa. Aspettiamo che Caterine finisca la trasformazione e prova a parlare con Ruben. Per quanto riguarda Ariel la cercherò io, le spiegherò cosa sta succedendo e tornerà subito qui. Poi organizzerò una video chiamata con Virginia, in modo che possa avere anche lei al suo fianco. Dobbiamo fare di tutto Jago, io non voglio che mia figlia cada in una depressione da cui non c'è cura. Se ha reagito in quel modo quando è morto suo padre ed era ancora umana, se succedesse qualcosa adesso e non la aiutiamo potrebbe addirittura ammazzarsi e noi non lo possiamo permettere. >>

<< Certo. >> dice Jago << Per il fatto che è la ragazza alata, giusto? >>

<< No! Perchè è mia figlia! >>

Mi metto un cuscino sopra la testa in modo da non ascoltare più niente. Non voglio più sentire niente. Non ce la posso fare, è più forte di me. Tutta questa situazione è più forte di me.

Io volevo solamente avere la mia vita. Volevo avere una famiglia, un lavoro, dei figli, una casa con un giardino sul retro. Non chiedevo molto, chiedevo solamente una vita!

Mi metto seduta, sposto la coperta e metto fuori i piedi. Un dolore lancinante mi fa rimanere senza fiato e mi porto una mano al fianco. I sedativi bastano per placare un po' le mie emozioni, ma non riescono a placare il dolore.

Per la prima volta guardo il mio fianco dolorante. C'è una garza che copre una ferita apparentemente grande. Devono avermi dato dei punti.

Marcus e Jago corrono subito al mio fianco e mi impediscono di alzarmi.

<< Devo andare via da qui. >> dico quasi sussurrando. Il dolore è troppo forte.

<< E dove vuoi andare che non riesci nemmeno a muoverti? >> dice Marcus.

<< Allora portatemi via da qui. Portatemi da Cat o da Ruben o dove volete, ma voglio prendere un po' d'aria. >>

Jago e Marcus si scambiano un'occhiata preoccupata e poi Marcus mi prende i braccio in modo da non farmi male.

Usciamo fuori dalla stanza e mi portano in una zona a me sconosciuta. Mi chiedo quanto sia grande questo posto, credo che io ne ho visto meno della metà.

In questo corridoio ci sono delle porte blindate. Dalle scritte sopra si suppone che siano laboratori di massima segretezza.

Entriamo in una stanza piccolissima, con solo in un lato due computer apparentemente molto più avanzati rispetto a quelli che usano gli umani.

Marcus mi mette a sedere sulla sedia di fronte al computer. È enorme, di pelle nera e accogliente.

Marcus digita qualcosa ai computer e la parete dietro ai computer diventa come di vetro.

Dietro la vetrata c'è una stanza completamente bianca e senza mobili. Al centro della stanza c'è solo una barella con sopra Cat.

Sembra che sta dormendo. Ogni tanto fa qualche piccolo movimento o fa qualche lamento, e questo mi basta per accertarmi che è viva.

Guardo le sue spalle. Le ali sono già spuntate. I capelli sono ricci e lunghissimi come sempre, tranne per il fatto che adesso ha delle ciocche rosse come quelle di Ariel. La pelle non è ancora bianca come tutti gli angeli, questo vuol dire che la trasformazione ancora non è completata. Guardo la sua mano sinistra e vedo che ha una cicatrice come quella che avevo io prima di trasformarmi.

<< Ma quella cicatrice non dovrebbe sparire con la trasformazione? >> chiedo a Marcus.

<< No. >> risponde << E' come un segno di riconoscimento, significa che appunto è stata trasformata dopo che è morta. >>

<< Quanto tempo manca al suo risveglio? >>

<< Circa tre ore. Fra tre ore sarà al tuo fianco. Però non puoi aspettare qui, devi tornare a letto. Devi pranzare e riposare. Non avrei nemmeno dovuto farti alzare. >>

Decido di non obiettare. L'ultima cosa che voglio adesso è litigare con una delle due persone che mi stanno accanto.

Marcus mi prende in braccio e mi riporta nella mia stanza.

Appena mi posa sul letto Jago mi posa sulle gambe il vassoio del pranzo. C'è solo insalata, pomodoro e mozzarella.

<< Devi fare una dieta ferrea. >> dice Marcus sorridendomi << Passerà un po' di tempo prima che mangerai di nuovo le lasagne. >>

Un sorriso spunta sul mio viso, anche se se ne va presto.

<< Già questo è un risultato. >> dice Marcus << Non ho mai visto un sorriso così poco duraturo, ma era sempre un sorriso. >>

Jago va a prendere altri due vassoi, poi Marcus e Jago mangiano insieme a me.

Almeno in questa situazione una cosa buona c'è. Non sono completamente sola anche se me lo meriterei.

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