Secrets and Masks | By Emeral...

By euclid__

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"9 anni dopo la battaglia di Hogwarts, la guerra infuria ancora e tutti sono molto cambiati rispetto ai giorn... More

Cap 1 | Non farti prendere.
Cap 2 | Non uscirai più la fuori!
Cap 3 | Medusa.
Cap 4 | Al sicuro nella mia gabbia.
Cap 5 | Una piccola Mezzosangue talentuosa.
Cap 6 | Ti ucciderei proprio adesso.
Cap 7 | Il tempo è un'amante crudele.
Cap 8 | Disperso in azione.
Cap 9 | Tesoro.
Cap 10 | La Signora Zabini.
Cap 11 | Cucciolo di leone.
Cap 12 | Un'anima degna di essere salvata.
Cap 13 | Frammenti di vetro.
Cap 14 | Lei ha fatto cosa?!
Cap 15 | Pronto a morire?
Cap 16 | Piccoli sporchi segreti.
Cap 17 | Un Weasley, non un Potter.
Cap 18 | Strega morta che cammina.
Cap 19 | Il Dottor Jekyll - Signor Hyde.
Cap 20 | Angeli nel giardino.
Cap 21 | La Ragazza d'Oro, rinata.
Cap 22 | Another One Bites the Dust.
Cap 23 | Sembrava costoso.
Cap 24 | Sepolto vivo.
Cap 25 | Soffocato? Oppure Decapitato?
Cap 26 | Un diverso tipo di esorcismo.
Cap 27 | Teatro dei dannati.
Cap 28 | La casa delle bambole.
Cap 29 | Regina o nuovo ordine?
Cap 30 | Un demone, una mezzosangue e uno psicopatico entrano in un bar.
Cap 31 | Come dovrebbe essere la morte.
Cap 32 | Segno della croce.
Cap 33 | Preghiere e promesse.
Cap 34 | Tombe vuote.
Cap 35 | Ramoscello d'ulivo.
Cap 36 | Avvoltoi.
Cap 37 | La rivelazione di Medusa.
Cap 38 | Prima sembrava che ne valesse la pena.
Cap 39 | Cos'altro?
Cap 40 | I draghi mordono.
Cap 41 | Mustang e flutê di champagne.
Cap 42 | Con la guerra arriva il sacrificio.
Cap 43 | Nessuna domanda, nessuna pietà da mostrare.
Cap 44 | Una cosa bellissima da vedere.
Cap 45 | In un'altra vita.
Cap 46 | Vorrei che tu avessi visto...
Cap 47 | Riesci sempre a sorprendermi.
Cap 48 | Angel, Kitten e una ragazza di nome Chester.
Cap 49 | Incubo o visione?
Cap 50 | Questo piccolo porcellino.
Cap 51 | Quattro - Quattro - Quattro - Quattro.
Cap 52 | Godetevi le piccole cose.
Cap 53 | Bravo ragazzo.
Cap 54 | Tu.
Cap 55 | L'inferno sulla terra.
Cap 56 | Damigella in pericolo.
Cap 57 | Click - Click - Click.
Cap 58 | Ciao, piccolo.
Cap 59 | Due parole.
Cap 60 | Loro.
Cap 61 | Si chiama terapia, tesoro - cercalo.
Cap 62 | La fine del fottuto mondo.
Cap 63 | Sotto l'albero di ciliegio in fiore.
Cap 64 | Non fare promesse che non puoi mantenere.
Cap 65 | All night long.
Cap 66 | Colpa tua.
Cap 68 | Desiderio.
Cap 69 | Quanto tempo è passato?
Cap 70 | La Mezzosangue e il Drago.
Cap 71 | Niente.
Cap 72 | Volatile - spietato - freddo.
Cap 73 | Il demone che si è guadagnato le corna.
Cap 74 | Ep. 1
Cap 75 | Ep. 2

Cap 67 | Egoismo.

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By euclid__

17 maggio.

Nelle settimane successive ci furono molti litigi. C'erano un sacco di bicchieri di whisky gettati contro i muri e un sacco di libri lanciati attraverso le stanze perché avevano avuto l'audacia di non contenere le risposte che Draco voleva.

Hermione non diceva mai nulla quando lui andava fuori di testa.
Lei restava sempre dov'era. Lei osservava, pazientemente con le mani intrecciate in grembo, e aspettava che lui si calmasse e si sedesse con lei in modo che potessero riprovare.

La sua rabbia passerà, si diceva. Lo fa sempre.

Non aveva torto. La sua rabbia passava sempre, ma con ogni tentativo fallito di salvarle la vita, con ogni vicolo cieco che raggiungevano, Draco impiegava più tempo a calmarsi.

Ieri il lavello della cucina aveva sopportato il peso della sua rabbia. Oggi gli armadi erano il suo sacco da boxe. "DOVREBBE FUNZIONARE!"

"Lo so."

"STO FACENDO TUTTO BENE!"

"Lo so che lo fai."

"Allora perché non funziona, cazzo! Dovrebbe -" urlò Draco mentre si girava e lanciava un altro bicchiere di cristallo contro il muro. "MERDA - CAZZO!"

Astoria sarebbe diventata furiosa quando avrebbe scoperto del vetro. Quello era l'ultimo rimasto.
Draco aveva rotto tutti gli altri e sfortunatamente, non importava quanto Hermione avesse provato a ripararli con la magia, non sarebbe mai riuscita a rimetterli a posto. Finivano sempre nella spazzatura.

"DOVREBBE FUNZIONARE!"

"Lo so."

Non importava quante volte se ne usciva in questo modo, non era mai stato così facile da guardare. Per molto tempo, Hermione non aveva desiderato altro che che i suoi muri di Occlumanzia crollassero in modo da poter sapere esattamente cosa stava pensando. Da molto tempo desiderava vedere quali emozioni si nascondesse dietro quelle grandi mura di ghiaccio.

Non aveva mai considerato che ciò che si nascondeva dietro di loro avrebbe potuto spezzarle il cuore.

Fu solo quando ruppe una delle sedie della sala da pranzo che si calmò. Fu solo quando fece un buco a forma di stivale nel muro che fece un respiro profondo, spinse indietro i capelli che gli erano caduti negli occhi e si sedette di nuovo sul pavimento davanti al fuoco con lei.

"Ti senti meglio adesso?" chiese Hermione, facendo un tentativo di umorismo per cercare di smorzare il suo temperamento.

Non funzionò, fece semplicemente sì che Draco la guardasse male per un momento. A volte la sua presa in giro era proprio ciò di cui aveva bisogno per tirarlo fuori dai suoi piccoli attacchi di rabbia. Oggi, a quanto pare, non era uno di quei giorni.

"Statw scopando o litigando?" chiese una voce femminile mentre i tacchi alti cominciavano a tintinnare giù per le scale. "Sto scendendo! È sicuro -" Il ticchettio si fermò quando raggiunse l'ultimo gradino. "Quello è l'ultimo dei bicchieri di cristallo?!"

Draco si alzò di nuovo in piedi. Sembrava che avesse ancora altra rabbia da esorcizzare. "Penso che abbiamo questioni più urgenti di cui occuparci in questo momento di un paio di fottuti bicchieri rotti!"

"Tesoro, vale davvero la pena sprecare le tue energie per questo?" Hermione sentì Blaise tacere con tono preoccupato. Doveva aver seguito Astoria giù per le scale. O l'aveva aiutata a scenderle. Dipendeva se la sua giornata era andata bene o male con la sua maledizione del sangue.

"Non sono solo un paio di bicchieri rotti però, vero?!" sbottò Astoria, ancora nascosta alla vista di Hermione. "Sono tutti! Sono tutti i bicchieri di cristallo che ho portato da casa -"

"Ti avevo detto di portare con te solo l'essenziale quando siamo fuggiti dal maniero, quindi perché cazzo li hai portati con te?!"

Hermione sospirò pesantemente e si appoggiò al divano, sapendo che quella discussione non sarebbe stata ignorata tanto presto. Si chiese se avesse tempo per preparare una tazza di tè...

"Non sei mio padre, Draco, non devo ascoltare tutto quello che mi dici di fare!"

Draco rise sarcasticamente. "Sei brava in molte cose, Tori, ma ascoltare? No! Hai la capacità di attenzione di una bambina!"

Una tazza di tè sarebbe stata carina, in realtà... Un sacco di latte, un po' di zucchero...

"Io sono una bambina?! Dice quello che fa i capricci come un bambino letteralmente e distrugge le cose! Cose costose!"

Oh, cazzo. No. Hermione non poteva fare una tazza di tè. Draco aveva distrutto il bollitore in un precedente attacco di rabbia...

"Non avresti dovuto portare i bicchieri in primo luogo se erano così costosi?! Cosa pensavi che ne avresti fatto comunque?! Stappare una bottiglia di champagne e brindare alla sconfitta dell'Oscuro Signore quando alla fine sarebbe morto?!"

"Ero una spia dell'Ordine molto prima di te! Ho rischiato la vita per anni per scoprire quei segreti e merito di avere cose belle! Sai quanto valevano quei bicchieri di vino?! Un sacco di galeoni! Potrebbero sfamare una piccola città per una settimana: quindi un sacco di galeoni!"

"Oh, certo, mi ero scordato con chi stavo parlando! Fidati dei nobili della famiglia per conoscere il valore di un dannato bicchiere!"

Quando Astoria si precipitò dietro l'angolo, il suo faccino arrabbiato era scarno. Nelle ultime settimane si era ammalata sempre più spesso. Sembrava più magra di quanto Hermione l'avesse mai vista. Le ossa affilate delle sue spalle sembravano sul punto di staccarsi dalla pelle, ma nonostante ciò - e in vero stile Greengrass - indossava ancora un bellissimo abito ingioiellato e tacchi da sei pollici.

Anche se, se Blaise non avesse avuto il braccio legato al suo, Hermione non si sarebbe sorpresa se fosse caduta.

Anche se Draco le dava le spalle, Hermione poteva vedere il suo riflesso nella finestra della cucina, e guardò la rabbia scivolare via dal suo volto. L'aspetto di Astoria lo aveva colto di sorpresa.

"Sembri una merda," disse Draco, arricciando le labbra con rabbia anche se i suoi occhi mostravano la preoccupazione che stava cercando di tenere nascosta. "Dovresti essere a letto. Perché cazzo sei..."

La maledizione del sangue di Astoria potrebbe averle spazzato via tutto, ma il suo carattere? Nemmeno per un attimo. "STO BENE! Sono stata a letto tutta la settimana, ho bisogno di aria fresca!"

"Se hai bisogno di aria fresca, allora apri una maledetta finestra! Non puoi andare in giro a ballare il valzer nelle tue condizioni..."

"Vado a fare una passeggiata! FINE DELLA DISCUSSIONE!"

Blaise sembrava altrettanto preoccupato ma non discusse. Tenne il braccio legato a quello di Astoria e la scortò fuori a passo costante. Chiunque poteva vedere che il modo in cui le sorrideva era falso. Costretto. Con il cuore spezzato.

Quando Astoria e Blaise oltrepassarono la porta della cucina e uscirono nel giardino sul retro, Malfoy si era calmato abbastanza per continuare. Si sedette di nuovo sul pavimento con lei.

Hermione si avvicinò finché le sue ginocchia non toccarono le sue, e dopo aver annuito, Malfoy raccolse la bacchetta dal pavimento e ne posò l'estremità contro lo sterno.

All'inizio, Hermione non aveva pensato che ci fosse molto peso nella sua teoria riguardo al sottrarle l'Horcrux, come avrebbe potuto? In tutto ciò che aveva letto, un Horcrux non era descritto come un osso o un muscolo. Non era qualcosa che potesse essere localizzato e sezionato. Un Horcrux era magico e la magia non era esattamente una forza tangibile. Non era qualcosa che potesse solidificarsi. Non era qualcosa che potevi tenere in mano.

Sì, potevi vedere gli effetti della magia. Potevi sentire il dolore di una maledizione Cruciatus e tenere una coppa trasfigurata nel palmo della mano, ma quelli erano i risultati della magia, non della magia stessa, ma Draco era convinto che potesse farla funzionare. Dal modo in cui parlava dell'Horcrux, lo paragonava a un cancro o a un tumore, ed era dannatamente determinato ad estirparglielo.

Era un effetto congiunto, era qualcosa su cui erano effettivamente d'accordo. Mentre Draco si concentrava nell'estrarre la magia oscura da lei, Hermione si concentrava nel raccoglierla.

Nel modo in cui Harry lo descrisse, quando in passato aveva distrutto un Horcrux lo descrisse come fumo nero, quindi era quello che Hermione immaginava.

Ogni volta che sperimentavano, Hermione chiudeva gli occhi e immaginava l'Horcrux nella sua mente. Immaginava una nuvola di fumo nero nel suo stesso corpo, come inchiostro nero in una ciotola d'acqua. Immaginava il fumo che scorreva attraverso il sangue nelle sue vene, e poi immaginava di tirarlo indietro. Lo immaginava allontanarsi sempre di più finché non si concentrava dentro e attorno al suo cuore. Non aveva idea se funzionasse ma doveva almeno provarci. Malfoy non l'avrebbe perdonata se non lo avesse fatto.

E dopo due settimane di esperimenti, erano vicini a qualcosa. Hermione non voleva dirlo ad alta voce, non voleva alimentare le speranze di Draco quando forse non ce n'erano ma era vero. Avevano scoperto qualcosa. Poteva sentirlo -

"La tua mente vaga, Granger."

"Scusa." Hermione scosse leggermente la testa e cercò di concentrarsi di nuovo.

Fumo nero.

Cercò di visualizzarlo nelle sue vene. Pensò a tutte le volte in cui la Maledizione del Demone aveva avuto il controllo su di lei e a come si era sentita quando aveva iniziato a recedere e poi cercò di replicare quella sensazione.

Fumo nero.

Immaginò il fumo nero sulla punta delle dita delle mani e dei piedi, e poi immaginò che si ritirasse all'indietro. Immaginò che le andava lungo la mano, lungo le vene delle braccia, oltre i gomiti e su, su, su fino al petto...

Hermione sibilò quando un dolore acuto le attraversò l'interno dello sterno. Cercò di nasconderlo ma sussultò prima di potersi fermare.

La pressione della sua bacchetta diminuì.

Gli occhi di Hermione si aprirono. "No, non farlo!" Lei costrinse le parole ad uscire a denti stretti. Il dolore peggiorava ogni volta che sperimentavano. Cercò di convincersi che era perché si stavano avvicinando. "Continua."

Quando Draco iniziò ad allontanarsi, Hermione lo afferrò per i gomiti. Lo tenne lì, assicurandosi che la sua bacchetta premesse dolorosamente sulla sua pelle. "Sto bene. Lo prometto. Posso farcela."

Preoccupazione. Dubbio. Paura. Tutte e tre quelle emozioni nuotavano così chiaramente nei suoi luminosi occhi azzurri che avrebbero potuto anche essere scritte contro le sue pupille. Erano tutti scritti sul suo volto. Poteva vederli tutti nella linea tesa della sua mascella e nei muscoli tesi del suo collo.

Non voleva farlo. Sapeva che le stava facendo del male e non voleva farlo ma sapeva, proprio come lei, che non avevano molta scelta.

Il tempo stava scadendo, e se Draco era stato fedele alla sua parola, non stava finendo solo per Hermione.

Al pensiero che lui morisse, Hermione non voleva pensarci. Non poteva pensarci. Non poteva nemmeno lasciare che la sua mente si avvicinasse, nemmeno per un secondo.

La sua vita, la sua felicità dopo la guerra... erano l'unica cosa che le faceva venire voglia di combattere ancora.

Sapeva che i pensieri di Draco dovevano aver seguito lo stesso percorso quando una delle sue mani fredde si avvolse attorno al suo polso sinistro. Lei alzò lo sguardo e guardò i suoi occhi mentre lui si portava la mano alle labbra e le baciava l'anulare.

"Pronta a ripartire?"

Hermione annuì e fece un respiro profondo. Cercò di non sussultare quando lui premette la bacchetta contro il suo petto ferito.

Tempo, ricordò a se stessa. Lo scoprirebbero insieme. Avevano solo bisogno di più tempo.

[...]

Quattro ore dopo, la loro sessione fu interrotta dal suono di colpi frenetici contro la finestra della cucina.

Quando Hermione si voltò, trovò un piccolo barbagianni marrone che beccava l'esterno del vetro. Si alzò velocemente in piedi ed uscì.

Fu un'interruzione inaspettata, ma certamente non sgradita. Il petto di Hermione faceva male e le sue tempie pulsavano dolorosamente. Si sentiva come se anche le ossa dello sterno fossero fratturate. Non era colpa di Draco. Era stata lei a voler andare avanti e sperimentare il più possibile, ma ciò non significava che non fosse fottutamente esausta.

Hermione accarezzò la sommità della testa del gufo e sorrise all'uccello mentre gli toglieva la lettera dal becco. Fece le fusa piano e si accoccolò nel palmo aperto di Hermione per un momento, ma non appena Narcissa svoltò l'angolo, l'uccello rimase immobile.

Hermione rivolse al drago uno sguardo di avvertimento mentre apriva la lettera umida e coperta di pioggia. "Ne abbiamo già parlato, Cissa. Fa parte dell'Ordine. Si chiama Henry e non è cibo."

Narcissa mormorò nel fondo della gola. Fece un passo avanti e mostrò i denti.

Il gufo squittì e si nascose dietro il braccio di Hermione.

"Di cosa si lamenta Kingsley questa volta?" chiese Draco mentre la seguiva fuori. Si appoggiò al muro di mattoni della cascina, si mise in bocca una sigaretta e l'accese.

Hermione scannerizzò velocemente le pagine. Avrebbe voluto poter dire di essere scoraggiata da ciò che aveva letto, ma non lo era. "Crouch si sbagliava di nuovo. Il serpente non era nel parco a tema."

Draco rise rumorosamente dietro di lei. "Naturalmente non era lì, cazzo. Non posso credere che Crouch abbia suggerito che Voldemort la nascondesse lì. Un maledetto parco a tema babbano. Cosa si aspettava l'Ordine? Che la trovassero a strisciare tra le giostre delle tazze da tè? È stata una proposta di merda fin dall'inizio."

Hermione si voltò leggermente e incontrò i suoi occhi. "Beh, se pensavi che fosse un suggerimento così schifoso, allora perché l'hai trasmesso all'Ordine?"

Gli occhi di Draco rimasero fissi nei suoi mentre prendeva un profondo tiro dalla sigaretta che aveva in bocca. Trattenne il fumo nei polmoni e non le rispose finché non ebbe espirato. "Per lo stesso motivo per cui hai rinunciato alla chiesa babbana nel Kent quando Crouch te l'ha suggerita."

Egoismo. Questo era il motivo. Questa era la cosa che stava per dire senza dirla realmente. Nessuno dei due lo aveva detto ad alta voce, ma ormai erano entrambi sulla stessa lunghezza d'onda.

Egoismo. Entrambi avevano trasmesso quei suggerimenti merdosi perché erano egoisti e volevano più tempo insieme. Finora erano stati fortunati. Nessuno dei loro temporeggiamenti avevano fatto male a nessuno. Nessuno aveva sentito un solo sussurro di Voldemort o del suo esercito e non aveva lanciato alcun attacco, ma non sarebbe rimasto così per sempre.

Hermione si chiese per quanto ancora lei e Draco avrebbero potuto temporeggiare...

Non molto tempo. Questo era già chiaro.

Hermione sospirò e raccolse il piccolo gufo dal davanzale della finestra. Gli diede una pacca sulla testa ancora una volta prima di alzare il braccio per consentire all'uccello una piattaforma migliore da cui volare.

Henry sbatté le ali e cominciò a spiccare il volo, ma aveva fatto appena pochi metri prima che un muro di artigli e scaglie lo inchiodasse al suolo.

"NO!" gridò Hermione, fissando con orrore un turbinio di piume che volavano in aria come se qualcuno avesse fatto saltare una federa. "Narcissa! No! Cattiva ragazza! Lascia andare Henry!"

Narcissa non fece nulla del genere. Si sdraiò a pancia in giù con la testa alta in aria e lanciò la palla cigolante tra gli artigli sulla piega delle sue ali.

Draco rise rocamente, completamente spensierato e completamente divertito, come se non fosse più insolito di un gatto che gioca con un gomitolo di spago.

"Narcissa!" sbottò Hermione. Il drago non dava nemmeno segno di averla sentita. "NO! MOLLA! MOLLA HENRY SUBITO!"

Per un momento Hermione pensò che il drago l'avrebbe ascoltata. Sollevò gli artigli quel tanto che bastava per far alzare l'uccello, ma poi li ricacciò immediatamente giù, ingabbiando Henry e giocando con il suo cibo.

"No! No! Non è cibo! Non -" Hermione si voltò e guardò Draco. "Dille di lasciare andare Henry!"

Alzò lo sguardo dalla sigaretta e inarcò un sopracciglio. "Di chi è quel gufo?" chiese, con la sigaretta che gli dondolava in bocca.

"Come è rilevante in questo momento?!"

"Ha fatto un sacco di pattuglie extra per noi nelle ultime settimane. Poverina è esausta, si merita un premio."

"Ma quello è il gufo dell'Ordine!"

"Allora?" alzò le spalle. "Ti ho detto fin dall'inizio che non volevo che sapessero dov'era il rifugio. Ti ho detto: 'Se sanno dove ci nascondiamo, porteranno solo guai'. Beh," fece di nuovo una pausa per fai un altro tiro profondo, "- eccolo qua. Il guaio."

"Non volevo che sapessero dov'era il rifugio". Ah. Era un eufemismo.

A causa delle impeccabili tecniche di interrogatorio di Daphne, Theo e Blaise, Crouch suggeriva quasi ogni giorno un nascondiglio diverso per Nagini, il che significava molti più incontri con l'Ordine per trasmettere quell'informazione.

Tutti gli incontri erano stati un disastro. Tutti loro.

Avevano continuato ad incontrarsi all'aeroporto delle East Midlands, ma bruciavano sempre in un modo o nell'altro.

Draco teneva sempre la mano di Hermione durante tutti gli incontri. Si era rifiutato di lasciarla andare perché era convinto che Kingsley avesse dato istruzioni a chiunque fosse presente di rapire Hermione e riportarla alla loro base - in modo che potessero ucciderla - alla prima occasione. Hermione scelse di tenere per sé che lo stesso pensiero le aveva attraversato la mente in più di un'occasione.

Naturalmente, Draco che aveva costantemente una presa su Hermione avrebbe mandato Ron fuori di testa e in breve tempo ne sarebbe seguita una rissa. A volte verbale, il più delle volte fisico.

Tutti si erano rassegnati a stringere i denti e andare avanti con le riunioni ma poi Draco aveva notato un corvo. Era un uccello.
Sembrava piuttosto giovane e non li disturbava esattamente, ma stava semplicemente seduto lì, appollaiato in cima a uno dei terminal e... guardava. Hermione lo aveva ignorato. Aveva detto a Draco che era paranoico ma poi il corvo era stato presente all'incontro successivo.

E poi il successivo.

Probabilmente non era un Animagus. Probabilmente non era una delle spie di Voldemort che si travestiva da uccello, ma nessuno voleva correre quel rischio, quindi invece di incontrarsi all'aperto dove avrebbero potuto essere spiati - o catturati - decisero invece di scambiarsi dei gufi da una parte all'altra.

Ma questo significava che l'Ordine doveva conoscere l'ubicazione della fattoria, cosa che a Draco non piaceva.

"Il fatto che il loro gufo venga sbranato a morte portandoci messaggi non conta come un problema! È facilmente evitabile se semplicemente lo impedisci!"

Draco rise di nuovo, facendo uscire piccole nuvole di fumo dalla bocca. "Hai mai provato a richiamare un drago affamato? È più facile a dirsi che a farsi, cucciola."

"No! Non prendermi per il culo adesso! Richiama Narcissa!"

Il gufo strillò di nuovo. Hermione non aveva mai desiderato colpire Draco così tanto in vita sua.

"Oh per l'amor di Dio, è il gufo di Ron! Adesso fermala prima che lo mangi, per favore!"

Dietro la nuvola di fumo che aveva appena esalato, Draco sorrise. "Oh, beh allora merita assolutamente un premio. Accomodati, ragazza. Non sprecarne neanche un pezzo."

Narcissa fece le fusa avidamente. Il terreno cominciò a rimbombare sotto i piedi di Hermione.

"DRACO!"

"Cosa? Ha fame."

Gli strilli del gufo raggiunsero nuovi livelli -

"FALLE METTERE GIÙ IL GUFO!"

"Bene." Alzò gli occhi al cielo e nel momento in cui schioccò le dita, Narcissa - con molta riluttanza - alzò gli artigli anteriori e lasciò andare il pranzo. "Guastafeste."

Narcissa ringhiò mentre guardava il gufo volare via e quando guardò di nuovo Hermione, lei giurò che le aveva lanciato un'occhiataccia.

"Mi dispiace." Hermione si avvicinò al drago imbronciato e posò una mano sulle scaglie calde vicino alla sua guancia. "Apprezzo che tu abbia fatto tutte quelle pattuglie extra per tenerci al sicuro, davvero, ma quello era il gufo di Ron."

Narcissa sbuffò. I suoi occhi rossi osservavano Hermione da vicino. Fece per allontanarsi ma Hermione fece un passo avanti e premette entrambe le mani contro la guancia squamosa del drago per cercare di impedirgli di ritirarsi. Se Narcissa avesse voluto andare, Hermione non sarebbe stata in grado di fermarla, ma voleva che il drago sapesse quanto le dispiaceva.

"So che hai fame, ma dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per mantenere la buona fede con l'Ordine." Hermione si alzò in punta di piedi per cercare di mantenere il campo visivo di Narcissa. "Mi dispiace. Non potevo lasciartelo mangiare, non importa quanto te lo meriti."

Narcissa sbuffò di nuovo con rabbia, ma si appoggiò ai palmi aperti di Hermione e chiuse gli occhi. Hermione l'aveva conquistata.

Narcissa girò la testa e premette il muso contro il busto di Hermione. Quando il drago sbuffò, Hermione rise, e quando le diede una gomitata giocosa, Hermione dovette aggrapparsi alle squame sopra la bocca per evitare di cadere.

Draco non disse nulla ma Hermione poteva sentire i suoi occhi sulla sua schiena.

Hermione passò la mano sulle scaglie calde, simili a carbone, del drago mentre camminava lungo il suo corpo, e sebbene Narcissa avesse ignorato Hermione pochi minuti prima, loro due erano di nuovo in sincronia. Il pensiero era balenato solo brevemente nella testa di Hermione e senza che lei dovesse dire nulla, Narcissa abbassò la spalla a terra per lasciare che Hermione le salisse sulla schiena.

"Cosa fai?" chiese Draco mentre Hermione si sistemava tra le spalle di Narcissa.

"Hai ragione. Ha fatto così tante altre pattuglie ultimamente che merita un premio."

Narcissa canticchiò. Faceva sentire l'intero corpo di Hermione come se stesse vibrando.

"Quindi vai a caccia?" chiese Draco. "Con lei?"

"Beh, ovviamente. Non sono seduta sulla sua schiena per avere una visuale migliore della fattoria, non credi?"

"Ma tu odi volare."

Hermione alzò le spalle. "Non è così male con lei. Mi fido di lei e so che non mi lascerà cadere." Mentre parlava, accarezzò distrattamente la parte posteriore del collo di Narcissa.

Narcissa iniziò a fare le fusa.

"Non abbiamo tempo per questo Granger. Dobbiamo esercitarci per sottrarti l'Horcrux. Narcissa può andare a caccia da sola."

Alla menzione della separazione, le fusa di Narcissa si fermarono, poi la sua testa gigante si voltò verso Malfoy e lei sibilò e digrignò i denti davanti a lui. L'aveva fatto solo per avvertirlo, non lo avrebbe effettivamente morso, ma l'espressione sul volto di Malfoy era dannatamente impagabile.

"Andiamo," disse Hermione, tendendo il braccio affinché Draco lo prendesse. "Abbiamo bisogno di una pausa e Narcissa ha bisogno di nutrirsi."

"Ma dobbiamo -"

"Draco, è tutto il giorno che cerchiamo di sottrarmi l'Horcrux. Sono stanca. Tu sei stanco. Sono così stressata che riesco a malapena a pensare lucidamente. Non stiamo arrivando da nessuna parte e non lo faremo se siamo esausti e stressati. Dobbiamo goderci le piccole cose finché possiamo, Draco, non è quello che hai detto qualche mese fa?"

Ci pensò su per qualche istante. I suoi occhi guizzarono tra Hermione e il suo drago, e per la prima volta da quando avevano scoperto che era un Horcrux, sorrise.

"Che c'è?" chiese Hermione.

"Niente. Ricordo solo i giorni in cui eri terrorizzata da lei."

Hermione non poté fare a meno di sorridergli. "Vieni o cosa?"

"Oh?" Draco inarcò un sopracciglio. "Mi è permesso venire? O è una cosa riservata solo alle ragazze?"

Narcissa abbassò la spalla e permise a Draco di arrampicarsi sulla sua schiena, e una volta che si fu sistemato dietro Hermione e le ebbe avvolto le braccia intorno alla vita, Narcissa si impennò sulle zampe posteriori e allungò le ali.

"Allora," iniziò Draco, appoggiando il mento sulla testa di Hermione "Dove si va?"

"Beh, dovrebbe essere una notte limpida stasera. Che ne dici di quel lago in cui mi hai portata qualche mese fa? Potrebbe esserci del Grindylow nel lago per Narcissa da mangiare?"

"Mi piace."

[...]

22 maggio.

Hermione aveva sempre creduto che le idee migliori le venissero nei sogni.

Un incubo con lupi e cicatrici sul viso era ciò che le aveva fatto capire che il professor Lupin era un lupo mannaro durante il suo terzo anno ad Hogwarts. Un sogno in cui bruciava formiche al microscopio le aveva dato l'ispirazione per intrappolare Rita Skeeter in un barattolo di vetro nel suo quarto anno, e nei suoi sogni le era venuto in mente persino il nome SPEW.

Quando sognava liberamente, la sua immaginazione correva selvaggia e, a volte, un problema su cui era bloccata da settimane si risolveva da solo. Ultimamente, però, i suoi sogni erano rimasti bloccati. Intrappolati su un unico sentiero da cui non riusciva proprio a staccarsi, non importava quanto ci provasse.

L'Horcrux. Quella parte vile e orribile dell'anima di Voldemort che si era attaccata a lei e di cui non riusciva a liberarsi. Horcrux. Horcrux. Maledetto Horcrux. Ne era consumata. Era tutto ciò a cui riusciva a pensare quando era sveglia. Era tutto ciò che poteva sognare quando andava a dormire.

Cancro. Questo era ciò a cui Draco aveva paragonato l'Horcrux. Ogni volta che ne parlavano, lui lo paragonava a quello. In tutta onestà, Hermione non pensava che fosse una forzatura. Il cancro era vile e indesiderato, così come lo era la parte dell'anima di Voldemort che viveva dentro Hermione. Il cancro si attaccava alle cellule del corpo e le avvelenava, proprio come l'Horcrux si era attaccato a lei, e il cancro era un assassino, e lo era anche...

Hermione però non vedeva l'Horcrux in quel modo, non proprio.

La maledizione del sangue di Astoria, quello era il cancro del mondo magico. Quella era la cosa che era venuta fuori dal nulla e la stava uccidendo lentamente. Quella era la cosa che stava rubando la vita alla strega luminosa proprio davanti ai loro occhi trasformandola nel guscio della ragazza che era.

Non era giusto quello che le stava accadendo. Sì, Hermione non voleva morire, ma almeno se lo avesse fatto, avrebbe avuto conforto nel sapere che la sua vita aveva significato qualcosa. Sarebbe morta in modo che Voldemort fosse vulnerabile e tutti gli altri potessero vivere...

Ma a cosa equivarrebbe la morte di Astoria? Niente, ecco cosa. Un grande, grosso, grasso, niente. Una vita sprecata. Una vita rubata.

Non morirebbe dalla voglia di salvare qualcosa. Non morirebbe dalla voglia di proteggere qualcuno che ama. Morirebbe tanto per morire. Solo perché non aveva scelta. Era insensato e crudele. Non se lo meritava.

Astoria una volta aveva detto a Hermione che non sarebbe arrivata ai cinquant'anni, ma con la velocità con cui si stava deperendo, Hermione non era convinta che sarebbe sopravvissuta quei pochi anni che mancavano per arrivare ai trent'anni.

Dio, Hermione avrebbe voluto poter fare qualcosa! Erano così vicini a capire come toglierle l'Horcrux, che Hermione poteva sentirlo. Se solo fossero riusciti a capire come manipolarlo, se solo fossero riusciti a capire dove si trovava nel corpo di Hermione, avrebbero potuto tirarlo fuori e distruggerlo.

Avrebbe voluto che fosse così per Astoria. Desiderava poter eliminare la maledizione del sangue di Astoria come il cancro che era. Desiderava poter drenare il sangue che stava avvelenando Astoria dal suo fragile corpo e...

Hermione balzò in piedi. La sua nuca andò a sbattere contro qualcosa e sentì uno scricchiolio.

"PORCA PUTTANA!" Draco sibilò dal nulla. Dalla fioca luce del caminetto, lo vide stringere gli occhi e tapparsi il naso. Oh, ecco cosa aveva colpito. "Che cazzo..."

In qualsiasi altra circostanza, Hermione si sarebbe sentita malissimo, ma non in quel momento. Tutto ciò a cui riusciva a pensare era Astoria e la sua maledizione del sangue. Non c'era spazio per altro.

Saltò giù dal divano e si vestì il più velocemente possibile. Lottò per trovare la bacchetta ma non appena ci riuscì, corse su per le scale scricchiolanti della fattoria e si lanciò verso la camera da letto di Blaise e Astoria.

Blaise si svegliò di soprassalto non appena Hermione aprì la porta. Accese le luci con la bacchetta magica e poi puntò l'intruso che non aveva ancora visto bene. "Granger?!" L'espressione sorpresa di Blaise svanì. Abbassò la bacchetta. "Che cosa -"

Astoria gemette quando i suoi capelli biondi crespi e arruffati dal sonno apparvero dal piumone. "Hermione...?" chiese, con il sonno ancora denso nella voce. "Cosa sta succedendo?"

Draco apparve sulla soglia con un'aria altrettanto confusa e priva di sonno.

"Che cazzo è tutto questo rumore?" chiese Theo, sbadigliando e stiracchiandosi mentre lui e Daphne entravano nella stanza. "Lo giuro, se il mio sonno di bellezza viene interrotto per qualcosa di diverso da una sessione di tortura, mi arrabbierò moltissimo."

"Penso di averlo capito!"

"Capito cosa?" Astoria guardò l'orologio sul comodino e gemette. "Sono le tre del mattino! È troppo presto per..."

"Penso di sapere come curare la tua maledizione del sangue!"

Le parole di Hermione erano la sveglia di cui tutti avevano bisogno. All'improvviso, tutti in casa erano completamente svegli.

Astoria sembrava sul punto di piangere. "Vuoi dire...?"

"Sì. Mi servono solo alcune cose prima."

"Tipo cosa?" chiese Daphne, con gli occhi fiammeggianti mentre entrava nella stanza.

"Ho bisogno di un gioiello."

Le sopracciglia di Blaise si aggrottarono. "Che cosa?"

"Procurami un gioiello!" disse Hermione. "Qualcosa di solido! Può essere di qualsiasi materiale, non importa! Ho solo bisogno di qualcosa di piccolo."

Mentre Hermione si sedeva sul bordo del letto di Astoria e Blaise, Daphne iniziò a frugare nei cassetti di sua sorella. Prese la prima cosa che vide e la lanciò ad Hermione.

Gli stanchi occhi castani di Astoria indugiavano sul sottile braccialetto d'argento che Hermione teneva in mano. Lo fissò con desiderio per un momento e poi guardò Hermione. Era la prima volta che Hermione vedeva Astoria felice di separarsi da uno dei suoi amati gioielli.

"Draco," disse Hermione, "Ho bisogno del tuo coltello. Quello d'argento che hai sempre con te."

Draco non disse una parola, attraversò silenziosamente e obbedientemente la camera da letto e diede ad Hermione ciò che aveva chiesto.

Una volta che Hermione ebbe il coltello, prese la mano di Astoria nella sua e premette la lama contro il palmo della bionda. "Cercherò di essere il più gentile possibile, ma questo... farà male, va bene?"

La gola di Astoria sussultò. Il suo labbro inferiore iniziò a tremare.

"Sei pronta?"

Astoria annuì debolmente ma i suoi occhi bruciavano proprio come quelli di sua sorella. "Fallo."

Anche se Hermione fece del suo meglio per essere gentile, Astoria urlò comunque quando fece il primo taglio.

Blaise restava protettivo dietro di lei. Posò le mani sulle spalle di sua moglie e premette il petto nudo contro la sua schiena per tenerla ferma. Osservò ogni movimento di Hermione. Non gli avrebbe impedito di romperle ogni osso della mano se avesse spinto Astoria troppo oltre.

Mentre il sangue cominciava a inumidire il palmo di Astoria, Hermione premette la bacchetta contro la ferita. "Va bene, ora fai un respiro profondo."

Astoria annuì e seguì le istruzioni di Hermione.

Hermione poteva sentire gli occhi di tutti su di lei mentre cominciava a concentrarsi. Si concentrò sulla magia sul sangue di Astoria. Si concentrò sulla malattia. Si concentrò sulla maledizione che era stata tramandata da un Greengrass all'altro attraverso il sangue.

Astoria iniziò ad urlare ma riuscì a fermarsi dopo un secondo.

Blaise distolse lo sguardo e chiuse gli occhi come se fosse lui a soffrire.

Quando Astoria urlò di nuovo, Blaise non poté sopportare altro. "Penso che sia abbastanza."

"Quasi," sussurrò Hermione, gli occhi sul suo lavoro. "Solo un po 'di più."

Astoria cercò di trattenerlo, ma piagnucolò e sibilò sottovoce. Iniziò a tirare indietro la mano, ma Hermione le afferrò il polso e la tenne ferma.

"Hermione, basta così," disse Blaise, con la voce sempre più tagliente.

"Ancora qualche secondo."

Le nocche di Daphne diventarono bianche mentre afferrava il comodino, ma rimase dov'era. Lei non si mosse e non interferì.

Le spalle di Astoria iniziarono a tremare mentre lottava per trattenersi dal gridare -

"GRANGER, BASTA!"

L'incantesimo funzionò appena prima che Blaise potesse rompere il polso di Hermione. Si alzò e prese la bacchetta con sé, ma nel momento in cui il legno fu tolto dal petto di Astoria, tutti nella piccola camera da letto rimasero senza fiato.

Perché lì, alla fine della bacchetta di Hermione, c'era la maledizione del sangue di Astoria. Beh, almeno un pezzo. Era denso, nero e commovente. Non c'era da meravigliarsi che Astoria fosse così prosciugata. La sua maledizione del sangue sembrava catrame. Come catrame denso e trasudante che potrebbe ostruire le arterie, avvolgere le vene e schiacciarle.

Hermione agitò la bacchetta sul braccialetto che Daphne le aveva regalato e, proprio come aveva pensato, la magia oscura che costituiva la maledizione del sangue di Astoria si aggrappò ai gioielli, alla ricerca di un altro ospite, di un'altra cosa da avvelenare e contaminare, e mentre lentamente si faceva strada verso un'altra vittima, Hermione la gettò sul pavimento e puntò la bacchetta proprio contro di essa. "INCENDIO!"

Un silenzio pesante calò nella stanza mentre il braccialetto andava in fiamme. Tutti guardarono Astoria e cercarono segni che la sua maledizione fosse scomparsa. Sembrava ancora pallida e troppo magra. I suoi zigomi sembravano ancora scavati e la sua pelle sembrava ancora grigia.

Hermione non si aspettava che l'incantesimo funzionasse subito ma si aspettava... qualcosa, qualche segno che avesse funzionato.

"Cara," chiese Blaise dopo qualche secondo. "Come ti senti?"

Astoria era stordita. Non sapeva dove guardare. Si guardò i palmi delle mani. Poi suo marito. Poi sua sorella e a tutti gli altri nella stanza. Poi di nuovo i suoi palmi.

"Non lo so," sussurrò Astoria. "Io non... mi sento diversa..."

Blaise emise un respiro basso e doloroso. Appoggiò la testa sulla spalla di Astoria. "Non ha funzionato."

Il modo in cui la sconfitta si riversava sul corpo di Hermione era come se avesse un mantello drappeggiato su di lei. Si sentiva male. Aveva freddo. Si strinse lo stomaco mentre lì si formava un vuoto.

Non aveva funzionato. Non poteva crederci, cazzo.

Ne era stata così sicura...

E poi lo videro tutti. Nessuno nella stanza poteva negarlo.

Un rossore roseo. Questo era ciò che era tornato sulle guance di Astoria. Una sana tinta rosa pallido che illuminava i suoi lineamenti solo che questa, non era artificiale, non era glamour o uno dei trucchi che usava sempre per nascondere la sua malattia no, questa era reale.

Aveva funzionato. Qualunque cosa Hermione avesse fatto, aveva funzionato.

Vederlo lì, diede speranza ad Hermione, e quando alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Draco dall'altra parte della stanza, sapeva che anche lui lo sentiva.

Perché la maledizione del sangue di Astoria doveva essere incurabile. Non si sarebbe dovuto fare nulla al riguardo, eppure avevano trovato un modo.

E se fossero riusciti a trovare un modo per aggirare la maledizione del sangue di Astoria allora forse, solo dannatamente forse, avrebbero potuto trovare un modo per togliere l'Horcrux da Hermione.

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