Secrets and Masks | By Emeral...

By venuskinseix

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"9 anni dopo la battaglia di Hogwarts, la guerra infuria ancora e tutti sono molto cambiati rispetto ai giorn... More

Cap 1 | Non farti prendere.
Cap 2 | Non uscirai più la fuori!
Cap 3 | Medusa.
Cap 4 | Al sicuro nella mia gabbia.
Cap 5 | Una piccola Mezzosangue talentuosa.
Cap 6 | Ti ucciderei proprio adesso.
Cap 7 | Il tempo è un'amante crudele.
Cap 8 | Disperso in azione.
Cap 9 | Tesoro.
Cap 10 | La Signora Zabini.
Cap 11 | Cucciolo di leone.
Cap 12 | Un'anima degna di essere salvata.
Cap 13 | Frammenti di vetro.
Cap 14 | Lei ha fatto cosa?!
Cap 15 | Pronto a morire?
Cap 16 | Piccoli sporchi segreti.
Cap 17 | Un Weasley, non un Potter.
Cap 18 | Strega morta che cammina.
Cap 19 | Il Dottor Jekyll - Signor Hyde.
Cap 20 | Angeli nel giardino.
Cap 21 | La Ragazza d'Oro, rinata.
Cap 22 | Another One Bites the Dust.
Cap 23 | Sembrava costoso.
Cap 24 | Sepolto vivo.
Cap 25 | Soffocato? Oppure Decapitato?
Cap 26 | Un diverso tipo di esorcismo.
Cap 27 | Teatro dei dannati.
Cap 28 | La casa delle bambole.
Cap 29 | Regina o nuovo ordine?
Cap 30 | Un demone, una mezzosangue e uno psicopatico entrano in un bar.
Cap 31 | Come dovrebbe essere la morte.
Cap 32 | Segno della croce.
Cap 33 | Preghiere e promesse.
Cap 34 | Tombe vuote.
Cap 35 | Ramoscello d'ulivo.
Cap 36 | Avvoltoi.
Cap 37 | La rivelazione di Medusa.
Cap 38 | Prima sembrava che ne valesse la pena.
Cap 39 | Cos'altro?
Cap 40 | I draghi mordono.
Cap 41 | Mustang e flutê di champagne.
Cap 42 | Con la guerra arriva il sacrificio.
Cap 43 | Nessuna domanda, nessuna pietà da mostrare.
Cap 44 | Una cosa bellissima da vedere.
Cap 45 | In un'altra vita.
Cap 46 | Vorrei che tu avessi visto...
Cap 47 | Riesci sempre a sorprendermi.
Cap 48 | Angel, Kitten e una ragazza di nome Chester.
Cap 49 | Incubo o visione?
Cap 50 | Questo piccolo porcellino.
Cap 51 | Quattro - Quattro - Quattro - Quattro.
Cap 52 | Godetevi le piccole cose.
Cap 53 | Bravo ragazzo.
Cap 54 | Tu.
Cap 55 | L'inferno sulla terra.
Cap 56 | Damigella in pericolo.
Cap 57 | Click - Click - Click.
Cap 58 | Ciao, piccolo.
Cap 59 | Due parole.
Cap 60 | Loro.
Cap 62 | La fine del fottuto mondo.
Cap 63 | Sotto l'albero di ciliegio in fiore.
Cap 64 | Non fare promesse che non puoi mantenere.
Cap 65 | All night long.
Cap 66 | Colpa tua.
Cap 67 | Egoismo.
Cap 68 | Desiderio.
Cap 69 | Quanto tempo è passato?
Cap 70 | La Mezzosangue e il Drago.
Cap 71 | Niente.
Cap 72 | Volatile - spietato - freddo.
Cap 73 | Il demone che si è guadagnato le corna.
Cap 74 | Ep. 1
Cap 75 | Ep. 2

Cap 61 | Si chiama terapia, tesoro - cercalo.

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By venuskinseix

TW — Descrizioni grafiche di stupro e tortura.

2 aprile.

Fedeli alle loro parole, offrirono a Romy il miglior funerale possibile.

Fu dolce, ma sentito. Breve, ma emozionante. Piccolo, ma pieno dei suoi amici più cari e delle persone che si prendevano cura di lui.

Poco prima delle 21 in serata si radunarono attorno al pezzo di terra che Quinzel aveva già individuato, tutti vestiti di nero, e lo seppellirono insieme. Usarono la magia per abbassare il suo corpo nel terreno, deposero semi e ninnoli accanto a lui, stesero la terra attorno e fiori sopra il suo corpo, e poi tutti sollevarono le loro bacchette, e bellissime e lussureggianti viti verdi iniziarono a germogliare dal terreno.

Quinzel aveva ragione: era il posto perfetto per piantare patate. A Romy sarebbe piaciuto molto.

Hermione aveva promesso ad Angel e Chester che avrebbe iniziato a lavorare per togliere gli incantesimi dalle loro corde vocali l'indomani mattina, quindi dopo la sepoltura di Romy, le due ragazze decisero di ritirarsi a letto e riposarsi e lasciare che le persone che conoscevano meglio Romy lo piangessero insieme.

Nemmeno Quinzel era presente alla veglia funebre. Bevve un bicchierino di whisky con il gruppo per onorare Romy - che era il doppio di quello di chiunque altro - poi salì le scale singhiozzando e andò a letto. Disse che era troppo sconvolta e che non voleva rovinare il funerale di Romy con la sua tristezza e che avrebbe preferito stare da sola, e anche se Astoria aveva cercato di convincerla del contrario, lei non ne voleva sapere.

Una volta deposto il piccolo elfo, quelli rimasti si sedettero attorno al tavolo della cucina, aprirono una bottiglia di whisky - o due - e raccontarono quante più storie su Romy riuscivano a ricordare.

Astoria diede il via alle risate quando raccontò come Romy aveva sorpreso lei e Blaise una volta mentre stavano facendo sesso. "Quel povero stronzetto non sapeva cosa fare né dove guardare!" aveva esclamato Astoria ridendo. "Si è scusato e poi è scappato! Era mortificato, Dio lo benedica! Era così preoccupato di avermi messo in imbarazzo che si è subito coperto gli occhi, ma poi non riusciva a vedere dove stava andando ed è corso dritto in mezzo alla parete!"

Il whisky era quasi fuoriuscito dal naso di Blaise quando Daphne raccontò la storia di come Romy una volta aveva quasi dato del veleno a Nagini invece di nutrirla. "Non l'avrebbe uccisa davvero, però, vero?" aveva chiesto Blaise. "Lei è un Horcrux. Sicuramente sarebbe stata bene?"

"Chi lo sa?" Daphne aveva alzato le spalle. "Tutto quello che so è che per settimane si è girato i pollici e ogni volta che la porta d'ingresso si spalancava urlava e si nascondeva!"

"Riesci a immaginare se avesse funzionato e lei fosse morta?!" Astoria aveva riso. "Il mago più oscuro di tutti i tempi, abbattuto da un piccolissimo elfo domestico?!"

Quelle storie erano meravigliose ma ce n'erano anche altre condivise, quelle che parlavano del coraggio di Romy e del suo cuore enorme.

Astoria pianse quando Blaise raccontò a tutti come Romy lo aveva aiutato a scegliere l'anello di fidanzamento di Astoria.

Hermione raccontò a tutti quanto fosse stato dolce e gentile Romy con lei la prima volta che era stata catturata. Come, anche se lei avrebbe dovuto essere un suo nemico, aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per cercare di farla sentire al sicuro e a casa.

E non ci fu un occhio asciutto nella stanza quando Malfoy raccontò a tutti quanto Romy lo aveva aiutato dopo che Voldemort aveva ucciso i suoi genitori, anche se ciò significava esporsi ad un grosso rischio.

"Dopo averli uccisi, ha mandato Greyback a prendere i loro corpi," disse Malfoy, con gli occhi fissi sul bicchiere di whisky quasi vuoto sul tavolo. "Mi hanno strappato il corpo di mia madre dalle braccia. Ero così fuori di testa che non ricordo molto chiaramente cosa sia successo. Ricordo solo che non avevo ancora tolto le loro fedi nuziali e Greyback stava cercando di prendere i loro corpi." Avvolse leggermente le dita attorno al bicchiere e iniziò a ruotarlo leggermente, facendo roteare il liquido all'interno. "Ho provato a dire loro che volevo solo le loro fedi nuziali, ma loro ridevano e mi prendevano in giro. Ricordo che mi sentivo disperato e volevo solo togliere gli anelli dalle dita e poi Romy... ha fatto la cosa più altruista e coraggiosa che avesse mai fatto e che non avevo mai visto. Ha attaccato Greyback."

"Non lo sapevo!" Astoria sussultò. "Non l'ha mai detto!"

"È stato uno dei giorni in cui la tua maledizione del sangue è esplosa," disse Malfoy. "Eri a letto e morta al mondo e Romy non voleva che nessuno lo sapesse."

Astoria si appoggiò allo schienale della sedia e guardò fuori dalla finestra. Sembrava che stesse guardando verso la tomba di Romy.

"Dopo che hanno preso i loro corpi, Voldemort ha detto che non mi era permesso pulire. Voleva che il loro sangue marcisse e si impregnasse nei muri per almeno una settimana, così mi avrebbe ricordato cosa sarebbe successo se avessi fallito o lo avessi deluso di nuovo. Romy mi ha ordinato di andare di sopra a darmi una ripulita. Ero così fuori di testa che ho fatto semplicemente quello che aveva detto, senza nemmeno preoccuparmi di chiedermi perché stavo prendendo ordini da un elfo domestico." Malfoy guardò accigliato il bicchiere per un momento prima di portarlo alle labbra e scolare ciò che era rimasto. "Quando sono tornato di sotto, il sangue era sparito e il salotto era proprio come prima."

"Non posso credere che l'abbia fatto." Blaise bevve un sorso del suo whisky. Scosse la testa stupito mentre rimetteva il bicchiere vuoto sul tavolo. "Voldemort avrebbe perso... lo avrebbe ucciso se lo avesse sorpreso a fare una cosa del genere."

"Voldemort avrebbe perso la testa se lo avesse scoperto". Questo era quello che Blaise aveva quasi detto. Hermione era contenta che non lo avesse detto, ma era ancora più sorpresa che Theo non lo avesse fatto. Era sicuramente qualcosa che avrebbe fatto normalmente, fare una battuta molto cupa in un momento molto teso come un modo per alleggerire l'atmosfera. Ma non l'aveva fatto. La battuta finale era proprio lì e lui non l'aveva colta. Non aveva detto nulla, proprio come non aveva detto nulla per tutto il giorno.

Hermione non era sicura se fosse per quello che aveva detto Daphne, o lo sguardo triste nei suoi occhi quando l'aveva detto, ma dopo la loro conversazione fuori, Hermione si ritrovò a guardare Theo.

Aveva iniziato con piccole occhiate maliziose qua e là con la coda dell'occhio ma in breve tempo si ritrovò praticamente a fissarlo per minuti alla volta - perché Daphne aveva ragione. Theo la stava evitando.

Aveva guardato lontano fuori dalla finestra quando il gruppo si era riunito in cucina prima del funerale di Romy.

Aveva guardato per terra durante tutta la cerimonia – nonostante i sottili tentativi di Daphne di attirare la sua attenzione – e quando il gruppo si era riunito in cucina per la veglia funebre di Romy, non aveva ancora guardato nella sua direzione. Non una volta.

Anche durante la veglia funebre, si era seduto il più lontano possibile da Daphne, quanto consentito dal tavolo della cucina. Si era seduto dall'altra parte con la mano stretta attorno al bicchiere e gli occhi fissi sul pavimento mentre Daphne lo fissava. Aveva rinunciato a cercare di essere discreta qualche tempo fa.

Anche Malfoy sembrò notarlo. Un paio di volte durante il giorno, Hermione lo aveva visto guardare Theo, poi Daphne, poi di nuovo Theo prima di scuotere la testa e riportare la sua attenzione su qualunque cosa stesse facendo.

Un'altra donna potrebbe essere arrabbiata per essere stata ignorata dal proprio partner, soprattutto dopo essere stata separata per così tanto tempo. All'inizio Daphne lo era sicuramente, ma dopo essere stata ignorata per tutto il giorno, sembrava pronta a combattere.

La frase: 'Se gli sguardi potessero uccidere' girava nella testa di Hermione da quando si erano seduti.

"Romy ti ha detto niente dopo?" chiese Astoria.

"Ha detto che Voldemort mi aveva ordinato di non pulire il loro sangue, ma non aveva mai detto nulla riguardo al fatto che Romy non lo pulisse."

Daphne cominciò a tamburellare con le unghie contro il tavolo di legno. Ancora una volta, non era sottile al riguardo. Stava cercando di attirare l'attenzione di Theo in ogni modo possibile. Tutti la guardarono brevemente e poi riportarono la loro attenzione verso Malfoy.

Theo fu l'unico a non guardare.

Astoria sorrise da sopra il bicchiere. "Non è questo che Voldemort intendeva e Romy lo sapeva."

Hermione diede discretamente un'altra occhiata a Daphne. Sembrava pronta a prendere fuoco. Le sue labbra erano strette in una linea stretta e i suoi occhi erano quasi ridotti a fessure.

"Certo che lo ha fatto," disse Blaise, spostando lo sguardo su Astoria. "Non era così stupido come lasciava credere a tutti."

Astoria inclinò la testa di lato e sorrise scherzosamente a suo marito. "Perché mi hai guardato quando hai detto questo?"

"Perché, mia cara moglie," sorrise Blaise, provocando le cicatrici sul lato sinistro del viso, "Se avessi barattato il tuo amore per le scarpe e i diamanti con le patate, allora tu e Romy sareste stati la stessa persona."

"Theo." La voce di Daphne venne dal nulla. Tutti intorno al tavolo si voltarono e la videro ancora fissare Theo. "Guardami."

Cinque paia di occhi si spostarono dall'altra parte del tavolo da pranzo per guardare Theo. Non si era mosso. Era rimasto immobile e fissava il vecchio pavimento piastrellato come se racchiudesse il segreto dell'immortalità.

"Theo," ripeté Daphne, la sua voce cominciava a diventare più forte, un po' più irritata. "Guardami."

Theo non si mosse.

"Theo."

Niente. Daphne avrebbe potuto anche avere ancora l'incantesimo del silenzio nella sua voce.

"Theo!"

Ancora una volta, niente. Neppure la contrazione dei muscoli della mano.

"THEO!" Daphne balzò in piedi. Sbatté i palmi aperti sul tavolo con abbastanza forza da scuotere il legno e finalmente, finalmente, Theo la guardò. La sua mascella era tesa e i suoi occhi erano duri, ma la stava guardando.

"Cosa sta succedendo?" Astoria era stata completamente ignara per tutto il giorno e i suoi occhi castani bruciavano di preoccupazione mentre li guardava.

"Quello che sta succedendo," ringhiò Daphne, arricciando le labbra per mostrare i denti, "- è che da quando siamo scappati, mio ​​marito riesce a malapena a guardarmi!"

Astoria inspirò profondamente e guardò Theo. "Non è vero, vero?"

Theo non rispose. Non distolse lo sguardo da Daphne ma non rispose alla domanda, e sembrò solo innervosire Daphne ancora di più.

Mentre Hermione guardava i due, non riusciva a decidere cosa fosse peggio: il dolore negli occhi di Daphne o la tristezza in quelli di Theo.

"È per Crouch, vero?" Come se qualcuno l'avesse allontanato con l'incantesimo, tutta la rabbia scivolò dal suo viso e la sua voce perse tutto il suo veleno. "È... è tutto quello che vedi quando mi guardi adesso?"

Theo distolse di nuovo lo sguardo da lei. La sua mano tatuata si strinse in un pugno stretto contro il tavolo. "No, non è questo. Non è..."

Il modo in cui le labbra di Daphne iniziarono a tremare era coperto dalla metà del tatuaggio del serpente quando si mise la mano sulla bocca. "Stai mentendo. Ogni volta che mi guardi, vedi cosa mi ha fatto Crouch, vero? Ecco perché non mi guarderai più. Ecco perché non mi toccherai..."

Theo tacque di nuovo. Strinse forte la mascella e fissò il bicchiere di whisky.

"Crouch ha detto che sarebbe successo questo..." La voce di Daphne tremava terribilmente. Le sue parole iniziarono ad uscire in fretta, in preda al panico, come se stesse lottando per respirare. Lacrime nere piene di mascara iniziarono a fuoriuscire dai suoi occhi. "Diceva che non mi avresti più voluta dopo che mi avesse avuto... Me lo diceva sempre... ogni volta che... diceva che se mai mi avessi trovata o se fossi scappata che non mi avresti voluta... ha detto che io... che stavo meglio con lui."

Hermione fece per alzarsi, ma la mano di Malfoy le strinse il polso come una sbarra di ferro tenendola ferma. La tirò indietro sulla sedia e scosse discretamente la testa. Pensava che dovessero risolvere la cosa tra loro due.

"Non è questo il motivo, Daph."

"Allora cos'è?!"

All'improvviso Theo guardò di nuovo Daphne e quando lo fece, la sua espressione era furiosa quanto lo era stata quella di lei, anche se i suoi occhi erano ancora tristi. "Perché ti comporti come se non fosse mai successo!"

Nessuno attorno al tavolo parlò.

"Guardati," disse Theo, alzando la mano tatuata e agitandola sopra di lei. "I tuoi capelli, il tuo viso, i tuoi vestiti! È come se non fosse mai successo, ma non puoi usare il glamour per tutto! Non puoi usare il glamour per quello che ti ha fatto!"

"Beh, puoi biasimarla per averci provato?" Hermione non riuscì a trattenersi. Ne aveva sentito abbastanza.

"No, non la biasimo," sbottò Theo. "Ma questo non cambia il fatto che quello che è successo, è successo. Usare un po' di glamour e un bel vestito non cambia nulla!"

"Bene, allora cosa vorresti che facessi, Theo?!" gridò Daphne, mentre le lacrime ancora le scorrevano lungo le guance. "Preferiresti che mi sedessi qui e piangessi e tirassi fuori tutto?!"

Qualcosa balenò pericolosamente dietro gli occhi di Theo. "Sì! Sì, lo vorrei, cazzo, perché è quello che dovresti fare, Daph! Non ti nascondi dai tuoi problemi! Ne parli e li affronti a testa alta! Questo è quello che tu e Draco facevate sempre! Quando le cose diventavano troppo e avevi bisogno di tirarle fuori, entravi insieme a lui in una stanza, chiudevi a chiave la porta e parlavi fino a toglierti tutto dallo stomaco perché ti faceva sempre sentire meglio! Non sei da sola! Non guarirai da questa situazione se non parli..."

Il modo in cui gli occhi di Daphne si posarono su Theo lo fermò di colpo. "No! Non sei tu a dirmi cosa devo fare!" ringhiò, sbattendo i palmi delle mani sul tavolo e facendo sussultare tutti. "Questo è successo a me! Non a te, o a Draco o Hermione o a chiunque altro seduto attorno a questo tavolo! È successo a me! A me! È il mio dolore! E affronterò il mio dolore a modo mio!"

"Ma non affronti la cosa a modo tuo, cazzo! Lo stai facendo per me! Ti metti i tuoi bei vestiti e ti acconci i capelli perché stai facendo quello che fai sempre, cazzo, e mi stai proteggendo!"

Daphne ricacciò indietro le lacrime. "Che cosa?"

Theo sospirò pesantemente e la fissò dall'altra parte del tavolo. "So cosa stai cercando di fare", disse. "Non riguarda solo te e Crouch, riguarda anche me. Il motivo per cui cerchi di far finta che tutto ciò non sia mai accaduto è perché non vuoi che io veda quanto ti ho delusa. Sei stata catturata perché io non ho attaccato quell'ospedale. Crouch ti ha presa a causa mia. Ti ho delusa come partner sul campo di battaglia e ti ho delusa come marito."

Daphne iniziò a scuotere la testa, ma Theo continuò a parlare.

"Se vuoi guarire da tutto questo, devi parlarne, Daph, perché questo è quello che sei," aggiunse piano. "Devi lasciarlo uscire e fare ciò che è meglio per te, non importa quanto mi costa." La sua voce iniziò a rompersi e a tremare. "Tutto quello che hai fatto da quando è iniziata la guerra è stato proteggermi, non importa cosa abbia significato per te, ma questa... questa cosa che Crouch ti ha fatto... ti divorerà dall'interno se non lo fai uscire."

Astoria guardò i due con occhi luccicanti e, a giudicare dall'espressione sul suo viso, era d'accordo con Theo.

"Nessuno ti costringerà a fare qualcosa con cui non ti senti a tuo agio", dissenTheo. "Se onestamente non vuoi parlarne, non sei obbligata a farlo. Lascerò perdere tutta questa faccenda e non ne parlerò mai più, ma se lo fai, non tenertelo dentro perché pensi che mi spezzerà il cuore. È... è spezzato dal giorno in cui ti ho vista morire."

Dopo molto tempo, Daphne sospirò rumorosamente e abbassò la testa. Lei ricadde lentamente sulla sedia e si asciugò le lacrime che le erano cadute sul viso. "Ne parlerò. Solo per questa volta."

"Non devi farlo -" Astoria iniziò a protestare, ma Daphne parlò su di lei in un tono molto autorevole, molto tipo 'non discutere con me, cazzo'.

"No, ha ragione, è vero. Lo devo a me stessa," disse Daphne. "Ma ne parlerò solo questa volta. Ho bisogno di togliermelo dallo stomaco, ma se ci penso, andrò in pezzi e non sarò più utile a nessuno. C'è ancora una guerra in corso e devo essere in grado di combattere quando sarà il momento. Mi siederò a questo tavolo e vi dirò tutto quello che volete sapere, ma una volta che avrò lasciato questa stanza, non ne parlerò più. Lo dirò tutto in una volta, chiudiamo la questione e non la riapriremo più finché la guerra non sarà finita. Una volta che Voldemort sarà morto e il pericolo sarà passato, affronterò la cosa a modo mio. Andrò dai guaritori della mente, terapisti e qualunque altra cazzo di cosa sia necessaria per aiutarmi a superare questa situazione, ma non lo farò finché la mia famiglia non sarà più in pericolo. Sono stata chiara?"

Ci fu una lunga pausa durante la quale Daphne guardò tutti attorno al tavolo. I suoi occhi indugiarono su Theo.

"Quindi qualunque cosa tu voglia chiedere," disse Daphne, "-chiedila adesso."

"Conoscevi Kiera prima?" Fu la prima domanda che venne in mente ad Hermione, e sembrò un buon punto di partenza per far andare avanti Daphne.

"No," Daphne scosse la testa. "Non prima del giorno in cui è stata giustiziata. Kiera era una soldatessa babbana e sono stata io a catturarla nella missione a Bristol. Ho ucciso il resto del suo squadrone e l'ho tenuta in vita per poterla interrogare più tardi. Dopo che... dopo aver finito di legarla, fummo chiamati sul tetto e fu allora che a Theodore fu ordinato di distruggere l'ospedale pediatrico."

La mente di Hermione tornò al ricordo che Malfoy le aveva mostrato una volta. Quando aveva fatto visita a Daphne nella sua cella prima della sua esecuzione, c'era stata una ragazza nella cella accanto. Una ragazza con i capelli neri e gli occhi verdi....

"Dopo che mi hanno catturata, Malfoy è venuto a trovarmi e anche Theo. Non mi sono pentita della mia decisione allora e non me ne pento ancora adesso. Ho fatto pace con quello che era successo ed ero felice di morire per proteggere la mia vita. La mia famiglia. Sapendo quello che so adesso, se dovessi prendere di nuovo la decisione e passare il resto della mia vita come la Mustang, lo farei in un batter d'occhio se ciò significasse che Theo fosse libero."

Hermione sapeva che Daphne era forte e altruista, Malfoy glielo aveva detto, ma questa era un'altra cosa. Voleva intendere ogni parola che diceva. Sebbene parlasse di omicidio e guerra, ogni parola che diceva trasudava amore e devozione. Amava Theo più di ogni altra cosa – anche più di quanto Astoria amasse Blaise o Blaise amasse Astoria – ed era per questo che non riusciva nemmeno ad immaginare quanto doveva essere stato doloroso per lei che Theo la stesse evitando.

"Poco prima di essere giustiziata, Crouch venne nelle nostre celle e ordinò a tutte le guardie di lasciarci. Eravamo solo noi tre nella stanza. Crouch aprì la porta della cella di Kiera e l'afferrò. Era così bella, avevo già pensato che l'avrebbe presa come una delle sue bambole, ma poi si rivose a me e disse che ho rubato la vita di Kiera quando l'ho catturata, quindi potrei anche vedere bene cosa avevo derubato e poi lui l'ha violentata, proprio di fronte a me."

Astoria rabbrividì e bevve il resto del bicchiere. Si alzò, prese un'altra bottiglia e versò a tutti un altro giro di coraggio liquido prima che Daphne continuasse.

"Dopodiché, ha tirato fuori la bacchetta e ha iniziato a raderle tutti i capelli. Ha lasciato la sua cella, poi si è avvicinato alla mia e l'ha aperta. Ricordo di aver pensato che avrebbe fatto lo stesso con me. Ero pronta a combatterlo, ma poi tutto quello che fece fu tagliarmi una ciocca di capelli e lasciarla cadere nella sua fiaschetta. Non ho capito il suo piano finché non è tornato nella cella di Kiera e gliel'ha fatta bere. Le aveva dato la pozione Polisucco che l'ha trasformata in me. Lei è stata giustiziata al mio posto, e io sono stato costretta a vivere il suo destino e diventare una bambola." Daphne scosse la testa e sbuffò leggermente. Una lacrima le sfuggì dalla coda dell'occhio e lei la asciugò e la inseguì con il whisky. "Dovevo riconoscerlo a Crouch, era un piano brillante. Si era assicurato che non ci fossero dubbi. Si assicuravò che tutti quelli che mi amavano pensassero che fossi morta, così nessuno sarebbe venuto a cercarmi. È tanto intelligente quanto malato di mente."

"Qualcun altro lo sapeva?" disse la voce di Malfoy, fredda e ribollente di rabbia.

"No. Solo Crouch e Voldemort sapevano chi ero. Crouch mi faceva bere la pozione Polisucco solo quando aveva ospiti in arrivo e voleva mettersi in mostra. Le bambole sapevano che aspetto avevo veramente, ma lui aveva tolto loro la voce, quindi non importava che lo sapessero. Non potevano dirlo a nessuno e lui aveva abbastanza DNA di Kiera per creare decenni di pozione Polisucco in modo che nessuno lo scoprisse mai."

"Quindi ogni volta che eri nei paraggi del maniero di Crouch...?" Blaise cominciò a chiedere.

"Assomigliavo a me stessa, ma quando aveva ospiti o aveva bisogno di qualcuno al suo fianco, assomigliavo a Kiera. I primi mesi furono... la cosa peggiore che avessi mai vissuto. Veniva nella mia stanza ogni notte e lui..." La voce di Daphne tremava. Non riusciva a dire la parola. Deglutì a fatica e riprovò, sapendo che non avevano bisogno che lei elaborasse. Sapevano cosa le aveva fatto Crouch. Non aveva bisogno di dirlo ad alta voce. "Dopo qualche anno si è stufato di me. Dopo un po' si è stufato di tutte le bambole, avevano una durata di conservazione solo di due anni o giù di lì, ma non si è mai sbarazzato di me. Non si è mai liberato di me... mi ha toccata per molto tempo ma non voleva uccidermi. Si annoiava del mio corpo ma non si annoiava di farmi soffrire. Gli piaceva torturarmi in altri modi. Mi diceva sempre che eri morto, Theo. Decapitava le persone, lanciava incantesimi di Disillusione sulle loro teste in modo che assomigliassero a te e poi li lanciava contro di me. Tutto quello che vedevo era la tua testa decapitata e sanguinante sul mio grembo. Una volta ho preso un coltello da pane e ho cercato di pugnalarlo. Non mi importava se avrebbe ucciso anche me, volevo solo che finisse ma lo mancai, cazzo."

Blaise e Malfoy si guardarono per un momento.

"Tuttavia non ho mai smesso di cercare di scappare. Anche se riuscivamo a malapena a comunicare tra noi, ho sempre cercato di radunare le altre ragazze e vedere se potevamo trovare un modo per uscire insieme. Crouch lo ha capito dopo un po'." Daphne finì il suo whisky e porse il bicchiere alla sorella affinché lo riempisse prima di proseguire. "Da allora mi ha tenuta separata dalle altre ragazze."

"Dove ti ha tenuta?" Fu Theo a porre la domanda, e gli occhi di Daphne si fecero molto tristi quando gli rispose.

"Lo sai già."

"Quando arrivai al maniero di Crouch, quella sera dopo la prima cena... Tu eri lì, vero?"

Daphne annuì dolcemente.

"Eri nelle stalle?"

Lei annuì di nuovo.

"Lo sapevo," disse Theo, con la voce spessa e roca. "L'ho sentito. Sapevo che qualcosa non andava, ma non riuscivo a vederti."

Astoria cominciò a singhiozzare.

Blaise la tirò al suo fianco in modo che potesse attutire le sue lacrime contro la sua spalla.

"Lo so." Daphne si costrinse a sorridere. "Ero incatenata in un angolo. Crouch aveva lanciato un forte incantesimo di Disillusione intorno a me. Penso che sapesse che saresti tornato per me. Era come essere intrappolata in una scatola invisibile." Daphne si alzò dal tavolo e iniziò ad avvicinarsi a Theo, con sempre più lacrime che si accumulavano nei suoi occhi ad ogni passo che faceva. "Ti ho visto e sapevo che saresti tornato per me, anche se non sapevi che fossi io. Sapevo che provavi qualcosa. Non potevo crederci quando ti ho visto entrare nelle stalle. Poi ho visto strofinarti il dorso della mano." Si inginocchiò al suo fianco e prese la sua mano tatuata tra le sue. "Sapevo che provavi qualcosa. Ero così felice, pensavo che mi avresti tirata fuori. Mi sono alzata e ho iniziato a chiamarti ma non potevi sentirmi. Ho iniziato ad urlare e a sbattere i pugni contro il muro, una volta hai guardato nella mia direzione. Stavo urlando 'Sono qui! Sono proprio qui', ma non riuscivi a sentirmi, piccolo."

Fu allora che Theo iniziò a crollare. Iniziò a singhiozzare piano. Tentò di nascondersi dietro le sue mani, ma Daphne non glielo permetteva.

"Mi dispiace," Theo soffocò. "Mi dispiace tanto. È tutta colpa mia. Ti ho deluso."

"Non è stata colpa tua." Daphne gli mise le mani su entrambi i lati del viso ma quando gli inclinò la testa in modo da poterlo guardare, Theo chiuse gli occhi e cercò di allontanarsi.

"Per favore, non farlo." Le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance di Daphne. "Non allontanarti da me come se ti vergognassi di guardarmi."

"Ma mi vergogno!" disse Theo con voce rauca. "Non mi vergogno di te. Non potrei mai vergognarmi di te. Mi vergogno di me stesso. Tu eri lì per tutto il tempo. Avrei potuto salvarti così tante volte e io... io..."

"No, no, no, no," lo calmò Daphne, facendogli scorrere i pollici sulle guance catturando le sue lacrime. "Non incolpare te stesso. Crouch ti ha reso impossibile salvarmi. Si è assicurato che pensassi che fossi morta in modo che non mi cercassi nemmeno."

"Ma avrei dovuto... avrei dovuto sapere che qualcosa non andava! Avrei dovuto... è colpa mia se eri..."

"Non mi hai chiesto di coprirti. Ho preso questa decisione da sola", disse Daphne. "Conoscevo i rischi quando ho ucciso Jones. Sapevo cosa sarebbe potuto succedere e se mi fosse stata data la stessa scelta oggi avrei fatto la stessa cosa. Farei qualsiasi cosa per proteggerti..."

"Sì, per proteggermi perché non ero abbastanza forte per..."

"Theo, mi hai salvata tanto quanto io ho salvato te. L'unica cosa che mi ha fatto superare tutti quegli anni terribili con Crouch sei stato tu."

Quando Theo iniziò ad allontanarsi di nuovo, la presa di Daphne su di lui si fece più forte. Si alzò e fece un respiro profondo, poi si sedette sulle ginocchia di Theo e le sue mani scivolarono dietro al suo collo.

Daphne appoggiò la fronte contro quella di Theo e chiuse gli occhi. "Non pensare mai di avermi delusa perché non l'hai fatto. Mi sarei uccisa anni fa se non fosse stato per te. Pensare a te è ciò che mi ha fatto superare tutto questo. Pensare al nostro matrimonio, a ciò che abbiamo pensato per il nostro rinnovo dei voti." Iniziò a giocare con i riccioli sulla nuca di Theo, avvolgendo e sciogliendo le ciocche attorno alle sue dita. "Ti ricordi, vero? Come pensavamo di rinnovare i nostri voti?"

Per la prima volta quella sera, Theo sorrise leggermente. Solo un po' all'insù delle sue labbra. "Certo che mi ricordo. Novembre. Volevamo farlo sotto il ciliegio in fiore e fare il nostro primo ballo sulle note..."

"Somebody to love, dei Queen," sorrise Daphne. "Uno dei miei preferiti."

Hermione aveva già intuito che l'amore di Theo per le canzoni dei Queen fosse dovuto a Daphne, ma sentendolo da lui, vedendoli insieme...

Gli occhi di Theo corsero alle labbra di Daphne. Alzò la mano come se volesse infilarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma si fermò. "A cos'altro hai pensato?"

"Un sacco di cose. Le domeniche pigre che passavamo a letto insieme. Quelle stupide battute che mi sussurravi all'orecchio in momenti inappropriati. Cantare e ballare canzoni degli anni '80 con te. Pensare a tutte quelle piccole cose era ciò che mi teneva in vita. Eri la mia zattera di salvataggio, Theo. Eri la cosa che mi faceva tenere duro."

Hermione non aveva mai visto nessuno sembrare così combattuto come Theo in quel momento. Sembrava sollevato e affranto allo stesso tempo. Le sue dita e le sue mani si contrassero. Voleva averla. Voleva allungare la mano e confortare la moglie in lacrime, ma aveva paura di toccarla, e Daphne se n'era accorta.

Gli afferrò i polsi, ma quando gli sollevò le braccia in modo che le avvolgessero la vita, Theo le tirò via.

"Per favore, non allontanarti da me," singhiozzò piano Daphne. "Non mi farai del male. Ti amo. Ho bisogno di questo. Ho bisogno di te. Crouch ci ha preso così tanto. Ci ha portato via anni, anni in cui avremmo potuto stare insieme e felici e... ci ha già tolto così tanto, non permettetegli di prendersi anche il nostro futuro."

Daphne, prendendo il controllo e mettendo le braccia di Theo intorno a lei, lo fece cadere oltre il limite, e qualunque decisione a cui si era aggrappato crollò. Le sue braccia divennero come vene. Se l'avvolse attorno e la strinse contro il suo petto mentre singhiozzava e le baciava su e giù il lato del viso.

"Ti amo così tanto," singhiozzò Theo contro la sua guancia. "Niente potrebbe mai cambiare questo. Niente. Non ho mai smesso di amarti, né per un minuto, né per un secondo. Ti ho pensato ogni giorno, ti ho amato ogni giorno."

"Ti amo anch'io," singhiozzò Daphne. Prese di nuovo il viso di Theo tra le mani e lo baciò ancora e ancora. "Io non... non so se sarò mai lo stessa di prima. Non posso promettere che torneremo mai al punto in cui eravamo. Dopo Crouch... potrebbero esserci cose che non posso... cioè non so se sarò in grado di..."

"Non mi interessa," rispose immediatamente Theo. "Non mi importa se non condivideremo mai più il letto. Il solo fatto di averti qui... mi sembra di sognare." Allungò una mano e afferrò il lato del viso di Daphne.

Chiuse gli occhi e si abbandonò al suo tocco. Una lacrima le scese lungo il viso mentre le sue labbra cominciavano a tremare.

Theo si sporse in avanti e la baciò di nuovo. "Vorrei poterlo uccidere per te."

"Non hai idea di quanto vorrei che potessimo farlo," Daphne rise tremante. "Ma mi ha portato via anche questo."

"Sarebbe d'aiuto?" chiese Theo. "Se potessi fargli del male, ti sentiresti meglio?"

Daphne si tirò indietro un po' e lo fissò senza capire.

"E se potessi aiutarti a farlo?"

[...]

Il suono della porta del seminterrato che si apriva era come una chiamata al sipario, l'apertura allo spettacolo.

Crouch si alzò di scatto. Era l'unico membro del pubblico dello spettacolo, ma non sembrava molto soddisfatto del privilegio. Non sembrava affatto contento di essere lì. Lottò contro le sue catene anche se era inutile, Granger le aveva messe, il che significava che erano praticamente indistruttibili.

Bene. Non c'era scampo.

Theo fischiò piano mentre spingeva il carrello nel seminterrato. Scivolò verso il punto in cui Crouch era diretto come se non avesse alcuna preoccupazione al mondo. Si fermò quando si trovò davanti al suo piccolo ospite, lasciando il carrello al suo fianco, e poi evocò una sedia pieghevole in legno. La fece girare e si sedette su di essa al contrario, incrociando le braccia e appoggiando i gomiti sullo schienale della sedia.

"Crouch, tesoro." Theo sorrise. "Come valuti il ​​tuo soggiorno da noi? Come valuteresti il ​​tuo soggiorno al sotterraneo della Fattoria finora? Cinque stelle?"

Crouch lo fissò con uno sguardo disgustato. Si appoggiò allo schienale della sedia e arricciò il naso per il disgusto.

"Allora?" Theo diede un colpetto alla gamba di Crouch con la punta della scarpa. "Quattro stelle? Tre?" Quando Crouch non rispose, Theo sussultò per il finto orrore e si coprì la bocca. "No? Spero non due stelle? Oh povero me, non va bene. Non faremo mai più affari con questo tipo di recensioni -"

"Qualunque sia il gioco a cui stai cercando di giocare qui", disse Crouch con voce strascicata, "- non funzionerà."

Il sorriso di Theo si allargò ancora di più e inclinò la testa di lato. "Perché, amico?"

"Sei un idiota?"

"Se avessi fatto quella domanda a mio padre, la risposta sarebbe stata sì."

"Non hai sentito una sola parola di quello che ho detto?! Sei un fottuto imbecille?"

"Ancora una volta, se l'avessi chiesto a mio padre, la risposta sarebbe stata..."

"Non puoi uccidermi! Ho già vinto! Non puoi uccidermi senza uccidere tua moglie! Se potessi ancora chiamarla così. Scommetto che lo vedi, non è vero?"

Theo tirò fuori la bacchetta e la fece girare pigramente tra le dita, lasciando che la minaccia fosse nota, ma Crouch non si lasciò scoraggiare dalla minaccia di una bacchetta. Se non altro, sembrava stimolarlo.

"È una bellezza dannatamente bella, vero? E ha un collo così adorabile. Così morbido e caldo. Dimmi, quando le guardi il collo, mi vedi? Vedi dove la mordevo per tutto il tempo? - eughhh!"

"Ops," disse Theo, soffiando dolcemente sulla punta della sua bacchetta fumante. "Non sono ancora del tutto abituato a questa bacchetta. Di carattere capriccioso, non è vero? Se ne va con piccoli incantesimi esplosivi tutto il tempo."

Crouch ansimava pesantemente sulla sedia e sibilava di dolore. I vestiti che gli coprivano la spalla destra erano bruciacchiati e si stavano sciogliendo a causa della maledizione accidentale di Theo, rivelando la carne bruciata sottostante.

"Stavi dicendo?" chiese Theo. "Di mia moglie?"

"Tu, sadico coglione! Pensi davvero di potermi trattenere qui?! Hai idea di quanto valgo per il Signore Oscuro!? Probabilmente ha dozzine di esploratori che mi stanno cercando in questo momento! E quando mi troverà, qualunque cosa tu mi faccia, te la restituirà dieci volte tanto! Ricorda le mie parole!"

Theo sospirò pesantemente e si alzò. "Dannazione, hai una stima molto alta di te stesso, vero?" Allontanò la sedia e sorrise a Crouch. "Anche se al Signore Oscuro fregasse un cazzo di te - cosa che non gli interessa, tra l'altro - gl'intelligenti al piano di sopra hanno lanciato ogni maledetta protezione protettiva conosciuta dai maghi su questa stanza. Non uscirai di qui." Theo avanzò finché non fu quasi seduto sulle ginocchia di Crouch. Posò la mano libera sullo schienale della sedia accanto alla testa di Crouch e poi si abbassò in modo che i loro nasi quasi si toccassero. "Nessuno ti sta cercando e nessuno verrà a salvarti. A nessuno importa un cazzo di te. Quindi non importa se lo faccio -" Sorridendo per tutto il tempo, Theo trascinò la punta della bacchetta sulla guancia di Crouch e gli incise un taglio profondo dall'orecchio all'angolo della bocca.

Crouch cercò di scappare ma non aveva nessun posto dove andare. Tutto quello che poteva fare era sedersi lì e urlare e dimenarsi mentre Theo si divertiva. "Che cos'è questo?!" Crouch ansimò, lottando per respirare quando Theo finalmente interruppe la maledizione tagliente. "Vendetta per averti ferito?"

"No, quella è acqua passata." Theo sorrise, con la testa ancora inclinata di lato, giocando con il cibo. "La verità è che non me ne frega un cazzo di quello che mi hai fatto. Quando si tratta di tortura Salazar sa che ho fatto molto peggio e a molte più persone. Ero destinato a ricevere la mia punizione un giorno o l'altro. Ciò che mi interessa, però, è quello che hai fatto a Daph."

All'improvviso Crouch rimase immobile. Il trionfo gli cadde dalla faccia come se Theo glielo avesse dato a schiaffi. La sua gola si mosse mentre tentava di ingoiare la paura. Theo sorrise guardandolo. Avrebbe tagliato la sua gola e avrebbe tirato fuori la paura se ne avesse avuto bisogno. Potrebbe essere divertente, in realtà. Non l'aveva mai fatto prima...

"Hai idea di cosa significhi perdere la persona più importante per te?" chiese Theo con voce bassa e tranquilla. "Hai idea di cosa significhi vedere l'altra persona che ti guarisce venir strappata via dalle tue braccia, essere costretta a guardarla morire, solo per scoprire che è sempre stata viva? tTorturata e violentata, proprio sotto il suo dannato naso?"

Sebbene cercasse di nasconderlo, Crouch iniziò a tremare.

"Non c'è niente che possa compensare quello che hai fatto a mia moglie. Niente." Theo scosse la testa. "Potrei torturarti per mille anni e non sarebbe sufficiente. Potrei scorticare ogni centimetro della tua pelle, strapparti gli organi e cavarti gli occhi e non sarebbe mai abbastanza per rimediare alle cose che hai fatto a lei."

Theo trascinò la bacchetta sul collo di Crouch e, non così delicatamente, la conficcò nella ferita fresca che aveva creato nella guancia di Crouch.

Crouch sibilò di dolore e cercò di ritrarsi.

Theo affondò più forte la bacchetta e la girò finché non sentì il lato dei denti di Crouch.

"Non mi piacerebbe altro che ucciderti, ma, come hai abilmente sottolineato, hai legato la tua vita a quella di lei," Theo tirò fuori bruscamente la bacchetta dal viso di Crouch, e un rapido incantesimo di guarigione riparò il danno che aveva causato, "- quindi non posso."

Crouch iniziò a sorridere. Parte della sua paura svanì. "Esattamente. Vedi, ascolti."

"Sì," disse Theo. "A volte ascolto. Quando è importante. Quando si tratta di lei. Ecco perché sono venuto qui per chiedere, implorare davvero." Theo cadde in ginocchio. "Sei molto più vecchio di lei, il che significa che qualunque cosa accada, morirai prima che lei sia pronta, quindi ho bisogno di sapere. Per favore, per favore, c'è un modo per scollegare la tua vita dalla sua? Farò qualsiasi cosa?"

L'intrigo danzava sul volto di Crouch. "Qualsiasi?"

Gli occhi di Theo bruciavano. Sentì qualcosa di bagnato scivolargli lungo la guancia. "Tutto quello che vuoi. Ti lascerò andare. Ucciderò tutti quelli di sopra se è quello che serve. Per favore dimmi solo, c'è un modo per scollegare voi due?"

La lingua di Crouch guizzò fuori per inumidirgli le labbra in quel modo orribile che tendeva sempre a fare, e poi si sporse in avanti e disse: "No. Ho collegato le nostre vite con lo stesso incantesimo che il Signore Oscuro ha usato per collegare la vita di Malfoy a quella della Mezzosangue. Non c'è niente che tu possa fare. L'incantesimo non può essere spezzato."

Eccolo lì.

Theo abbassò la testa per nascondere il volto. Le sue spalle tremavano, sussultavano su e giù. "Grazie." La sua voce si incrinò. Alzò la testa e sorrise a Crouch. "Era tutto quello che avevo bisogno di sapere." E veloce come un lampo, Theo balzò in piedi e si alzò.

"Tu... stavi mentendo?!" ringhiò Crouch.

"Certo che si," sorrise Theo, asciugandosi le lacrime di coccodrillo con la nuca. "Ho interpretato il ruolo di un fedele servitore di Voldemort per anni. Quella è stata la performance di una vita, suscitare qualche lacrima di coccodrillo per ingannarti non è niente."

Crouch cominciò ad agitarsi sulla sedia. Il legno scricchiolò e sembrava quasi che stesse per liberarsi, ma vedendo l'espressione di Crouch, guardarlo barcollare, Theo non poté fare a meno di ridere.

"Prenditela comoda, Crouchy. Non farti del male prima della grande sorpresa."

"Che sorpresa-"

La porta del seminterrato si aprì cigolando. Theo sentì dei passi leggeri dietro di lui. Il suo sorriso si allargò quando sentì il profumo dei lillà e delle arance.

"Sta conducendo lei questo spettacolo, amico, sono qui solo per osservare." Theo fece un passo indietro e si fermò dietro sua moglie. "Lei può tagliarti a pezzi. Spartirti. Fare quello che vuole per tutto il tempo che vuole e quando sarai in punto di morte, ti guarirò, ti renderò di nuovo tutto nuovo e splendente, e poi lei... ti farà ancora del male. Ogni giorno. Ogni notte. Ogni volta che vuole, per tutto il tempo che vuole."

L'espressione di Crouch tremolò di orrore.

Bingo. Era lì, cazzo. La cosa che Theo non vedeva l'ora di vedere.

Crouch pensava di essere stato furbo quando aveva legato la sua vita a quella di Daphne. Pensava che fosse una zattera di salvataggio, un sistema di sicurezza, un modo per assicurarsi di sopravvivere e l'aveva sventolata davanti a Theo come un trofeo.

Ma si scoprì che non era una zattera di salvataggio, era la cosa più stupida che avrebbe mai potuto fare. Ora, Theo non aveva motivo di ucciderlo. Ora, Theo si sarebbe assicurato di vivere una vita lunga e sana, solo così lui e Daph avrebbero potuto divertirsi con lui e fargliela pagare...

Sarebbe stata una vita infernale per Crouch. Theo non vedeva l'ora.

"E cosa otterresti?!" Sembrava che Crouch avesse difficoltà a respirare. Bene, questo significava che stava cominciando a capire la fossa che si era scavato.

"Si chiama terapia, tesoro. Terapia della tortura. Cercala." Theo sorrise. "Le hai fatto male, quindi lei ti ferisce a sua volta."

Gli occhi di Daphne guizzarono verso il vassoio che Theo aveva portato dentro. Si diresse verso di esso e prese un pugnale d'argento con l'impugnatura nera. Tenne il coltello davanti al viso in modo da poterlo esaminare, e quando guardò Crouch, lui sussultò.

"Dici sul serio?" chiese Daphne. "Questa cosa può andare avanti quanto voglio?"

Theo annuì. "Se è quello che ti serve, piccola, allora sì. Possiamo organizzare un appuntamento serale, se vuoi. Porterò giù anche del vino. Accenderò qualche candela. Metterò un po' di musica..."

Daphne quasi sorrise. "Posso davvero fargli quello che voglio?"

"Sì. A patto di non forare nulla che lo ucciderebbe all'istante, come il cervello o il cuore..." lanciò a Crouch uno sguardo molto sinistro e molto sarcastico, "- non che ne abbia uno... allora puoi farlo, qualunque cazzo tu voglia da lui."

"Non so da dove cominciare. C'è così tanta... ho così tanta rabbia... non so dove metterla."

Theo sorrise e sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Lascia che ti aiuti allora." Non le lasciò andare il viso, lo tenne in mano e sfiorò lentamente con il pollice la pelle morbida della sua guancia. Era qualcosa in cui era bravo. Era qualcosa in cui lui poteva aiutarla. Qualcosa che avrebbero potuto fare... insieme, dopo tutti questi anni lontani.

"Torniamo sui tuoi passi", disse. "Dov'è stato l'ultimo posto in cui ti ha ferita?"

"Tutto questo dovrebbe spaventarmi?" Crouch sputò. "Ti aspetti che io creda che potresti farmi del male? Non puoi uccidermi senza uccidere te stesso. Sei mia, Mustang. Il tuo corpo è mio. La tua voce è mia. La tua vita è mia. Tu sei mia."

Daphne non si mosse nemmeno. Lei non si tirò indietro e non si rannicchiò alle sue parole, lo guardò semplicemente dall'alto in basso. Theo non riusciva a capire cosa stesse pensando.

"Puoi farmi quello che vuoi, ma non ti servirà a nulla. Non importa dove andrai o cosa farai, non sarai mai in grado di sbarazzarti di me. Non sarai mai in grado di smettere di pensare a me. Sarà sempre lì, nel profondo della tua mente. Sarò sempre lì. Il mostro nei tuoi sogni. La cosa di cui non puoi liberarti, non importa quanto ci provi. Sono una cicatrice che non se ne andrà mai."

"Ti sbagli," sussurrò. "Non sei un mostro, non sei niente."

Crouch deglutì a fatica. Sembrava che stesse cercando di allontanarsi da lei sulla sedia.

"Sei insignificante, Barty. Non sei niente. Anche il Signore Oscuro non ti rispetta e tu lo hai aiutato a riportarlo in vita," disse Daphne. "Non sei un Dio, un Demone o un grande guerriero che la gente ricorderà. Sei solo un uomo. Un ometto egoista e viziato che poteva sentirsi potente solo quando faceva sentire debole qualcun altro. Ma questo ti rende debole Crouch, ma non rende debole me."

Le narici di Crouch si allargarono. Il terrore cominciò a insinuarsi nei suoi occhi.

"E non sarai con me per sempre. Me ne assicurerò. Non sto dicendo che sarà facile. Potrebbe volerci un anno, potrebbe volerci un decennio, ma alla fine arriverà un giorno in cui non penserò più a te e a quello che mi hai fatto. Mi dimenticherò tutto di te, solo per un giorno, ma sarà sufficiente. Perché poi un giorno diventeranno due. Due giorni diventeranno una settimana e così via finché alla fine anche io ti dimenticherò e non sarai più nessuno. Sarà come se non fossi mai esistito, ma questo non significa che non dovresti pagare adesso."

Daphne non disse altro. Scivolò verso Crouch e gli conficcò il coltello nel dorso della mano.

Quando Crouch urlò di dolore, Daphne fece un passo indietro. Lei lo fissò e inspirò profondamente. C'era fuoco nei suoi occhi, anche se avevano cominciato a luccicare di lacrime.

Si sentiva meglio. Far soffrire Crouch stava funzionando. Lei gli tirò fuori il coltello dalle mani e glielo passò sopra il bicipite, e quando lo sollevò in avanti, la sua mano libera volò alla sua bocca.

Theo non riusciva a sentire Crouch urlare mentre Daphne girava il coltello e questo era il punto.

Voleva ferirlo ma voleva che tacesse. Voleva fargli sentire ogni grammo di dolore che le aveva fatto provare e non essere in grado di implorare o urlare affinché finisse, proprio come aveva fatto con lei.

Theo si tirò indietro e la guardò pugnalare Crouch allo stomaco, poi alla gamba, poi alla spalla, e quando ebbe finito, c'erano chiazze del sangue di Crouch su tutte le sue braccia e sui suoi vestiti, ma la tristezza in lei stava finalmente iniziando a scomparire...

Quando si voltò verso Theo il suo petto si sollevò e il suo viso era bagnato di lacrime e sangue, ma stava sorridendo. "Grazie," sospirò. Il sollievo nella sua voce era inconfondibile. "Grazie, Theo..."

Theo si avvicinò e si fermò di fronte a lei. Sentì il calore irradiarsi dal suo corpo. Profumava di lillà e di arance. Era tornata. Lei era davvero lì, con lui, e anche se lo sapeva, aveva bisogno di controllare, tanto per esserne sicuro. Si sporse in avanti e, con la più delicata delle pressioni, la baciò sulla guancia.

"Non fermarti qui," mormorò, con le labbra ancora sulla sua pelle. Lui asciugò con un bacio una lacrima mentre le scivolava lungo la guancia. Potrebbe non significare nulla per lei, ma nel suo piccolo modo, Theo si sentiva come se stesse baciando via il suo dolore mentre lasciava il suo corpo. "È tutto tuo. Fagliela pagare per quello che ti ha fatto."

"E a te." Daphne inclinò il mento in modo da poter guardare Theo negli occhi. "Ha ferito anche te." Lei sorrise leggermente, non abbastanza da far apparire le fossette, e gli prese la mano, unendosi ai loro tatuaggi, rendendo il serpente di nuovo intero per la prima volta dopo anni. "Questo è per te tanto quanto lo è per me."

"Va bene allora," sorrise Theo. "Per te e per me."

Daphne gli sorrise dolcemente. "Per noi."

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