π‘ͺ𝒖𝒐𝒓𝒆 π’…π’Š 𝒇𝒖𝒐𝒄𝒐 βœ“

By M_G_Writer

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Primo libro della serie:"Sangue di lupo" "Sai, si dice che un lupo se Γ© solo Γ© destinato a morire, poichΓ© la... More

Prologo
Capitolo I: Underveis
Capitolo II: Normalt liv
Capitolo III: En ny venn
Capitolo IV : Brev
Capitolo V : TΔ—tis??
Capitolo VI : Sannhet
Capitolo VII: FΓΈlges
Capitolo VIII: Bare min
Capitolo IX: Reglex
Capitolo X: Jeg er veldig opptatt
Capitolo XI: Sjalusi
Capitolo XII: Familie middag
Capitolo XIII: Den ekte meg
Capitolo XIV: Jane
Capitolo XV: Ikke mulig
Capitolo XVI: Hva skjedde med deg??
Capitolo XVII: LΓΈfter....
Capitolo XVIII: SnΓΈstorm
Capitolo XIX: Skylder meg noe
Capitolo XX: Avtale
Capitolo XXI: Forsvinning
Capitolo XXII: Fortiden returnerer
Capitolo XXIII: Misjon
Capitolo XXIV: Mark
Capitolo XXV: Lett
Capitolo XXVI:Hvem kan du stole pΓ₯?
Capitolo XXVII: Fordi han gjorde det??
Capitolo XXVIII: Det er din skyld
Capitolo XXIX:RΓΈd mΓ₯ne.....
Capitolo XXX:... som blod
Capitolo XXXI: Smerte
Capitolo XXXII: Farvel
Epilogo
Ringraziamenti & Sequel
Cast
Extra-Speciale 200K

Extra-Dopo la guerra

998 42 16
By M_G_Writer

Dopo anni torno a scrivere su questa storia, prima di lasciarvi al capitolo voglio ringraziare tutti voi per il supporto che continuate a darmi, per tutti i vostri voti e i vostri commenti, grazie mille davvero.

Questo capitolo si svolgerà DOPO le vicende narrate in Sangue di ghiaccio quindi se non l'avete ancora letto aspettate prima di andare oltre.

P.s. Se volete ho pubblicato da poco un'altra storia di lupi mannari, passate a darci un'occhiata se vi va.

Ora vi lascio al capitolo.
Grazie ancora💚💚

Cinque mesi dopo la battaglia

Jane

Tornare in quel posto non era mai stato semplice per lei.
Si era sempre ripromessa che se mai ci sarebbe andata, almeno avrebbe portato Vittoria o Josh con se, ma ora lei era in Australia con il suo Alpha e lui stava girando il mondo con la sua compagna.

Jane sospirò, avanzando di qualche passo nella terra arida, quel posto non era cambiato poi così tanto.

Aveva passato gli ultimi mesi a girare per i vari continenti, era vero quello che aveva detto a Vi dopo la battaglia, aveva bisogno di fare ammenda, aveva bisogno di perdonare se stessa per tutto il male che aveva fatto, per tutte le persone che aveva ammazzato.

Era andata da alcuni superstiti delle famiglie che aveva distrutto, alcuni le avevano urlato contro le peggio parole, augurandole la morte e tirandole schiaffi; altre invece si erano aperte e l'avevano accolta, abbracciata, le avevano permesso di raccontare loro come erano andate realmente le cose.

A Jane non importava se non era stata perdonata da tutti loro, sapeva che non era possibile, ma l'unica cosa che le interessava era che lei stava arrivando a perdonare se stessa.

Avanzò ancora di qualche passo, superando le macerie di un grosso arco che un tempo rappresentava l'ingresso.

Ancora un ultimo sforzo e potrò tornare da lui.

Quella, d'altronde, era la fine del suo viaggio, il luogo perfetto in cui chiudere il cerchio.
Il posto che per anni aveva ritenuto essere la sua unica casa, il posto in cui pensava che sarebbe rimasta chiusa in eterno.

Da quando Sebastian lo aveva incendiato, di Laggiù non rimanevano altro che macerie e detriti sparsi e di quel posto in cui vivevano centinaia di assassino era rimasto solo il silenzio.

Jane si mosse con calma dentro quel che rimaneva delle stanze, le percorreva da cima a fondo, fermandosi qualche volta per ricordare cosa sorgesse in quel determinato punto o in un altro.

Accolse tutti i ricordi che le sorgevano mentre visitava le rovine, anche quelli più dolorosi, solo così sarebbe potuta andare finalmente avanti.

Quando ebbe finito tutto il giro tornò sui suoi passi e si bloccò appena sotto l'arco di ingresso, lì si girò e recuperó qualcosa dalla borsa che teneva ancorata ad un braccio.

I pugnali che Sebastian le aveva dato brillavano nelle sue mani, scavò appena nella sabbia, e li lasciò cadere dentro.

Il peso che gravitava sulle sue spalle sembrò abbandonarla di colpo quando li seppellì.
Si alzò, lanciando un ultimo sguardo alla struttura prima di girarsi e non voltarsi mai più indietro.

Quello era la fine perfetta del cerchio.
Laggiù era il posto in cui Jane era morta e la Fenice era nata.
E ora, finalmente, la Fenice era stata uccisa una volta per sempre.

Ed era il momento che Jane tornasse a vivere.

*********

Quando scese dal treno ricominciò finalmente a respirare, e si lasciò avvolgere dal profumo famigliare delle piante.

Era tornata in Norvegia.
Era tornata a casa.

Sorrise mentre usciva dalla stazione, tirandosi dietro quel borsone riempito dalle poche cose che Vittoria le aveva prestato quando era passata a trovarla nel suo branco.
Lei aveva insistito talmente tanto che Jane non se l'era sentita di dirle di no, non ora che l'amica era incinta.

Si mosse agilmente tra le varie vie, ricordando quando le aveva percorse per la prima volta e poi si bloccò di colpo quando vide l'insegna che stava cercando.

Si avvicinò a passi lenti, sbirciando da dietro il vetro appannato della vetrina.
L'uomo che la stava attenendo era già seduto ad un tavolo, stava picchiettando il piede contro il pavimento, in visibile tensione, doveva essere lì già da un po'.

Il caldo del locale le se insinuò tra i vestiti confortandola mentre si dirigeva verso quel piccolo tavolo posto sul lato destro.
Lui non la sentì arrivare, troppo preso da come era a osservare l'orologio sul suo polso.

-Dovrai perdonarmi immagino, il treno era in ritardo-

Ragnor alzò la testa di colpo sentendo quella voce, si girò di scatto, rischiando di far cadere la sedia a terra per la velocità con cui si tirò in piedi.

Sembrava essere invecchiato di qualche anno, nonostante ne fosse passato a malapena uno dall'ultima volta che lo aveva visto, aveva l'aria stanca, le occhiaie evidenti sotto gli occhi.
Sapeva che in parte era anche colpa sua se era ridotto così.

-Jane-
-Ciao papà-
E senza trattenersi oltre li gettó le braccia al collo e lo abbracciò.

********

-Quando Matthew mi ha raccontato della battaglia non volevo crederci-
Avevano passato le ultime ore ad aggiornarsi di cosa era successo in quegli ultimi mesi, Jane gli aveva raccontato tutta la verità e non rimase stupida quando lui le disse che in parte sapeva già qualcosa dal suo compagno.

Dopo aver preso un caffè erano saliti in macchina, e Ragnor stava guidando verso il branco.
Verso casa, da lui.

-Non mi sorprende affatto-
-Dove sei stata poi?-

Jane sorvolò sulla maggior parte dei posti in cui si era recata, il suo percorso di ammenda era un qualcosa che riguardava solo lei.
-Diversi posti, Australia soprattutto, volevo vedere Vi.
Magari un giorno te la farò conoscere-

Lui rispose solamente stringendole per un secondo la mano.
Quando girarono in una stradina stretta, Jane sentì il suo cuore cominciare a battere più forte.

Il branco era estate te come lo aveva lasciato, le persone sorridevano cordiali, i bambini giocavo, la città proliferava.
Tutti sembravano aver dimenticato gli orrori di quella guerra.

Suo padre parcheggiò di fronte alla casa più grande, alcune facce si fermarono a fissarla mentre apriva la portiera e scendeva, chiudendosela alle spalle.

Poteva sentirli mormorare, trattenere il respiro, imprecare.
Ma nulla di quello ebbe più importanza quando lo vide fermo sul portone principale.

Sembrava molto più stanco di come lo aveva lasciato, mesi prima dopo la battaglia in America, li era cresciuta un accenno di barba incolta e sembrava che non fosse uscito di casa per giorni, forse settimane, ma i suoi occhi brillarono quando la vide.

Non le era mai sembrato più bello.

Senza aspettare un secondo Matthew corse da lei, prendendola tra le braccia e facendola ruotare in aria, lei rise in risposta, cingendo le braccia attorno alle sue spalle.
Quando la rimise a terra lei stava ancora ridendo, e lui bació la sua risata.

Jane si lasciò andare, fregandotene del luogo, delle persone che li stavano guardando.
Non esisteva altro che Matthew.

C'era solo lui e le sue mani che si erano avvinghiate attorno ai suoi capelli, lui e le sue labbra che stavano lottando contro le sue, in una lotta al dominio che lei si ritrovò a perdere quando la sua lingua incontrò la sua.

C'era solo il suo compagno, che l'aveva perdonata per tutti gli errori che l'aveva fatto, che aveva perdonato i suoi inganni.
C'era solo il suo compagno che aveva amato la ragazza che era apparsa come una perfetta conosciuta, conoscente di sua sorella, che si era innamorato poi di quella cacciatrice un po' strana che non ascoltava le sue regole.
E che aveva amato la Fenice, l'assassino più temuto, abbracciando il suo passato di bugie e morte.

Ed ora lei era pronta a lasciargli amare la vera Jane.

-Sei tornata- le disse poi dopo che entrambi avevano il fiato corto -Sei davvero qui-
-Sono qui, non vado più da nessuna parte-

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