E se ci ritrovassimo?

נכתב על ידי its_denise_

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COMPLETA C'era una volta- No aspettate questa non è una favola. Bè avrebbe potuto esserla se solo qualcuno qu... עוד

Cast
Prologo
1. Tornare a casa
2. Il mio peggior incubo
3. Altro che cenerentola
4. Primo giorno di scuola
5.Farai un figurone stasera
6.Vedi di stare più attenta
7.Noah Miller
8.Dovrei chiamare un'oca e usarla come traduttrice
9.In effetti hai un bel culo
10.Stasera hai fatto faville
11. Guarda il lato positivo ti ho già fatto gemere
12.Ora ne paghi le conseguenze
13.Sapevo di averla lasciata da sola
14.Ho visto di meglio
15.A me il bacio non lo dai?
16. Ho uno spray al peperoncino e non ho paura di usarlo
17.Era solo la cosa giusta da fare
18.Non sai contro chi ti sei messa
19.Devi sapere caro Collins che io non perdo mai
20.Mi piace metterti sulle spine
21.Mister sono bello ma senza cervello
22.Non hai ucciso nessuno vero?
23.Adesso ci sono anche io nei guai
24.Ti fidi di me?
25.Hai la pelle d'oca Phoebe
26.Sei bella
27.Sei tu il suo punto debole
28.Stai marcando il territorio Collins
29.Ci vediamo presto Phoebe
30.Stavo solo ballando idiota
31.Sono fottuto
32.Se fa male non è amore
33.Maledetta sfiga
34.Tanto so che ti piaccio
35.Perchè non ti strozzi con la tua stessa saliva?
36.Che i giochi abbiano inizio
37.Non ti sono così indifferente
38.Ho una voglia matta di baciarti
39.Apri gli occhi
40.È persa di te, come tu lo sei di lei
41.Baciami coglione
42.Adesso ricordo il motivo per il quale mi piaci
43.Sbaglio, o mi stavi fissando il sedere?
44. Sta zitto e baciami
45. Siamo noi l'ancora di salvezza di noi stessi
46.Io sono la detective Decker
47.Dentro fino al collo
48.Sotto il cielo stellato di Coney Island
49.Cosa ti succede?
50.Sei arrabbiata
51.Ti odio
52.Sto per vomitare
53.Dobbiamo trovarle
55.Salvami
56. E se ci ritrovassimo?
Epilogo
Ringraziamenti

54.Non riusciremo mai a tornare a casa

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נכתב על ידי its_denise_

NEL CAPITOLO PRECEDENTE: Phoebe e Miranda sono state rapite da Joseph, l'ex violento di Miranda.

Phoebe finalmente ha scoperto il famigerato segreto di Blake.

Nel frattempo quest'ultimo dopo scuola decide di andare da Phoebe, trovando solo volanti di polizia.
Una volta dentro casa scopre che Phoebe e Miranda sono scomparse, ed Anne gli spiega tutta la faccenda di Ashton Myers. Infine, si ripromette di trovarle.

BLAKE'S POV

Quanto tempo è passato?

Quattro, cinque giorni? Forse addirittura una settimana, e di Phoebe e Miranda neanche l'ombra.

Le ricerche sono ancora aperte, la squadra di polizia ogni giorno perlustra la città ma sembra tutto essere inutile.

È come se un fottuto buco nero le avesse inghiottite.

E sapete cosa mi fa davvero infuriare?

Volete saperlo?

Il non poter far nulla.

Il dovermene stare con le mani in mano perchè la polizia non vuole che mi immischi in questa merda.

Anche se è per colpa mia che Miranda e Phoebe sono state rapite.

Ed ha ragione.

Insomma un ragazzo di quasi diciott'anni intralcerebbe solo le indagini.

Mi hanno detto che se ci fossero state delle novità sarei stato uno dei primi ad essere avvisato, ma per il resto avrei dovuto riprendere in mano la mia vita.

Dunque sarei dovuto tornare a scuola, proseguire con gli allenamenti e prepararmi agli esami finali per l'ammissione al college.

Ma cazzo, non posso continuare a vivere sapendo che da qualche parte c'è un maniaco che sta torturando la ragazza che amo ed una mia amica.

Per cui ho deciso di procedere con le ricerche per conto mio, ovviamente insieme ad Anne e Alex, e riprendere con la scuola.

Tuttavia le cose non sembrano andare bene come speravo.

Ritorno con i piedi per terra quando vengo sbattuto violentemente al suolo.

Il mio corpo entra in contatto con la superficie dura del campo da football e non riesco a non gemere per il dolore.

"Cristo!" strizzo gli occhi.

"Collins! Si può sapere che cazzo ti prende in questi giorni?" la voce del coach sembra così lontana che credo possa essere quasi frutto della mia immaginazione.

E invece è la pura realtà.

Questo perchè subito dopo vengo rimesso in piedi dal coach Jefferson in carne ed ossa.

Sono stordito ancora per la caduta, e le sue urla non fanno altro che farmi sentire peggio.

"Sei uno straccio ragazzo" alzo gli occhi al cielo.

Come se non sapessi in che condizioni sono ormai da giorni.

Non ricordo più l'ultima volta che ho dormito, e se l'ho fatto sarà stata questione di mezz'ora fino a quando il pensiero della scomparsa di Miranda e Phoebe non ritornava a tormentarmi.

E mettiamo anche il fatto che il mio stomaco si rifiuta di mangiare qualsiasi tipo di alimento, quindi vado avanti bevendo solamente acqua.

Quindi sì, non sono per niente in ottima forma.

"Capisco che la scomparsa delle tue compagne di scuola ti abbia turbato, ma devi andare avanti. Vedrai che prima o poi le troveranno"

Stringo le mani in un pugno, cercando di scaricare tutto il nervosismo.

È facile parlare quando non sei davvero immischiato nella faccenda.

Tutti cercano di consolarti, di dirti che andrà tutto bene ma finisce lì, poi  tornano a farsi gli affari propri come se la scomparsa di due ragazze fosse una cosa da niente.

E mi dispiace, perchè vorrei tanto urlare queste parole in faccia al coach ma non si merita una mia sfuriata... lui non c'entra.

Sta cercando di consolarmi, nel modo sbagliato ed inutile certo, ma almeno ci prova.

"Prenditi una pausa, vai a casa e fai qualcosa per distrarti. Il campionato inizia fra poco e non voglio che il nostro miglior quarterback sia un morto che cammina" mi congeda.

Annuisco perchè di certo restare sarebbe solo tempo perso.

Con passo pesante mi avvio agli spogliatoi.

Una volta dentro mi libero di tutte le protezioni e degli altri indumenti, per poi avvolgermi un asciugamano intorno alla vita.

Prima di entrare in doccia mi avvicino allo specchio difronte ai lavandini, ruoto il busto quel tanto che basta da vedere una grossa macchia violacea espandersi per tutta la schiena.

Faccio una smorfia passandomi successivamente una mano tra i capelli.

Guardo la mia figura riflessa allo specchio, quasi non riconoscendomi.

Gli occhi sono contornati da profonde occhiaie ed il colorito della mia pelle è più bianco di un lenzuolo.

Rilascio l'aria trattenuta nei polmoni, sentendo una lacrima solitaria rotolare sulla guancia.

Mi affretto ad asciugarla quando sento la porta degli spogliatoi aprirsi.

Mi infilo immediatamente in doccia, non volendo farmi vedere in queste condizioni anche se onestamente non me ne frega.

Ma l'istinto mi dice di nascondermi.

Poco dopo sento una voce familiare rimbombare tra le pareti.

"Ho capito cazzo! Torno il prima possibile ma ora sono a scuola, non puoi impedirmi di venirci. Sarebbe troppo sospetto"

Aggrotto la fronte.

Conosco questa voce, ma non riesco a ricordarmi a chi appartenga.

E poi cosa dovrebbe essere sospetto?

Non venire a scuola? Sul serio?

So che origliare è un chiaro segno di brutta educazione, ma questa è davvero una strana conversazione.

Chi cazzo è questo tizio, un componente della FBI?

Come se una lampadina si fosse accesa nella mia mente, ricordo il nome di questo ragazzo.

E giuro, che sarei stato molto più felice non ricordarlo.

Noah fottuto Miller, anche denominato da me come il "pinguino".

"Senti ho gli allenamenti, ci vediamo come accordato giovedì" c'è una piccola pausa dove sento delle urla provenire dal telefono, segno che alla persona con cui sta parlando a telefono non deve essere di certo piaciuta la risposta "Andiamo, non dirmi che non riesci a badare a d-."

Mi sbatto mentalmente un pugno in faccia quando faccio cadere per sbaglio i contenitori degli shampoo nel box della doccia, provocando un forte frastuono.

"Devo andare, c'è qualcuno qui" e attacca "Chi c'è?"

Sospiro prima di uscire da qui dentro, e mostrarmi alla faccia di cazzo che mi ritrovo davanti.

"Miller" dico in tono neutro.

Il ragazzo difronte a me sbianca di colpo, e ciò non fa che farmi insospettire.

Non sarò così tanto perspicace, ma qualcosa qui mi puzza... e non sono io nonostante mi servirebbe una bella doccia.

Ricapitoliamo: ha detto che se non dovesse venire a scuola sarebbe sospetta la sua mancanza, anche se onestamente per me potrebbe anche trasferirsi in un altro stato perchè non me ne può fregare un accidente se viene a scuola o meno; e poi, prima che lo interrompessi stava dicendo qualcosa sul badare qualcuno... ma chi?

Merda non posso lasciarmi travolgere anche dai problemi di questo tipo.

Noah sembra ricomporsi.

"Che ci fai qui?" si schiarisce la gola.

Inarco un sopracciglio.

"Che ci fai tu qui" indico la sua figura "Gli allenamenti sono iniziati quarantacinque minuti fa"

Vedo il suo sguardo incendiarsi.

"Non sono cazzi tuoi!" per poco non gli scoppio a ridere in faccia.

"Allora perchè dovrei dirtelo io?" torreggio su di lui.

Lo sfido, sentendo le mani prudermi per la voglia di picchiarlo.

Non ha fatto nulla, ma la sua sola presenza è capace di mandarmi in bestia.

Quindi o va via o lo trasformo nel mio sacco da boxe personale.

"Stavi origliando la mia telefonata?" cambia discorso.

Sì! "No. Ho cose molto più importanti da fare, di certo non mi metto a spiare le persone... per giunta te" cerco di mantenere un tono impassibile.

"Bene" dice annuendo.

"Bene" gli faccio eco.

Ci guardiamo per un lungo momento fino a quando non è lui a distogliere lo sguardo, andando via.

Resto di nuovo solo con i miei pensieri, per cui decido di entrare in doccia e lavarmi cercando di sciogliere la tensione dei miei nervi.

Una volta fuori, mi avvicino al mio armadietto.

Mi vesto il più in fretta possibile, questo posto inizia a soffocarmi e la colpa non è del vapore provocato dall'acqua calda.

Afferro il mio cellulare ritrovandomi due chiamate perse da parte di Anne, e dei messaggi sempre di quest'ultima.

Anne:
Ci vediamo al Sugar's tra venti minuti.

Anne:
È importante, riguarda Phoebe e Miranda.

L'ultimo messaggio mi fa scattare come una molla.

Afferro il borsone, issandomelo sulla spalla e a passo deciso raggiungo l'uscita.

Spero davvero ci siano novità.

🐳🐳🐳

In genere per raggiungere il Sugar's da scuola ci si impiegano circa quindici minuti.

Ecco io ne ho impiegati nove.

Probabilmente tra qualche giorno arriverà a casa una multa per eccesso di velocità, ma onestamente la cosa non mi interessa.

Una volta parcheggiata la macchina, schizzo fuori dal posto di guida raggiungendo l'entrata di questa pasticceria.

Mi faccio largo tra la gente fino a quando non riconosco la testa del mio migliore amico che mi da le spalle, seduto ad un tavolo insieme ad Anne e ad un uomo mai visto in vita mia.

In poche falcate raggiungo il tavolo, che rispetto agli altri si trova un po' più appartato.

Mi siedo sull'unica sedia libera, trovandomi ben tre paia di occhi puntati su di me.

"Allora? Cosa c'era di così tanto importante da dirmi?" cerco di andare direttamente al punto.

Il cuore mi batte prepotentemente nella gabbia toracica, il mio corpo è scosso da leggeri tremori e non faccio altro che torturate il mio labbro inferiore tanto dal sentire ad un certo punto il sapore del sangue sulla lingua.

"Blake" è Anne a prendere la parola "Ti presento Ashton"

Mi giro nella direzione dell'uomo appena presentatomi.

Sembra dimostrare non più di quarantacinque anni, ha capelli neri intervallati da striature grigie e quando gli porgo la mano per presentarmi noto che ha una stretta più forte del ferro.

"Sono Blake Collins, signore"

"So chi sei, ragazzo. Io sono Ashton Myers"

Sgrano gli occhi.

Oddio.

"Quel-." deglutisco "Quell'Ashton Myers?"

L'uomo davanti a me ridacchia.

"Vedo che ho una certa fama"

Un secondo dopo noto il divertimento sparire dalla sua faccia.

"Ho saputo quello che è successo alle vostre amiche"

"Si" ammetto "Joseph ha fatto tutto questo per-."

"Per colpire te, lo so" annuisce "Credevo di conoscerlo, e per quanto strano potesse essere mi ci ero anche affezionato. Bè fino a quando non mi ha rubato l'identità, drogato e poi fatto finire in cella"

Più lo osservo e più vedo il dolore solcargli i lineamenti del volto.

È stato tradito da una persona che riteneva amica.

Come d'altronde anche io, prima che succedesse tutto quel casino anni fa.

Joseph era come un fratello, c'era molta intesa fra noi nonostante gli anni di differenza.

Eravamo pappa e ciccia.

Facevamo tutto insieme.

Quando incassava i soldi per la vincita delle scommesse, mi ricordo di come ce la spassavano in sala giochi.

O di quando facemmo quella firma sul muro degli spogliatoi, come se fosse un segno per rafforzare la nostra amicizia.

Poi un giorno è impazzito, voleva uccidermi per aver perso dei cazzo di soldi e io per difendermi l'ho colpito... firmando la mia condanna.

"In ogni modo non sono qui per rivivere momenti passati, bensì ho deciso di aiutarvi nelle ricerche delle due ragazze"afferma appoggiandosi allo schienale della sedia.

"Signore" prorompe per la prima volta Alex "È sicuro di volerlo fare?"

Ashton annuisce.

"Non saró un detective o un poliziotto, ma ho delle conoscenze che fanno al caso nostro. Inoltre quando e se Joseph verrà preso, voi avrete sicuramente bisogno di me"

Aggrotto la fronte non riuscendo a capire dove voglia andare a parare.

"Sono un avvocato. E per quanto al processo per la sua incarcerazione non potrò fare il mio lavoro essendo una delle sue vittime, cercherò comunque di far valere la mia parola contro la sua" afferra il boccale di birra appena servitogli da una cameriera, facendo un lungo sorso prima di ricominciare il suo discorso "So inoltre, che la polizia vi ha categoricamente vietato di mettervi in mezzo a tutto ciò, ma nonostante non vi conosca, sono sicuro che di certo non ve ne siete stati con le mani in mano. Dico bene?" guarda tutti e tre, e sorride quando annuiamo "Bene. Fatemi vedere dove avete cercato"

Nel mentre Anne caccia una lista dei luoghi già perlustrati a Manhattan, io non riesco a non perdermi tra i miei pensieri.

E quest'ultimi non sono solo concentrati su Miranda e Phoebe, ma anche su quella testa di cazzo di Noah.

Perchè per quanto non me ne freghi nulla di quello che fa, c'è qualcosa che mi preme nel scoprirlo.

Non mi è mai andato a genio, soprattutto nell'ultimo periodo.

È stato molto strano, soprattutto quando, tornati da Aspen, io e Phoebe lo abbiamo incontrato nel corridoio della scuola.

Come al solito stava cercando di chiederle un appuntamento, quindi ho deciso di soccorrere la mia ragazza.

Il nostro scambio di battute è tuttora vivido nella mia mente.

"Che piacere rivederti, Miller" ho detto per provocarlo.

"Collins, sai mi è mancata la tua faccia da coglione in queste settimane"

"Sai com'è, la mia faccia non viene mai dimenticata. Sono sempre nei pensieri di qualcuno"

"Oh questo lo so bene"

Ed è stata la sua risposta a spiazzarmi.

In quel momento non ci ho fatto molto caso, volevo solo portare Phoebe via da lui, ma poi ha iniziato a tormentarmi.

Ho cercato sempre di capire cosa intendesse con questa frase, ma anche adesso è un mistero.

Ed ora, con quella telefonata non ha fatto altro che insospettirmi ancora di più.

Per questo controllo che giorno sia oggi sul telefono.

È martedì.

In queste ultimi giorni ho davvero perso l'orientamento del tempo, perchè credevo che oggi fosse venerdì.

E prendetemi per pazzo, ma qualcosa, una strana sensazione, mi suggerisce che Noah è invischiato in tutta questa situazione.

Giovedì lo seguirò in qualunque posto lui vada.

Devo farlo, con la speranza di scoprire qualcosa e se davvero c'entra con il rapimento di Phoebe e Miranda avrò un buon motivo per ucciderlo.

In caso contrario lo picchierò comunque per avermi fatto perdere tempo.

🐳🐳🐳
PHOEBE'S POV

Sapete cosa ho sempre desiderato studiare al college?

Architettura.

Potrà essere una cosa noiosa, lo capisco benissimo, ma per me ha un valore affettivo.

Mio padre era un architetto; amava il suo lavoro e quando ero piccola ricordo di quando mi portava con sé.

Mi faceva vedere progetti di palazzi semplicemente meravigliosi ed in poco tempo è riuscito a trasmettermi la sua passione.

Così quando mio padre è venuto a mancare ho preso la mia decisione: sarei diventata come lui.

Adesso, sapete qual è il problema?

Sono bloccata in una fottutissima stanza completamente blindata, legata ad una sedia.

Quindi chissà se riuscirò mai a realizzare il mio sogno, e in particolare, chissà se riuscirò mai ad uscire viva da qui.

Onestamente inizio a dubitarne.

Non so quanti giorni siano passati da quando io e Miranda siamo arrivate qui.

Abbiamo visto sí e no tre volte Ashton: la prima appena siamo arrivate qui, la seconda volta qualche giorno dopo per assicurarsi che fossimo ancora "vive". La terza e più atroce visita è stata di notte.

Io e Miranda dormivamo.

Bè ci stavamo provando almeno, visto le condizioni in cui ci troviamo.

Quando all'improvviso la porta della stanza si è aperta andando a sbattere violentemente contro il muro.

Ricordo di aver iniziato ad urlare alla vista di un Joseph ubriaco marcio, che cercava, incespicando nei propri passi, di arrivare a Miranda.

Ricordo di come l'ha strattonata con violenza, avvolgendo le proprie mani nei suoi lunghi capelli rossi per poi tirarli.

Ricordo le urla e i singhiozzi di Miranda, mentre Joseph cercava di sfilarle il maglione di dosso.

Fortunatamente, nonostante fossi ancora legata, sono riuscita a fermarlo.

Ho allentato di poco le corde che tenevano ben salde le mie gambe, il giusto per potergli rifilare un bel calcio.

Ovviamente quando dico di essere riuscita a fermarlo, credo di aver saltato un piccolo particolare.

Joseph non ha più toccato Miranda, per fortuna, ma il peggio è capitato a me.

In uno scatto veloce si è avventato sul mio corpo.

"Devi farti un po' i cazzi tuoi, ragazzina" mi ha urlato prima di rifilarmi un pugno sullo zigomo destro, tanto che ancora adesso riesco a sentire dolore.

Ho urlato, ho pianto... ma questo non ha fatto in modo che si fermasse, anzi continuava a colpirmi.

"Sai perchè mi scopavo la tua amichetta? Vuoi saperlo? Per arrivare a te... sapevo che se l'avessi lasciata in una pozza di sangue al ballo l'avresti soccorsa. Ho colto la palla al balzo per poterti finalmente conoscere" ha iniziato ad urlare, nel mentre io cercavo di difendermi il più possibile.

Ad un certo punto ho sentito le sue unghie lacerarmi il labbro inferiore, iniziando a sentire il sapore metallico del sangue.

"Se non vuoi finire peggio di così, ti consiglio di farti gli affari tuoi la prossima volta" e poi è andato via, richiudendosi la porta alle spalle.

Il silenzio per un piccolo istante ha regnato sovrano nella stanza, fino a quando il mio corpo non è stato scosso da leggeri tremori e le lacrime non hanno iniziato a solcarmi le guance.

Miranda se n'è rimasta in silenzio, fin troppo sconvolta per quello appena successo.

Il giorno dopo è arrivato Noah.

Non ci ha detto niente.

È solo entrato nella stanza, ci ha portato da bere e mangiare, anche se onestamente il mio stomaco si rifiuta di ingerire qualsiasi cosa, e poi è venuto da me e mi ha medicato lo zigomo e il labbro.

Mentre a Miranda ha dato un altro maglione, perchè quello della sera prima era stato ridotto in mille pezzi da quel maniaco.

"Perchè lo stai facendo?" gli ho detto mentre mi curava le ferite.

Mi ha guardato negli occhi, in cui ho letto solo il vuoto assoluto, poi ha scosso la testa e se n'è andato.

Da quel momento sono passati circa tre giorni, se i miei calcoli sono giusti.

Per fortuna, dopo quella sera, Joseph non si è più fatto vedere anche se lo so che è qui.

Sento i suoi passi, le sue urla e so quando entra ed esce di casa.

Proprio in questo momento avverto i suoi passi pesanti farsi sempre più lontani, una porta cigolare e poi silenzio.

È uscito.

Che il piano venga messo in atto.

Sono stufa di rimanere qui, per cui ho deciso di scappare.

In questi ultimi giorni sono riuscita ad allentare le corde che tengono ben strette le mie mani e le mie gambe, quindi con un po' di forza in più dovrei riuscire a liberarmi del tutto.

Sfrego fino allo sfinimento le corde sul legno della sedia, fino a sentirle sgretolare... e sono libera.

Sento le mani cominciarmi a tremare per essere riuscita nell'impresa, il cuore batte sempre più veloce ma non posso ancora esultare.

Velocemente slego anche le mie gambe, fino a quando non mi ritrovo in piedi.

All'inizio lo ammetto, ho un capogiro e non riesco a trovare stabilità, ma questo non mi ferma.

A passo pesante raggiungo la mia migliore amica che sembra dormire.

"Miranda" sussurro scuotendo il suo corpo freddo come il ghiaccio "Miranda"

Continuo a chiamarla fino a quando non apre i suoi meravigliosi occhi verdi, fissandomi stralunata.

"C-Come-."

"Shh!" le tappo la bocca "Sono riuscita a liberarmi, ora tocca a te. Andiamo via da questo posto!"

Mi avvicino alle sue gambe, cominciando a slegare le corde, e stessa cosa faccio con le sue mani.

Si alza, e come me all'inizio non riesce a reggersi in piedi, per cui la faccio poggiare sulla mia spalla ed insieme raggiungiamo la porta.

Afferro la maniglia, la abbasso e subito dopo un moto di delusione mi pervade il corpo.

È chiusa a chiave.

"Merda, dovevo aspettarmelo" una lacrima mi riga la guancia.

Miranda però, si allontana da me, afferra la sedia su cui abbiamo passato gli ultimi giorni e si avvicina nuovamente alla porta.

"Spostati se non vuoi farti male" mi avverte.

Faccio come mi dice, e con tutta la forza che possiede la scaglia sulla maniglia che cade con un tonfo a terra.

Sento nuovamente la felicità tornare quando poi Miranda con un calcio riesce ad aprire del tutto la porta.

Siamo sempre più vicine alla libertà, e non mi sembra ancora vero.

La rossa si gira nella mia direzione sorridendo, le sorrido anche io per poi afferrare la sua mano e dire: "Corri!"

Percorriamo un lungo corridoio, con tanti strani quadri appesi sui muri e vasi posti su delle mensole, che ci conduce a delle scale.

Ovviamente sta andando tutto troppo bene, sembra strano che non sia successo ancora nulla.

E infatti... il mio ginocchio cede e vado a finire addosso ad una delle tante mensole facendo cadere ben due vasi.

Finisco per terra, ma per fortuna non mi faccio male, anzi velocemente mi rialzo e riprendo a correre dietro a Miranda.

Scendiamo i gradini di queste scale in legno malridotte, che ad ogni nostro passo cigolano.

Arriviamo al pian terreno, presumo, dove vedo la porta d'ingresso che raggiungo quasi cadendo nuovamente, per la troppa felicità di essere riuscita a sfuggire da questo incubo.

Afferro la maniglia e quando sto per abbassarla, sento un forte click alla mia sinistra.

Sia io che la rossa ci congeliamo sul posto.

Riesco solo a sentire i battiti veloci del mio cuore in gola.

Deglutisco il fiotto di saliva, e con estrema lentezza mi giro nella direzione da cui proveniva quel suono e... e il mondo mi cade addosso.

La prima cosa che vedo è una pistola, una grande pistola puntata contro la mia fronte; poi vedo una mano completamente tatuata a cui so per certo a chi appartenga, infatti risalendo con lo sguardo incastro i miei occhi in quelli di Joseph.

Mi riserva un ghigno terrificante, tanto dal farmi accapponare la pelle.

E poi... poi spara.

Il respiro mi si incastra in gola, strizzo gli occhi aspettando che il proiettile mi colpisca visto che la pistola era proprio davanti al mio naso, ma non succede.

Riapro gli occhi quando vedo il suo braccio puntato verso il soffitto, e i cocci di vetro del lampadario sparsi per terra.

Sento la mano di Miranda stringersi attorno alla mia felpa, in una presa tremante.

"Avrei tanto voluto uccidervi... davvero non potete capire quanto mi sarebbe piaciuto. Ma come vi ho già detto, un omicidio sarebbe un passo troppo grande per me" dice in tono neutro.

Successivamente abbassa l'arma, infilandosela nella tasca dei pantaloni, poi viene verso di noi e per la paura faccio un passo indietro.

"Credevo che dopo l'ultima sera non avreste fatto più nulla per darmi modo di scatenare la mia rabbia su di voi" accorcia sempre di più la distanza "Ma evidentemente ve la cercate"

Ed è un attimo, vedo la sua mano avvicinarsi sempre di più al mio volto... ma probabilmente qualcuno lassù sembra essere dalla mia parte oggi.

Il suo telefono squilla, ed è costretto a fermarsi.

Controlla il mittente, poi riposa il suo cellulare nella tasca posteriore dei jeans, afferra bruscamente il mio braccio e quello di Miranda trascinandoci via.

Ripercorriamo il percorso fatto in precedenza, e quando passiamo per il corridoio dove sono ancora presenti i cocci di ceramica dei vasi lo sento inspirare e stringere più forte le nostre braccia.

"Per questa volta ve la siete scampata" ci spinge letteralmente per terra in un'altra stanza, questa almeno munita di due letti ma senza finestre "Ma per punirvi stasera niente cena. Ho deciso che inizierò a togliervi man mano qualcosa, ogni volta che mi farete un torto. Iniziando dal cibo"

Questa è l'ultima cosa che dice, prima di richiudersi la porta alle spalle.

Sento la serratura a doppia mandata scattare dall'esterno, ciò significa che se prima eravamo riuscite a scappare dalla scorsa stanza con una semplice maniglia rotta e un calcio ben assestato alla porta, adesso non sarà così facile.

Vedo Miranda avvicinarsi velocemente alla porta, tempestandola di pugni e calci fino a quando, sfinita, non si lascia scivolare per terra scoppiando in un grosso pianto.

Mi avvicino a lei, sedendomi al suo fianco per poi abbracciare il suo corpo che sobbalza ad ogni singhiozzo.

E qui, sul pavimento di questa stanza fredda, una grossa consapevolezza cresce in me: non riusciremo mai a tornare a casa.


















SPAZIO AUTRICE
CIAO A TUTTI/E
come state? Spero bene dai, forse solo un po' di ansia HAHAHAHAH.

Okay okay, lo ammetto, credo che non ci sarà mai un fine capitolo in questa storia che non metterà sempre ansia... ma che volete farci, mi diverto!

Anyway spero vivamente che il capitolo vi sia piaciuto.💗

Siamo sempre più vicini alla fine, mancano forse due capitoli e poi
E SE CI RITROVASSIMO? sarà finalmente completa.

(Al solo pensiero mi viene da piangere)

Come al solito ringrazio Hellen_Ligios che mi aiuta sempre, mi raccomando correte a leggere la sua storia: CI VOLEVAMO NOI.

Inoltre, per qualunque cosa (spoiler pre capitolo, novità sugli aggiornamenti e quant'altro) mi trovate su Instagram come: _thegirlwhowrites__ 💗💗

Adesso vi lascio.

Buona ansia😺

Denise🍓

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