In verde [Miraculous & Hogwar...

By SimpleWriter8

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La mezzosangue Marinette è costretta a cambiare scuola ed a trasferirsi nella prestigiosa Hogwarts. La conosc... More

0. Dedica
1. Il viaggio
2. L'incontro-scontro
3. Smistamento e conoscenze
4. Il Quiddich
5. La prova
6. Il (quasi) duello
7. La punizione
8. Festa in Sala Serpeverde
9. O.V & Poker
10. Amicizie inattese
11. Sorrisoni
12. Hogsmeade
13. L'aiuto
14. Odi et amo
16. Il Lago Nero
17. Le scuse secondo un Agreste
18. Amortentia, odori inaspettati
19. L'incanto Patronus
20. Il bacio
21. Lanciare neve nell'imbarazzo
22. La fuga
23. Lo stanzino
24. Il pianoforte
25. Inconveniente non celabile
26. "Victor; 7:30 in stanza 33"
27. Lussuria, Canto V

15. Si chiama "gelosia", Adrien

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By SimpleWriter8

"La gelosia ha da entrar nell'amore, come nelle vivande la noce moscata. Ci ha da essere, ma non si ha da sentire"
Francesco Algarotti

Marinette's pov

Mi allontano dal biondo a passi ampi. In questo momento non voglio altro che raggiungere il mio letto e dormire.

Non mi giro nemmeno per guardarlo un'ultima volta mentre me ne vado, perché sono abbastanza delusa dalla sua affermazione: non pensavo che avesse questa opinione di me.
Non che dovrebbe importarmi cosa crede sul mio conto, ma è razionale che io non voglia stare ancora al suo fianco.

<<Purosangue>> dico piano entrando nella Sala Comune, ormai deserta. Apro la porta della mia stanza, trovando davanti a me il mio adorato letto, che mi aspetta a braccia aperte e che non mi era mai mancato così tanto come oggi.

Kagami e Chloe stanno già dormendo e non mi dispiace affatto; di sicuro non mi sarei messa a spiegar loro i motivi della mia assenza.
Voglio solo riposare e non riflettere più su niente, almeno fino a domani.

Mi sdraio e chiudo le palpebre, tuttavia non riesco a cadere tra le braccia di Morfeo nonostante i miei sforzi.
Inizio a immaginare pecore che passano lente davanti ai miei occhi e, quando dopo poco perdo il conto, ricomincio. Provo a non pensare a niente, poi a qualcosa di specifico, ma nulla pare funzionare.

Quando Chloe inizia a russare piano, decido che non posso restare ulteriormente in questa stanza e mi convinco che sia maledetta.

Levo la coperta che prima si trovava sul mio corpo e me la trascino dietro mentre mi dirigo verso la Sala Comune, infreddolita.
La misera maglietta bianca di alcune taglie più grandi che indosso, copre il mio corpo fino a metà coscia. Il tessuto sgualcito è leggermente trasparente e questo dovrebbe essere sufficiente per indurmi a rimanere nella mia camera, ma sono troppo stanca per contare anche sono un altro animale in un disperato tentativo di dormire qui.

"Come dovrei comportarmi ora con lui?" penso confusa, scendo pigramente le poche scale che separano la Sala dalla mia stanza.
Mi ha definita noiosa e tutto il resto, il che non dovrebbe nemmeno sorprendermi considerando che ho sempre saputo che è uno strafottente. Non dovrebbe, ma quel momento mi sembrava stupidamente essere qualcosa di speciale; questo spiega perché non me l'aspettassi.

Mi sdraio sul divano in pelle, coprendo le mie gambe con la coperta chiara, poi mi metto a guardare il camino acceso. Chiudo le palpebre, qualche attimo dopo, beandomi di quel silenzio: si può udire unicamente lo scoppiettare del fuoco.

Odio essere presa in giro, con uno come lui non c'è altra via, difatti non capisco perché io sia rimasta lì seduta, dato che ha trattata male nei giorni precedenti. Sentivo, inspiegabilmente, che fosse la giusta cosa da fare.
Forse, stando con lui, speravo che mi avrebbe rivelato qualcosa riguardo al suo comportamento ostile ed ingiustificato nei miei confronti. Agisce in modo talmente strano che a volte mi viene da pensare che ci sia qualcosa di serio dietro le sue azioni.

Non ho idea sul cosa fare, come comportarmi.
Mi servirebbe un consiglio, ma al contempo non mi va di raccontare a qualcuno dei miei fatti.

"Cosa mi direbbe mia madre?" mi domando, non trovando risposta. Lei è sempre stata un punto di riferimento per me, una donna forte che, nonostante l'aspetto dolce e gentile, non si faceva mettere i piedi in testa.

Improvvisamente ho la risposta a tutti i miei dubbi, è semplice e mi appare ben definita nella mente.
Non c'è altra strada se non una: ripagarlo con la stessa moneta.

~~~~

Quando mi sveglio ho due coperte addosso e il freddo non mi punge più.

Adrien's pov

Appoggio il corpo ad una chiara colonna del corridoio, aspettando che il mio amico si presenti: Nino mi aveva detto che ci saremmo dovuti incontrare vicino all'aula prima della lezione.

Osservo la porta aperta mentre trattengo uno sbadiglio e realizzo che la stanza è ancora completamente vuota. Il corridoio però brulica di persone, intente a parlare tra loro ed a muoversi in ogni direzione con ritmi diversi.
I primini, che ora non hanno lezione, camminano piano con volto sereno. Altri invece corrono senza sosta di qua, di là, di giù e di su: sono principalmente i ragazzi del secondo anno, ancora non abituati ad avere così tante lezioni in più del semestre precedente.

Un gruppo di ragazze, invece, sta fermo di fronte alla porta che dovrò tra poco attraversare.
Le analizzo, studiandole lentamente e mi sembra di intravedere tra loro una famigliare chioma corvina.
Non posso averne la certezza perché, d'un tratto, sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.

<<Eccomi, amico. Scusa il ritardo>> esclama Nino ed io mi giro di scatto, salutandolo con un cenno del capo mentre continua a parlare

Torno a guardare il punto di prima.

Ora che una Tassorosso dai capelli biondi si è spostata, riesco senza ostacoli a riconoscere il perfetto profilo di Marinette, che spicca tra quelle ragazze.

La osservo con attenzione per, forse, qualche secondo in più del dovuto.

<<Quindi?>> domanda l'amico al mio fianco, allontanandomi dai miei pensieri.

Smetto di fissare la corvina, sia perché non voglio sembrare un maniaco, che poiché decido di ascoltare sul serio Nino questa volta.

<<Cosa?>> chiedo io, non avendo per ovvi motivi capito a cosa lui si stia riferendo.
<<Non noti nulla di diverso?>>
Si indica con un dito il viso e solo in questo momento noto l'assenza dei suoi grandi occhiali neri, che gli ho visto portare sin dalla tenera età.

<<Dio, ma ci vedi?>> dico accennando un sorriso, sinceramente sorpreso.
Gli passo una mano di fronte agli occhi per un paio di volte per poter accertarmi che non abbia alcun problema.

<<Lenti a contatto. Le ho comprate a Hogsmeade proprio ieri, una trovata dei babbani>> esclama raggiante, poi si ferma di scatto ed io alzo un sopracciglio, incuriosito da quel gesto improvviso.

<<Babbani, sei caduto in basso>> gli faccio notare e, stranamente, non sento nessun suo commento contrariato in risposta alla mia affermazione.

Seguo il suo sguardo e noto che è puntato verso un gruppo di ragazze che si stanno avvicinando nella nostra direzione. Quel gruppo di ragazze.

<<Alya>> afferma Nino salutandola e lei lo guarda stupita, confusa. Ci mette qualche secondo per realizzare chi ha di fronte e poi, dopo averlo fatto, in fretta ci raggiunge, seguita a ruota dalle sue amiche.

<<Oh. Mio. Dio.>> dice, scandendo ogni parola in modo esuberante come suo solito, dopodiché inizia a a tastargli la faccia, come se fosse un esperimento mal riuscito in fase di osservazione.

<<Allora, cosa ne pensate ragazze?>> prosegue Nino rivolto a lei ed a Marinette, che ha appena finito di salutare le altre con cui si trovava, le quali si allontanano subito dopo sussurrando qualcosa.

Una delle tre, quella con i capelli chiari, si gira verso di me, mentre continua a camminare. Mi guarda con un barlume di desiderio negli occhi e posso notare che si sofferma in modo particolare quando posa lo sguardo sulle mie braccia.
Si volta di nuovo, ridacchiando con colei che cammina al suo fianco.

<<Sei diverso>> dice la corvina e quella voce soave riporta la mia attenzione su Nino.
<<In senso buono, spero>>
<<Non saprei, non saprei>> continua lei facendo finta di riflettere, poi, con una lentezza dolorosa, gli angoli della sua bocca si alzano per formare un grande sorriso.

"Cazzo, che sorriso"

Purtroppo non è rivolto a me ed anzi, ormai da una settimana - precisamente dalla notte in cui, non so per quale sconosciuto motivo, avesse deciso di mettersi a sedere con me ed osservare il cielo - nessuno dei suoi gesti è destinato a me. Non mi rivolge più parola.

Sento una strana sensazione, provata raramente e per questo indefinibile, nel riflettere a proposito della sua rara bellezza e quella serata.

Vorrei chiederle scusa per averla ferita, ma non lo farò mai; l'orgoglio che provo è troppo forte ed, ogni volta che mi immagino nel farlo, mi ricordo che non devo nulla a nessuno. Dopotutto, non mi importa di lei, quindi non ne ho motivo.

<<Bene, noi dobbiamo andare>> affermo guardando Nino.

Fortunatamente la lezione non è con i Grifondoro, quindi Alya evita di intromettersi con frasi del tipo: "veniamo con voi", tipiche della sua personalità.

Entro in classe dopo aver salutato lo strano Nino. Suppongo che impiegherò del tempo per riuscire ad abituarmi a vederlo senza la presenza dei suoi soliti occhiali neri.
Mi siedo in uno degli ultimi banchi dell'aula in attesa dell'inizio di una noiosa lezione di teoria di Difesa Contro le Arti Oscure.

La voce insopportabile di Chloe che mi saluta, stridula e civettuola, mi giunge alle orecchie come di consueto. Fa per sedersi vicino a me, ma Lila riesce a sorpassarla e prende il posto al mio fianco prima che lei possa farlo.

<<Scusa biondina tinta, sarà per un'altra volta>> le dice con un ghigno sul volto.

<<Come osi. Sei solo una sbruffona>> ribatte con voce acuta, sbattendo il piede per terra e portando le mani distese lungo i fianchi in un gesto infantile e bambinesco.

<<Adrien vuole stare vicino me, non è vero?>> domanda, osservandomi con un broncio sulle labbra. Alzo le spalle annoiato, mentre guardo fisso davanti a me. Ho appena individuato un ragazzo dagli stupidi capelli tinti per cui provo un elevato astio.

<<Vedi Chloe? Non gli interessi>> afferma lentamente Lila senza scaldarsi minimamente di fronte alle parole della bionda. Si finge dispiaciuta, poi la squadra dal basso verso l'alto. Il suo sguardo è particolarmente minaccioso e Chloe non riesce a fissarla negli occhi a lungo.

<<Lui non ha mai detto questo>> inizia a rispondere.

<<Avete finito voi due?>> esclamo irritato.
È patetica, anzi, entrambe lo sono, ma tra le due preferisco di gran lunga Lila dato che mi torna piuttosto utile per distrarmi.
Chloe invece è solo fastidiosa e non sa fare altro se non comprare vestitini di taglie troppo piccole con i soldi del padre.
Quando eravamo piccoli eravamo inseparabili, al contrario di adesso. In particolare tutto è cambiato da uno specifico avvenimento, ma non starò qui a sprecare tempo a parlare di lei.

La biondina se ne va sventolando i capelli e sculettando eccessivamente. Giro la testa notando uno sguardo puntato su di me. Incontro gli occhi azzurri di Marinette ma non ho nemmeno il tempo di analizzarli che lei gira la testa, guardando altrove.

Si siede in un banco vuoto, un paio di posti davanti al mio ed apre un quaderno viola, poi inizia a scriverci qualcosa che non riesco a leggere per via della lontanaza.

Il pagliaccio dai capelli tinti che le sta addosso costantemente si avvicina a lei ed osserva le lettere che l'inchiostro nero forma sulla pagina.
Ridacchia, odiosamente.
Si china verso di lei sfiorandole i capelli con le labbra, odiosamente.
Le sussurra qualcosa che non riesco a sentire, il che contribuisce ad aumentare l'irritazione che provo in questo istante.

La lezione comincia, ma io non inizio mai ad ascoltare realmente la voce del professore.
Ciò che ho fatto è infatti stato solamente continuare ad osservare la ragazza di fronte a me, che, di tanto in tanto, si sistema qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Mr. Parrucca le parla in continuazione e lei, ogni volta, a seguito di ogni singola frase, porta la propria mano di fronte alla bocca, soffocando una risata.

Lui le si avvicina per sussurrarle frasi all'orecchio, alcune brevi, altre complesse e lunghe. Sposta i suoi capelli di lato prima, lei scrive qualcosa dopo, lei gli intima di smettere di distrarla con sguardi di rimprovero ma poi, a intervalli regolari, tornano a stuzzicarsi.

Vorrei sapere cosa si stanno dicendo, cosa le passa per la mente in questo istante e che cosa pensa del pagliaccio che ha di fianco, ma allo stesso tempo non ho alcuna intenzione di farla avvicinare a me per scoprire tutto ciò.

Il flusso dei miei pensieri viene interrotto quando il viso di Lila si avvicina al mio collo, che sfiora con il suo naso mentre chiude gli occhi.
<<Usciamo, andiamo in bagno>> sussurra con voce calma, piena di peccato e sento le sue labbra solleticarmi lievemente la pelle mentre pronuncia tali parole.

Giro il viso verso di lei e penso alle nostre brevi visite al bagno, voluttuose, le quali caratterizzano molto spesso lezioni noiose come la sta essendo questa di oggi.

~~~~

La biblioteca è abbastanza deserta, ci sono solo pochi studenti, alcuni dei quali leggono seduti ai tavoli in un rigoroso silenzio che li avvolge mentre altri svolgono i propri compiti.

Io, invece, sono qui perché la McGranit ci ha assegnato una stupida ricerca sulla Trasfigurazione e ho intenzione di avvantaggiarmi, nonostante la consegna non sia vicina. Come pretende sempre mio padre, devo essere avanti agli altri con gli studi; se non risultassi essere il migliore di ogni corso incorrerei in gravi conseguenze, ma per il momento non ho mai avuto problemi in proposito dato che ho una mente brillante.

Mi avvicino ad uno scaffale di libri nel reparto che mi sembra possa contenere ciò che mi serve e li analizzo meticolosamente, camminando piano con lo sguardo fisso sulle raccolte cartacee. La mia attenzione viene catturata da manuale spesso con la copertina bordeaux. Il titolo argento dal carattere sottile mi rivela che, sfogliando rapidamente qualche pagina, troverò in poco tempo tutto ciò che mi serve.

Lo sfioro appena, quando un'altra mano fa lo stesso nel medesimo istante e finisce per toccarmi. Volto la testa sorpreso e vedo qualcuno che non mi sarei mai aspettato di trovare qui: Marinette.
Dal modo in cui ritrae la mano quasi si fosse appena scottata e da come mi guarda, mi rendo conto che non mi aveva visto nemmeno lei.

<<L'ho preso per primo>> dico, afferrando il libro e lei si gira, non degnandomi di risposta. Realizzo che la sua permalosità sia davvero alta.

"Mi sta seriamente non calcolando da una settimana per una minuscola cosa che ho detto?"

<<Ti facevo più combattiva, più testarda, ragazzina>> affermo, cercando di stuzzicarla e non ricevo alcuna risposta. Si gira e inizia a allontanarsi da me, ma questa volta decido di seguirla.

<<Per un attimo ho pensato che avresti fatto una rissa pur di avere questo libro>> la punzecchio sventolando in aria l'oggetto. È difficile intraprendere un monologo, di solito sono io quello che ascolta senza replicare.

<<Sei brava nel gioco del silenzio, ma eri più simpatica quando parlavi>> continuo e mi sorprende quando si gira di scatto e mi risponde.

<<E tu eri più simpatico quando tenevi i tuoi pensieri su di me per te stesso>> dice puntandomi un dito sul petto. È gracile in confronto al mio corpo e pare rendersi conto di quanto il suo gesto sia risultato ridicolo, difatti, dopo aver osservato la punta del suo indice, si volta nuovamente.

<<Sapevo che non avresti resistito nel parlarmi>> affermo, soddisfatto di aver avuto la meglio.
<<Che cosa vuoi Adrien?>> domanda continuando a camminare, stizzita ed irritata. Ho la conferma della sua permalosità dal suo tono inusuale.

<<In realtà niente, mi chiedevo solo perché non mi stai più parlando>> domando, mentre faccio un passo avanti nella sua direzione ed arrivo a camminare al suo fianco, quasi sfiorando il suo corpo con la spalla.

<<Quando mai abbiamo parlato con una frequenza tale da farti pensare che ora io ti stia ignorando?>> chiede.

<<Sai bene quando lo abbiamo fatto>> rispondo secco, alludendo al nostro ultimo dialogo.

<<Mi spiace che tu abbia tratto conclusioni sbagliate. Non ti stavo ignorando>> afferma sicura di se e si ferma, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.

<<Si sono invertiti i ruoli?>> ribatto.

Mi avvicino a lei e mi chino leggermente in avanti per mettere il viso alla sua altezza, in un gesto di scherno.

Ad un tratto fa una faccia sbigottita e guarda sorpresa qualsiasi cosa ci possa essere dietro di me. Mi giro velocemente, ma solo per ritrovarmi davanti un semplice scaffale pieno di libri.
Quando mi rivolto, lei è scomparsa.

"Astuta."

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