Prova a fermarmi

Bởi isolatedwr

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(COMPLETA) Per Emily è giunto il momento più atteso della sua vita. Inizierà l'università dei suoi sogni nel... Xem Thêm

Cast.
booktrailer.
prologo.
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Ringraziamenti e progetto futuro.

36.

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Bởi isolatedwr

«Arabo!» esclama Lib, esaltata di aver trovato la parola.

Stiamo passando il tempo col gioco della catena da quando siamo ripartiti.
Consiste nel pronunciare una parola, così che il secondo partecipante dovrà dirne un'altra che inizi con l'ultima sillaba di quella precedente e così via.

«Seriamente? Ma da dove ti vengono in mente?» sbuffa Liam con ancora lo sguardo fisso sulla strada.

È da ormai mezz'ora che si lamenta per questo gioco, ma mi accorgo che in ogni momento fatica a non accennare un sorriso su quelle labbra increspate.

«Ma stai zitto che al turno prima hai detto escremento, ma che è!» brontola nei sedili dietro.

«Sorellina, dillo alla biondina accanto a me che finisce le parole con sempre delle consonanti», mi lancia un'occhiataccia, anche se divertita, e io di conseguenza scoppio a ridere.

«D'altronde il gioco consiste nel far perdere l'altro, no?» chiedo innocentemente e non posso che notare le sue fossette, una volta che sposta lo sguardo per un secondo sulla mia figura.

«Piccola, non ci sperare. Farà anche pena questo gioco, ma non puoi battermi.»

Sento uno sfarfallio nello stomaco nell'istante in cui odo la parola piccola.
Non capisco cosa abbia in questi giorni, è molto più tranquillo e sembra quasi allegro di stare in mia compagnia.

E non so se esserne lieta.
Perché sono convinta che più farà così, più ci starò male se diventerà di nuovo indomabile... non lo sopporterei proprio.

«Su forza Em, sta a te», mi sprona sua sorella, dato che ero rimasta un po' in silenzio; colta da questi pensieri.

«Ehm, sì...» ci penso un attimo, per poi rispondere con un sorriso trionfante «...boa

Il ragazzo impreca in sottofondo alla risata di Lib.

«Sei una stronza», borbotta, iniziando già a pensare a una parola.

«Mi hai detto che terminavo sempre con una consonante, ti ho accontentato di due vocali», lo prendo in giro ascoltando, ancora, sua sorella sghignazzare.

Mi lancia un'altra occhiata di fuoco, ma se ne resta muto, a riflettere a un eventuale parola da emettere.
Percorrono parecchi secondi di silenzio e l'unica cosa che percepiamo sono li ingranaggi del cervello di Liam ruotare.

Lib sbuffa dietro di noi. «Tic, tac... il tempo scade buffone.»

«Non c'è nessun tempo e chetati, mi deconcentri», la guarda male dallo specchietto, ma subito dopo il suo sguardo si illumina e si volta verso di me, con un sorriso sornione. «Oasi», scandisce bene con voce vittoriosa.

Uffa.

Liberty non ci ragiona due secondi prima di replicare. «Silenzi.»

E nemmeno io.

«Zia.»

«Ma vaffanculo!» sbraita rivolto a me, e mi devo tenere la pancia dalle risate.

«Ti arrendi Brooks? È questo che mi stai dicendo?» alzo il tono di un'ottava con un sorriso enorme stampato sul volto.

Osservo una scintilla passare tra le sue pupille.
Sta cercando in tutti i modi di non ricambiare il mio sorriso, e lo trovo carinissimo.

Mi punta un dito contro. «Giuro che al ritorno ti piazzo dietro e ti faccio soffrire sciagurata.»

Sento il cuore battere leggermente più veloce, visto che allude già a un ritorno insieme, ma faccio finta di non pensarci.
Mi volto verso Lib e con mia sorpresa la trovo con un'espressione del tutto esposta. Sembra stia guardando un cucciolo di dalmata, come se non vedesse situazione più dolce al mondo. Noto i cuoricini nelle sue iridi fin da qui.

La scruto dubbiosa, ma dopodiché mi volgo di nuovo verso la strada, per vedere finalmente il viale di casa mia.

Un altro sorriso spunta senza nemmeno dettarlo.
Oggi sono proprio in vena di farlo.
Perché finalmente sento la felicità scorrermi nelle vene.

E non c'è cosa che superi questa beatitudine.

Appena Liam accosta, scendo elettrizzata dalla macchina, pronta per riabbracciare i miei genitori.
Saltello nei miei stessi passi, mentre mi indirizzo verso il bagagliaio.

Il moro mi raggiunge immediatamente arrivando a un palmo da me. Quando apre il cofano sento il suo sguardo bruciarmi addosso, ma io sono troppo concentrata a fissare quella che un tempo era casa mia. Il mio luogo di infanzia, dove ci sono custoditi tutti ricordi indimenticabili e meravigliosi.

«Mi piace.» Lo sento sussurrare a un palmo da me e io non posso fare a meno di girarmi di scatto verso di lui.
L'osservo con aria interrogativa, così continua impulsivo. «Il tuo sorriso.»

Sobbalzo non aspettandomelo e manca poco mi va di traverso la saliva per la sorpresa.
Mi sto chiedendo se l'ho davvero sentito o solo immaginato, nel tempo in cui lo vedo tirar fuori la mia valigia e passarsi una mano tra i capelli impacciato.

«Grazie», rispondo d'istinto, e non per il trolley.

Osservo le sue labbra schiudersi, ammaliata da lui, sin quando odo una voce provenire da dietro le mie spalle.

Una voce che riconosco fin troppo bene.

«Mamma!» strillo iniziando a correre verso di lei.

Appena la stringo a me tutte le mie preoccupazione, ansie, problemi scemano e mi sento veramente al sicuro. In sintonia con la donna che amo di più al mondo.

«Bambina mia, quanto mi sei mancata», mormora sulla mia spalla e devo stringere gli occhi per non piangere.
Vedo comparire anche mio padre e senza pensarci due volte mi stacco un secondo da lei e corro verso di lui.

Mi fiondo sul suo petto e mi stringe in una presa salda, dandomi delle leggere carezze lungo la mia schiena.

Non è mai stato un'amante degli abbracci, ma in questo momento sembra averne proprio bisogno.

«Mi sei mancato tanto», gli sussurro con le lacrime agli occhi, mentre continua a cullarmi dolcemente.

«Anche tu tesoro.»

Una volta allontanata da mio padre, vago lo sguardo alla ricerca di mia madre, scorgendola tra le braccia di Liam.

Ah.

«Liam?» Domanda scioccato il mio papà a un passo da me.

«Ehm...» allungo la parola, senza dire altro. Mi sento leggermente a disagio.

«Barkley!» esclama quest'ultimo, incapace di non sorridere.

Mio padre non fa altro che ricambiare, ancora sconcertato. «Figliolo!» arriva a un passo da lui e lo stringe in un abbraccio, con tanto di pacca virile.

Per i miei genitori Liam era quasi come un secondo figlio, quindi sono contenta che lo abbiano rivisto dopotutto. Pensate che quando l'ho lasciato ci erano rimasti talmente male, che sono andati addirittura a incontrarlo svariate volte a mia insaputa... fatto che ovviamente ho scoperto nel corso del tempo.
Mio papà, senza dubbio dopo di me, era un suo grande sostenitore per quanto riguardava il football ed è proprio sugli spalti che ha conosciuto suo padre, che adesso è uno dei suoi migliori amici.

Dopo la nostra rottura, infatti, ha invitato molteplici volte il papà di Liam, James, a casa nostra. Ma non mi dava fastidio, dopotutto il moro non c'era e in più nessuno prendeva mai il discorso in mano.

Osservo Liberty scendere della macchina e dopo il termine di tutti i vari discorsi, a prendere parola è mia madre, che sembra al settimo cielo.

«Non sapevo di una vostra visita ragazzi! Ne sono molto felice.»
Sorride guardandomi di sfuggita, come se fosse in cerca di qualche comprensione.
Se pensa a un riavvicinamento di me e il ragazzo di fronte si sbaglia di grosso.

«Sì, abbiamo accompagnato Emy, così almeno non ha dovuto sorbire tre ore di treno», cerca di spiegare cordialmente Liam, ma i miei sembrano ancora sulla luna.

Certamente... loro non sanno di lui a Yale.

«Noi due andiamo all'università insieme», li informo leggermente a disagio.

Avvisto il moro guardarmi divertito. «Ah, non gliel'avevi detto?»

Gli lancio un'occhiataccia, mentre sento lo sguardo di mio padre bucarmi il profilo. «Infatti, perché non ce l'avevi detto?»

«B-bho, io non...» tento di inventarmi qualcosa, ma a salvarmi è la mia cara Lib.

«Avrà avuto da studiare, invece di parlare di questo pezzente», afferma come se fosse una cosa ovvia, dando una gomitata al suo fratellone, molto più alto di lei.

«Quindi voi due...» mia madre cerca di trovare le parole adeguate, sotto al mio sguardo ammonitore, ma a prendere il discorso è di nuovo Liam.

«Sì, siamo in buoni rapporti, giusto Emy?»

«Giusto.» Ed è vero, nell'ultimo periodo è scherzoso, alla mano, ha appena detto che gli piace il mio sorriso e quindi sì, ci sto bene.

«Oh, mi sembra ottimo! Ero indeciso se invitare James domani per paura di non creare problemi, ma se state bene perché non farlo tutti insieme? Evelin è già alle prese col tacchino!» esclama mio padre, guardando mia madre con un gran sorriso.

Liam si gratta la testa, un po' imbarazzato. «Non so, dovremmo sentire...» prontamente viene bloccato da sua sorella.

«Gliene parleremo senz'altro, ma credo proprio che non ci saranno problemi! D'altronde mio padre in cucina è una schiappa, non vedrebbe l'ora di mangiare un bel tacchino ripieno», scherza sua sorella e mia madre la guarda con una leggera compassione.

«Perfetto, chiamerò James comunque nel pomeriggio. Per te Emily va bene?» domanda mio padre, penetrando i suoi occhi verdi, che ho ereditato da lui, sul mio viso.

Sento lo sguardo di tutti addosso nel momento in cui annuisco. «Sì va bene.»

Non so se esserne felice o meno.

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