Capitolo 9

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Jorge's P.O.V.

"Benvenuti!" ci accoglie cordialmente una donna sulla quarantina, in un completo super elegante e con i capelli ramati raccolti perfettamente. "I vostri nomi?" chiede poi sfoderando un gran sorriso, che, devo essere sincero, mi fa sentire a mio agio. Non posso però dire lo stesso di Martina, dopo la nostra breve chiacchierata in ascensore mi è sembrata essere leggermente più tranquilla, ma ora siamo punto e a capo.

"Ehm, io sono Jorge Blanco... ho accompagnato la signorina Stoessel" decido di parlare io, visto che la giovane cantante continua a mordicchiarsi le pellicine delle dita, mentre si guarda intorno, palesemente ansiosa. "Martina Stoessel" specifico poi, facendo annuire la donna.

"La stavamo aspettando, prego da questa parte" ci conduce all'interno di un lungo corridoio, dal quale, grazie alle grandi vetrate, è possibile intravedere alcuni artisti all'opera.

"Ho detto di no!" esclama un giovane dai capelli neri e una camicia dalla stampa stravagante, uscendo da una delle innumerevoli stanze di questo piano.

"Seba, aspetta" lo richiama una donna alta e mora, rincorrendolo fuori nel corridoio.

"Scusate, non sono cose che succedono spesso" si scusa, anche piuttosto mortificata, la donna dai capelli ramati, portandoci nell'ultima stanza in fondo al corridoio. "Il signor Gonzales dovrebbe arrivare a momenti, potete aspettarlo qui" ci comunica poi e dopo essersi congedata con tutta l'educazione che ha dimostrato fino ad ora, esce dalla sala lasciandoci soli.

"Vuoi tranquillizzarti?" domando a Martina, prendendola per le spalle. Faccio in modo che i nostri occhi s'incontrino, perdendomi nei suoi. Le orecchie mi sembrano tappate e a stento riesco a muovere anche un solo muscolo. Non so che cazzo mi succede, spero solo di non essermi ammalato.

"S-sto calma" balbetta la sorella di Fran, allontanandosi dalla mia presa. "Posso farcela" dice cercando di auto convincersi. Mi guardo attorno nella stanza, credo sia l'ufficio del signore che ha nominati prima quella donna, il signor Gonzales. Lo deduco dalla targhetta d'oro posta sulla scrivania. Mentre io continuo a scrutare l'intera stanza, vedo Tini avvicinarsi lentamente alla grande vetrata che dà all'esterno, dalla quale si può ammirare l'intera Buenos Aires.

"Che guardi?" le chiedo alle spalle, facendola sobbalzare. Scoppio a ridere per la sua reazione, non credevo si spaventasse per così poco.

"Ma sei scemo?" si gira verso di me, spingendomi all'indietro, o almeno ci prova.

"Ma che ho fatto?" continuo a ridere. Mi spiace principessa, ma certe volte sei proprio buffa.

"Ma cosa ridi? Cretino" borbotta, per poi andarsi a sedere sul divano poggiato alla parete imbiancata. Scuoto la testa, provando a tornare serio, cosa che mi risulta alquanto difficile con Martina. Subito dopo nella stanza arriva un signore alto e magro, con gli occhiali neri e con pochi capelli.

"Salve, io sono Alberto Gonzales, lei è la signorina Stoessel, giusto?" porge la mano a Martina che, appena l'ha visto entrare nella stanza, si è alzata in piedi. La ragazza stringe la mano all'uomo, cercando di ostentare sicurezza e determinazione, ma ormai riesco a leggere i suoi movimenti. Scommetto che sta morendo dal nervosismo dentro di sé, ma farebbe di tutto pur di non darlo a vedere.

"Si... sono io, piacere di conoscerla" accenna un sorriso, non tirato, di più.

"Il piacere è mio, cara Martina" sorride alla giovane. "Il mio carissimo collaboratore, il signor Jimenez, mi ha parlato molto bene di te e se gli sei piaciuta, un valido motivo c'è sicuramente" aggiunge poi e, vi giuro, Martina è arrossita. Di poco, ma lo ha fatto. "E lui, è il tuo manager?" chiede sempre alla giovane, riferendosi a me e accennando addirittura una risata. Crede di essere spiritoso?

Princesa// JortiniWhere stories live. Discover now