Capitolo 16

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Martina's P.O.V.

"Uff" sbuffo picchiettando la matita sulla scrivania, concentrandomi sul libro che ho sotto ai miei occhi. Fisica. Perché mai devo studiare questa maledetta materia? Il ticchettio dell'orologio, accompagnato dal rumore che provoca la matita tamburellata sul piano in legno, riecheggia nella stanza. Muovo freneticamente la gamba, sbuffando ancora. Non arriverai da nessuna parte così. Mi rimprovera la mia coscienza, ma... che posso farci? Non ci capisco mezza cosa. Sospiro, provando a rileggere le formule da utilizzare per risolvere i problemi, ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è una melodia che, da qualche giorno a questa parte, mi gira in testa. "Non è questo il momento" dico a me stessa, cercando di autoconvincermi. Incrocio le braccia sulla scrivania e, poggiando la testa su di esse, chiudo gli occhi e mi abbandono al silenzio.
Il telefono inizia a vibrare, portandomi ad aprire gli occhi. "Pronto?" rispondo alla chiamata senza neanche sapere chi c'è dall'altro lato del telefono.

"Ehi principessa, che fai? Dormivi?" sento ridacchiare la voce di Jorge, davanti alla mia voce leggermente impastata dal sonno, seguita da uno sbadiglio. Forse mi sono addormentata senza rendermene conto.

"No, stavo studiando" torno nella posizione di poco fa, richiudendo gli occhi per qualche altro secondo.

"Sicura, eh? E cosa studiavi? La fase rem del sonno?" scoppia a ridere. Ama prendermi in giro, eppure io non credo sia una cosa tanto divertente.

"Cretino" mormoro a voce più bassa, ma facendo in modo che lui possa sentirmi.

"Va bene, va bene, la smetto" cerca di essere serio, ma si lascia scappare un'ultima risatina. "Volevo avvisarti di scendere, sempre se non hai altro da fare, eh" aggiunge poi. Apro di scatto gli occhi a quelle parole, ritornando dritta con la schiena.

"In che senso?" chiedo confusa.

"Sono sotto casa tua. Se non hai di meglio da fare, scendi" perdo un battito a sentire quelle parole.

"Dammi cinque minuti" non gli lascio nemmeno il tempo di dire qualcos'altro. Aggancio la telefonata e corro in bagno, lasciando da parte il sonno e anche la fisica. Sinceramente non so il perché del mio comportamento. Forse perché, in questo momento, ogni scusa è valida per rimandare lo studio di quella materia che tanto odio.

"Alla faccia dei cinque minuti" guarda l'orologio Jorge, facendomi notare il mio leggero ritardo. "Ci hai messo il quadruplo del tempo" assume una stramba espressione e non posso non ridere.

"Dettagli" mi avvicino a lui con l'intenzione di abbracciarlo per salutarlo, ma, stronzo com'è, si allontana. "Ma..." rimango di sasso.

"Ben ti sta" ghigna salendo in macchina e, senza sapere cos'altro dire, faccio come lui.

"Dove andiamo?" cambio discorso, mentre lui avvia l'auto.

"E' una sorpresa. Tu piuttosto metti un po' di musica" mi passa il suo cellulare, lasciandomi la libertà di scelta delle canzoni. Faccio partire No Bailes Sola di Sebastian Yatra e Danna Paola, una delle canzoni del momento. Entrambi sono cantanti emergenti, ma hanno già ottenuto straordinari traguardi.

"Che ci facciamo nel parcheggio del vecchio cinema?" chiedo vedendo che ferma l'auto proprio nel bel mezzo di questo immenso parcheggio, totalmente deserto. Scende dalla macchina in silenzio, costringendomi a seguirlo lì fuori. Sono le quattro di una domenica pomeriggio e noi siamo nel parcheggio di un vecchio cinema abbandonato da anni. A fare cosa? Non ne ho idea.

"Ecco la tua sorpresa" risponde mostrandomi le chiavi della sua auto, mentre io lo guardo confusa. "Dai, non mi guardare così" riprende la parola dinanzi al mio silenzio tomba. "L'altro pomeriggio mi avevi detto che hai bisogno di lezioni di guida, quindi... benvenuta alla tua prima lezione" scuote le chiavi della sua Polo nera, sulle quali spicca lo stemma della Volkswagen.

Princesa// JortiniWhere stories live. Discover now