Capitolo 7

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Martina's P.O.V.

Sbatto la porta di casa alle mie spalle, con l'intento di chiudermi nella mia stanza e tuffarmi sul mio adoratissimo letto. Sono esausta. Ancora incredula per l'accaduto di questo pomeriggio, entro in salotto diretta verso le scale, senza neanche accorgermi che i miei amici sono seduti sul divano a guardare non so cosa in televisione.

"Tini!" mi richiama mio fratello, dal momento che gli sono passata davanti senza salutare nessuno, senza aprire bocca.

"Eh?" mi giro verso di lui e mi rendo conto che ci sono proprio tutti. Poi mi ricordo, domani è assemblea a scuola, quindi avranno deciso di passare il pomeriggio insieme. "Ah ciao ragazzi" saluto timidamente poi. Che figuraccia!

"Che hai? Sei strana." mi scrutano attentamente le mie migliori amiche. Per il momento nessuno sa niente, a parte Miranda che era presente. Non ho detto nulla nemmeno al nonno, anche se molto probabilmente Miri non terrà la bocca chiusa ancora per molto. Per il momento non voglio che si sappia; devo ancora capire bene come dirlo ai miei, so che non la prenderanno benissimo, dunque è meglio che rimanga una cosa tra me e me ancora per un po'. Magari qualche altro giorno.

"Niente, niente... sono solo un po' stanca, scusate" saluto con un cenno del capo i miei amici e sotto il loro sguardo curioso e alquanto sbigottito, salgo al piano di sopra. Appena entro in camera lancio, letteralmente, il borsone in terra, spero non si sia rotto nulla, altrimenti... pazienza. Mi tuffo a pancia sotto sul letto, sprofondando la faccia contro il materasso. Firmerò un contratto con la Hollywood Records. Inciderò un disco, la gente ascolterà la mia musica e, se tutto va bene, farò un tour. Il sogno di una vita si sta realizzando, stento ancora a crederci. Alzo lo sguardo verso il mio comodino, sul quale c'è una foto che ritrae me e la nonna, qualche mese prima della sua morte, il giorno del mio compleanno. Sono ormai tre anni che lei ci ha lasciati, che è diventata un angelo. Mi alzo di scatto a sedere e mi allungo per afferrare la foto. "Mi manchi così tanto" sussurro accarezzando la fotografia. I suoi grandi ed espressivi occhi marroni, identici a quelli della mamma e ai miei. Da sempre mi dicono che somiglio alla nonna e non posso non andarne fiera, era una donna stupenda, sia fuori che dentro.
Inevitabilmente, una lacrima solca la mia guancia sinistra e per sentirla ancora più vicina a me, stringo al petto la cornice, come se lei, attraverso quella foto, possa ricambiare il mio abbraccio. Se lei fosse ancora qui, sarebbe stata la prima a sapere della Hollywood Records, la prima che avrebbe gioito e che mi avrebbe incoraggiata e sostenuta. Sento la porta aprirsi all'improvviso e mi volto verso di essa.

"Oh scusa, stavo cercando il bagno" si scusa prontamente Jorge, per essere entrato nella mia stanza di colpo. Annuisco abbassando la testa e affrenandomi ad asciugarmi le guance bagnate. "Ma... stavi piangendo?" chiede avvicinandosi al letto, dopo aver chiuso con cura la porta della camera.

"E' tutto ok" sussurro cercando di ostentare sicurezza, ma con scarsissimi risultati.

"Martina" si accovaccia ai piedi del letto, arrivando all'altezza delle mie ginocchia. "Non ti conosco bene, ma non mi sembra che tu stia bene" sollevo lo sguardo di poco, quello che serve a guardarlo negli occhi. Quegli occhi così magnetici, di quel verde che fa invidia a tutti. "Vuoi parlarne?" mi chiede accarezzandomi il mento, lasciandomi senza fiato. "Cosa è successo? Chi è?" lancia uno sguardo alla foto affianco a me sul letto.

"Mia nonna" tiro su col naso, decidendo di aprirmi con lui. I suoi occhi hanno un non so che di speciale, mi ispirano fiducia, tanta. "Se lei fosse qui... sarebbe tutto più semplice" ammetto, cercando di trattenere altre lacrime. Non posso farci niente, al solo pensiero di nonna Cami, mi viene da piangere e mi è estremamente difficile trattenermi.

"A cosa ti riferisci con tutto?" si azzarda a chiedere, continuando a guardarmi con quegli occhi splendidi che si ritrova.

"Tutto" ripeto facendolo ridacchiare, smorzando così la situazione che stava diventando piuttosto imbarazzante. "Oggi per esempio, lei sarebbe stata la prima persona che avrei chiamato per parlare di quello che è successo... invece non ne ho parlato con nessuno" inizio ad aprirmi e lui mi ascolta con attenzione. Segue ogni mia parola, ogni mio gesto e senza paura gli racconto, per filo e per segno, l'accaduto di questo pomeriggio.

"Ma Martina, è fantastico" mi sorride appena finisco di parlare.

"No, cioè si, ma i miei..." lascio la frase in sospeso, facendogli capire dove voglio arrivare a parare.

"Martina, i tuoi ti vogliono bene, sei il frutto del loro amore, ti capiranno" scuoto la testa con vigore alle sue parole. Non li conosce. Non sa cosa significa avere il futuro già scritto, già deciso. Non avere la libertà di scegliere cosa fare nella vita, poter seguire i propri sogni ed inseguire i propri obiettivi. "Ehi, Martina, guardami" mi prende il viso tra le mani, facendomi paralizzare. Nel suo sguardo riesco a leggere sicurezza, cosa che mi manca da un bel po'.

"Grazie" mormoro abbassando il capo, non più capace di sostenere il suo sguardo penetrante e profondo. Senza pensarci troppo lo abbraccio, lasciandomi guidare dal cuore.

"Figurati, puoi chiamarmi ogni volta che vuoi" mi accarezza la schiena, facendomi sentire protetta, come una bambina tra le braccia dei suoi genitori.

"Chiamami Tini" gli dico sciogliendo l'abbraccio, ricevendo un'occhiata interrogativa come risposta. "Chiamami Tini, se vuoi" ripeto facendolo ridacchiare.

"Ai suoi ordini principessa" si mette in piedi, scompigliandomi i capelli come se fossi una bambina di cinque anni. "Ora però devo andare in bagno, quindi se fossi così gentile da indicarmi dove si trova, te ne sarei grato" unisce le mani all'altezza del cuore, muovendosi in modo plateale, facendomi scoppiare a ridere.

"E' la porta affianco" rispondo tra le risate e Jorge, sorridendo teneramente, annuisce.

"Ci sono riuscito" aggiunge poi, con fare orgoglioso.

"A fare?" chiedo incuriosita.

"A farti sorridere, Tini" calca bene il mio nome alla fine della frase, prima di uscire dalla mia stanza e lasciarmi seduta sul letto con un sorriso da ebete stampato sulle labbra. Che stregoneria è mai questa?

Jorge's P.O.V.

Lo sapevo. La Martina amica di Melanie e quell'altra è solo una maschera. Una copertura della vera Martina, della vera Tini. Ho iniziato a capirlo quel venerdì sera a casa mia, durante la canzone di Sanz che ha cantato, ha trasmesso tutta se stessa. Cantando riesce ad aprirsi, è perfetta. Sono rimasto piacevolmente sorpreso da quello che mi ha detto poco fa, sono felice per lei. Tutto sommato, se lo merita. Mi fa piacere che si sia aperta con me, che mi abbia raccontato qualcosa che non ha ancora detto a nessuno, che si sia confidata, ma soprattutto mi fa piacere averla tranquillizzata. Alla fin fine, la Stoessel non è poi così male. Anche lei, seppure possa sembrare una stronzetta con la puzza sotto il naso, nasconde in realtà un lato sensibile, anche fin troppo.

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N. A.
Salve bella gente, come va?
Spero tutto bene.
Sono riuscita ad aggiornare abbastanza presto, dai, sono stata brava.
Martina, ancora incredula per la questione del contratto con la casa discografica, torna a casa e si chiude in camera, dove ha un piccolo crollo. Presto scoprirete perché nonna Cami sia così tanto importante per la nostra Tinita, anche se qualcosa già lo avrete capito. Ovviamente, Jorge arriva nel momento giusto e riesce a far confidare Tini è i due, finalmente, iniziano ad avvicinarsi, anche perché Jorge inizia a vedere la vera Martina.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, magari fatemi sapere cosa ne pensate con un voto e un commento. Grazie infinite a tutti, alla prossima!

Fran🤍

Princesa// JortiniWhere stories live. Discover now