Capitolo 26

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Martina's P.O.V.

Il telefono vibra, segnalandomi l'arrivo di un messaggio, mentre mi affretto a riporre i fogli e gli spartiti nel mio quadernetto di appunti. Oggi registrerò l'ultimo brano che farà parte del mio primo album, Great Escape, e nelle prossime settimane ci dedicheremo al videoclip.

"Sono giù, ti aspetto" leggo dall'anteprima della notifica. E' un messaggio da parte di Jorge. "Muoviti bimba🤍" sorrido davanti al nomignolo. Dopo la piccola discussione, se così si può definire, avvenuta qualche giorno fa e dopo aver saputo finalmente tutto, io e Jorge siamo molto più uniti. Ora è molto più tranquillo, soprattutto perché è riuscito a parlarne anche con gli altri e ad aprirsi con loro.

"Sono pronta, due minuti e arrivo" scrivo velocemente, infilandomi poi il cellulare in tasca. Afferro il mio quadernetto e lo metto in borsa; è diventato una specie di portafortuna ed è un po' come un diario per me. Mi piace appuntarci qualunque cosa mi passa per la testa, da spunti per nuove canzoni, melodie, frasi o addirittura cose che mi sono capitate durante la giornata. Sorrido allo specchio, fiera della nuova me, completamente diversa da quella di un anno fa, e poi corro fuori di casa.

"Oh eccoti, pronta?" solleva lo sguardo dal suo telefono appena sente la porta di casa aprirsi. Mi cinge i fianchi, lasciandomi un bacio appena sotto l'orecchio, mentre io mi stringo a lui sentendomi piccola e indifesa.

"Diciamo di si" mormoro affondando la testa contro il suo petto.

"Ti voglio carica" mi solleva appena, facendoci girare.

"Sei pazzo" ridacchio quando mi fa riappoggiare i piedi per terra.

"Non eri tu quella che diceva che il pizzico di follia migliora la vita?" mi guarda ironicamente e io annuisco.

"Ma è così" affermo convinta. "Ora me lo dai un bacio?" metto su il labbruccio, assumendo così un'espressione che fin da piccola usavo per convincere i miei genitori a comprare un giocattolo nuovo. Senza farselo ripetere una seconda volta, mi attira a sé per far congiungere le nostre labbra. "Ora si ragiona" gli sorrido, puntando i miei occhi nei suoi.

"Andiamo dai" mi accarezza una guancia e poi, da perfetto gentleman qual è, mi apre la portiera dell'auto. Il viaggio verso la sede della Hollywood Records è silenzioso, accompagnato solo da una leggera musica proveniente dalla radio con il volume al minimo. "Ti vuoi tranquillizzare?" sbotta Jorge, una volta arrivati nel parcheggio.

"Che?" mi sembra di cadere dalle nuvole. Si, la canzone è piaciuta molto ai produttori, ma oggi durante la registrazione ci saranno anche possibili sponsor e alcuni manager del settore. Sono in ansia.

"Non hai proferito parola per tutto il viaggio. Ora che siamo qui ascoltami" si ferma, socchiude gli occhi e sospira. "Adesso entriamo lì dentro e fai quello che più sai fare meglio, cantare" mi prende la mano, mentre con l'altra mi sfiora il viso.

"Ti amo" è l'unica cosa che riesco a dirgli. "Grazie" grata per averlo al mio fianco lo abbraccio, lo ringrazio per il supporto e l'incoraggiamento. Mano nella mano entriamo nell'edificio, che nell'ultimo periodo è diventato una seconda casa per me, ci passo pomeriggi se non giornate intere.

"Tini, ciao, sei carica?" mi sorride Clara. "Forza andiamo" senza lasciarmi neanche il tempo di risponderle, ci guida fino alla sala prove e fortunatamente ci siamo solo noi. "Prova quanto vuoi, gli sponsor saranno qui tra un'ora circa" dice sulla soglia della porta, poco prima di uscire e lasciarmi sola con Jorge. Il suo sguardo mi arriva dentro, riuscendo a tirar fuori quel coraggio e quella sicurezza che sembravano essere andati perduti. Provo un paio di volte, interrotte da qualche breve momento di spensieratezza regalatomi da Jorge; che bello averlo con me e poter condividere tutto questo con lui. Poco dopo torna a chiamarci la bionda per condurci nella sala di registrazione dove, oltre al signor Jimenez e altri produttori della Hollywood Records, ci sono anche alcuni uomini in giacca e cravatta.

Princesa// JortiniWhere stories live. Discover now