Capitolo 17

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Jorge's P.O.V.

Non so bene perché mi sia cacciato in una situazione del genere, né tantomeno conosco il motivo per cui stia facendo questo. Martina è mia amica, ormai posso definirla come la mia migliore amica, quasi alla pari di Ruggero. Una sorella. E' l'unica, oltre alla mia famiglia e all'italiano dai capelli ricci, a conoscere la verità sulla mia vita in Messico. E' l'unica ragazza con cui sia stato in grado di aprirmi e addirittura piangerci davanti, oltre a lei. Ragazza estranea alla famiglia, per intenderci.
La mia mente è offuscata, confusa, e non riesco a pensare con lucidità. Martina è così bella, pura e... mai in vita mia mi sono sentito così. Vulnerabile. Ecco la parola giusta per descrivermi in questo momento. Certo, quando ho perso Victoria avevo il cuore a pezzi, io ero a pezzi, ma non sono mai stato come ora. Un peso sullo stomaco mi impedisce di avere un respiro regolare, il sangue mi si gela nelle vene e il cuore sembra bloccarsi in petto. Avevo fatto una promessa.

-Inizio Flashback:

"Dove vai?" alza lo sguardo dal suo libro, Cande.

"A trovare Vicky" rispondo semplicemente e, senza aggiungere altro, esco di casa avviandomi verso il cimitero. Odio quel posto, ma ormai è diventato il luogo che frequento di più ultimamente. E' tutto così ingiusto, una vita così giovane stroncata nel fiore degli anni e per cosa poi? Un coglione sbronzo alla guida. Mi piace arrivarci a piedi, anche se è piuttosto distante da casa mia. Durante il tragitto ho modo di pensare e schiarirmi le idee, e, ovviamente, fermarmi a prenderle dei fiori.
"Ehi" sussurro alla sua foto, posta sul marmo bianco. "I miei vogliono trasferirsi, dicono che hanno ottenuto un lavoro migliore" sistemo il mazzo di fiori gialli, i suoi preferiti, comprati da un fioraio sulla via. "Ma io non ci credo, sai? Li conosco e non lascerebbero mai questa città per lavoro, so che lo fanno per me" roteo gli occhi a quelle parole. "Dicono che non sto bene, ma io... come posso mai stare io?" spero che lei, ovunque sia, mi stia ascoltando, come ha sempre fatto. "Tra due giorni partiamo per Buenos Aires e... non so quando tornerò" continuo a guardare la sua foto. I capelli biondo cenere sciolti sulle spalle e i suoi occhi azzurro cielo, quegli occhi che mi guardavano con il solito fare da bambina. La pelle candida, contornata dal verde del prato nello sfondo e il sorriso che mi svuota dentro. "Voglio prometterti una cosa, tu sarai per sempre l'unica. Prometto che continuerò ad amarti e che non mi legherò mai a nessun'altra. Io ti amo, Vicky".

-Fine Flashback.

Questo ricordo mi passa davanti come se fosse una scena di un film, mentre le mie labbra continuano ad accarezzare quelle di Martina. Così soffici e buone. Le nostre mani sono ancora intrecciate tra loro e la mia mano è ancora salda sulla sua guancia; il sole nel frattempo e quasi del tutto calato.

"Non posso" sussurro staccandomi da lei, riprendendomi.

"Jorge" deglutisce sonoramente e si allontana completamente da me.

"E' sbagliato" la guardo negli occhi e qualcosa in essi si spegne. Diventano molto scuri e quasi lucidi. Annuisce a testa bassa, storcendo le labbra ancora gonfie in una smorfia.

"Si, stiamo sbagliando Jorge" concorda con me. "N-noi siamo amici, no?" domanda titubante, mettendo in dubbio la nostra relazione.

"Certo, sei la mia migliore amica" sforzo un sorriso. "Insomma... sei l'unica, oltre a Ruggero e la mia famiglia, che mi conosce per davvero" ammetto, strappandole un debole sorriso.

"Ci siamo baciati" dice, sollevando lo sguardo su di me. Sospiro, non sapendo cosa dire o cosa fare. "Due amici non si baciano in quel modo" sussurra.

"Lo so, ho sbagliato. Scusami" mi sento terribilmente colpevole. Non solo sono venuto meno alla promessa più importante della mia vita, ma sto mettendo a rischio la mia amicizia con Tini.

Princesa// JortiniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora