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Ci addormentiamo l'una tra le braccia dell'altro, come di consueto. Durante la notte, il pianto di Sebastian ci impedisce di prendere sonno. Lascio Georgia sotto le coperte per poi andare nella nursery. Il piccolo continua a piangere, con le braccia alzate ai lati della testa. Lo prendo in braccio, cullandolo dolcemente. Mi siedo alla poltrona, continuando a coccolarlo. Quando mi accorgo che non vuole smettere di piangere, alzo gli occhi al cielo. Georgia appare sullo zerbino, strofinandosi le palpebre. "Che succede?". Scuoto la testa. "Non so, magari ha fame...". Lei lo sfila dalle mie braccia, prendendolo tra le sue. "Impossibile. Ha mangiato poco fa". "Pensi che ci siano dei problemi? Forse dovremmo chiamare il suo pediatra". Georgia mi dà il via libera, prendendo il mio posto sulla poltrona. Mi affretto a chiamare il dottore e non mi meraviglio che il telefono squilli più di dieci volte, prima di ricevere una sua risposta. Tra poco sorgerà il sole ed io non mi reggo in piedi.

"Pronto?" domanda la voce dall'altro capo del telefono

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"Pronto?" domanda la voce dall'altro capo del telefono. "Pronto? Dottor Bellamy, sono Damian Dobovan, il padre di Sebastian". "Mi dica". Continuo a parlare, udendo il pianto soffocato dal piano di sotto. "Mio figlio continua a piangere da un po'. Ha mangiato e lui di solito è silenzioso. Cosa dovrei fare?". "Deve elencarmi i vari sintomi, se ce ne sono. I bambini prematuri sono molto vulnerabili all'attacco di virus e batteri". Torno da Georgia, controllando la fronte di Sebastian. "È caldo..." brontolo, cercando di mantenermi calmo. "Va bene. Deve portarlo immediatamente in ambulatorio. Vi raggiungo subito". Il dottore chiude la chiamata, quindi mi preparo velocemente. "Che ha detto il dottore?". "Devo portarlo al pronto soccorso. Può avere qualche problema a causa del parto prematuro". "Vengo anche io!" dichiara lei, infilandosi felpa e pantaloni della tuta.

Siamo in ospedale in pochi minuti. Il dottore è già nel suo studio. Dopo aver controllato la temperatura corporea di Sebastian, decide di fare un test delle feci per rilevare tracce di sangue. Aspettiamo l'esito restando seduti nella sala d'attesa. Georgia china la testa sulla mia spalla, tirando su con il naso. "Amore? Vedrai che starà bene. È una procedura normale, per quello che ha passato". "Lo so, ed è questo che mi preoccupa". Quando il dottore ci richiama, è da poco sorto il sole. I corridoi dell'ospedale sono colmi di persone in attesa, molti sono in lacrime, altri si abbracciano per la gioia. Il pediatra ci fa accomodare alla sua scrivania, portandosi una mano al mento. "Bene, abbiamo avuto i risultati degli esami del sangue. Come avevo ipotizzato, vostro figlio ha avuto i primissimi sintomi della enterocolite necrotizzante. Prima che voi possiate darvi delle colpe, vi spiegherò in parole povere com'è successo. Il bambino nato prematuro deve nutrirsi per via endovenosa e con latte materno per via enterale. Questo perché lo stomaco deve abituarsi. Supponiamo che l'intestino di Sebastian sia immaturo. Non appena ha ricevuto del cibo solido, il suo apparato intestinale ha reagito causandogli la febbre alta..." io e Georgia ci guardiamo, preoccupati e perplessi. "...la necrosi è stata rilevata in tempo, perciò non ci saranno serie ripercussioni, ma Sebastian dovrà sottoporsi ad una compressione dell'intestino che deve essere allargato con la sonda. Nel frattempo, non potrà essergli somministrato del cibo". 

"Altri esami?"

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"Altri esami?". Urla Georgia, portandosi una mano sul viso. "Nostro figlio non finirà mai di soffrire, vero?". "Signorina, la vita di un bambino nato prematuro è particolarmente difficile nell'ambito medico. Vostro figlio avrà bisogno di tutto l'amore e il supporto possibile. Tutto il resto verrà da sé". Georgia sembra incapace di continuare a parlare, quindi prendo la parola. "L'intervento può essere fatto subito o...?". "Si, ho chiesto dei favori. La sala operatoria sarà pronta nel pomeriggio". Il dottore lascia il suo ufficio, lasciandoci da soli. "Damian, non ne posso più di questa situazione". "Dobbiamo tenere duro, per Sebastian!". Lei mi butta le braccia al collo, scoppiando in lacrime. Dopo poco tempo chiamo Anastasia che ci raggiunge in dieci minuti. Mi abbraccia, per poi sedersi accanto a Georgia. Resta con noi finché non siamo fuori dall'ospedale. Il dottore ci spiega che l'intervento è andato bene ma che, per evitare complicazioni, Sebastian dovrà restare in osservazione per la notte. Georgia va nella sua stanza, intanto che io vado a prendere un cambio da casa. Appostato in giardino trovo Chris, appoggiato alla sua macchina. "Ehi amico, che ci fai qui?". "Non mi sembrava il caso di venire in ospedale. Ho sentito tua sorella e...". Annuisco, avvicinandomi alla porta. "Entra" gli faccio un cenno con la testa, invitandolo a seguirmi in cucina. "Vuoi qualcosa? Birra, caffè?". Chris agita la mano, rifiutando. 

"Devo andare di sopra a prendere i vestiti per Georgia e Sebastian". "Vengo con te" Chris mi segue lungo le scale e, mentre preparo la borsa, osserva la casa. "L'hai arredata piuttosto bene". "Grazie". Il mio collega si porta le mani nelle tasche dei jeans, appoggiandosi al cardine della porta. È visibilmente a disagio. Non sa cosa dire. "Come sta Sebastian?" alzo gli occhi al cielo, portandomi una mano nei capelli. "Piuttosto bene. Deve rimanere in osservazione stanotte...". All'improvviso percepisco qualcosa di amaro infondo alla gola e gli occhi mi si riempiono di lacrime. "Secondo te si può essere felici e tristi insieme?" gli domando in modo sommesso. Il suo sguardo di incoraggiamento si posa su di me.

Chris si avvicina, dandomi una pacca sulla spalla

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Chris si avvicina, dandomi una pacca sulla spalla. "Penso che sia una situazione normale e soprattutto temporanea. Avrete i vostri momenti di felicità come una vera famiglia". Mi asciugo le guance con l'interno del gomito, chiedendo a Chris se vuole venire con me in ospedale. Accetta senza troppe esitazioni. Quando rivede Georgia, la abbraccia stretta a sé. Lui e Anastasia restano insieme a noi fino al termine dell'orario di visita, lasciandoci da soli con nostro figlio. 

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now