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Restiamo a casa di Tim fino alle undici, poi riaccompagno Georgia rimanendo a dormire da lei. "A cosa stai pensando?" mi domanda, vedendomi assorto nei miei pensieri. "Ad Anastasia. È strano che sia sparita così. Poi ha comprato un'arma. Lei è sempre stata contro l'uso delle armi".
"Anche io ne possiedo una, sai. Noi donne tendiamo a cercare un modo per difenderci, dato che passiamo sempre dalla parte delle più deboli".
"Hai una pistola?" le chiedo, sorpreso. Georgia si limita ad annuire, posando la mano sul mio petto. "Adesso dormiamo. Domani ci aspetta una lunga giornata". Insieme a Tim, abbiamo prenotato un volo per Vladivostok. Cercheremo mia sorella al vecchio indirizzo, è l'unica pista che abbiamo e non voglio farmi sfuggire nulla. Alle sei del mattino, la sveglia suona rimbombando come una granata nelle nostre orecchie. Georgia balza in piedi prima di me e mi meraviglio di come possa essere pimpante così presto. "Dam, forza. Abbiamo l'aereo fra due ore" mi libero delle coperte, mettendo i piedi per terra. Mi porto una mano nei capelli, esitando nell'alzarmi.
Ci vestiamo in fretta e Tim passa a prenderci alle sette. Dopo dieci minuti siamo in aeroporto.
"Quanto ci vuole per arrivare a Vladivostok?" chiedo, ansioso. Non ho mai preso un aereo in vita mia.
"Diciotto ore, se tutto va bene.." risponde Tim "..con due scali a Bucarest e a Mosca".
"Se tutto va bene?" ingoio la saliva mentre Tim se la ride. "Dai, è un volo sicuro questo. Non c'è oceano perciò..".
"Non mi rendi più ottimista così, sappilo" carichiamo le valigie sul nastro porta bagagli, dopodiché andiamo al gate consegnando i biglietti. "Buon viaggio" ci augura la hostess, inconsapevole del mio terrore. Non appena sono seduto al mio posto, mi impianto sul sedile, cinture allacciate e mani sui braccioli. "Amore?" la voce dolce e rassicurante di Georgia mi chiama dal posto accanto al mio. "Non avere paura. Ci sono io qui vicino a te" si sporge, baciandomi. Mi sento leggermente meglio, ma la presenza di Tim mi innervosisce. Non è carino da parte sua deridere la mia fobia. Lui siede nella fila accanto alla nostra. Il suo sorriso sornione e gli occhi fissi sul suo libro. "Sei sicuro di non dover lavorare questa settimana? Io e Georgia possiamo cavarcela da soli, sai" gli dico. "Ho evitato una volta che ti arrestassero. Sarò qui come una specie di guardia del corpo" Georgia soffoca una risata mentre io sbuffo. "È innocuo, lascialo perdere" mi conforta la mia ragazza, prendendomi per mano. Il capitano annuncia che il volo sta per decollare. Stringo forte le dita di Georgia nelle mie e le lascio solo dopo un'ora che siamo in volo. Il tempo non passa mai.
Ci fermiamo a Bucarest per lo scalo, costretti a rimanere in attesa per quasi due ore. Sediamo davanti al grande vetro che dà sulla pista di atterraggio. Tim legge ancora il suo libro mentre Georgia mi guarda. "Va meglio?".
"Adesso sì, preferisco stare con i piedi per terra".
"Non avevo dubbi" mi mette la mano sotto al mento, attirandomi a sé.
"Ti guarderei per non so quanto tempo..." sussurra a pochi millimetri dalle mie labbra facendomi sorridere.

"Se volevi farmi sentire meglio, ci stai riuscendo alla grande"

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"Se volevi farmi sentire meglio, ci stai riuscendo alla grande".
"Perché so bene quali tasti toccare con te" mi bacia, esitando sulle mie labbra per vari minuti. "Ehi, voi due, prendetevi una stanza" Tim rovina l'atmosfera restando con gli occhi sul libro. "Pensa a leggere tu" gli dico, prendendo Georgia per mano. "Noi andiamo al bar, vuoi qualcosa?". Tim scuote la testa. Restiamo seduti ai tavoli per una buona mezz'ora, godendoci la reciproca compagnia senza il peso della presenza di un ex ragazzo, agente di polizia scontroso.

"Non essere così brusco con Tim

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"Non essere così brusco con Tim. È un bravo ragazzo e potrebbe essere un buon amico". Alzo gli occhi al cielo, bevendo il mio caffè. "Convivo con lui e poi, è già tanto per me digerirlo dopo quello che è successo tra di voi".
"È acqua passata ormai. È stato tutto un errore quello e non avrei mai dovuto..." l'altoparlante dell'aeroporto richiama il nostro volo per Vladivostok con scalo a Mosca. Ci alziamo, raggiungendo Tim. "E, se non ricordo male, adesso io e te stiamo insieme perciò, chi diavolo è Tim?" Georgia riprende a parlare, stringendomi la mano. "Si, stiamo decisamente insieme". Tim ci vede arrivare e andiamo insieme al gate. Altre tre ore di volo e poi un ultimo scalo di quasi quattro ore. Leggermente rasserenato dalle parole della mia ragazza, riesco ad addormentarmi con la testa appoggiata all'oblo. Mi sveglio poco prima di atterrare. Alle quattro del pomeriggio siamo a Mosca e dobbiamo restarci fino alle otto. Il solo pensiero di restare seduto a non fare nulla mi rende nervoso. Troviamo un ristorante nell'aeroporto godendoci un pranzo/cena.
Ho la possibilità di chiacchierare un po' di più con il mio coinquilino. Con mia sorpresa, scopro che abbiamo altro in comune oltre ai gusti per le ragazze. Anche lui ascolta musica jazz per rilassarsi e l'ultimo concerto a cui è andato era dei Muse.
"Visto? Potreste essere benissimo migliori amici" commenta Georgia mangiando la sua cheesecake. Tim scoppia in una risata, io lo seguo. "Non esageriamo adesso". Quando finiamo di pranzare, sono da poco passate le sei. Altre due ore.

Facciamo un giro, scoprendo di trovarci in un vero e proprio centro commerciale

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Facciamo un giro, scoprendo di trovarci in un vero e proprio centro commerciale. Passeggiando, l'ora di imbarcarci arriva in fretta. Per l'ultima volta, diamo i biglietti alle hostess raggiungendo i nostri posti. Restiamo lì, esausti e affamati per le successive nove ore, arrivando a Vladivostok per mezzogiorno. Recuperati i nostri bagagli, noleggiamo un auto dirigendoci al nostro hotel. Ci rinfreschiamo velocemente e usciamo per le due. Tim vuole mangiare ma io vorrei prima andare all'indirizzo di Anastasia. Non potrei resistere un secondo di più con la paura di non doverla più rivedere. Tim accetta, mettendosi alla guida. Arriviamo in men che non si dica e mi catapulto davanti alla porta, bussando con fermezza. "Cto vy delaete?" la vicina di casa ci guarda, dicendo qualcosa. "Cos'ha detto?" domanda Tim. "Non so, non parlo russo" rispondo.

Georgia si volta verso la donna

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Georgia si volta verso la donna. "My iskal Nate Anderson ili Anastasia Dobovan. Ty znaesh?". Io e Tim ci guardiamo, facendo spallucce. Georgia continua a parlare con la signora che poi entra in casa. "Allora, che ha detto?".
"Ci ha chiesto cosa stavamo facendo. Le ho domandato se conosceva Nate o Anastasia. Ha detto che non li vede da un po' ma lui era qui un paio di mesi fa". Tim annuisce. Georgia si prepara a raggiungere la macchina, ma la blocco. "Ehi, da quant'è che parli russo?".
"Un po'. Ci sono così tante cose che non sai di me".
"Non ne dubito" appena siamo in macchina, riflettiamo sul da farsi. "Dobbiamo trovare Nate. Lui ci porterà a mia sorella".

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now