17.

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Georgia mi porta zoppicante all'auto di Tim. Nel contempo noto che anche lei barcolla. "Tu stai bene?". 

"Adesso sì" sorride, tenendomi stretto a sé. Ivan è steso in terra con la mano sanguinante sull'addome. "Cosa gli avete fatto?".

"Vuoi dire che cosa gli ha fatto Georgia". Dichiara Tim mentre lei sogghigna. "I miei incubi sono serviti a qualcosa". L'ambulanza arriva in dieci minuti, soccorrendo il ferito dal bordo della strada. Noi andiamo in ospedale con l'auto dell'agente Jeffrey, seguendo l'ambulanza. Georgia siede sul sedile posteriore assieme a me, prendendomi improvvisamente la mano. "E questo cosa significa?".

"Ho avuto paura oggi, per me, ma soprattutto per te".

"Come mi avete trovato?" Tim prende la parola, guardandoci dallo specchietto retrovisore. "Appena Breznev ti ha rapito, l'ho seguito restando però a debita distanza e con le luci spente per non farmi scoprire. Ad un certo punto, ho notato un'ombra camminare sul ciglio della strada e , accostando, ho trovato lei...".

"Non so se sarei riuscita ad arrivare viva in città se non avessi incontrato Tim". L'agente sorride, abbassando il volume della radio. "Poi le ho detto di te e si è comportata come una matta, proprio come hai fatto tu con me oggi pomeriggio". Georgia soffoca una risata, facendo spallucce. "Avrei dovuto notarlo prima..." dichiara infine Tim, ma noi lo ascoltiamo a malapena. Continuiamo a guardarci negli occhi e a non dire assolutamente nulla. In venti minuti arriviamo all'ospedale Acibadem City Clinic Tokuda. Due infermieri vanno verso l'ambulanza con una barella, mentre noi entriamo sulle nostre gambe. Tim mostra il distintivo ad un dottore che ci fa subito accomodare nelle nostre stanze. Georgia è nel letto accanto al mio. Ha il labbro superiore spaccato e un livido enorme sulla fronte. "Poteva andarmi peggio" commenta, guardando la mia espressione. "Mi dispiace di non essere stato lì per te, non avrei mai dovuto coin....".

"Ehi!" lei mi ferma, agitando le mani "..tu non mi hai coinvolto in niente e, sai una cosa, lo rifarei pure se servisse ad aiutarti..." sorrido, annuendo "...tranne il morire assiderata, ovvio" scoppiamo entrambi in una risata, aspettando che l'infermiere venga a visitarci. Il dottore che visita Georgia le dice che ha trentanove di febbre. "Hai anche delle ferite aperte perciò, per evitare un'infezione, dovrai rimanere in osservazione finché la febbre non scende" prima di annuire, mi guarda serrando le labbra. Si mette sotto le coperte, posando la testa sul cuscino. Dopo il dottore viene da me. Tim entra improvvisamente nella stanza. "Agente, lui è un suo amico?" Tim ed io ci guardiamo negli occhi. "Lo sono entrambi" dichiara, sorridendo. "Come stanno?".

"Beh..." inizia a dire l'infermiera "...la signorina Beck dovrà rimanere in ospedale per almeno un'altra notte. Il signor Dobovan lo stavamo giusto per controllare" Tim aspettò sulla sedia, seduto a braccia conserte. "Signor Dobovan, oltre a dei semplici lividi e al mal di testa non c'è nulla che preveda il suo ricovero qui, ma può rimanere in ospedale per la notte". I dottori vanno via, lasciandoci con il nostro poliziotto preferito. Dopotutto, non è così male come immaginavo. 

"Bene, vi siete meritati una vacanza. Non c'è che dire..".

"E questa la chiami vacanza?" domanda Georgia, guardandosi intorno. "Sempre meglio delle scartoffie che dovrò compilare io". Georgia soffoca una risata. "Quindi... per quanto riguarda il caso Breznev?". Gli domando, attirando l'attenzione di entrambi. "Non appena Ivan Breznev uscirà di qui, sarà arrestato per omicidio e rapimento. Subirà un processo e finirà in carcere" Tim si porta le mani nelle tasche dei pantaloni, stringendosi nelle spalle. "Perciò, sono libero?". 

"Come il vento". Georgia balza fuori dal letto, buttandomi le braccia al collo. "Oh dio, che splendida notizia!" commenta, mostrando felicità e riscatto per entrambi. Tim si prepara ad uscire dalla stanza, quindi lo blocco. "Ehi, agente!" si volta infilandosi il giubbotto. "Grazie di tutto. Magari un giorno di questi potremo prenderci un caffè".

"Puoi dirlo forte, Dobovan!" dopo pochi secondi, siamo finalmente soli. Georgia si siede al capezzale del mio letto e chiacchieriamo fino a tarda notte. Il mattino dopo, mi sveglio di soprassalto. In un primo momento non ricordo dove mi trovo, ma l'immagine di Georgia avvolta dalle lenzuola mi rimanda alla nostra situazione attuale. E' di una bellezza disarmante e adesso potremo stare finalmente insieme. 

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now