5.

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Rincaso a notte fonda, trovando la casa tranquilla e nell'oscurità. Damian è appisolato sul divano, gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Finalmente è riuscito a dormire. Non posso far altro che sorridere, nel vederlo così, innocente e indifeso avvolto dal plaid di lana.
Vado in camera mia, spogliandomi in pochi secondi. Crollo in un sonno lungo e privo di sogni. Tuttavia, Damian mi appare per la - non ricordo il numero esatto - volta. Adesso sembra tutto diverso. Io e lui non ci conosciamo. Sono in un vicolo, inseguita da qualcuno che rumina e borbotta parole senza senso.
Nel cielo notturno, lampi fugaci squarciano le nuvole, bagnando le strade di Sofia. Alzo il passo, cadendo di ginocchia a terra. L'uomo è dietro di me e mi tira i capelli all'indietro, parlando tra i denti stretti: "Non puoi più scappare, sei mia adesso". Mi prende di peso, portandomi in spalla fino ad un furgoncino blu mal ridotto. Mi strattona con forza all'interno, sussurrando: "non dire una parola o ti faccio a pezzi". Mi stringo nelle spalle, tremando per il freddo e il terrore. Non è Damian, no. È un criminale, assetato di sangue e vendetta e, che in qualche modo, ce l'ha con me e me la vuole far pagare. Mi lega i polsi con una fascetta stringi cavi e mi ammutolisce con un nastro adesivo sulla bocca. Anche se mi ha zittito, tento di far rumore in tutti i modi sbattendo contro lo sportello. "Ehi tu, là dietro" urla l'uomo al volante. "Se non la smetti subito, ti faccio un buco in testa. Tutto chiaro?" me ne frego, continuando a fare rumore. Lui sbuffa, alzando al massimo il volume della radio. Guida per un tempo che mi sembra infinito. Dopo un pò, si ferma, parcheggiando in una strada buia e deserta. Mi trascina nell'erba alta, raggiungendo le balle di fieno. Mi strattona ancora una volta, sfilando il nastro adesivo. "Allora, dov'è lui?". 

"Aiuto!" urlo, divincolandomi invano dalla sua presa. "Tutto inutile. Siamo in mezzo al nulla". Gli sputo in un occhio. "Non vuoi parlare, eh?". Lui. Dov'è lui. 

Ma chi? Non conosco quest'uomo orribile e nemmeno il 'lui' di cui parla. "Chi cazzo sei?" gli domando serrando gli occhi. Gli abbaglianti del furgone mi acciecano e non riesco a vedere quasi nulla. "Non mi conosci, ma lui mi conosce benissimo". 

"E chi è 'lui'?".

"Lo sai" scuoto la testa. "Liberami, o ti giuro...". Si piega in avanti, afferrandomi per i polsi. Mi attira a sé e riesco a sentire il suo odore acre di sudore e alcool. Mostro una faccia schifata, facendo una smorfia. "Se lui non si farà vivo, dovrà convivere con il peso...".

"Il peso di cosa?"

"Della tua morte". 

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now