15.

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Osservo l'abitacolo, dimenandomi. L'uomo mi ha coperto la bocca con il nastro adesivo e bloccato i polsi con delle fascette stringi cavi. Rammento l'incubo fatto il mese scorso. Questo non può essere un sogno, perché fino a pochi minuti fa ero con Damian. Tornavamo a casa dopo il nostro primo appuntamento.
Ho sperato fino all'ultimo che mi invitasse ad uscire ed oggi, con i suoi occhi blu e la barba ispida che mi fanno andare letteralmente fuori di testa, è venuto nel posto in cui lavoro per chiedermi di pranzare fuori. Non può essere una coincidenza che io sia stata rapita proprio adesso.
Forse non è nel nostro destino. Lui conosce l'uomo che mi ha rapita, questo comporta che sia un tipo da evitare, un uomo con un passato che non si può cancellare. Sarà sempre coinvolto in quell'omicidio avvenuto sulla barca, che sia l'assassino, il mandante o un semplice testimone.
Come sono finita qui? Mi interrogo sentendo la strada scorrere sotto i miei piedi. Mugugno lamenti e parole senza senso, attirando l'attenzione di Ivan. È così che l'ha chiamato Damian. Mi chiedo che rapporto hanno e, prima di poter fare congetture, il van si ferma.
Scende dall'auto e mi raggiunge sul retro, strattonandomi. Provo a tirargli un calcio in mezzo alle gambe ma inizio a sentirmi debole e frastornata. Penso che abbia imbevuto il nastro adesivo in qualche specie di agente chimico, tipo cloroformio o etomidato. Mi sono informata e ancora non comprendo chi dice che le serie TV sono inutili.
L'uomo strappa lo scotch dalla mia bocca gettandomi all'indietro. Mi guardo intorno. Sono in un campo di balle di fieno. Mi stringo nelle spalle ed inizio ad aver paura, ricordando la medesima ambientazione del mio incubo.
"Allora? Che cosa hai da dirmi?" chiede, togliendosi il cappuccio. Indossa ancora la maschera perciò non posso riconoscerlo in nessun modo.
"Che cosa mi hai dato?".
"Un semplice anestetico. Fa meno effetto se inalato, ma ho una siringa di riserva se non parlerai".
"E cosa dovrei dirti?" si piega sulle ginocchia, guardandomi dritto negli occhi.
"Sei molto sexy. Capisco il motivo per cui Damian si è innamorato di te..". Ingoio la saliva. "Ti stai sbagliando. Io e lui siamo semplici amici".
"Vive da te!" commenta, grattandosi il mento.
"E tu come..?".
"Vi ho seguito. Sto tampinando quel bastardo da mesi ormai".
"Come lo conosci?" gli domando, tremando per il freddo glaciale che ci circonda.
"Non lo conosco, ma lui conosceva mia sorella".
"Tua sorella?" batto i denti, pensando ad un modo per scappare via. Non ci sono abitazioni nelle vicinanze e la strada è deserta. "Era bellissima, intelligente, coraggiosa... Proprio come te".
"Intendi farmi morire congelata in questo posto sperduto?" digrigno i denti, esausta della situazione. "Forse no. Non sei tu il mio obiettivo ma lo diventerai se non va tutto come previsto".
Guarda l'orologio e mi sembra irritato quasi quanto me. "Vuoi Damian? Perché non hai preso lui? Cosa c'entro io in tutto questo?".
Lui soffoca una risata e finalmente si sfila la maschera. "Non l'hai ancora capito. Tu sei l'oggetto di scambio. Lo voglio morto e, se non dovessi riuscirci, sarai tu a morire perché convivere con il peso della tua morte avrà lo stesso impatto su di lui".
Convivere con il peso. Oh mio Dio. Ho paura di essere una sensitiva.
"Ti stai facendo troppi film mentali. Lui non tiene a me quanto credi. Ci conosciamo da poco meno di due mesi..." se la ride, ridicolizzandomi. "Liberami, o ti giuro...".
"Resterai qui a gelarti mentre io torno in città per andare a prenderlo". Sgrano gli occhi. "Scherzi? Portami subito via da qui". Si infila di nuovo la maschera, andando verso il van. "Aspetta, per favore..".
"Prova ad urlare, forse qualcuno ti ascolterà.." grida prima di lasciare il campo e imboccare la strada verso Sofia. Scoppio a piangere, sola e umiliata, all'ombra del crepuscolo.

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now