20.

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Arrivati alla spiaggia di Burgas, alla fine optiamo per il lago poco distante da lì. Pranzo a sacco e coperta da stendere sull'erba. Georgia si adagia supina, chiudendo gli occhi e assaporando l'aria fresca. Il lago è totalmente ghiacciato e gli alberi emanano un leggero fruscio. Io resto seduto, con le ginocchia al petto e i piedi scalzi. Non mi importa della temperatura. Voglio sentire tutto, perché stare fuori casa mi era mancato e adesso posso godermi ogni secondo fino in fondo. Osservo come il petto di Georgia si abbassa e si alza ad ogni respiro, le labbra socchiuse come se stesse soffiando. Silenziosamente, mi avvicino a lei carponi posandole un bacio fugace sulla bocca. Lei scoppia in una risata, guardandomi negli occhi. Resto sospeso sul suo viso e ci osserviamo a vicenda, senza dire nulla. "Stiamo facendo quel gioco in cui il primo che ride perde?" domanda lei, tenendo le mani conserte sul ventre. "Può darsi" rispondo, restando serio. Passano secondi, forse minuti. Non mi accorgo del trascorrere del tempo finché lei non alza un lato della bocca, mostrando una piccola fossetta. "Okay, hai vinto tu. Non riesco più di così.." dopodiché mette la sua mano dietro la mia nuca, tirandomi giù. "Abbiamo perso entrambi" dichiaro, sorridendo a mia volta. Ci baciamo, facendo combaciare alla perfezione il mio petto con il suo. "Questo è un buon modo per riscaldarsi" lei annuisce sulle mie labbra, abbracciandomi. "Si, ma non abbastanza. Torniamo in auto?". Accetto, prendendo la coperta e la borsa frigo. Lei si affretta ad entrare in macchina, stiracchiandosi sul sedile per poi prendere la coperta dal sedile posteriore. "A chi mai sarà venuta l'idea di fare una gita al lago a Gennaio?".
"Pardon" Mi limito a rispondere, infilando la chiave nel quadro. "No, aspetta. Restiamo qui a goderci il panorama" accetto, accendendo l'aria calda.

 Restiamo qui a goderci il panorama" accetto, accendendo l'aria calda

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Ci allunghiamo sui sedili, guardando davanti a noi. Che spettacolo. E non solo il lago. Lei appoggia la testa al finestrino. I capelli rossi le ricadono morbidi sulle spalle, sbatte le lunghe ciglia e si inumidisce le labbra. "Te iubesc atât de mult.." dico all'improvviso. Spero tanto che lei non conosca il rumeno altrimenti sarei nei pasticci. È ancora troppo presto. "Scusa, non dovevo dirlo così.." Georgia mi guarda con gli occhi lucidi. Si affretta a sporgersi su di me, tirandomi per il collo. "Sai che la mia collega è rumena vero?" annuisco, serrando le labbra. "Quindi ho capito che cosa mi hai detto e..." mi sfila il giaccone, posando le dita sul colletto della mia camicia. "Ti amo da morire anche io..". Il suo seno a contatto con il mio corpo mi fa sentire il suo cuore battere come un tamburo. Si mette cavalcioni su di me, dando le spalle al volante. Le sfilo il vestito e la sottoveste mentre con gli stivali mi fa il solletico alle gambe. 

"Questo è un buon modo per riscaldarsi" mi riprende, mettendomi le mani nei capelli

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"Questo è un buon modo per riscaldarsi" mi riprende, mettendomi le mani nei capelli. "Si, ma è un po' scomodo.." la prendo per i fianchi, facendola stendere sul sedile del passeggero. "Così va meglio".
"Mi sembri un po' a disagio, signor Dobovan..".
"È che è un po' scomodo..". Georgia si mise a sedere, posando i palmi delle mani sul sedile. "Sei in imbarazzo per quello che mi hai detto?".
"No, no. Lo penso davvero, io ti amo..".
"E allora cosa c'è?".
"Sarebbe meglio nel letto di casa tua".
"Ma nella doccia stamattina non ti sei fatto problemi" arrossisco, sorridendole. "Ok, mi limiterò a baciarti dappertutto finché non si farà notte e potremo tornare a Sofia" dice, indossando di nuovo il vestito. "Dovrò comprarmi una macchina più spaziosa".
"Decisamente" risponde, rimettendosi sulle mie gambe.
Mangiamo dei sandwiches dalla borsa frigo e beviamo birra. Dopodiché trascorriamo il pomeriggio a parlare, cosa che farei per ore con lei. Le racconto dei miei genitori e di mia sorella. Beh, quello che ricordo. "Era una peste quando aveva dieci anni. Mi nascondeva la play o ci giocava senza il mio permesso. Se rompeva qualcosa, dava a me la colpa e subivo le angherie da parte dei miei. Le prendevo senza dire nulla, dopotutto ero il fratello maggiore. In certi momenti la odiavo, ma poi mi convincevo di non poter vivere senza di lei. Era la mia sorellina. Mi manca...".
"Dov'è adesso? Vorrei conoscerla".
"Ho perso i contatti con lei da tempo. L'ultimo indirizzo che ho si trova a Vladivostok".
"Potremmo andare a trovarla" la guardo, meravigliato. "Stai prendendo seriamente questa cosa del dover 'uscire'. Ne sono felice, ma non credo che mia sorella mi voglia rivedere. Ormai non siamo più niente da più di dieci anni". Georgia mi rassicura con una mano sulla spalla. "Sarà felice, te lo garantisco". Ci rimettiamo in viaggio al tramonto, alzando il volume della radio e tenendo l'aria calda accesa. Per l'ora di cena siamo a casa, mettendoci comodi davanti al camino per ordinare una pizza. Casa. La chiamo ancora così anche se non ci vivo più. Tim non mi vede da ieri e non ha provato a chiamarmi. Mi sorprende che sia così a favore della nostra relazione, date le circostanze. Io e Georgia restiamo sul divano, io seduto mentre lei posa la sua testa sulle mie gambe. Gli occhi rivolti verso di me. "Mi sono divertita oggi, mi ci voleva".
"E potrebbe essere sempre così se non lavorassi in un ufficio".
"Ho bisogno di uno stipendio. Questa casa non può mantenersi in piedi da sola..".
"Troverai subito qualcos'altro. Qualcosa che faccia risaltare le tue doti e che non ti nasconda dietro ad una scrivania. Non sei tagliata per il lavoro d'ufficio. Domani manderemo i curriculum insieme, ok?" lei sogghigna. "Hai un curriculum?".
"Si, ti sorprenderà sapere quanti lavori ho accettato per arrivare fin qui...". Non appena ci consegnano la pizza, la divoriamo l'uno accanto all'altra. TV spenta e camino acceso. Alla fine, Georgia lascia il suo cartone sul tavolo. Poi prende il mio, facendo la stessa cosa. "Abbiamo una cosa in sospeso". Già, come dimenticarlo. Si mette ancora una volta sopra di me. "Sembra che ti piaccia questa posizione" commento con fare sardonico. "Non sai quanto". Ci sfiliamo i vestiti a vicenda, finendo stesi l'uno sopra all'altra sul tappeto davanti al camino. Le sussurro paroline dolci all'orecchio mentre lei mi bacia smaniosa. "Ti amo" ripete, afferrandomi i capelli per attirarmi a sé con forza. "Sai che potrebbe essere così per sempre?" le domando, sentendomi insolitamente troppo romantico accanto a lei. "Mi stai chiedendo di licenziarmi, non è vero?". Non rispondo. Sa già la mia risposta. "Non posso permettermi di dipendere da una persona. Sono sempre stata una ragazza libera.. Non chiedermi di rinunciare alle mie abitudini, non adesso". Non insisto ulteriormente. Georgia mi da le spalle ed io la cingo a me, addormentandoci simultaneamente.

𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Opowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz