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"Non avevi parlato di un solo uomo rimasto vittima nell'omicidio?" ripresi a parlare poco dopo. Si era fatta l'alba ed io e Damian eravamo ancora a letto, a parlare di quello che gli è successo. "Esatto". 

"Ma hai detto che anche la donna è stata ammazzata" lui annuì, stringendosi nelle spalle. "Hanno detto che è stato il capitano della barca ad ucciderla, poi durante l'autopsia hanno scoperto che io e lei avevamo avuto un rapporto poco prima dell'omicidio. Da quell'informazione, hanno presupposto che avessi ucciso il capitano a mia volta per qualche arcano motivo. Gelosia, rabbia, avidità. Insomma, i loro sospetti si basano su congetture". 

"Non hai provato a parlarne con qualcuno? Un detective, un avvocato?" scuote la testa. "Sei la prima con cui ne faccio parola. Avrai capito che sono abbastanza riservato" un angolo della sua bocca si alza, mostrandomi un sorriso compiaciuto. "Ti prometto che indagherò per te. Tenterò di trovare una via d'uscita amicandomi il poliziotto Jeffrey". 

"Lo rivedrai quindi..." annuisco, tirandomi le lenzuola al seno. "Bene..." inizia a dire, osservando il cielo oltre la finestra semi aperta "...tra poco sorge il sole. E' ora di andare" balza in piedi, aggiustando le coperte. "Grazie per esserti fidato di me" gli dico, augurandogli la buonanotte. "Grazie a te per avermi ascoltato" mi saluta con un sorriso sornione, svanendo dietro la porta a vetri. 

[...]

Una settimana dopo è Dicembre. L'aria gelida e frizzantina avvolge Sofia, ricoprendola di incessanti fiocchi di neve e grandine. E' il mio primo inverno in questa città e, provenendo dalla California, non sono per nulla abituata a queste temperature. Armandomi di legna da ardere e plaid di lana, passo quasi tutte le sere nel mio appartamento. Non sono ancora riuscita ad incontrare Tim, ma lo rivedrò tra qualche giorno. Devo porgli delle domande riguardanti il caso del duplice omicidio di cinque mesi fa, senza sembrargli troppo invadente e interessata. "Vorrei fare la criminologa e mi sto informando su vecchi casi" questa potrebbe essere un'ottima scusa per iniziare la conversazione. Stasera ricevo un suo messaggio mentre contemplo il fuoco nel camino. Mi chiede se può passare a trovarmi. Guardo dietro di me. Damian sta guardando la tv. Mi ci devo ancora abituare. E' come avere un coinquilino che però non paga le bollette. "L'agente Jeffrey mi ha chiesto se può venire a casa mia" dico ad alta voce, attirando l'attenzione di Damian. "Ah, sì?" annuisco, serrando le labbra. "Vuoi che vada via?" chiede, apparendo preoccupato e agitato. "No, ma... abbiamo davvero bisogno di sapere da lui come procedono le indagini" si alza dal divano prendendo il sacco a pelo e i suoi vestiti. "Torno di sotto, chiama quando hai finito" mugugna con un accenno di disappunto. Non ho il tempo di rispondergli, poiché sparisce dietro la porta in pochi secondi. Quindi invio un messaggio a Tim e nel frattempo mi do una sistemata. Sembro una casalinga disperata e infreddolita. E' da me dopo soli venti minuti, con due bicchieri di cioccolata calda. "Sei il mio eroe" gli dico, facendolo accomodare. Ci sediamo al tavolo da pranzo, chiacchierando per molto tempo. "Non sono di turno stasera. Finalmente ho un po' di tempo libero".

"Ed hai deciso di passarlo con me?"

"Devi sapere una cosa. Non ho conosciuto molte persone da quando sono qui e poi, l'inverno mi distrugge. Vado in letargo e torno a vivere solo in primavera" ridacchio, imboccando dei biscotti fatti da me. "Siamo molto simili da questo punto di vista". 

"Ho notato" risponde, indicando il camino accesso. "Provengo da San Francisco. Sono abituata a stare in posti con oltre i venti gradi, non al di sotto" annuisce, afferrando un biscotto. "Sono davvero buoni, dovresti aprire una pasticceria".

"Non è quello a cui ambisco".

"E cosa vorresti fare?"

"Studiare psicologia e poi prendere Criminologia" strabuzza gli occhi, sorpreso. "Dici davvero?" annuisco ancora, poggiando i gomiti sul tavolo. "Wow, sai che non l'avrei mai detto?". 

"E, a tal proposito, ho delle domande da farti..." inizio a dire, rammentando Damian che continua a nascondersi da me da due settimane. Sta fuggendo dalla vita reale, quasi dimenticando la sensazione del sole sul viso, il cibo del ristorante, passeggiare tra le vie di Sofia e chiacchierare senza preoccupazioni. "Per quanto riguarda il caso di quell'uomo che mi ha aggredita... vorrei saperne di più". 

"Vorrei tanto parlartene ma sono fascicoli segretati. Non sono obbligato a parlartene...".

"Capisco" dichiaro, ma non mi arrendo facilmente. "Sappi che io so mantenere i segreti. Se dovessi dirmi qualcosa, rimarrà tra noi, in questa stanza" Tim mi guarda dritto negli occhi, mettendosi a braccia conserte. "Ok, mi ispiri una certa fiducia perciò ti dirò che cosa so" sorrido, aprendo occhi e orecchie. "Stiamo indagando da quasi cinque mesi ormai. Si tratta di una faccenda seria, che riguarda l'omicidio di due persone apparentemente estranee tra di loro. Il capitano di una barca ed una ragazza appena trentenne che si trovava lì per una festa di beneficenza. A quanto sappiamo, lei aveva dei trascorsi con il capitano e si erano lasciati in maniera deplorevole. Quella stessa sera però, la donna ha avuto un flirt con il nostro uomo, quello che ti ha aggredita. C'era il suo dna sul corpo della ragazza. Da quello, siamo risaliti a lui. Era già nei nostri database per una tentata rapina avvenuta dieci anni fa. Si chiama Damian Dobovan, trentadue anni, orfano e con una sorella che vive in Russia...". 

Cazzo. Sanno il loro nome. Tiro un grosso respiro, tentando di rimanere calma e impassibile.

"Il capitano della nave ha ucciso la ragazza, forse dopo aver scoperto la sua tresca con il signor Dobovan. Dopodiché, il capitano è stato ritrovato a prua con la testa spaccata in due. Tipica frattura da arma da corpo contundente, per esempio una palla da bowling, una mazza da baseball o una lampada. Come volevasi dimostrare, la stessa mazza da baseball era stata trovata nella cabina di Dobovan, con il sangue del capitano e della ragazza sul manico". 

"Perciò è stato lui? Ne siete assolutamente certi?". Mi aspetto che lui annuisca, ma in realtà fa spallucce. "Non abbiamo molto in effetti. Certo, arma del delitto e cadavere bastano ad incastrare una persona, però Dobovan non avrebbe avuto il movente necessario per uccidere qualcuno. La ragazza l'aveva conosciuta solo quella sera e crediamo che lui non ricordi nemmeno il suo nome. E' stata una cosa fugace. Difficile dire che sia il colpevole...".

"Non avete altre prove?" Tim scuote la testa. "Dopo quella sera, abbiamo indagato sulla vita del capitano della barca e sulla vita della ragazza. Non avevano nessun nemico..." fa una pausa, allungandosi sul tavolo. "Ti dirò una cosa. Penso che i miei superiori vogliano incastrare un uomo 'innocente', pur di non perdere il caso e passare per inetti". 

"Dici?"

"La trovo l'unica spiegazione plausibile" sospiro, stranamente sollevata. "Perciò tu saresti anche disposto a proteggere l'indiziato?". Tim aggrotta la fronte. "Non lo so, perché? Cos'hai in mente?".


𝐃𝐚𝐦𝐢𝐚𝐧 | 𝐒𝐞𝐛𝐚𝐬𝐭𝐢𝐚𝐧 𝐒𝐭𝐚𝐧Where stories live. Discover now