capitolo ventinove

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"If I told you about
the darkness
inside of me would you
still
look at me
like I'm the Sun"

Fu come scivolare lungo una pista viscida e senza fondo. Rebekah tenne gli occhi chiusi ma non aveva bisogno della vista per capire che quel tubo era tutto curve e giravolte.
Inizialmente cominciò a temere il peggio. Dove sarebbero finiti se avessero toccato terra? Draco era dietro di lei che scivolava emettendo ogni tanto commenti di disgusto riferiti a quel tunnel viscido.
Quando, finalmente, atterrarono, la ragazza fu catapultata fuori dal tubo e poco dopo anche Draco, che le arrivò addosso facendole quasi perdere l'equilibrio.
Erano atterrati su un pavimento bagnato di un tunnel di pietra, completamente al buio.
Ma Rebekah era sicura che si trovassero persino sotto il livello della scuola, oltre i sotterranei.
Tastando il suo mantello, la ragazza riuscì a trovare la sua bacchetta, e lo stesso fece Draco.

«Lumos!» esclamarono insieme mentre una luce bianca fuoriusciva dalle loro bacchette.
«Stai bene?» chiese in fretta Rebekah guardandolo velocemente per poi tenere lo sguardo fisso verso il buio più totale.
«Sì tutto bene, tu?» chiese Draco, guardandola a sua volta in viso. E solo quando la vide annuire decisa, annuì anche lui.
Tutti e due si voltarono a scrutare il tunnel davanti ai loro occhi, puntando le bacchette verso il nulla.
«Sicuro di volerlo fare?» mormorò Rebekah, pronta a scappare da quel posto alquanto inquietante.
Draco annuì, impaurito ma allo stesso tempo curioso.
Il tunnel era fin troppo buio e le loro ombre, create dalla poca luce emanata dalle loro bacchette, sembravano oscurare ancora di più il passaggio.

«Perché sei arrivata fin qui?» chiese Draco sottovoce mentre l'unico suono che echeggiava nel tunnel era il gocciolio dell'acqua che scendeva dai muri e i loro passi sul pavimento bagnato. «non eri con il professor Piton?»
Rebekah sospirò, guardando ovunque tranne che verso Draco, mentre scrutava il tunnel buio con attenzione.
«a volte sento una voce nella mia testa» ammise la ragazza, sottovoce.
«Da quanto tempo?» chiese Draco, che ogni tanto le rivolgeva uno sguardo per controllare se stesse bene. A Rebekah ricordava la notte in cui si erano persi nella foresta... sembrava tutto così diverso e lontano da quel giorno, eppure, erano passati solo pochi mesi.
«Un mese circa» rispose con noncuranza per poi soffocare un urlo, dovuto al fatto che avesse pestato il teschio di un animale.
«E tu hai pensato di non dirmi niente?» chiese Malfoy, sgranando gli occhi, mentre anche lui cercava di non pestare la miriade di teschi accanto ai loro piedi «potrebbero anche ripulirlo questo posto!» esclamò inorridito.
«Noi non dovremmo neanche essere qui» gli fece notare la corvina, noncurante del fatto che non sentisse più la voce fastidiosa che inondava sempre la sua mente.

«Secondo te a cosa si riferiva Mirtilla? Ha detto è tornato dal regno dei morti. A cosa si riferiva?» mormorò la ragazza, cambiando argomento, cercando di non mostrarsi preoccupata per quelle parole.
Draco fece spallucce, cercando di sembrare tranquillo «Mirtilla ne dice tante di sciocchezze» mormorò mentre svoltava un angolo.
Rebekah sospirò, cosa avrebbero trovato in fondo a quel tunnel? Da un lato non vedeva l'ora di arrivare alla fine, ma allo stesso tempo aveva paura di quello che ci sarebbe potuto essere alla fine.

Mentre i mantelli dei due serpeverde svolazzavano, finalmente, dopo l'ennesima curva, arrivarono. Si trovarono davanti una parete su cui erano scolpiti due serpenti attorcigliati che al posto degli occhi avevano due grandi smeraldi scintillanti.
«sono meravigliosi» esclamò Rebekah, avvicinandosi e passando delicatamente le dita sugli occhi finti dei serpenti. La ragazza fissava quegli occhi che sembravano stranamente vivi, con ardore, come se non avesse visto nulla di più bello al mondo.
«Rebekah?» chiese Draco sottovoce, e la ragazza in questione sembrò risvegliarsi da uno stato di trance. Cosa stava facendo? Lei aveva sempre odiato i serpenti.
Si allontanò immediatamente da quella parete, e si accorse di avere il fiato corto solo quando notò il suo petto abbassarsi e alzarsi irregolarmente.
«Va tutto bene» mormorò il biondino dal viso pallido avvicinandosi a lei e poggiandole una mano sulla spalla «va tutto bene» ripeté.

in your eyesWhere stories live. Discover now