capitolo dieci

1.5K 81 103
                                    

we exist in moments,
nothing more

Se pensate che la pioggia renda tristi, vi sbagliate.
La tristezza risiede nel proprio cuore.
Sole o pioggia, non fa nessuna differenza se in noi stessi non splende l'arcobaleno.
E nel cuore di Draco, il primo giorno dell'anno, risiedeva proprio la tristezza.
Al contrario di tutti gli altri, non era per niente felice dell'inizio di quel nuovo anno. Sapeva perfettamente che non sarebbero stati mesi positivi, sarebbe potuto accadere di tutto, avrebbe potuto perdere persone a lui care, perdere la sua anima, perdere se stesso.

Era vissuto per anni circondato dal male, immerso in una vasca piena di dolore invece che di acqua.
Ogni sera delle lacrime scivolavano sulle sue guance, mentre era perso a fissare un punto morto verso qualsiasi finestra.
Si chiedeva se mai sarebbe riuscito a uscire da quell'incubo, se mai qualcuno avesse almeno provato a risvegliarlo.
Eppure negli ultimi giorni, qualcuno l'aveva fatto, o almeno, ci aveva provato.
Si era insinuata nei suoi incubi più profondi, illuminandogli quel cammino buio e burrascoso.
Trasformando quegli incubi in sogni.
Quando era con lei si scordava che vivere in fondo, corrispondeva solo a morire a rilento.
Quando era con lei, imparava a vivere.

Ma nonostante ciò, quella notte non era riuscito a chiudere occhio.
Tormentato da ciò che aveva fatto pochi minuti prima.
Quel biglietto che le aveva lasciato dentro a quello stupido libro, l'abbraccio davanti a tutti, la mano sul ginocchio.
La collana con il suo nome, gli umidi baci sul collo, le loro mani intrecciate...
Ma cosa stava facendo?
Avrebbe tremendamente deluso suo padre.
Lui era il figlio di Lucius Malfoy.
Lui faceva parte di una delle poche famiglie purosangue rimaste.
Non poteva permettersi di affezionarsi a una... mezzosangue.
Eppure per Draco, Rebekah era molto di più che una semplice etichetta.

Non aveva mai capito fino in fondo tutto quell'odio incondizionato verso i mezzosangue o i sanguesporco.
Perché dovevano essere trattati in quel modo per una cosa che non avevano scelto neanche loro?
Non aveva scelto Rebekah in che famiglia nascere.
Eppure, si era sempre limitato a seguire gli ordini di suo padre.
Ricordava ancora quando, cercò di contestare anche solo in parte le opinioni del padre e, Merlino solo sa, l'inferno che fu costretto a passare.
Cose che qualsiasi ragazzino della sua età non avrebbe mai dovuto affrontare.
Aveva subito quegli orrori sin da piccolo e faceva di tutto per non riviverli ancora.
Così con il tempo aveva imparato a stare in silenzio, a tenere le sue opinioni per sé, a obbedire e basta.
Aveva imparato a soffocare le sue emozioni, i suoi pensieri, a soffocare se stesso.
Nessuno conosceva davvero Draco.
Soprattutto a Hogwarts, lì in particolar modo si limitava ad essere proprio come desiderava suo padre.

Eppure, in quei pochi giorni, dove era rimasto fino a notte fonda a parlare con Rebekah, un po' aveva fatto trapelare i suoi veri pensieri.
Rebekah, Rebekah, Rebekah, Rebekah.
Un solo nome, il nome di una persona.
L'unica persona, che aveva visto, in parte, per un tempo limitato, il vero Draco Malfoy.
Rebekah, la stessa che non si faceva problemi a fargli capire le cose di lui che non le piacevano, che però tendeva sempre ad evidenziare quelle che le piacevano di più.

Draco stava sbagliando a fidarsi di lei?
Come avrebbe reagito suo padre se avesse scoperto che suo figlio passava intere giornate insieme a una mezzosangue?
Fu quello il pensiero che lo tormentò per tutta la notte.
Il pensiero che lo fece piangere a dirotto il giorno seguente; quando si era svegliato all'alba ed era scoppiato a piangere sotto il getto d'acqua fredda.

Quando fece per indossare i pantaloni e la camicia dell'uniforme, una smorfia di dolore si fece spazio nel suo viso. Aveva ancora dei lividi che si era guadagnato - o almeno, così diceva suo padre quando lo puniva - durante le vacanze di Natale.
Solo dopo essersi vestito, notò la mancanza di un suo maglione.
La sua mente arrivò velocemente a Rebekah.
La sera prima durante il ballo, gli aveva confidato di aver dormito nel suo letto la notte di Natale. Probabilmente era pure sopraffatta dalle troppe bevande e da sobria non glielo avrebbe mai detto. Ma sentirsi dire da una ragazza che lo conosceva da soli tre mesi che aveva dormito nel suo letto perché si sentiva troppo sola, lo aveva fatto sentire finalmente importante.
Importante per qualcuno.

in your eyesWhere stories live. Discover now