capitolo nove

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not evil,
just hurt.

Le profonde acque del lago nero illuminavano il dormitorio di Rebekah, che quel giorno si era svegliata stranamente di buon umore.
Fra tutti i giorni dell'anno, solo quello era il giorno in cui riusciva ad essere davvero felice.
Era ancora sdraiata sul suo letto, e indossava il maglione di Malfoy che aveva preso in prestito la notte di Natale, quando aveva dormito beatamente nel suo letto.

Fu inebriata improvvisamente dal suo profumo e, con il sorriso stampato sul viso, ripensò a quando il giorno di Natale era scesa a fare colazione con ancora il suo maglione e l'unico che sembrò notarlo fu Severus.
L'aveva incrociata nei corridoi rimanendo perplesso non appena se ne rese conto.
«Dimmi che è di Zabini, di Theodore, di chiunque ma non dirmi che è di-»
«Draco» concluse lei con un sorriso a trentadue denti proseguendo verso la Sala Grande per fare colazione immersa nell'aria natalizia di Hogwarts.

Rebekah si mise a sedere, passandosi le mani sul viso e sospirò ripensando a Draco che, ormai non sentiva da quando era andato via per le vacanze.
Si era promessa che quel giorno avrebbe cercato di non essere per nessun motivo al mondo triste. Quindi abbandonò quei pensieri così tormentati dando spazio a una positività illustre che non le apparteneva minimamente.
Decise di alzarsi dal letto e guardò fuori dalla finestra, rimanendo incantata nel vedere le profonde acque del lago nero scintillare grazie ai raggi del sole che lo illuminavano.

Quel giorno, avrebbe fatto le cose con molta calma, come aveva sempre fatto a Spinner's End.
Per prima cosa fece una lunga doccia calda, rilassandosi appieno sotto il getto d'acqua.
Si dedicò alla cura della sua pelle e poco dopo indossò la gonna nera con la camicia bianca dell'uniforme di Hogwarts, facendo il nodo alla cravatta con lo stemma di Serpeverde. Vedere quella cravatta senza nessuna spilla, al contrario di tutti i suoi amici, la faceva sentire un po' fuoriluogo ma Rebekah cercava sempre di non dargli molta importanza.

Si riprese dai suoi pensieri che la stavano rendendo nuovamente triste e abbassando lo sguardo, notò l'anello verde smeraldo che le aveva regalato Piton per Natale, decise di indossarlo.
Si guardò allo specchio e sistemò i suoi lunghi capelli neri, lasciandoli ancora umidi.

Quando ritornò nel suo dormitorio, dopo essersi sistemata, rimase esterrefatta dalla strana creaturina che si ritrovò davanti.
Rebekah riuscì a non cacciare un urlo, ma ci andò molto vicino.
La piccola creatura che si trovava sul letto aveva enormi orecchie da pipistrello e due occhi verdi sporgenti, grandi come palle da tennis.
Doveva essere un elfo domestico.
Quest'ultimo scivolò giù dal letto e fece un inchino così profondo da toccare quasi la moquette con la punta del suo naso lungo e sottile.
La giovane serpeverde sorrise immensamente a quella visione.
«Mia signora» disse la creatura con voce così acuta da trapanare i muri.

«E tu chi sei?» chiese la ragazza, esterrefatta.
«Dobby mia signora, solo Dobby» rispose il piccolo elfo che si immobilizzò non appena vide uno strano animale vicino ai piedi di Rebekah, che non tardò a seguire il suo sguardo.
«Oh, hai paura di Enya?» chiese lei prendendo in braccio la gatta nera dagli occhi verdi.
«appartiene a lei, mia signora?»
«Rebekah, solo Rebekah e si, è diventata da poco mia.» mormorò felice, accarezzando il suo minuscolo animaletto.

Rebekah sembrò notare i suoi calzini accompagnati da delle enormi scarpe.
«È stato Harry, Harry Potter a liberarmi.» aggiunse velocemente.
Rebekah sorrise nuovamente a udire ciò che aveva fatto il fratellastro tempo fa con quell'elfo.
«cosa ci fai qui?»
«oh giusto...»
«potrebbe seguirmi in giardino?» chiese Dobby.
Rebekah annuì, anche se aveva una strana sensazione.

Durante il tragitto non le dispiacque affatto rispondere alle domande che Dobby le rivolgeva continuamente.
Quando il piccolo elfo stava per rivorgerle un'altra domanda, fu interrotto da una voce profonda e quasi paurosa.

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