capitolo otto

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desired,
but never loved.

Per Rebekah i giorni di spensieratezza durante le vacanze natalizie a Hogwarts erano ormai giunti al termine.
Quella sera si trovava nell'aula di pozioni, nonché nell'ufficio di Piton, dove quest'ultimo parlava ormai da svariati minuti.
«Sai che Potter ha avuto una visione l'altro giorno, giusto?» chiese, sedendosi di fronte a lei.
Rebekah annuì semplicemente.
«ti riferisci al signor Weasley? Per questo motivo Harry non ha passato il Natale con me a Hogwarts.»

Severus annuì con sguardo quasi perso, come ormai faceva da mezz'ora a questa parte.
La corvina, davvero preoccupata, stava per chiedergli cosa lo turbasse così tanto, ma lui la precedette senza giri di parole.
«Albus mi ha chiesto di insegnargli l'occlumanzia. L'occlumanzia è una branca del-» Severus fu prontamente interrotto da Rebekah che ricordava come se fosse ieri le cose che lui le aveva spiegato nel corso degli anni.
«Della magia che chiude la mente alle intrusioni e alle influenze esterne.» continuò lei con sguardo perso.
Conosceva benissimo l'occlumanzia.

Rebekah pensò al fatto che, quando Severus non era a casa, e andava a farle visita Cissy, quest'ultima le insegnava cose riguardo il mondo magico e Hogwarts, istruendola da ogni punto di vista.
Un po' le mancava quella donna inspiegabilmente sempre elegante e dolce al punto giusto.
L'aveva sempre trattata bene, insegnandole anche a comportarsi come si deve.
Quell'eleganza che Rebekah possedeva l'aveva appresa tutta da lei.
La giovane serpeverde non scherzava affatto quando diceva che Cissy era l'unica figura materna che avesse mai avuto e a sua volta, Rebekah era la figlia femmina che Narcissa aveva sempre desiderato.
Ricordava ancora come si era persa a fissare i suoi capelli la prima volta che era andata a farle visita.
Amava quel netto contrasto tra bianco e nero.

A risvegliarla dai suoi pensieri fu Piton che, non sembrò neanche accorgersi dello sguardo perso della ragazza, poiché iniziò a parlare senza mai fermarsi.
«Lo sai, l'oscuro signore è molto abile nella Legilimanzia. Ossia la capacità di estrarre emozioni-»
«e ricordi dalla mente di un'altra persona» continuò nuovamente Rebekah ancora scossa da quella notizia, ma non lo diede a vedere.
Lei non dava mai a vedere niente.
«Silente dice che la maledizione che non l'ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione tra lui e l'Oscuro Signore. In particolar modo, quando la mente di Harry è più rilassata e vulnerabile, durante il sonno, per esempio... è possibile che lui condivida i suoi pensieri e le sue emozioni. Il Preside ritiene che questa faccenda non debba continuare. Desidera che io gli insegni a chiudere la mente all'Oscuro Signore»

Rebekah senti il cuore galoppare in gola.
Voldemort controllava la mente di Harry?
La giovane ragazza rifletté molto sulle parole che aveva appena udito.
Anche lei aveva spesso visioni sul signore oscuro. Ma lei sapeva perfettamente il perché e poi avvenivano solo di rado.
Ma anche a lei, proprio come a Harry, succedeva spesso durante il sonno.
Si passò le mani sul viso ancora sconcertata, sperando che anche quello fosse uno dei suoi terribili incubi, ma non era affatto così.
Era la cruda realtà dei fatti.

«Ma perché il professor Silente vuole che smetta?» chiese all'improvviso e quella frase fece nascere un'espressione di perplessità sul viso di Severus «voglio dire...è stato utile, no? Se non avesse visto quel serpente che attaccava il signor Weasley, il professor Silente non avrebbe mai potuto saperlo. E probabilmente Arthur Weasley sarebbe morto adesso. Potrebbe scoprire cose molto più importanti.»
Piton socchiuse gli occhi per qualche istante, passandosi sempre il dito sulle labbra.
Quando parlò di nuovo, lo fece con delicata lentezza, come se stesse soppesando le parole.
«A quanto pare l'Oscuro Signore non è stato reso conto del loro legame. Finora sembra che abbia provato le sue emozioni e condiviso i suoi pensieri senza che lui lo sappia.
Ma Albus non vuole correre questo rischio, potrebbe mettersi molto male per Harry, Rebekah.»
Rebekah si lasciò scappare una risata amara.

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