capitolo tredici

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i tell the stars about you

«bella partita» mormorò Draco che, finalmente si era deciso a rivolgerle la parola.
Rebekah quasi sussultò, spostando lo sguardo dal libro al viso del ragazzo che aveva appena preso posto al suo fianco.
Sul viso di Rebekah nacque un leggero sorriso e la ragazza si ritrovò a scrollare le spalle come se non avesse davvero giocato bene.
«Sei stato tu a farci vincere» mormorò con noncuranza, riportando lo sguardo al suo libro.
«Si ma se non fosse stato per te, non avrei mai preso quel boccino.» disse lui, facendo aggrottare la fronte a Rebekah, che lo guardò interrogativa, chiedendosi di cosa stesse parlando.
«Quando hai urlato il mio nome incoraggiandomi ad afferrarlo hai distratto Harry e io sono riuscito finalmente a prendere il boccino» mormorò Draco guardando il libro davanti a lei e inclinando la testa per leggerne il contenuto.

La giovane serpeverde lo guardò attentamente in viso scrutando i suoi lineamenti.
Non riusciva ancora a capire perché quando era con lei si mostrasse come un'altra persona.
Quelle parole...era sicura che non le avesse dette mai a nessuno.
Svogliatamente, gli scostò una ciocca di capelli che gli ricadeva sul viso, facendolo sussultare.
«Se è questo ciò a cui vuoi credere, te lo lascerò credere, Malfoy» sussurrò lei, riportando lo sguardo sulla relazione che doveva ancora scrivere.
Draco si ritrovò a sorridere, dopo tanto, dopo troppo, tempo.
Trovò buffo il fatto che lei lo chiamasse per cognome visto che l'unico che lo faceva sempre era Potter.
Si chiamavano per cognome come a sottolineare la loro provenienza per infastidirsi ancora di più, non era mai successo che si chiamassero con i loro nomi, ma questo, Rebekah, non lo sapeva neanche.
In quel momento Draco decise di pensare a tutto fuorché al prescelto.
Per la prima volta, sia lui che lei si sentirono nel posto giusto, con la persona giusta.

Passarono il resto della serata a studiare insieme in biblioteca, a scambiarsi opinioni sui vari professori e sulle rispettive materie da loro insegnate.
A Draco fece piacere studiare insieme a qualcuno del suo stesso livello dal punto di vista scolastico e poi lei ne sapeva molto più di lui in Astronomia e Alchimia.
Rebekah invece per quanto considerasse facile la relazione di pozioni, non riusciva a ragionare lucidamente con lui accanto. Era come se tutti i suoi pensieri convergessero improvvisamente verso Draco, non faceva altro che guardarlo e stuzzicarlo toccandogli i capelli.
Ma fortunatamente, alla fine riuscì comunque a scrivere la relazione con l'aiuto di Malfoy che, le dava di tanto in tanto dei piccoli consigli.

Entrambi non si accorsero neanche del troppo tempo trascorso insieme, immersi tra i libri della biblioteca di Hogwarts e la miriade di compiti da svolgere per prepararsi ai G.U.F.O.
Solo pochi minuti dopo notarono che l'ora del coprifuoco era passata ormai da un pezzo. Rebekah si era alzata per mettere a posto uno dei libri che aveva preso dallo scaffale della biblioteca quando all'improvviso entrambi udirono la voce di Gazza.
Si scambiarono uno sguardo veloce e lei si ritrovò con il libro sospeso a mezz'aria e gli occhi sgranati.
Mentre, invece, un lampo di eccitazione attraversò lo sguardo di Malfoy che, udendo i passi del guardiano sempre più vicini, non esitò a prenderla per mano iniziando a correre, alla ricerca di un posto in cui nascondersi.
Draco per un attimo, mentre correva, sentì la felicità penetrargli sin dentro le ossa, realizzando che probabilmente non si era mai sentito così spensierato in vita sua.

Avevano corso così tanto che non si erano neanche accorti di essere arrivati al settimo piano, proprio di fronte all'arazzo di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll".
Entrambi si fermarono improvvisamente per riprendere fiato, e solo in quel momento notarono una porta che apparve magicamente alle loro spalle, una porta che Rebekah conosceva bene.
Si guardarono negli occhi scambiandosi uno sguardo fugace e appoggiandosi alla parete, scoppiarono a ridere.

La giovane Serpeverde rimase incantata nel sentire il suono della sua risata. Non l'aveva mai visto ridere così tanto, in realtà non l'aveva mai visto ridere, in generale.
Un po' si sentiva speciale, sapendo di esser stata lei a farlo ridere. Sapendo che probabilmente mai nessuno, l'aveva visto ridere in quel modo.

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