¤CAPITOLO 15

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ALINA P.O.V.

Vedo Sarah arrivare di corsa dal bosco e subito un a strana sensazione di pericolo si fa strada nel mio corpo. Esco dalla casa e le vado in contro. La prima cosa che noto sono le lacrime che le corrono per le guance. Cerca di dirmi qualche cosa, ma a causa del fiatone non la capisco, così abbracciandola cerco di farla calmare per capire cosa stia dicendo. Una volta che ha ripreso fiato, ricomincia a piangere e mi racconta ciò che è successo nel bosco. Un brivido freddo mi corre lungo il corpo, mi alzo di scatto e mentre dico alla bambina di eseguire gli ordini che gli ha dato Alex subito mi trovo per la casa ad urlare agli alti di scendere il più veloce possibile, pochi secondi dopo sono tutti lì che ascoltano la storia raccontata in breve da me. Tutti si preparano allo scontro in battito di ciglia, mentre Bucky mi prende a lato e mi rassicura leggermente, mentre mi dice di stare a casa con i bambini, nel caso qualcuno dell'H.Y.D.R.A. dovesse arrivare qui. Annuisco e mi metto a sedere guardando nel vuoto, sento una mano poggiarsi sulla mia spalla, mi giro per vedere a chi appartenga e vedo Lydia la quale con un sorriso triste si aggiunge a me sedendosi al tavolo.
Entrambe rimaniamo in silenzio, tese come una corda di violino in attesa di sentire qualsiasi rumore, anche se la mia mente è occupata da altro, da un nome che mi svolazza per la mente da quando Sarah mi ha descritto l'uomo nel bosco. Alexei.
Un altro brivido corre lungo la mia schiena mentre la paura aumenta ad ogni ticchettio dell'orologio.

ALEX P.O.V.

Alexei. L'unica parola a cui riesco a pensare è merda, e direi che descrive perfettamente la situazione in cui mi ritrovo. Giriamo in tondo come cani pronti all'attacco, ma nessun dei tre prova ad attaccare. Alla fine presa dalla rabbia, per il fatto che potrebbe aver fatto del fatto del male alla mia nipotina, mi porto in avanti scivolando, tentando di farlo cadere, ma l'unica cosa che ottengo è la sua mano premuta contro la mia gola, mentre mi dice:

Alexei: Sei sempre stata troppo rabbiosa, non hai mai imparato ad aspettare il momento giusto per attaccare il tuo avversario.

Alex: L'ho sempre fatto perché sapevo che c'era sempre qualcuno a coprirmi le spalle.

Natasha arriva da dietro e lo prende per il collo, trascinandolo via da me, riuscendo così a liberarmi dalla sua presa. Mi allontano velocemente mentre riprendo aria. Natasha ed Alexei iniziano un feroce combattimento corpo a corpo. Proprio mentre stavo per raggiungerli e per dare una mano a mia sorella, un'altra figura nera come la pece mi viene incontro, però questa volta è una donna, non riesco a vederla in viso, ma riconosco subito chi è: una vedova. Avevo sentito parlare del fatto che dopo anni il progetto Vedova Nera fosse riiniziato dalle ultime vedove rimaste, ma pensavo fossero solamente voci di corridoio, insomma che io sapessi non ne era rimasta nessuna, ed invece eccoci qui. Che dire io e la fortuna viviamo su due universi paralleli a quanto pare.
Incominciamo a combattere fino a quando non vedo un'altra figura, ed un'altra ancora, di continuo arrivano figure scure come la notte venire incontro a me e a mia sorella. Alla fine ci ritroviamo circondate da quelle strane figure dal volto coperto, al centro insieme a noi due c'è Alexei.

Alexei: Credevate veramente di essere le uniche tre vedove? Di essere le più forti? Voi non siete nessuno, ormai abbiamo un'esercito, e ognuna di loro è mille volte più forte di voi, non gli manca niente.

Natasha: Invece gli manca qualcosa, il lato umano.- dice muovendosi in avanti verso l'uomo.

Alex: Nat ti voglio bene, ma non mi sembra il momento di mettere il puntino sulle i.

Natasha: E a me non sembra il momento di fare battute.

Alex: Lo sai che non ci riesco.

Alexei: BASTA!- urla adirato, mentre si gira verso di me- Tu Alexandra sei la mia più grande delusione, potevi essere la migliore, ed invece guardati.

Alex: Preferisco essere la tua più grande delusione che un tuo successo, ed il mio nome è Alexandra Romanoff.

Alexei: Ne sei sicura?

Non ho tempo di capire ciò che vuole dire che sento un fazzoletto posarsi sulla mia bocca, cazzo il cloroformio, odio quella roba, quando ti svegli è peggio che avere una sbronza dopo aver bevuto tre bottiglie di vodka, ovviamente non so tutte queste cose per esperienze personali, no, è successo ad una mia amica.

ALINA P.O.V.

Vedo gli altri con un'espressione cupa in volto, subito l'angoscia che stava prendendo forma già da prima, esplode dentro di me, ma non lo lascio a vedere ai bambini e a Lydia, così esco e mi dirigo verso di loro. Bucky mi corre incontro e mi abbraccia, cercando di non farmi vedere la faccia di Steve purtroppo per lui però è troppo tardi. Una sola lacrima mi corre lungo la guancia, che mi sbrigo ad asciugare.
Una volta dentro chiediamo a tutti i bambini di andare a letto, e loro senza molte storie eseguono gli ordini, cosa molto rara oso dire.
I ragazzi raccontano che le hanno perse per poco perché hanno sentito qualcuno muoversi nel buio prima che gli sparassero, per fortuna nessuno si è fatto male. Hanno trovato evidenti tracce di lotta in una radura, oltre che hai braccialetti che vengono utilizzati dallo S.H.I.E.L.D. per localizzare i propri agenti.

Lydia: Posso localizzarle lo stesso attraverso i localizzatori nella tuta.

Tony: Si ma lo ha solamente Natasha, e non sono così stupidi da tenerle assieme, sanno che sono più forti se lo sono.

Lydia: Andiamo credi che tua moglie sia così sprovveduta, le ho messo il localizzatore nella tuta dal primo giorno che è entrata alla Tower, infondo fa parte della famiglia. - dice poggiandomi una mano sulla spalla e facendomi un sorriso stanco, per rassicurarmi un poco vedendo come mi stavo torturando le mani. Ricambio quel sorriso per poi estraniarmi dal mondo, finendo nel vortice dei mie pensieri.

Sento loro parlare del fatto che dobbiamo tornare alla Tower per ritrovarle, e li mi sorge una domanda spontanea, e se non le ritrovassimo? E se quando lo facessimo, fossero morte ormai? Come farei a vivere senza le mie sorelle?
Mi alzo in piedi di botto, e senza dare molte spiegazioni esco sul portico e mi vado a sedere sul piccolo divanetto. Dopo poco tempo Lydia mi segue, e si siede al mio fianco.

Lydia: Certo che hai un marito un po' protettivo, nei venti secondi in cui ho fatto la strada per venire qui fuori mi ha elencato almeno dieci malattie che potresti prendere a stare qui fuori. Mai pensato di smettere di guardare House?

Una debole risata mi esce dalle labbra in risposta a ciò che la bruna affianco a me ha appena detto.

Lydia: Anche se poco, la ritengo una vittoria personale questa risata.

Alina: Perché loro?- me ne esco subito dopo, mentre cerco di tirarmi su il morale.- Perché non hanno preso me, perché proprio loro? Perché? Perché?

Lydia: Non lo so, ma so per certo che non è colpa tua quindi non iniziare a dire cazzate del tipo "oh è colpa è mia" , "oh avrei potuto fare qualcosa", " oh perché non hanno preso me" perché queste sono tutte cazzate.

Alina: Invece è colpa mia, Natasha ha una famiglia, pensa se le succedesse qualcosa, è mia sorella non posso perderla.- dico alzandomi in piedi presa dalla foga di ciò che stavo dicendo.

Lydia: Anche tu hai una familia, non ci hai pensato a questo. Pensa a me, perdere entrambe le mie amiche nello stesso giorno, come mi sarei sentita? Credi che non pensi che anche io avrei potuto fare qualcosa? Magari io non sarò una Romanoff, ma ci tengo a voi come se foste mie sorelle, anzi perché siete le mie sorelle. Non sei l'unica a starci male sai.- mi risponde urlando.

La guardo negli occhi, non abbiamo mai fatto scenate del genere, non abbiamo mai litigato, non abbiamo mia urlato una contro l'altra, ed invece eccoci qua.
Cado in ginocchio in preda alle lacrime, singhiozzando, chiedendole scusa. Lei mi segue abbracciandomi, una cosa che non succede molto spesso dato che tende a chiudersi in se stessa e di non far trasparire i propri sentimenti.
Restiamo così per quella che sembra un'eternità, a piangere una abbracciata all'altra, cercando di sostenerci a vicenda, mentre inizia a piovere.

The White Widow Where stories live. Discover now