¤CAPITOLO 19

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Alex pov

Alexei entra nella stanza con passo sicuro, guardandosi attorno con quel sorrisino che ti porta al desiderare di mollargli un pugno direttamente sul naso. Alla fine decide di posizionarsi su una delle sedie lungo il muro, l'unica libera dato che le altre erano sommerse dai fogli e dalle boccette.

Alexei:" Vedo che è sempre molto ordinato professore."

Ivanovich sta zitto, cercando di non rispondere alla provocazione di quello stronzo.

Alexei:" Natasha, quanto tempo che non ci si vede"

Natasha lo fissa, con quello sguardo glaciale che usa quando vuole intimidire qualcuno, ma questa volta sotto quello strato di ghiaccio che sono i suoi occhi verdi, si vede una rabbia profonda che come un incendio bruciano tutto il buon senso che trovano. Devo intervenire prima che questa gli salti addosso e lo uccida, non che mi dispiacerebbe, ma manderebbe a quel paese il nostro piano.

Alex:" Era meglio continuare e non vederti più, per tutta la mia vita."

Alexei si volta a guardarmi, come se prima non avesse notato la mia presenza mentre ero attaccata al muro, in angolo buio della stanza, in modo da nascondermi un po' di più e non mostrargli direttamente i danni che i suoi tirapiedi mi avevano provocato alla schiena.

Alexei:" Alex, santo cielo quanto sei cambiata. Non eri più che una ragazzina quando ti ho visto l'ultima volta." dice facendo quel suo solito sorrisino, portandomi a desiderare di non aver bloccato Natasha dal riversargli il suo odio su quell'essere schifoso. "Ma di questo gradirei parlare in separata sede, se non le dispiace professore, gliele rubo per un po', tanto credo che abbia finito"

Ivanovich:" Sì, sì certamente non ci sono problemi."

Alexei si alza e ci fa cenno di uscire dalla porta con un debole gesto della mano, ma noi aspettiamo che vada davanti lui, per indicarci la strada. Al contrario però lui ci dice:

Alexei:" Prego, prima le signore."- con un sorriso mieloso, che non poteva essere più finto.

Dio quanto mi viene da vomitare, e quanto vorrei farlo sulle sue scarpe.

Natasha mi precede, uscendo dalla porta, non prima però di lanciare un'occhiata al professore.

Proseguiamo lungo un corridoio buio, girando nelle varie ramificazioni quando l'uomo dietro di noi ce lo diceva, fino a raggiungere uno studio sporco e mal illuminato. La pittura bianca si scrosta leggermente dalla parete, facendo vedere il muro di cemento grigio dietro di essa. La puzza di muffa mi invade le narici, tanto che devo davvero reprimere il senso di vomito per non macchiare il tappeto ormai consunto che giace a terra, cove erano già presenti altre macchie. Al muro sono attaccati parecchi scaffali, pieni di libri cartine e scartoffie varie. Al centro della stanza si trova una scrivania traballante sulla quale sono poggiate una molteplicità di documenti e fogli di calcolo impressionante, e attorno aveva tre sedie, ad due delle quali manca lo schienale. Ovviamente potete indovinare a chi hanno rifilato quella che lo ha o già, a me.

Una volta seduta continua a guardarmi intorno, per tenermi occupata con ciò che mi circonda, mentre cerco di distrarmi dal dolore alla schiena che provo, a causa di quel dannato schienale.

Alex:" Bhe a quanto vedo, neanche il tuo di studio non è messo bene."

Alexei, il quale si è seduto di fronte a noi, dietro alla scrivania, mi sorride, per poi rispondermi con fare ovvio:

Alexei:" Questo, ovviamente, non è il mio studio. Non darebbero mai un buco del genere ad uno dei capi, sarebbe un oltraggio, ma è ottimale per tenere una conversazione con voi due senza avere gli occhi e le orecchi di quella bionda puntati addosso.

The White Widow Where stories live. Discover now