Capitolo 20

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Adair's Pov.

Avevo continuamente in testa quella scena. Nonostante cercassi di allontanarla dalla mia mente lei era lì, più viva che mai e si ripeteva continuamente come se fosse la prima volta.

Avevo visto me stesso colpire a morte qualcuno, sebbene non avessi ben chiaro nè il viso, nè il nome della persona in questione la sola idea mi angosciava, eppure non era la prima volta. Però mai così, senza ritegno. Molte delle donne che erano passate per la mia villa erano decedute. Chi per infezioni dovute alle mie violenze, chi per il suicidio, chi per il troppo dolore. Non avevo mai ucciso così.

Non avevo il coraggio di uscire da quella stanza. Avrei dovuto vedere la situazione di Lanore, sicuramente era scioccata quasi quanto me dopo ciò che ha dovuto passare, ma il mio corpo si rifiutava di rispondere a qualsiasi stimolo il mio cervello gli mandasse, era immobile come se fosse tutto scollegato, come se avessi perso l'uso dei miei arti.

Perchè non mi ricordo nulla di quell'episodio? Me lo ricorderei un'assassinio così efferato e violento, forse era solamente un'effetto della droga di cui avevo abusato poco prima di avventurarmi in città per cercare Lanore, d'altro canto è risaputo l'effetto allucinogeno dell'oppio, forse era stato solamente questo... un'incubo.

Cercai per le successive due ore ci autoconvincermi.

Piano piano il senso di colpa, la paura e la disperazione svanirono lasciando dentro di me quel sapore di tetra rabbia che mi aveva abbandonato da qualche tempo. Adesso cominciavo ad ammettere che forse troppe cose stavano influenzando la mia esistenza, troppi ricordi, troppi incubi, forse era veramente l'ora di farmi aiutare, tuttavia solamente all'idea che qualcuno sapesse che cosa mi correva in testa mi terrorizzava.

Era come quando si salgono delle scale al buio, tu sei convinto che ci sia un'altro scalino, ma invece il tuo piede cade nel vuoto, ecco, in quel momento ciò che ti avvolge è solamente un velo di tetra sorpesa.

Non potevo assolutamente permetterlo, nessuno doveva vedermi debole, nessuno, anche se qualcuno lo aveva fatto.

Molte cose erano cambiate dall'arrivo di Lanore. Lei aveva portato nella villa una possibilità di redenzione per me, nonostante sapessi che lei non era come tutte le altre continuavo imperterrito a farle del male, eliminando una volta per tutte tutte le possibilità di instaurare un rapporto con lei.

Ma che cosa andavo blaterando?

Dovevo essere veramente scosso per pensare anche solo un'attimo di poter avere un rapporto civile con lei, era inutile, dentro di me c'era il marcio, non avevo nessuna possibilità con un'essere così puro come lei, e così optai ancora una volta per la seconda scelta.

Qual'era?

Semplice.

Farla soffrire.


Lanore's Pov.

L'effetto della droga era sparito, e adesso avevo ben chiaro in mente che cosa dovevo fare.

Dovevo scappare, ma questa volta avrei organizzato la mia fuga con la massima cura, non avevo niente da perdere, Adair non poteva trattenermi lì contro la mia volontà, e glielo avrei dimostrato. Ero convinta, tuttavia ero anche decisa a mantenere la mia promessa.

Nonostante tutto il male, fisico e mentale che mi aveva provocato volevo mantenere la promessa che avevo fatto poco tempo prima. Prima di andarmene lo avrei aiutato.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

Uscì in fretta dalla vasca da bagno, lasciando nell'acqua l'episodio successo poche ore prima e mi diressi in camera dove mi annodai intorno al corpo uno scendiletto di seta nero.

Camminai a passo leggero sul legno freddo e aprì la porta.

Con mia sorpresa Jonathan era di fronte a me, la barba un pò cresciuta, i capelli leggermente più lunghi, erano giorni che non lo vedevo, non lo avevo nemmeno salutato prima della sua partenza, ma ero felice del suo ritorno.

- Jonathan - Nel mio viso comparì un gran sorriso.

Mi guardò e sorrise a sua volta.

- Ciao Lanore, scusami, ma sono appena tornato, e volevo salutarti - Si sistemò distrattamente un ciuffo di capelli. - Posso entrare? -

Mi spostai e gli permisi il passaggio. - Certo -

Entrò e si guardò intorno. Vedevo che faceva di tutto per non guardarmi, forse per il mio abbugliamento non molto adeguato alla presenza di un'uomo nella mia stanza da letto.

- Scusami, non sono presentabile - Dissi chiudendo la porta.

Lui si mise entrambe le mani nella tasche mentre le sue guancie diventavano sempre più rosse.

- No, scusami tu, non dovrei essere qui a quest'ora della notte... Solo che, ssono preoccupato -

Aggrottai le sopracciglia e mi strinsi nella camicia da notte.

- Preoccupato? - Domandai avvicinandomi a lui-

- Si - Il suo tono cambiò totalmente. - Si tratta di Adair... Quando sono tornato sono salito in camera sua per salutarlo ma la porta è chiusa a chiave, ho provato a bussare ma mi ha cacciato nonostante lo avessi informato del mio ritorno e della mia intenzione di salutarlo... -

Rimasi ad ascoltare le parole di un fratello preoccupato mentre nella mia testa prendeva forma un piano.

- Vedi... è stata una nottata pesante per lui Jonathan, ha bisogno di passare un pò di tempo da solo, lo conosci meglio di me, non è famoso per la dote di superare le situazioni difficili - Risi cercando di buttarla sul ridere.

Sentivo la preoccupazione di Jonathan talmente forte che per un'attimo mi preoccupai per i suoi nervi, ma poi presi coraggio e decisi di rivelargli il mio piano.

- Jonathan... Ho bisogno del tuo aiuto - Mi sedetti sul letto.

Posai le mani sul tessuto bianco delle lenzuola mentre Jonathan era in piedi accanto al comò, il viso provato per il viaggio, e l'anima tormentata per via del fratello.

- Tutto ciò che vuoi Lanore, se posso aiutarti lo faccio volentieri. - Mi sorrise venendo verso di me.

Abbassai lo sguardo al pavimento di legno, lo spostai sull'armadio di quercia bianco, poi allo specchio ovale e infine quando ebbi abbastanza coraggio in corpo lo diressi dritto negli occhi di Jonathan.

- Voglio andare via da qui. - Dissi d'un fiato.

La sua espressione non cambiò di una virgola, se non per un piccolo accenno di preoccipazione.

- Lanore... -

- Aspetta. - Lo fermai. - Prima voglio aiutare Adair -

Lui si bloccò e sbarrò gli occhi.

- Aiutarlo? - Chiese incredulo.

- Si - Mi alzai. - Voglio scoprire cosa non va in lui, voglio andare fino in fondo. Nessuno deve morire per mano sua, non più. -

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Where stories live. Discover now