Capitolo 13.

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Pov's Lanore.

Erano passate 24 ore da quando il medico era venuto a farmi visita, e le sue parole risuonavano nella mia testa come se fossero le uniche parole a me conosciute.

Stavo per morire. La morale della situazione alla fine era quella. Il mio corpo era troppo debole per sopportare Adair e le sue torture, e ogni secondo che passava lo sentivo abbandonarmi, sempre di più.

Da bambina avevo sognato spesso di trovare l'amore, di sposarmi, di avere dei bambini e una casa, ma guardandomi adesso capivo che era troppo tardi, capivo che il destino aveva scelto questo per me.

Adair non era mai uscito dalla mia stanza, non riuscivo a chiedermi il perché, era ovvio. Il suo giocattolo stava passando a miglior vita, doveva provare il piacere finale.
Seppellirmi.

- Lanore? -

Aprì gli occhi.

La sua figura era imponente davanti a me.
I capelli sotto alla luce della candela sembravano ancora più neri e quegli occhi, erano l'incarnazione del diavolo.

- Lasciami morire in santa pace - Dissi con un filo di voce.

Adair non molló, si sedette accanto a me e strinse la mia mano nella sua.
Cercai di divincolarmi, ma non avevo forza, e mi risultó impossibile.

- Smettila di respingermi, che ti piaccia o no sono qui -

Risi.

- Tu... - Sospirai.

Lui aggrottó le sopracciglia.

- Io? - Domandó sorridendo.

- Tu costringi le persone a starti vicino Adair, perché la verità è che nessuno vuole stare vicino a te. - Il suo sorriso scomparì, e questo fece sorridere me. - Tu non puoi essere amato. -

Nella stanza caló il gelo.

Potevo chiaramente vedere le sue vene gonfiarsi, ma non mosse un muscolo.

Come minimo mi sarei aspettata uno schiaffo, o al massimo uno stupro, ma niente. Era impassibile.

- Cerchi di conquistare le persone facendo loro del male, ma non è così che funziona, non puoi pretendere che io ti stringa la mano dopo che sono in punto di morte... per colpa tua. -

Adair mi molló la mano, giró la testa e cominció a fissare un punto indefinito.

- Ringrazia che sei in queste condizioni, perché altrimenti ti avrei fatto del male - Parló.

La sua voce tremava, sembrava quasi che ci fosse del rimorso.

Sospirai.

- Si Adair, perché tu, sai solo fare del male. -

Pov' Adair.

- Perché tu, sai solo fare del male. -

Perché quelle parole dette da lei mi provocavano un simile dolore?.

Il mio corpo cominciava a provare ribrezzo di se stesso. Non mi era mai successo, se non con lei.

Avevo una tale rabbia in corpo che sarei stato in grado di demolire una diligenza, ma invece rimasi fermo immobile, seduto accanto al corpo esile di quella ragazza bionda e sofferente.

Sentivo il suo respiro irregolare, affannato, sembrava le costasse troppa fatica.

Per un'attimo mi balenó in testa l'idea di raccontarle tutto, di raccontarle la mia vita, i miei genitori, mia moglie, mio figlio... ma no.

Io ero Adair. Io non provavo pena per nessuno.

Mi alzai cercando di mostrare tutta la mia sicurezza.

- Sto solamente cercando di farti avere una morte dignitosa Lanore, sono tanto gentile da non lasciarti morire da sola. -

Lei rise.

- Morire da sola? Dovrei morire con te? -

- Se preferisci posso andarmene -

Lei mi guardó, il contatto con quegli occhi verdi mi fece gelare il sangue. Anche in fin di vita i suoi occhi avevano un potere straordinario, non avevo mai visto occhi del genere.

- Sono io che sto per andarmene. -

Mi versai un bicchiere di Wisky.

- Beh, direi che ti ho fatto un favore - Risi.

Lei scosse la testa.

- Oggi sono io, e domani? Quanto ancora continuerai a uccidere donne innocenti per i tuoi piaceri? Come riesci a dormire la notte? -

Mi accorsi che avevo aumentato la presa sul bicchiere quando esso si frantumò nella mia mano.

- Zitta. - Esclamai di colpo.

Non riuscivo a sopportare le sue parole, ma allo stesso tempo non riuscivo ad aprire quella porta e uscire da lì.

- La verità fa sempre male. -

- Ti prego Adair guardami, alza il viso e guardami negli occhi! - Disse con la voce tremante, stava piangendo.

Riluttante alzai il viso e la guardai.

- Guardami... ti prego smettila. Ogni volta che guardi una donna dovrei vedere la mia faccia, dovrai vedere quello che mi hai fatto - Strinse le lenzuola tra le mani.

- Dovrai ricordarti che cosa mi hai fatto per pochi attimi di piacere, per un tuo piacere hai distrutto una vita - La sua voce tremava.

Dentro di me ribollivo, sentivo le nocche stringersi sempre di più e i vetri entrarmi sempre più a fondo nel palmo della mano.

- Smettila Lanore. - Dissi cercando di mantenere il mio tono sicuro.

- Non posso. La mia voce dovrà tormentarti finché avrai vita. -

- Basta!! - Urlai tirando in calcio al letto.

- Smettila! Tu non sai un cazzo di me! Non sai niente di quello che ho passato! -

- Quello che hai passato? - Alzó la voce ma rimaneva comunque un sussurro. - E quello che tu hai fatto passare a me?! Io ero innocente! -

-No, voi donne non siete innocenti! Nessuna di voi luride puttane! Siete solo degli inutili esseri viventi con un buco in mezzo alle cosce! -

- No! -

- Smettila, ciò che dirai non cambierà la situazione. -

- Lo so... però vorrei cambiare te. -

Era fantastico come lei cercasse di aiutarmi.

Nonostante il male che le avevo fatto cercava di farmi aprire gli occhi, di farmi rendere conto degli orrori che avevo compiuto. Come poteva farlo?.

L'avevo condannata a morte. Si poteva provare pietà per il proprio assassino tanto da cercare di farlo redimere?.

Quella ragazza era una forza della natura, aveva il fuoco che le bruciava dentro, e io avevo cercato di soffocare quella fiamma, una fiamma che persino in punto di morte ardeva più che mai.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Onde as histórias ganham vida. Descobre agora