Capitolo 27.

817 26 3
                                    


Pov'Adair
-Lei era bellissima, l'avevo incontrata per caso, il mio migliore amico e collega d'affari ci aveva messo gli occhi sopra per primo, ma lei... Non so che cosa avesse in testa - Risi fissando l'acqua cristallina del lago.
Nella mia mente quell'immagine era ancora vivida.
-Si innamorò di me, completamente. Accettò tutti i lati di me, negativi e positivi. Aveva accettato le mie turbe e i miei affari, il fatto che ero sposato con il mio lavoro a tal punto da spingerla... - la voce mi tremava ancora.

Lanore mi strinse in un'abbraccio inaspettato.
-L'ho spinta al suicidio... -
Il suo viso cambiò espressione. Sembrava un misto tra orrore e pietà.
-Lo so cosa pensi di me - mi morsi il labbro. - Ma se avessi saputo che mi sarebbe costato così tanto... -
-Non sono nessuno io per giudicare... - Disse con voce flebile. - La vita molto spesso ci mette alla prova, a volte abbiamo ma meglio, e a volte sbagliamo, ma è solo per migliorare... - Lanciò un sasso nel lago.

-Ti invidio molto sai... Vorrei saper perdonare come fai tu... Anche se ti fanno del male, comunque tu rimani buona -
Il suo viso si innarcò e lei scoppiò in una risatina.
-Non è un pregio, essere troppo buoni non ti porta mai da nessuna parte.. -
-Invece si, guarda, sei arrivata a possedere un titolo nobiliare ed essere madre di un'erede, non penso che sia andata male. - Provò a scherzare.
- E tutto questo mi è costato troppo... - Sorrise dispiaciuta, ma seria.
___

Pov'Lanore
La notizia che Adair mi aveva dato mi aveva tolto un peso dal cuore.
Finalmente ero di nuovo padrona di me stessa. Certo, con tutti i vantaggi che Adair traeva dal nostro matrimonio dovevo pur beneficiarne anche io.
Il matrimonio era sempre più vicino e Io e Dorotea ci divertivamo a passeggiare per le vie di Londra alla ricerca di abitini per il futuro Erede.
- Vedo che lei e il padrone state molto di più insieme, è una buona cosa non trovate? -
-Si, credo che zia magnifico... -
Continuavo a guardami intorno, la città era diversa dal mio villaggio, qui era tutto così signorile, ma allo stesso tempo... Così squallido.
-Sappiamo entrambe che niente può cancellare le cattiverie che avete subito... -
- Davvero Dorotea, so che questo è ciò che è meglio per tutti, per me, per Adair, e per il bambino - sbottai cercando di mantere un tono cordiale.
- Non posso scappare Dorotea, o meglio si, ma avrei vita molto breve, so di non poter perdonarlo... Ma se tutto andrà secondo i piani non ce ne sarà bisogno - La rassicurai.
_____

Il maltempo londinese come sempre aveva un pessimo tempismo, io e Dorotea tornammo dalla città piena di scatole con nuovi tessuti.
- Presto signorina, altrimenti si bagnerà! - mi incoraggi velocemente.
Fui subito distratta da un leggero vociare nel salone, e quando alzai lo sguardo vidi un gruppetto di tre ragazze, più o meno sulla ventina, forse anche più giovani. Erano ben vestite, due more e una bionda e stavano in piedi con fare disorientato.

-Posso esservi utile? - Domandai immediatamente alle giovani donne.
-No, ma loro possono essere utili a te Mia Cara - Adair spuntò dalla scalinata.
-Mi sono preso la libertà di sceglierle personalmente -
Ero leggermente infastidita dal suo modo di trattare la figura femminile, ma apprezzavo il fatto che cercava di farmi sentire meno sola.
- Sono le tue Dame da compagnia - Concluse fermandosi accanto a me.
- Lei è Katlynn - Indicò la ragazza bionda - È molto abile nel cucito e le interessa la lettura - Poi fece qualche altro passo verso le due more.
- Loro sono Veronica e Alexandra, sono sorelle -
- Ho notato una cerca somiglianza - Sorrisi alle ragazze - Grazie mille per essere qui, spero che il mio futuro marito vi abbia fornito un'allogfio adeguato -
Le ragazze in risposta annuirono timidamente.
- Metti in discussione il mio buon nome? - Scherzò Adair.
Alzai le spalle in risposta, il suo comportamento mi sembrava forse troppo forzato, almeno per il momento.
- Seguitemi, vi mostro le mie stanze - Dissi incamminandomi per il corridoio.

Le tre dame mi seguirono in silenzio fino alle mie stanze, e dopo un breve giro si sistemarono nei loro alloggi fino all'ora dei preparativi per la notte.
- Avete dei capelli molto morbidi Milady - Sorrise Veronica mentre mi spazzolava i capelli.
Kaytlin si occupava di scaldare il letto mentre Alexandra si occupava di procurarsi una camicia da notte pulita.
-È molto attraente vostro marito - Sussurrò poi Veronica.
D'istinto sorrisi, era una giovane donna, e molto ingenua.
-È un bel tipo, si - Sorrisi in risposta.
-Siete molto fortunata - Mi sorrise timidamente.
Velocemente mi girai e le presi la mano - La fortuna non è dalla mia parte, credimi -

- Scusate - Adair entrò nella stanza, distraendo sia Veronica, che si allontanò immediatamente e me che alzai lo sguardo lasciando subito la presa su di lei.
-Potete preparare il letto per due? Questa notte intendo dormire con Lanore - annunciò alle ragazze, che in risposta annuirono.

Rimasi basita.
Aveva intenzione di toccarmi forse? Non aveva pietà nemmeno per suo figlio?
I preparativi erano ormai Conclusi e nella camera dove io e Adair eravamo rimasti soli regnava il silenzio. Nessuno dei due osava proferire parola mentre entrambi ci preparavamo a coricarci.

-Non intendo avere rapporti con te stanotte, vorrei solamente passare del tempo con te e il bambino - Ammise d'un tratto alzando il lenzuolo e la coperta.
- Sono felice che ti prodighi per questo bambino - Sorrisi bendisposta.

Con passo lento e disinteressato mi diressi verso il letto dove Adair stava appoggiato alla testiera del letto a fumare il Narghilè.
-Come può piacerti quella roba? - Domandai seriamente interessata mentre mi sistemavo sopra le coperte.
-Mi trasmette una sensazione di quiete quando lo fumo, come se per qualche istante la realtà fosse distorta e labile al mio volere - Parlò con una voce talmente flebile che sembrava quasi un sussurro. 
-Da quanto hai bisogno di scappare dalla realtà? - Domandai cautamente.
-All'incirca quattro anni... Da quando lei se n'é andata, portandosi dietro nostro figlio, da allora le cose sono naufragate nella mia vita. Nulla ha più avuto senso, nulla era più in grado di far smettere quel dolore, nulla, tranne questo - Alzò leggermente l'oggetto tra le sue mani.
- Non credi che possa farti del male? - Domandai io forse troppo ingenuamente.
Lui si girò verso di me e posò lo sguardo dritto nei miei occhi.
-Non è questo a fare del male, sono io che faccio del male a chi mi sta intorno - Ammise, la droga doveva aver cominciato il suo effetto.
-Spesso, quando sono in questo stato tendo a riflettere sulle cose in maniera molto seria, ed è questo il momento in cui io mi pento di tutti i peccati che ho commesso... Non parlo solo di te Lanore, magari tu fossi l'unica donna su cui ho posato lei mie grinfie. No, ce ne sono state altre, molte altre, e altrettante non sono sopravvissute... -

La mia pelle si accapponò immediatamente all'idea.
Da una parte provavo quasi un senso di pietà per quello che la moglie gli aveva fatto passare, ma ciò non può giustificare tutte le vite che ha portato via, vite di donne innocenti, che il solo sbaglio che avevano fatto era quello di avere incrociato la stessa strada di Adair. 

- So a cosa stai pensando Lanore... sento il tuo corpo rabbrividire... e ne hai tutto il diritto, tu in prima persona - Sospiró posando il Narghilè sul comodino accanto al letto. -Io non posso dimenticare. Io ho ancora paura di te, e tutte queste storie non fanno altro che alimentare quella paura... ma allo stesso la tua storia mi fa capire che una volta eri come me... un'essere umano con paure, sogni, dolori e angosce. Tutto ciò non giustifica le tue azioni, nel modo piú assoluto però la cosa importante è il capire e il saper redimersi. Il perdono è una cosa potente Adair - Gli presi la mano e gliela posai dolcemente sulla mia pancia.
- Il perdono è uno dei doni più preziosi che ci siano al mondo, e prima di poter chiedere perdono... devi saperti perdonare - Gli sorrisi baciandogli il dorso della mano.

Lo vidi sorridere in un modo differente, stavolta erano i suoi occhi a sprizzare un pòndi felicità, e questo mi rendeva molto felice.
-Ti ammiro così tanto... Ma come fai ad essere così? - Domandò disegnando cerchi immaginari sulla mia pancia.
In risposta alzai le spalle.
-Dio penso... Da piccola con i miei genitori andavamo spesso in chiesa, nel nostro villaggio gli Atei non erano ben voluti, perciò ci siamo dovuti adattare all'ambiente. Ascoltavo sermoni e messe, tutte le sere - Sorrisi al ricordo.
-Mai andato in chiesa, o meglio, solo al mio matrimonio... I miei non sono grandi uomini cristiani, per lo più tengono al Dio Denaro. Sia io che Jonathan non abbiamo mai passato del tempo con loro, Jonathan li riconosce a stento - Disse con qualche linea di preoccupazione nella voce.
-Ha paura di fare lo stesso per caso mio signore? - Sorrisi.
- Io cerco di venirti incontro Lanny, ma tu non istigarmi - Rise in risposta.
Risi di gusto sentendo che quel momento stava andando troppo oltre, lo sentivo troppo vicino a me... non fisicamente ma mentalmente.
Ero bloccata. Come una mosca in una ragnatela, anche se in realtà la libertà era nelle mie mani già da tempo...

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Where stories live. Discover now