Capitolo 11.

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Pov's Adair.

Un'altra spinta.
Continuavo a muovermi dentro Lanore alzando ogni tanto lo sguardo verso il suo corpo livido.
Era così bella stesa sotto di me, inerme. I capelli biondi ricadevano sul cuscino, i suoi denti stringevano il suo labbro mentre nel suo viso era dipinta l'espressione della sofferenza.
Il suo seno era perfettamente tondo, i capezzoli turgidi anche se costretta a quell'atto sessuale.

Potevo percepire quello che sentiva, ma non mi toccava affatto. Averla li sofferente era per me la droga più potente.

- Lanore... - Le baciai l'incavo del collo.

Non parlava. Teneva gli occhi chiusi.

- Apri gli occhi Lanore - Dissi cercando di mantenere la calma. Odiavo quando le persone non mi guardavano negli occhi.

Bella e testarda.

- Apri gli occhi - Le ordinai ancora mentre sentivo il corpo ribollirmi.

- Non ti voglio guardare mentre mi violenti Adair - La sua voce era limpida anche nel dolore, ma le sue parole mi fecero riempire di rabbia.

Immediatamente una scarica di adrenalina mi invase il corpo, portai una mano sulla sua gola e cominciai a stringere. Vederla dimenarsi mentre le lacrime le rigavano gli occhi mi scatenó una risata.

- Perché ti scavi la tomba da sola? - Le morsi il seno.

Piangeva a dirotto, ma sentivo che non aveva più la forza per dimenarsi.
Continuando a tenere la mano sulla sua gola cominciai a dare spinte sempre più forti, fino a raggiungere l'orgasmo.
___

Il fumo dell'oppio vagava per la stanza immersa nel buio. La pioggia scendeva fitta fuori dalla finestra.
La testa mi girava, ma amavo quella sensazione di confusione, quella sensazione di momentanea pace che mi inondava.

Tante immagini scorrevano nella mia testa mentre stavo sdraiato sul mio letto.

Continuavo a vedere il suo viso. Quei capelli biondi, quegli occhi verdi, quel corpo magnifico. Era per me un sogno ad occhi aperti.
Per quanto potesse respingermi lei era mia, volente o no. La sentivo mia.

Poi, l'immagine cambió. Di fronte a me c'era lei.
Sorrisi e mi alzai.

La vedevo, era proprio lì davanti a me.
Quel suo abito nero le ricadeva perfetto sui fianchi, e quel medaglione rosso che portava al collo luccicava.

Mi avvicinai e le accarezzai i capelli, i suoi lunghi capelli neri che tanto avevo amato. Per un'attimo mi sembró di risentire il suo profumo. Mi era mancata così tanto.

- Sei qui - Sussurrai accarezzandole il viso.

- Si amore, sono qui. Sono sempre stata qui - Sorrise portando una mano sulla mia.

Con'l'altra mano la presi e la avvicinai al mio corpo, sentirla così vicina era il paradiso.

- Dov'è nostro figlio? - Domandai.

- Adair - Mi prese il viso e lo tiró su costringendomi a guardare i suoi occhi marroni.

- Devi lasciarci andare. Non puoi continuare così. - Quelle parole erano lame.

- No! - mi ritrassi.

- Io sono morta, e tu lo sai, drogarti non ci riporterà indietro -

Mi attiró ancora a sè.

- Devi ricominciare ad amare - Posó la fronte sulla mia.

- Io non posso. - Sospirai. - Io sono questo senza di te - Le carezzai il labbro inferiore. 

- No, non è vero - Sorrise baciandomi.

Potevo risentire le sue labbra, il suo sapore. La strinsi più forte che potevo.

- Ti prego non lasciarmi ancora - Mi accorsi delle lacrime che mi stavano scendendo dal viso.

- Io sono sempre con te - Sorrise.

Sparì.
Davanti a me c'era solamente uno specchio, e la mia immagine riflessa dentro di essa.
Stavo piangendo.
Lei se n'era andata ancora lasciando dentro di me un vuoto, che nessuno avrebbe mai potuto colmare. Stare senza di lei era come vivere nell'oscurità, ed io ero terrorizzato dal buio.

____

Quando aprì gli occhi era tutto scollegato, mi trovavo sul pavimento, e la stanza era immersa nel casino più totale.

Mi tirai leggermente su con il busto e strizzai gli occhi emettendo un gemito.

- È la quarta volta che ti trovo sdraiato sul pavimento Adair -

Immediatamente ignorai a chi appartenesse quella voce, poi dopo essermi girato vidi il mio migliore amico e compagno di affari Christopher.

- Non lo sai che il pavimento fa bene alla schiena? - Domandai alzandomi.

- Umh, quindi vuoi farmi credere che ieri notte non eri talmente fatto da non trovare il letto? - Disse porgendomi un bicchiere di Wisky.

Mi sedetti sulla poltrona rossa di fronte a lui.

- Ironizzi? - Bevvi un sorso.

- Ti ammazzerai continuando così - Mi guardó negli occhi, era una delle poche persone che ne aveva il coraggio

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- Ti ammazzerai continuando così - Mi guardó negli occhi, era una delle poche persone che ne aveva il coraggio.

Io e Christopher ci conoscemmo 10 anni prima, durante un ballo, entrambi ci invaghimmo della stessa donna.

- Cosa ne sai che non è il mio obbiettivo? - Sorrisi malevolo.

- Smettila Adair! - Si alzó. - Stai veramente esagerando ultimamente -

Spostai lo sguardo da lui al camino e poi di nuovo su di lui.

- Non mi guardare così - Incroció le braccia.

Risi. - Da quando ti sei sposato hai fatto un cambio radicale -

Lui sorrise.

- Geneviève è una donna fantastica -

- Si, ma ti sta facendo perdere l'aggressività che tanto mi piaceva - Bevvi un'altro sorso.

Scosse la testa e tornó a sedersi di fronte a me.

- Chi è la ragazza bionda? -

Immediatamente mi balenó in mente la sua figura minuta sotto il mio corpo e non potei fare a meno di sorridere.

- Lanore - affermai.

- È molto carina sai? -

- Me la faccio andare - Risi.

Christopher sospiró.

- Stai attento... -

Buttai indietro la testa.

- Andiamo! Come sei paranoico! Sono io Chris, a me niente sfugge di mano -

Rimasi imbambolato a riflettere su quell'affermazione, in realtà tutto mi era sfuggito di mano, a partire dalla vita.

Ero in un limbo assieme ai miei demoni che mi stavano divorando ogni giorno di più.

Io non avevo più paura, ero io la paura.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Where stories live. Discover now