Capitolo 6.

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Adair pensava di piegarmi al suo volere con le punizioni corporali alle quali mi sottoponeva di continuo. Nonostante il dolore ero decisa a non cedere a quel terrorismo psicologico ed emotivo. Non potevo cedere, dovevo combattere per la mia libertà. Non potevo permettermi di guardare la mia vita in terza persona chiusa in una stanza.

Era trascorsa ormai una settimana dal mio arrivo, e il mio corpo ne portava sconfitto i segni indelebili.

Era pomeriggio, e io e Joanathan stavamo passeggiando per il giardino della tenuta, mi mostrava ogni angolo dove lui e suo fratello giocavano da bambini, subito dopo il loro trasferimento.

- Raccontami ancora dell'Italia - Sorrisi camminando al suo fianco tra i fiori.

Lui sorrise e si accese una sigaretta.

- L'Italia è un paese molto diverso dall'Inghilterra, là spesso le giornate sono calde e il sole è talmente luminoso che devi girare con l'ombrello per ripararti gli occhi - Tiró dalla sigaretta.

- Sembra una visione - Risi.

Era strano come Jonathan fosse in grado di portami mentalmente via di lì, dalle grinfie di suo fratello.

- E invece tu? - Sorrise dolcemente. - Raccontami del villaggio da cui vieni - Si sedette.

- Beh, del mio villaggio non ho molto da dire, era molto piccolo, ci conoscevamo tutti - Risi, ma la mia voce trasmetteva tutt'altro che gioia.

- Perché parli al passato? - domandó cautamente.

- Perché so per certo che non ci tornerò mai più - Mi sedetti accanto a lui.

Jonathan mi prese la mano, sembra quasi un segno di scusa, un segno di più che altro di pena. Non volevo fare pena, volevo che la gente mi guardasse e vedesse che nonostante tutto ero sempre la stessa Lanore.

La voce di Adair ruppe il silenzio, e le nostre mani si staccarono immediatamente.

- Che cosa succede qui? - domandó analizzando entrambi.

Io e Jonathan rimanemmo in silenzio, riuscivo solamente a fissarlo, vestito in quella maniera pareva quasi un'uomo a modo e sano di mente

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Io e Jonathan rimanemmo in silenzio, riuscivo solamente a fissarlo, vestito in quella maniera pareva quasi un'uomo a modo e sano di mente.

- Stavamo solamente parlando Adair - Dissi in tutta calma. - Mi stava raccontando dell'Italia, del vostro paese - Sorrisi fieramente.

Alzó un sopracciglio.

- Muoviti, dobbiamo andare - mi prese per il braccio. Solo a sentire quel tocco il mio corpo venne invaso da una serie di brividi.

- Non fare finta di essere schifata da me, quando ti scopo non sembra ti faccia tanto schifo -
Ancora non ero abituata al suo linguaggio poco educato, fin da ragazzina mi hanno sempre insegnato che questi argomenti sono Taboo, almeno per una giovane donna come me, ovvio.

Il Patto. (Amore proibito)  { IN REVISIONE}Where stories live. Discover now