Non poteva però negare che le cose fossero cambiate, dopo il loro incontro. I primi giorni furono i più particolari, governati da un rigoroso silenzio e da troppa stanchezza, da notti insonni e incubi senza senso. Non ne fece parola con nessuno, nemmeno con Louis. Non che ce ne fosse bisogno. Il castano sapeva alla perfezione che Harry avrebbe trovato il momento adatto per parlargli di qualsiasi cosa ossessionasse i suoi pensieri, e che obbligarlo a farlo non avrebbe fatto altro che allontanarlo ancora di più. Per questo motivo si limitò a condividere con lui il silenzio, baciando la sua pelle e mormorandogli carinerie tra i ricci arruffati, senza pretendere nulla in cambio quando il minore non era in grado di concederglielo. Sorrideva quando sentiva che avrebbe servito e lo abbracciava nel sonno, sperando che, in un qualche modo, il gesto potesse mettere a tacere i suoi dubbi.

Fu durante una serata di pioggia, una serata in cui Louis si era arrampicato sul letto di Harry, stringendo il suo corpo nudo avvolto nelle coperte tra le proprie braccia ed incrociando le loro gambe, che il minore aveva preso un lungo ed agognato sospiro, fissando un punto di fronte a sé e limitandosi a schiudere le labbra, lasciando che il fiume di parole prendesse forma da sé.

"Non so se ho fatto la cosa giusta," aveva detto improvvisamente.

"Di cosa parli, tesoro?" aveva preteso di non capire il maggiore, osservando le lenzuola strette intorno ai loro fianchi e continuando ad accarezzare i capelli di Harry senza fermarsi un istante. Aveva trattenuto il fiato quando l'aveva sentito sospirare.

"Di mia madre," aveva risposto semplicemente.

"Cosa ti preoccupa?" aveva chiesto quindi, ma il minore aveva scosso la testa.

"Non ne ho idea."

"È per i soldi?" aveva tentato Louis. "Pensi di aver sbagliato ad accettarli?"

"No," aveva mormorato delicatamente il riccio. "No – non lo so. Forse, non riesco a capirlo" aveva riflettuto battendo velocemente le palpebre. "È solo che – rivederla qui mi... mi ha fatto effetto, credo," aveva poi continuato. Aveva alzato le spalle. "Suppongo che sia normale."

"Lo è," aveva detto Louis accarezzando la sua guancia con il dorso del pollice.

"Credo di aver solo bisogno di tempo. Per farci pace, suppongo."

"Credo di sì," aveva poi sorriso. Harry aveva ricambiato, facendosi cadere al suo lato e accoccolandosi sul suo petto. Aveva posato le dita sulla pelle calda, schiacciandovici la punta del naso per poter sentire il profumo del ragazzo dagli occhi blu, socchiudendo piacevolmente le palpebre, come ne fosse stato inebriato. Si era rilassato quando aveva sentito il braccio del maggiore scivolare intorno ai suoi fianchi per avvicinarlo a sé, e aveva sospirato debolmente, senza mai smettere di fai correre la punta delle dita sul suo ventre.

"C'era un indirizzo," aveva mormorato improvvisamente, tenendo le labbra schiuse, come avesse paura che potessero scontrarsi tra loro, dando una forma ed una cadenza ad una serie di parole che non avrebbe voluto riversare nel mondo. Si era morso leggermente il labbro inferiore, deglutendo rumorosamente. "Nella busta di Anne... con i soldi. C'era un indirizzo," aveva ripetuto sottovoce. Louis si era corrucciato, abbassando lo sguardo per poter osservare il viso dolcemente arrossato del minore.

"Un indirizzo?" aveva domandato. Aveva alzato le spalle subito dopo. "Cosa c'era scritto?" aveva chiesto di nuovo, stringendo ancora di più il riccio al suo fianco senza nemmeno accorgersene. Lo aveva visto prendere un respiro profondo, prima di scuotere la testa.

"Holmes Chapel," aveva detto lievemente. "Credo sia l'indirizzo della sua nuova casa."

"Oh," si era lasciato sfuggire il castano.

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