6

3.1K 148 98
                                    

Hotel - Montell Fish
-
Louis va a trovare Harry.

La mattina successiva, mentre le nuvole ricoprivano il cielo, colorandolo di un grigio pallido e sbiadito, il vento sfiorava dolcemente i pannelli di vetro della camera da letto di Harry, bisbigliando parole incomprensibili e strisciando furtivo tra le fessure, insinuandosi nella stanza ed avvolgendola in una fresca brezza autunnale.

Harry aveva ascoltato quei bisbigli tutta notte, incapace di dormire. Si era girato e rigirato nel letto, finendo per lanciare il cuscino dall'altra parte della stanza e sdraiarsi a pancia in giù, schiacciando il ventre nel materasso, ma non era servito a nulla. Il suo corpo era dolorante, le gambe non avevano smesso di tremare, sentiva l'addome sprofondare sempre di più nella sua cassa toracica e i morsi lividi sul suo collo bruciavano come carboni ardenti.

Non che la sensazione gli dispiacesse. Però lo confondeva.

Quando riuscì finalmente a prendere sonno, solamente all'alba, mentre le prime luci del mattino si riflettevano sul muro della sua stanza attraverso le finestre appannate, sprofondò negli incubi più irrequieti, non ricordandosene nemmeno uno. Fu intorno alle dieci che la vibrazione del suo cellulare lo svegliò. Stringendo le palpebre, allungò la mano dormiente verso il comodino, tastandone la superficie in cerca del telefono. Nel momento in cui lo trovò si chiese se avesse veramente voglia di avere a che fare con il mondo. Quando lo sentì vibrare una seconda, e poi una terza volta, schiacciò il viso nel materasso, mugolando, per poi stringerlo tra le dita indolenzite e avvicinarlo.

I messaggi erano tutti di Niall.

'Elle ed Alice stanno bene, Harry'

'Sono qui da me'

'I miei genitori sono partiti'

Con un brontolio ovattato dalle lenzuola, Harry si alzò, mettendosi a sedere facendo aderire la schiena contro la gelida testata del letto. Lesse i messaggi un paio di volte, prima di bloccare il telefono e lanciarlo da qualche parte sul letto, vicino alle sue ginocchia. Strinse le mani, appoggiando la testa al muro e fissando il soffitto.

Il suo corpo ancora ardeva sotto il respiro caldo di Louis, sentiva ogni tocco, ogni dito, ogni bacio ed ogni spinta. Le sue labbra erano ancora gonfie e arrossate, gli occhi languidi, concentrati sull'intonaco bianco, e si fece trasportare dai suoi pensieri a tal punto da non vedere più nulla.

Perché la sera prima, quando Louis l'aveva fottuto come se la sua vita dipendesse da quello, Harry si era sentito stranamente bene. Era stato impulsivo, veloce, così tanto che si era continuato a chiedere se fosse effettivamente successo per quasi tutta la notte. Ma i segni sul suo collo e la stanchezza suggerivano che sì, era tutto vero, e aveva apprezzato. Aveva apprezzato nonostante fosse stato inaspettato, molto probabilmente persino inatteso. Louis gli era piaciuto sin dal primo momento, con i suoi capelli castani e gli occhi profondi, la pelle morbida e liscia e le labbra sottili. Aveva sempre pensato che fosse bello, ma non era mai arrivato a pensare di poterci fare sesso, o per lo meno non concretamente. Forse l'aveva desiderato senza mai rendersene conto.

Tuttavia, il motivo per il quale non aveva reagito, godendosi ogni singolo istante di quell'unione così avventata e cruda, era perché Harry aveva bisogno di Louis. Aveva bisogno di contare per lui, aveva bisogno di essere notato, apprezzato. Aveva bisogno di farlo sentire bene, malgrado tutto il resto. L'aveva fatto dal primo giorno, in fondo, tra sorrisi e battutine e sguardi d'intesa. Pensò che avrebbe potuto farlo anche con il sesso. Era bravo, in quello. Lo sapeva. Glielo dicevano sempre, tutti quelli con cui andava. Era consapevole di poter far stare Louis bene e l'avrebbe fatto, perché lui aveva fatto stare bene Harry, ed era solo giusto che gli ritornasse il favore.

BITE [in revisione]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt