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Human FlyThe Cramps
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Harry ha una ricaduta.

Fuori dalla piccola finestra, il sole illuminava le strade trafficate di Doncaster. Le auto sfrecciavano veloci e i passanti mormoravano a voce alta tra loro. Alcuni indossavano giacche e cravatte, diretti a lavoro, le valigette strette nelle mani infreddolite, altri ancora le divise scolastiche e gli zaini pesanti sulle spalle. Il vento soffiava sereno, scuotendo le punte delle piccole siepi che costeggiavano il marciapiede di fronte al White Bear, un piccolo pub dimenticato da Dio il cui unico scopo era quello di servire shot di tequila ad orari improponibili del mattino a tutte quelle persone che avevano passato la notte ubriachi e non avevano intenzione di smettere.

Harry era uno di loro.

Sedeva curvo su uno degli sgabelli malridotti di fronte al bancone in legno, scheggiato e segnato dal tempo in più punti. Stava affondando le dita affusolate in uno dei buchi sulla superficie, aprendo la crepa ancora di più, quando il barista – un uomo sulla cinquantina con un asciugamano incastrato nella tasca dei jeans logori – gli portò un bicchiere da shot colmo fino all'orlo di tequila.

"Sale e limone?" domandò al ragazzo, ma Harry alzò una mano, scuotendo leggermente la testa, prima di corrucciarsi leggermente e prendere il bicchiere tra le dita, svuotandolo del suo contenuto con un gesto secco, in un solo sorso.

"Grazie, Mike," disse alzandosi e passandosi una mano tra i ricci.

"Ci vediamo questa sera!" esclamò l'uomo alle sue spalle, ed Harry lo salutò con un cenno della mano, senza mai voltarsi o aggiungere altro. Uscì dal locale indossando il suo solito beanie, ma dovette coprirsi gli occhi, stringendo violentemente le palpebre quando il sole lo colpì sul viso, facendolo mugolare per il dolore. Quando gli parve che la testa avesse smesso di girare abbastanza da poter riprendere a muoversi, il ragazzo si incamminò in direzione di Sainsbury's, dove il suo turno sarebbe cominciato in meno di quindici minuti.

Ridacchiò tra sé e sé, ubriaco, quando si sentì barcollare e dovette appoggiarsi ad un muro in mattoni, schiacciando le dita contro la parete gelida. Si strofinò gli occhi con il dorso della mano libera, prima di farla scivolare fino alla tasca dei pantaloni per estrarre il pacchetto di sigarette. Ne sfilò una, accendendola come meglio poteva, nonostante la vista annebbiata non riuscisse a mettere a fuoco l'esatta posizione della fiamma. Anche quello lo fece ridacchiare leggermente, ma non ci fece troppo caso. Riuscì ad incamminarsi una seconda volta, più deciso.

Mantenne il capo chino fino al negozio, fumando in silenzio ed osservando l'ombra della nuvola di fumo seguire la propria, sorridendo lievemente.

Dio, quanto gli era mancata.

Impiegò più tempo del necessario per arrivare fino al negozio, ma, quando lo fece, trovò Philip ad aspettarlo sulla soglia della porta, un bicchiere di quello che doveva probabilmente essere caffè in una mano e una sigaretta nell'altra. Avvicinandosi, Harry lo sentì ridere alla battuta del ragazzo alto di fronte a lui, le mani nascoste nella giacca di pelle e un beanie simile al suo calato sulle orecchie.

Riconobbe Liam.

"Ehi," biascicò quando li raggiunse, strizzando l'occhio in direzione dell'amico.

"Harry!" lo salutò il castano, circondandogli le spalle per abbracciarlo e tirandogli una pacca amichevole sulla schiena. "Come stai, assassino?" domandò sorridendo.

"Una meraviglia," disse prendendo la sigaretta che Liam gli aveva appena offerto. Lasciò che gliel'accendesse – il che lo fece ridacchiare – per poi voltarsi in direzione di Philip. "Ho le chiavi," mormorò con le labbra strette intorno al filtro, frugando nelle tasche della giacca per estrarre il mazzo tintinnante. Lo passò al collega, che annuì lievemente e salutò i ragazzi.

BITE [in revisione]Where stories live. Discover now