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Goodbye Blue Sky – Pink Floyd
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Harry è cosciente.

"Harry...?"

La sua voce si perse nel silenzio impossessatosi ora della stanza, rompendo il suo equilibrio e la sua calma, spargendosi sul pavimento e schizzando i muri, facendo tremare le sue mani, sciogliere i suoi occhi. Trattenne un sussulto.

Ed Harry aprì gli occhi.

Strinse delicatamente le palpebre, morbide e leggere, prima di socchiuderle lentamente, battendole più volte, finché non riuscì ad aprirle completamente. Le lunghe ciglia contornarono le iridi verdi e, quasi come stesse sorgendo il sole, ogni angolo dell'ambiente circostante parve illuminarsi di una luce debole e fioca, ma allo stesso tempo dolce e serena.

Louis lo guardò con le gote rigate dalle lacrime amare, il respiro pesante, gli occhi sgranati e le mani insicure. Stava ancora sfiorando la pelle calda di Harry quando sentì le sue dita muoversi una seconda volta, rilassandosi sul materasso nel quale le aveva affondate. E Louis avrebbe potuto stringerle nel suo tocco, o forse allontanarsi per lasciarlo respirare, ma non riuscì a muoversi.

Non poté far altro che guardare quei suoi occhi così verdi.

Persino nel buio brillarono come cristalli.

Harry batté le palpebre una seconda volta, le labbra morbide ora schiuse, le sopracciglia rilassate, serene, intatte. Sul suo volto, Louis non vide nessuna ombra di male, nessuna ombra di dolore. Nessuna ombra di tragedia, di sangue, di cocci di bottiglia, di bende, di vestiti da gettare, di lacrime da versare. Non vide nulla se non Harry.

Fu quando tentò di sospirare profondamente che il suo viso si contorse terribilmente. Corrucciò le sopracciglia, chiuse le labbra e le spalle si fecero dure come rocce, tendendosi a tal punto da evidenziare le clavicole così magre. La sua mano si aggrappò alle lenzuola ancora una volta, prima che stringesse le palpebre per contrastare il dolore.

Ma Louis doveva vedere quei suoi occhi.

"Harry," mormorò con voce spezzata. Andò nel panico, facendo correre lo sguardo sul suo corpo teso, chiedendosi cosa stesse succedendo, per quale motivo fosse ora così addolorato, quando solo alcuni istanti prima sembrava sereno e tranquillo. La sua mano tremò su quella di Harry, e dovette allontanarsi. Quando lo sentì rantolare debolmente, il castano individuò il pulsante al lato del lettino. Lo premette, sperando che i medici e le infermiere arrivassero il prima possibile.

Quando lo fecero, Louis dovette alzarsi dalla propria sedia di scatto, facendola cadere a terra con un tonfo. Indietreggiò finché la sua schiena non si schiacciò contro il muro. Le sue dita cercarono l'intonaco gelido e affondarono al suo interno. Osservò i medici avventarsi sul corpo di Harry, incapace di capire come reagire. Chiuse gli occhi quando i rantoli del minore riempirono la stanza di una melodia strozzata e crudele, lasciando che i ciuffi castani cadessero sul suo viso e che le sue guance venissero nuovamente segnate da una lacrima solitaria. Sentì i medici tentare di calmare Harry nel suo lettino, dandogli istruzioni circa come respirare tranquillamente, prendendo piccoli sospiri e rilassandosi contro il cuscino.

Nel momento in cui i rantoli cominciarono a farsi scarsi, prima di cessare del tutto, Louis osò aprire gli occhi, facendo cadere lo sguardo sul ragazzo, solo per scoprire che lo stesse guardando a sua volta.

Parve quasi impossibile. Parve quasi un sogno.

Eppure, nonostante tutto, Harry esalò un sospiro strozzato.

E non smise mai di guardare Louis.

-

Harry si era addormentato di nuovo poco dopo l'arrivo dei medici, quando era riuscito a calmarsi e a respirare secondo le istruzioni che aveva ricevuto. La stessa infermiera di quella mattina aveva rassicurato Louis, dicendogli che non aveva alcun motivo per cui preoccuparsi, e che fosse normale che Harry avesse faticato a respirare e avesse provato dolore. Il castano aveva annuito, ringraziandola, prima di tornare nella stanza del riccio e addormentarsi sulla poltrona, incapace di fare altro.

BITE [in revisione]Where stories live. Discover now