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Please, Please, Please, Let Me
Get What I Want - The Smiths
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Harry dice la verità.

La mattina del ventiquattro gennaio, Harry si svegliò aprendo gli occhi a fatica, stringendo le palpebre quando un raggio di sole colpì le iridi assonnate, per poi voltarsi dal lato opposto e nascondere il viso nel cuscino. Sospirò profondamente, lasciando che il tessuto delicato accarezzasse il suo viso e permettendo alle coperte morbide avvolte intorno alle gambe magre di scaldare il suo corpo. Quando cominciò a battere lentamente le palpebre, stiracchiandosi leggermente e brontolando nel materasso, si rese conto di trovarsi in un letto vuoto.

Una sensazione che conosceva fin troppo bene.

Eppure, quel giorno, facendo scivolare la mano sulle lenzuola, Harry sentì un'ombra di calore avvolgere le dita sottili, baciandone i polpastrelli e cullandone il dorso. Al suo fianco, il cuscino era ancora caldo, morbido come l'erba fresca, e profumava di tabacco ed occhi blu. Sorrise nascondendo il viso, stringendo la presa intorno a quel punto così caldo.

Louis si era alzato da poco. Non l'aveva lasciato per tutta la notte.

Tentò di mettersi a sedere, arrancando un poco, sentendo la schiena e le ginocchia piacevolmente doloranti, sogghignando tra sé e sé quando ripercorse gli eventi di sole poche ore prima. Si stropicciò gli occhi ancora accartocciati, facendo poi cadere le braccia sulle gambe coperte e voltandosi da un lato, osservando il punto vuoto, ma ancora caldo, al suo fianco. Si corrucciò leggermente quando notò un piccolo pezzo di carta in fondo al letto, alzandosi di poco per avvicinarsi quanto bastava. Nel momento in cui lo prese tra le mani, un timido sorriso fece capolino sul suo volto, e le labbra si arricciarono così tanto da rischiare di non riuscire a muoversi mai più.

'Non volevo svegliarti.
Sei così bello quando dormi.
L'

Harry non riuscì ad impedire al proprio corpo di collassare su se stesso, cadendo all'indietro e schiacciando la schiena nuda contro il materasso, coprendosi il viso con le mani, senza mai lasciare andare il bigliettino, ripiegato tra le lunghe dita. Si sentì soffocare una risata imbarazzata, lusingata, timida e sincera, quasi come quella di un bambino, sonora e felice. Sentì le mille farfalle nel suo stomaco spiccare il volo tutte insieme, perdendosi tra loro e colorando il suo corpo di tutte quelle cose che non avrebbe mai pensato di provare.

E quel punto caldo al suo fianco sussurrava il suo nome.

Venne distratto quando sentì un mormorio sommesso provenire dal piano inferiore, e solo quando spostò le mani dal volto notò la porta socchiusa. Ingoiò l'ennesimo sorriso, mordendosi il labbro, per poi scostare le coperte e raccogliere i propri indumenti da terra, vestendosi velocemente e nascondendo il bigliettino nella tasca posteriore degli skinny logori. Sbadigliò rumorosamente mentre si dirigeva verso la porta, sbirciando nel corridoio per capire meglio cosa stesse succedendo.

Quando la risata di Niall tuonò in tutta la villa, Harry scosse la testa ridacchiando, incamminandosi verso la scalinata. Una volta raggiunta la cucina, il riccio si bloccò sulla soglia, osservando la scena.

Seduto a tavola si trovava Timmy, il capo chino, la fronte sulla superficie di legno e le braccia a penzoloni, Alice in piedi alle sue spalle, una sigaretta fra le dita e la nebbiolina di fumo che abbandonava le labbra sorridenti. Liam era al telefono nel cortile, visibile attraverso la portafinestra leggermente appannata, troppo concentrato per rendersi conto di cosa stesse accadendo all'interno della casa. Dall'altra parte della cucina, Elle e Niall stavano discutendo animatamente, ridendo di tanto in tanto, e Louis era in silenzio, appoggiato contro il bancone, le braccia incrociate e le sopracciglia alzate, l'espressione incredula.

BITE [in revisione]Where stories live. Discover now