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Mother – John Lennon
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Harry affronta il passato.

Harry non aveva ricordi davvero felici della sua infanzia. Non quando era stato costretto a trasferirsi e suo padre era diventato un alcolizzato violento. Non quando se n'era andato con un'altra donna, non quando sua madre l'aveva abbandonato. Non quando a soli tredici anni aveva cominciato a fumare ed ubriacarsi, e non quando era caduto nel mondo della cocaina al liceo. Non aveva ricordi davvero felici perché, semplicemente, erano stati trasportati lontano, come una trave di legno in un mare in tempesta, che viene lentamente portata via, in balia della corrosione e delle onde crudeli, che la divorano, la ribaltano, la rendono polvere.

Eppure, nel tremendo caos del passato, Harry aveva una memoria piacevole.

Al suo quinto compleanno, sua madre gli aveva regalato una piccola bicicletta. Una di quelle adatte ai bambini, con tanto di rotelle e di nastri appesi ai manubri. Al posto del campanellino aveva un piccolo coniglietto di gomma, che squittiva se premuto. La vernice era di un azzurro acceso, brillante, che lo faceva sorridere al solo pensiero. I nastri erano dorati e i manubri morbidi come mani calde.

Durante l'estate, quando le strade erano soleggiate e serene, Harry pregava sua madre di accompagnarlo fuori, tirandole il lembo della maglietta o picchiettando il suo fianco finché lei non si voltava, sorridendo dolcemente e dicendogli che – sì. L'avrebbe accompagnato fuori. Lo portava al piano di sopra, obbligandolo ad indossare ginocchiere e casco, nonostante al bambino non piacesse. Diceva che non avrebbero fatto altro che ostacolarlo, ma Anne sorrideva, sfiorandogli la punta del naso e portandolo in strada, stringendo la piccola manina paffuta.

Quando saliva sulla bicicletta, Harry si sentiva leggero come una piuma.

Sua madre stringeva il retro del sellino per aiutarlo a muoversi, spingendolo in avanti ed incitandolo a pedalare, sempre più veloce, sempre più sicuro. Quando Harry riusciva finalmente a trovare l'equilibrio, sua madre lo lasciava andare, incrociando le braccia al petto e sorridendo nel vedere il bambino sfrecciare lontano. Solitamente non si rendeva nemmeno conto che Anne l'avesse lasciato andare, realizzandolo solo una volta fermo, quando si voltava per dirle: "Hai visto, mamma?" ridacchiando allegramente.

Poi però Harry crebbe.

La bicicletta divenne troppo piccola per lui.

E sua madre cominciò lentamente a svanire dalla sua vita.

All'inizio soffrì. Soffrì per tutte le carezze mancate, per i sorrisi persi, per gli sguardi d'intesa dimenticati e per tutte le volte che era stato costretto ad addormentarsi da solo. Soffrì per i racconti che non poté mai farle, per le esperienze che non condivise mai, per il fatto che fosse stato costretto a crescere troppo in fretta e lei non fosse riuscita a far parte del suo presente. Soffrì perché non poté mai aiutarla, perché Harry, ormai, non aveva più nulla da fare. Soffrì perché sua madre smise di considerarlo, come se – beh.

Come se non esistesse.

Fu quando il riccio lo capì che cominciò a disprezzarla. Si chiese se avesse bisogno di tramutare tutto l'amore che aveva provato in passato in un sentimento altrettanto forte, ma non capiva come o in che cosa. In fondo, Harry aveva imparato a distaccarsi a tal punto da non sentire più nulla.

Però Anne l'aveva abbandonato. Se l'era lasciato alle spalle come nulla fosse, senza nemmeno ripensarci. L'aveva deluso così tanto che non sarebbe nemmeno mai stato in grado di quantificare il dolore nel suo petto. L'aveva ferito a tal punto da cominciare a pensare di non meritarsi nulla di buono nella vita e, in particolare, l'amore.

E forse Louis ebbe ragione, quando pensò che il riccio si fosse appena trovato davanti ad un ricordo che non avrebbe dovuto vedere.

Perché Anne prendeva la forma del suo male.

BITE [in revisione]Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt